VICENZA                                         via Vicenza

 

TARGHE. San Pier d’Arena –via – Vicenza

                Via – Vicenza – già via Ugo Bassi

  

 

angolo con via del Campasso 

                                          

 

   

angolo nord con via W.Fillak         angolo sud

 

QUARTIERE ANTICO: san Martino

 da MatteoVinzoni, 1757. In rosso l’abbazia di san Martino ed in giallo la strada omonima.

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2860   CATEGORIA: 3

 da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   64240

UNITÀ URBANISTICA: 24 - CAMPASSO

 da Google Earth 2007.

L’ombra impedisce di vedere il tratto del sottopasso ed il terreno soprastante.

CAP:   16151

PARROCCHIA:  san Gaetano- san Giovanni Bosco

STRUTTURA:   senso unico viario, da via W.Fillak a via Campasso.

Dopo poche decine di metri di percorso, un limite viario in altezza per la presenza di  un sottopasso. Ha civici sino al 9 e 16.

È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera

STORIA:  per secoli ha corrisposto allo storico inizio della strada per il Campasso; prima della attuale apertura diretta tramite via W.Fillak.

   In una carta di fine 1700, l’unica via - allora anonima - proveniente dal centro del borgo e diretta  verso il nord appare passare solo seguendo l’itinerario dell’attuale via C.Rolando, alla cui fine piegava sovrapponendosi a via Vicenza (entrando dapprima nella proprietà Cicala (ove dopo pochi metri si trovava una grossa villa sotto la quale passava la strada -come adesso- e, poco dopo in corrispondenza del torrente proveniente da Belvedere c’era un mulino, probabile quello Tuo di vico Governolo); per poi entrare nei terreni del sig. Ponzio (primo tratto rettilineo di via del Campasso) seguiti da quelli del principe Santangelo (nella seconda metà in rettilineo della stessa strada)).

   Ancora agli inizi del secolo 1900, parlando di via Bezzecca, si precisò essere “di fronte all’inizio di via Campasso”. In quegli anni le fu imposto il nome di  “via Ugo Bassi”, già via del Campasso; e poi via vecchia del Campasso.

   Tale era ancora nel 1933, di 5.a categoria, quando l’attuale via del Campasso si chiamava via Giordano Bruno.

  Divenne ‘via Vicenza’ dopo delibera del podestà firmata il 19 agosto 1935, onde evitare nomi doppi tra centro città e periferia.

   Vi inizia l’erta salita GB.Millelire (a quei tempi si chiamava salita Ugo Foscolo), ricordata come Rompicollo, che sale sino al forte Belvedere, ora chiusa da due assurdi cancelli.

 

CIVICI   Neri da 1 a 11             e da 2 a 16

               Rossi da 1r a 17r          e da 2r a 12r                  

Nel Pagano/40 via da via d.Corporazioni a v.Campasso. Segnala:  neri da 1 a 7 e 2→8, con al 5 i Reali Carabinieri; rossi una osteria al 10n

Nel Pagano/1961 si segnalano esistere: civ. 7n la fabbrica di cioccolato Melius (che io ricordo negli anni ‘64-‘74 in via Marabotto); civ.9n soc. di trasporti f.lli Bruzzone; === civ.4r il carbonaio Bottura I.; civ.5r Curti, articoli casal.; al civ. 5Nr la ALIG di lavori edili; al civ. 14r la ditta Porta E calzature.

Il palazzo d’angolo a mare, ha la facciata con false finestre: per ogni piano, di tre, solo quella centrale è vera, le due laterali sono chiuse.

===civ 13r  Si ricorda altresì esservi stata -una delle poche in delegazione- “casa dalle persiane chiuse”, prima che la Legge Merlin le abrogasse il 20 settembre 1958. Valdemi ricorda che similare fosse solo in vico L.Stallo, e sottolinea che qui ne fu solo richiesta l’apertura in un appartamento, ma fu respinta l’autorizzazione, adibendo invece il locale a stazione dei Carabinieri. Questa, - nell’ultimo periodo bellico- corrispose ad una caserma della Guardia nazionale repubblicana (GNR) fascista, ove fu rinchiuso appena arrestato il gapista Riccardo Masnata e da dove lo stesso fu liberato il 12 giu.1944 con audace azione partigiana .

===civ. 4n e 7n Alla loro altezza, la strada sottopassa un palazzo tramite un voltino il cui soffitto è a grosse travi di legno, struttura antecedente all’uso del cemento armato e quindi probabilmente ultracentenario. Anche il muro che delimita a levante la strada, appare vecchissimo, opportunamente svasato in basso per maggiore sostegno (vedi foto sotto).

Nella carta del Vinzoni si legge che la strada sottopassa una costruzione tipo abitativo: presumo quella che sul Gazzettino, senza precisare a che civico, si scrive ‘alla sommità della via esiste villa Stura. Non è chiaro se è questa, con il sottopasso o quella (al di là di salita Millelire - però posizionata più in alto rispetto via Vicenza) occupata dalla società di M.S. la cui proprietà terriera di estende verso nord est.

   Se fosse quest’ultima, allora in realtà ‘esisteva’, perché la casa (già degli eredi Rocca, poi degli Stura ed infine dei Ravano, ed ancor ora curata da uno dei Marchese) è stata spianata, mentre della proprietà rimangono vicino: una casetta che ospitava i manenti e le mucche, e - poco più a nord - l’edificio - ora in abbandono e fatiscente - per carrozze e carrozzieri rimane un esempio di quello che sino al dopoguerra del 45, era  “il mondo dei trasporti locali”. I cavalli, e con loro i maniscalchi, sellai, carradori erano l’indotto del traffico merci nel porto e nelle stazioni ferroviarie. In una foto, si vede il sellaio F.Bruzzo, operante in san Martino (non precisato) con i cavalli, la stalla, il ciottolato. Con lui erano famosi a San Pier d’Arena i fratelli Civani e Natale Ferrando.

 

===civ.3 nel 1950 fu assegnato ad una porta che non aveva numero; e quello che era il 3 divenne l’attuale 5; ed il 5 divenne 13rosso.

===civ.11 la palestra del As.Buto Ku Kai Ligurs (tel.010.415856)

===civ.12r c’è una uscita-retro del circolo Spataro che ha ingresso in vico Stallo

===civ. 17r la palestra di karate “A.S.D. KarateTeam di Bruno Da Boitche è il maestro - e la scuola è iscritta alla Fed. It. Arti Marziali del Coni: nata nel 1973 (col nome di Butokukai con solo karate e judo), nel tempo (e così è nel 2011) è stata ampliata la rosa di maestri per insegnare karate, kung-fu, tai-chi, aikido, thai-boxe, difesa personale, ginnastica terza età.

 

 

 

      

                                          

all’altezza di salita Millelire                in discesa, dal maneggio      prato davanti la prima casa-maneggio

                                                                                                      con muretto sopra lo sbocco della galleria

 

Dopo il voltino, a ponente c’è una scala che scendendo, ci collega con vico Stallo; dopo essa seguono solo ingressi di abitazioni. A levante c’è salita Millelire con a fianco l’ingresso-cancello della villa soprastante; lungo il muraglione una sola casa.

foto 2001 . la prima casa con stalle. A sinistra il muretto corrisponde all’uscita della galleria.

Entrando dal cancello (che una volta era più arretrato di 50metri in alto, e viene ricordato che ancora più anticamente iniziasse dalla cappelletta che è sulla strada)  - dopo un percorso a tornanti – si arriva ad uno spiazzo (ove era la villa) e ad una casetta (foto sopra): essa appare di più recente costruzione - definita ex fioriera – e, nel 1999- era adibita a deposito di materiale di un ortolano e dove ancor ora si ospitano dei cavalli (essi –di vari proprietari- sono tenuti nella stalla, puliti, nutriti e giornalmente portati ‘a passeggio’ nelle fasce soprastanti, a nord della salita Millelire. Nel 2002 questo servizio è stato sospeso, ma si prevede poterlo riattivare presto). La proprietà è privata, e non accessibile alla gente.                           

                                                        Questa foto non appartiene a questa strada, ma non sapendo dove

                                                         erano, è stata scelta quale esempio di maniscalchi con stalle.

La zona è circondata da un ampio terreno  verde a fasce (fa riferimento al terreno soprastante il muraglione - a cui si appoggia la cappelletta della Madonna - quando si è all’inizio di via Campasso; in quel punto, sopra, sbocca dalla galleria la ferrovia che si apre al parco del Campasso

   Su queste fasce avrebbe dovuto passare, verso Certosa-Rivarolo, la prosecuzione della strada Quota 40 (che ora si interrompe davanti al cancello dell’asilo Andersen -ex villa Currò).

 

la casa, abitata, sulla fascia superiore- davanti e retro

 

 

la terza casa, rudere sventrato, ex fienile         facciata a ovest

 

 

scultura metallica nel prato

 

DEDICATA   alla città veneta eroina del Risorgimento, il cui stemma è

crociato come il genovese.

 


 

 

Storicamente è risaputo che alcuni vicentini, già nel lontano finire il 1200 fossero uomini di mare e portassero navi in oriente (un Pietro di  Vicenza nel 1274 fu assalito da una galea bizantina al largo di Yalta – allora chiamata Pagropoli - in Crimea).

La città, posta al centro di tutti i percorsi storici dell’Italia nord orientale, dal tempo dei romani e dei veneziani fu epicentro di commercio, di storia e di cultura.

È chiamata la ‘città del Palladio’.


Acquisì particolare interesse, nelle guerre di insurrezione dal giogo austriaco; in particolare nella prima guerra di Indipendenza del 1848, quando essa faceva parte del regno Lombardo-veneto.        

    Nel febbraio 1848 Carlo Alberto aveva promulgato lo Statuto, mentre anche in Francia, Germania ed Austria (13 marzo) scoppiarono moti rivoluzionari: Milano, Venezia, Treviso ed altre città italiane ne approfittarono, insorgendo e scacciando gli Austriaci.

Il 23 marzo iniziò la guerra contro l’Austria: era presente anche Nino Bixio con un folto gruppo di volontari genovesi.

In contemporanea, anche Vicenza –guidata da Valentino Pasini, membro del governo provvisorio locale- insorse contro gli austriaci: combattendo con indomito coraggio riuscì il 25 marzo a cacciarli dalla città. Il corpo dei volontari e la guardia civica, armati da Venezia e Pio IX e guidati dal gen. Sanfermo si mossero per aiutare Verona, ma a Sorio e Montebello, seppur rafforzati da padovani e trevisani, vennero sconfitti e costretti a rientrare. La città si preparò alla difesa –con barricate, pietre e masserizie- e chiedendo aiuto a Carlo Alberto ed ai pontifici.

Il 20 maggio l’esercito croato iniziò l’attacco, ma dovette ritirarsi dopo cinque ore. I vicentini ebbero 10 morti ed 80 feriti.

Il 21 arrivarono in aiuto mille uomini comandati dal gen. Antonini (con Daniele Manin e Nicolò Tommaseo) ed il gen Durando (con 5mila svizzeri pontifici, sei cannoni, due obici ed un gruppo di cavalleggeri). Nei due giorni successivi, scaramucce e tiri di artiglieria preannunciarono l’attacco in forze.

Nella notte del 23 maggio la città fu investita sia in forma diretta (verso la piazza principale, di Castello; sia indirettamente tentando di raggirare il monte Berico) ma la resistenza tenne, con l’appoggio di tutto il popolo, dei volontari  e dei soldati pontifici, costringendo l’austriaco a sospendere i tentativi sino ai primi di giugno.

Ma per poco perché il 10 giugno essi guidati dal Radetzky tornarono a circondare e bombardare la città.  Gli assalti reciproci, determinarono altrettanto reciproche decimazioni (in una di queste battaglie, rimase ferito Massimo D’Azeglio, partito come ufficiale), finché il 22 giugno, malgrado strenua resistenza sul monte Berico (guidata da Massimo d’Azeglio e da Cialdini), la città fu costretta alla resa e di nuovo soggetta all’invasore. Ciò avvenne quando il generale Durando considerò vana ogni resistenza essendo state tutte le artiglierie ridotte al silenzio.

L’eroico comportamento della popolazione determinò la concessione della resa con l’onore delle armi e sufficienti buone garanzie verso la popolazione (trattarono la resa il gen. Albéri ed il principe Ruspoli).   

Attraversato il Ticino, ci fu poi la battaglia a Govèrnolo (19 luglio 1848). Ma dopo essa, l’armistizio firmato dal generale piemontese  Salasco (che per ordine di Carlo Alberto il 4 agosto firmò a Milano la sospensione delle ostilità con il maresciallo austriaco Hess) pose fine alle trepide attese dei volontari.

Con la guerra del 1866 Vicenza fu tolta all’impero austriaco ed inserita nel regno d’Italia. A memoria del precedente motivo eroico, il re Vittorio Emanuele II - il 19 ottobre 1866 - concesse una medaglia d’oro al VM alla città: “Per la strenua difesa fatta dai cittadini contro l’irruente nemico nel maggio e giugno 1848”; ed il 18 novembre successivo, lo stesso re in piazza dei Signori, decorò personalmente la bandiera cittadina con la suddetta medaglia.  

   Anche nella grande guerra del 1915-18 la bandiera comunale fu insignita della “croce di guerra” al merito, sia italiana che francese.

 

BIBLIOGRAFIA

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-Archivio Storico Comunale - Toponomastica, scheda 4631

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