VENTI                           piazza Venti Settembre

 

   Corrisponde all’attuale “piazza del Monastero” .

   Come ricorda il Novella, questa titolazione le fu imposta nel 1890, a sostituzione del primitivo nome di ‘piazza del Monastero’ uguale a quello attuale; e, ad ufficializzare quella scelta, nel 1901 le fu murata la targa in marmo dall’impresa Rebora, Calvi, Barabino per ordine del Comune.

 

senza monumento e diversa facciata/scalinata        con monumento dopo 1905

 

     

   Nel Pagano 1902 sono segnalati: gli orefici  orologiai Costa e Pesso’; al civ. 1 il negozio calzature di Michelini Luigi*°¨ (anche in via Mazzini).

   Nel 1905 vi fu eretto il monumento a  Garibaldi (vedi a Monastero).

   Nel Pagano 1908 (1911 e 1912) segnalano la presenza al civ. 1 del negozio  di merceria-tessuti della ditta Dasso Santo →1925;  del libraio Dellepiane Luigi →1925, e della trattoria  di Domenico Lombardo→1912.

    Nel 1910 compare nell’elenco delle strade e piazze cittadine, pubblicato dal Comune: localizzata ‘da via C.Colombo verso Nord’, con civici sino al 6.

 

 

   

 foto 1916                                                                    foto 1918

 

   Da questi anni, la piazza viene solitamente usata per le manifestazioni di tutti i tipi, dai comizi alle cerimonie, fiere e dimostrazioni. La rivista “L’illustrazione Italiana” riporta – datata 21 aprile 1918 (vedi foto sopra) corredatata di fotografie che mostrano la piazza gremita-,“la consegna della Bandiera e di una medaglia d’oro (incisa dallo scultore DeAlbertis, raffigurante sul verso una ridondante testa di Medusa, sul retro una barriera composta da quattro cannoni affiancati, visti dal dietro, a sbarramento contro il nemico; più le solite frasi stentoree, in latino), offerta dagli operai dello stabilimento-artiglieria Ansaldo, alla «Batteria C.Battisti» (la cerimonia fu conclusa poi in piazza Corvetto). In essa  si formavano le adunate del Carrosezzo nel periodo di carnevale: manifestazione molto sentita ed attesa, con premi semplici ma ambiti (gagliardetti di ‘primo classificato’; o semplici allori) e con seguenti sfilate per le vie cittadine su carri (→v Vittorio Emanuele→Marina sino alla Coscia. Ma anche al Campasso→vFillak sino a v.Bercilli, allora confine con Rivarolo)

   Il Pagano 1925 mette  la soc. per costruzioni in ferro Storace f.lli fu CarloAurelio tel 41392; al civ. 2  i f.lli Tobia hanno negozio di cereali.

   Dopo il 1926 con l’annessione di San Pier d’Arena nella Grande Genova, onde evitare doppioni col centro cittadino, fu necessario modificare i nomi eguali,  sacrificando quelli della periferia: tutte le delegazioni dovettero cambiare titolazione a vantaggio della omonima del Centro tutt’ora esistente: così capitò a SPd’Arena (piazza), Pegli, Pontedecimo, Prà, Quarto, Rivarolo, Voltri (via).

   Nel 1933 però la variazione non era ancora entrata in vigore, cosicché ancora la troviamo in documenti ufficiali con questo nome vecchio, di 3.a categoria, collegante via C.Colombo (via San Pier d’Arena) con via A. da Brescia (via del Monastero) e  con vico Mentana (vico della Catena);  ed ospitante al civ. 1 la merceria di Dasso Sante e gli appaltatori edili f.lli Albertini; una delle 4 librerie locali, di Dellepiane Luigi; la scuola elementare N.Barabino;il calzaturificio di Michelini Luigi.

  In questo anno, in questa piazza (non precisato dove ma si presume nel palazzo del monastero) c’era il Comando della 2ª Coorte (della 36ª Legione  C.Colombo) della “Milizia Volontaria Sicurezza  Nazionale(la Milizia era un servizio di volontari agli ordini del Capo del governo, affiancato alle forze militari dalle quali poteva essere ‘asorbito’ in caso di mobilitazione: provvedeva alla pubblica sicurezza, a mantenere l’ordine ed a ‘conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel Mondo’).

  Infatti la ufficializzazione della modifica  rientra nel vasto elenco delle vie di San Pier d’Arena con firma del podestà il 19 agosto 1935 cancellate e ridenominate. Si tornò all’antico nome riferito all’esistenza del monastero del santo Sepolcro già dagli anni attorno al 1300, e sul quale poi sorse negli anni attorno al 1550  il palazzo Centurione.

 

DEDICATA alla storica data del 1870, in cui le truppe piemontesi del IV corpo, forti di 50mila uomini  al comando del generale Raffaele Cadorna,  (padre di Carlo, altrettanto condottiero nella guerra del 1915-18)  fallite le pacifiche trattative con la santa Sede di resa spontanea, dopo un breve bombardamento di artiglieria che aprì un grosso varco di 30m nelle mura tra porta Pia e porta Salaria,   penetrarono in Roma  superando le deboli difese dei 15mila soldati pontifici comandati dal generale Kanzler: ne seguì immediatamente la designazione di Roma capitale del regno d’Italia.

   Oggi appare una cosa ovvia, avere Roma capitale, e poter girare lo stivale in piena libertà: però è una realtà che ha dovuto essere duramente conquistata; corrisponde all’atto finale di ricostituzione di uno stato unito d’Italia dopo quasi duemila anni di divisioni territoriali e di governi diversi, assai spesso stranieri.

  Come tutti i grandi avvenimenti storici, la verità ha molti aspetti, molte facce; una che vola alta: la realizzazione avvenne sotto la guida morale di Mazzini (due erano i messaggi del Maestro: Italia una e repubblicana. Per la realizzazione del primo punto,  specialmente a San Pier d’Arena, si collaborò fattivamente; accettando non senza rammarico che fosse operata da un re, consapevoli che poi avrebbe formato un regno e non una repubblica);  con la spada del genio delle rivoluzioni, Garibaldi;  con la sagace maestria politica internazionale  del Cavour; con il tacito consenso delle altre nazioni (soprattutti dell’Inghilterra la quale ovviamente trovava un tornaconto politico non da poco nella formazione di un nuovo stato –debole- ma cuscinetto nel Mediterraneo e avverso alle mire espansionistiche di Francia ed Austria); nonché nella eliminazione del potere temporale del Papa (troppo potere, secondo gli inglesi, protestanti).

   La seconda faccia è più rasoterra: inimmaginabili lotte ed eroici sacrifici di molti patrioti fedeli all’idea dell’Italia Una; tanti moti popolari soffocati nel sangue; pesanti campagne militari per conquistare millimetricamente il territorio; gli interessi e paure  di molti, forse addirittura dei più (specie del clero, dei conservatori e dei soliti tanti benpensanti).

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda 4590                

-DeLandolina GC- Sampierdarena -Rinascenza .1922- pag.57

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno

-“L’illustrazione italiana”  numero del 05.05.1918-pag. 360

-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto b.Berio.1900-pag.19.20.25

-Pagano/1908 – pag.877-9

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.1818

-Pescio A.-I nomi delle strade di Genova-Forni.1986-pag.357