VERDI                                 via Giuseppe Verdi

 

   La proposta di titolare la strada al musicista ( quella che attualmente è dedicata a Stefano Rivarola)  è del 16 set.1914. Infatti nell’elenco delle strade comunali pubblicato nel 1910 vi appare aggiunta a penna, e localizzata come ‘1a traversa a destra di via De Amicis’ (via Malinverni).

   Come oggi, era quindi una traversale a levante, di via E.DeAmicis.

   Quando nel 1926 fu creata la Grande Genova, il comune si trovò a dover ridurre le strade dedicate al musicista: oltre al Centro, ne esisteva una a Rivarolo (passo e piazza), Cornigliano, Pegli, Apparizione, Borzoli e SPd’Arena. La decisione fu lenta a maturare, e così ancora nel 1933 la nostra è ancora a San Pier d’Arena, di 5.a categoria e con due civici, collegante sempre via DeAmicis con via G.Leopardi

   La lentezza della burocrazia mirata ad evitate dannosi doppioni, raggiunse l’apice il 19 agosto 1935 quando per decreto del podestà fu cambiata col nome attuale, assieme alle altre.

 

DEDICATA al musicista nato il 10 ott.1813 a Roncole, presso Busseto-Parma, da poveri contadini; e divenuto il più grande e famoso compositore della nostra lirica.

 

 

    Il suo contributo all’unione nazionale, non è da legarsi alla presenza nelle file dell’esercito o nelle battaglie, ma all’apporto psicologico enorme come espresso nel coro del Nabucco - che infiammò le folle di tutta l’Italia, divenendo uno dei fattori più potenti nello stimolare il desiderio di una terra promessa, di libertà e di riscossa contro l’invasore -.  VIVA VERDI  era la scritta sui muri , ovvio non cancellabile da parte della polizia, ma che in realtà voleva significare Viva Vittorio Emanuele re d’Italia.

   Lunghe e frequenti furono le visite del maestro a Genova; se pur non amasse il mare, prediligeva  venire a svernare qui, per il clima e per la riservatezza degli abitanti; come ebbe lui stesso a dire: “il genovese non ama esternare clamorosamente i propri sentimenti; così ognuno è libero di lavorare senza invadenze, con poche chiacchiere e badando ai fatti propri”.

   La prima volta venne nel gen.1841, andando ad alloggiare in un modesto albergo vicino a porta Soprana, in una stretta viuzza del borgo Sacca, ora distrutto. Si sfamava con brodo di trippa, reduce da un “fiasco” della sua prima opera, replicata solo sei volte (il “Oberto, conte di san Bonifacio”) .

   La capacità professionale ebbe però il sopravvento, iniziando ad inallellare successi ed interesse. Sposatosi con Giuseppina Strepponi fu inizialmente ospite dell’albergo Croce di Malta, tra porta dei Vacca e Caricamento, assieme alla moglie.    Poi nel mar.1867 traslocò da una iniziale residenza nel palazzo Mattei-Scudi, al piano nobile della villa Sauli-Pallavicino in via san Giacomo, 13 a Carignano, ove si portò ben tredici casse di mobili ed un biliardo.

   Il 24 apr.1867 il sindaco Andrea Podestà, gli conferì la cittadinanza genovese, riconosciuta in Consiglio comunale per acclamazione.

   Infastidito dal vento, dalla salita, e dal rincaro dell’affitto, nel 1874, si ritrasferì nel palazzo Doria in via san Benedetto, ove subì un furto che sdegnò, ma soprattutto ‘umiliò’,  la città. Qui rimase sino all’anno 1900, anche se la villa era in condizioni scadenti, e per lui il traffico intorno sempre più caotico, il porto e la ferrovia inquinanti. In quegli anni, il sindaco Castagnola voleva intestargli la strada Nuovissima (attuale via Cairoli), ma lui per modestia impedì il progetto.

   Il Carlo Felice ospitò diverse “prime” (il Nabucco nel 1842; il Trovatore nel 1854; il Rigoletto nel 1852; la Traviata nel 1855; l’Aida nel 1871), solo per citarne alcune. Ma contrasta questa retorica tesi Claudio Tempo sul Secolo, quando scrive che  il Carlo Felice non fu mai considerato mèta della sua attività, e che dei 32 titoli verdiani, nessuno ebbe il debutto a Genova; ed aggiunge che quando il municipio gli chiese un’opera sul tema Cristoforo Colombo, declinò con disinvoltura l’impegno: secondo lo scrittore la città era da lui usata quale posto per un isolamento, lontano dal mondo musicale, ma capace di sollecitazioni creative.  Infatti, da personaggio ruvido schivo ma schietto, non amava l’adulazione, di essere al centro dell’attenzione, le malignità del mondo artistico.

    Rappresentata invece per prima a Venezia, l’opera  “Simon Boccanegra”, è praticamente ambientata in Genova; malgrado la censura ravvisasse nel doge dei riferimenti patriottici non graditi, lasciò andare in scena l’opera cercando di sabotarla: infatti fu un grande insuccesso e solo dopo vent’anni, a Genova fu ritentata una nuova versione ritoccata, ma ancora con flebile successo e scarsità di pubblico.

   Durante i soggiorni, lo sappiamo ammirato visitatore di mostre (del Barabino);  ed in piazza Savonarola, per posare per un busto in marmo nello studio dello scultore Saccomanno.

  L’amore per Genova, è invece sottolineato da numerosi scritti, ma soprattutto da gesti di grande generosità a favore di istituzioni cittadine (ciechi, asili, sordomuti, croce rossa, musicisti ammalati, ecc.), il tutto per cifre elevatissime.

  Quando nel novembre 1889 la giunta comunale genovese progettò eseguire ricchi festeggiamenti per la ricorrenza dei 50 anni di attività musicale del maestro, Verdi  non solo bocciò l’idea ma addirittura minacciò di non venire più a Genova se la giunta – e per lei il sindaco Castagnola - non ritirava il progetto. Così avvenne, ed il Comune si limitò a regalare una medaglia, che fu accettata.

  Che si descriva, mai venne a San Pier d’Arena, malgrado i suoi teatri.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda n. 4606

-AA.VV.-1886.1996 oltre  un secolo di liguria-Il SecoloXIX-pag.56 

-AA.VV.-Oltre un secolo di Liguria-1996-pag.56

-DeLandolina GC.-Sampierdarena- Rinascenza .1922 – pag. 58

-Il Secolo XIX del 06.05.01 +

-Iovino R. -G.Verdi a Genova-La Berio- 1/2001.pag. 39

-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto b.Berio.1900-pag.17

-Pagano/1933-pag.249

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.1826

-Pescio A.-I nomi delle strade di Genova-Forni.1986-pag.168

-Sartoris L.-Verdi a Genova 1841-1901-Tolozzi ed.-

 

non citata sullo stradario del Comune/35 e sul Pagano/33