SIVORI                               piazza ammiraglio Sivori

 

 

Corrispondeva alla zona dell’attuale via G.B.Gaggino, da via Fiumara a via Bombrini,  prima delle trasformazioni legate all’Ansaldo.

Nell’anno 1900, alla Giunta comunale venne proposto la titolazione al Sivori della “via di fronte allo stabilimento Dufour verso notte contro la seconda piazzetta” (vedi a Antica Fiumara civ.1)

  Il Novella negli anni 1900-30 segnala una “ammiraglio Sivori (piazza), da via Fiumara (G.B.Gaggini)”.

  Una ‘Via Ammiraglio Sivori’ e non piazza, ‘da via Bombrini a via Fiumara’ appare ufficialmente già riconosciuta nell’elenco delle vie cittadine pubblicato nel 1910.

   Ma ritorna ad essere ’ piazza Ammiraglio Sivori’ quella offerta dall’amministrazione comunale sampierdarenese alla nuova toponomastica quando nel 1926 confluì nella Grande Genova. Ed esendo in duplicato con la via del centro, fu destinata ad essere sostituita.

  Nel 1933 esisteva ancora, ed era ancora “da via Fiumara a via Bombrini” , di 4.a categoria, con un civico solo .

   Il nome fu cambiato per delibera firmata dal podestà il 19 agosto 1935, lasciando a Castelletto la via omonima classificata di 2a categoria..

 

DEDICATA  all’ammiraglio Francesco Salvatore Stefano Sivori , nato a Palermo da genitori  (GB e Teresa Punta) genovesi (Villa santa Giulia, Lavagna) il 6 magg. 1771, famiglia patrizia dal 1528.

   Divenuto –dapprima allievo- poi ufficiale della marina borbonica sul veliero ‘Leone’, da questa passò nel 1797-8 (o disertò) alla Marina francese ritrovandolo pilota ai segnali su una nave della spedizione napoleonica in Egitto (imbarcato a Genova con 2400 soldati su navi in buona parte di proprietà di Bavastro, rientrò con il Buonaparte nell’ago.1799 ).

   Il 27 genn 1799 lo troviamo sottotenente nella Marina Ligure della Repubblica democratica Ligure (che aveva iniziato ad essere dal 14 giu.1797, alla morte della Repubblica di Genova, e che aveva una parvenza di Marina seppur ufficialmente riconosciuta: quattro trascurate galere, alcune golette e brick o navicelle armate ‘in corsa’, affidate al comando del cap. di fregata G.Bavastro. Il Sivori fu assegnato alla goletta ‘La Giustizia’ ove  prestò servizio fino all’ott.1802 vivendo l’assedio di Massena in una guerra spietata di astuzia, agguati, abbordaggi mai resi noti a nessuno per ragioni appunto di guerre corsare). 

Nell’arte guerriera, Napoleone favorì sempre la via di terra, trascurando quella marittima : ne approfittarono gli inglesi divenendo rapidamente padroni del mare , permettendosi quasi impunemente di distruggere o requisire tutto il naviglio che potesse essere di aiuto ai francesi ; se questa concezione tattica  diede ragione al Corso nelle innumerevoli vittorie raggiunte, ben caro pagarono i francesi rivieraschi e noi liguri: il generale Massena quando nell’anno 1800 si trovò assediato in Genova accerchiato -dalle truppe di terra austro russe attestate a Cornigliano e Bolzaneto-, e dalla flotta inglese che bloccava l‘unico accesso utile, il mare, visto che praticamente non esistevano strade facilmente agibili per raggiungere la città boccheggiante, unici rifornimenti  potevano arrivare solo dal mare per opera di ardimentosi marinai (vedi Bavastro) capaci di forzare il blocco navale. Erano gare di abilità, velocità, agguati, da corsari, con cannonate ed arrembaggi , spesso in perdita visto che gareggiavano barche cariche di viveri contro altre cariche di armi . Nell’ordinamento marittimo internazionale,  esistevano ancora ‘i corsari’ legalizzati (una sorta di guerriglieri che operavano per una nazione e non per lucro personale) ;  nonché -in guerra-  il “diritto di preda”(consistente nella vendita del sottratto -tramite un apposito “tribunale delle Prese” posto a Gibilterra- e successiva distribuzione del ricavato tra l’equipaggio vincitore). L’Inghilterra era riuscita con la forza a requisire tutta la flottiglia anche quella  minuta a tutti i liguri (nei porti di Camogli, Portofino, SestriL. Savona, PortoM. ed in tutte le spiagge  aperte come a Rapallo,  Foce, da San Pier d’Arena a Voltri e Loano)  con un danno vitale per le attività della nostra Repubblica ancora solo legate alla vita sul mare. Il naviglio ligure, a seconda della stazza e della forma, comprendeva vari scafi : per rifornimenti da costa a costa c’erano i pinchi - i più noti, a tre alberi con due vele latine molto grandi alla maestra ed al trinchetto ed una più piccola alla mezzana a poppa-, le golette, le feluche, le bombarde).

   Dalla goletta, passò a comandare il brick ‘Giano’ e condurre la stessa guerra a vantaggio della Repubblica Ligure che nel frattempo era stata invitata da Napoleone a potenziarsi imponendo la bandiera francese su tutti i vascelli fino ad incorporare la Marina Ligure in quella francese praticamente estinguendola : il 1 lug. 1806 il Sivori divenne tenente di vascello di complemento, ebbe il comando della goletta imperiale ‘La Sentinelle’ con la quale continuò la lotta corsara pro Napoleone fino a che tallonato da una fregata inglese, piuttosto che arrendersi preferì bruciare il vascello. Per questo atto di coraggio, fu nominato tenente di vascello effettivo, ed inviato il 26 nov.1810 a comandare il brick Janus sul cui ponte rimase sino all’inizio del 1814.

  Il 15 magg.1815 l’amm.G,DesGeneys  scelse Genova per fondare la regia Marina Sarda;  assunse il Sivori per comandare una ‘mezza galera’ inviata a Moneglia per cercare di distruggere una barbaresca segnalata in quelle acque (non fu trovata); e poco dopo a rioccupare l’isola di Capraia  (rimasta a Genova dopo la cessione della Corsica, quando Napoleone fu inviato all’Elba, la Capraia fu evacuata dai Francesi; con la restaurazione del trattato di Vienna, i francesi di Luigi XVIII la rioccuparono indebitamente perché appartenendo essa alla Repubblica di Genova –anch’essa da allora faceva parte del  regno di Piemonte,. Dopo Waterloo, le truppe francesi vennero ritirate ma rimase un manipolo di corsi che affiancati dagli isolani, non volevano divenire sudditi piemontesi).  Due mesi durò la navigazione (continuamente sospesa per timore di barbari tunisini che avrebbero potuto recar danni alle navi impossibilitate a combattere perché piene di truppe e carriaggi), finché il 7 nov. poté sbarcare ed assalire la guarnigione che però dopo pochi colpi si arrese. Il Sivori ebbe una promozione  divenendo capitano di vascello in 2°.    Dopo questa impresa, per un anno navigò con tre vascelli, per difendere le costa sarde dai pirati, forti di una flotta di oltre dieci vascelli, che non solo depredavano ma traevano schiavi.

   Sebbene col trattato di Vienna , la pace era scesa sul mediterraneo tra le nazioni ‘civili’, persisteva l’esistenza dei pirati mussulmani , persuasi che le nazioni europee sarebbero state imbelli contro il brigantaggio. Algeri era stata sottomessa alle nuove regole navali nel 1816, con l’aiuto determinante della flotta inglese; ma altri nidi di pirati barbareschi come Tunisi e Tripoli , apparentemente avevano accettato una convenzione di abolizione della pirateria e schiavitù dei cristiani, ma in realtà si dimostravano ostili , arroganti e continuavano i loro attacchi: ancora nel 1815 ben 158 sudditi del re  di Sardegna “erano stati trasportati, pressoché nudi e sanguinanti, a Tunisi e là venduti come bestie” .

   Nel 1819, mentre il Sivori diveniva capitano di fregata, fu approntata a Genova ed a spese dei commercianti locali, una fregata a tre alberi che venne battezzata ‘ Commercio di Genova’ (voluta dalla Camera di Commercio genovese sia per farsi promotrice di un ripopolamento della marina sarda del nuovo regno della casa Savoia, sia per contrastare e proteggere con maggiore utilità i navigli ancora esposti alle piraterie barbaresche): a scortare la nuova nave in un viaggio oltre oceano (il primo della Marina sarda), l’ammiragliato prescelse il capitano Sivori a comandare la corvetta Tritone (che però fu fermato a Lisbona) cosicché nei primi mesi del 1820, sbarcato,assunse sevizio all’Arsenale genovese. quale vice direttore assumendo un ruolo fondamentale nella difesa del porto nella rivolta cittadina del 23 marzo e nel salvataggio di una fregata che aveva divelto gli ormeggi in porto durante un fortunale.

   Nel 1822 partecipò come comandante in seconda ad una ‘crociera’ di controllo delle coste africane e spagnole (dalle quali ultime si temeva la partenza di fuoriusciti), ricevendo la decorazione della Croce di cavaliere Mauriziano.

   Nel settembre 1825 venne l’occasione tanto sospirata : il bey di  Tripoli ebbe l’impudenza di comunicare una nota con toni che vennero considerati lesivi al decoro ed all’onore della marina sarda: fu così inviato il Sivori al porto africano per distruggere con un attacco la flotta nemica all’ancora, protetta da fortificazioni molto ben armate e per questo, attacco mai tentato prima : anche se riuscito in parte causa il maltempo, e quel poco fu eseguito  dal Mameli, fu sufficiente ad ammansire il bey. Questa brillante operazione gli guadagnò la promozione a contrammiraglio, il titolo di barone conferitogli dal re Carlo Felice nel 1829, la commenda dell’ordine militare di Savoia e, dai genovesi, una spada con l’elsa d’oro (sull’elsa la scritta “IMPERANTE CAROLO  FELICE PIO AVG.INVICT.” e sulla lama la dedica “Al Cav.Com.Sivori il comercio (sic) di Genova”); una pensione annua di 1500 lire;  Martin Piaggio gli dedicò una poesia in dialetto intitolata “a spedizion contro Tripoli” .

   Morì a Genova il 22 luglio 1830, e sepolto nella chiesa della Madonnetta, ove –presago- aveva già fatto scolpire l’epitaffio su un marmo (sepulcrum – hoc D.Franciscus Sivori – eques sibi suisque – paravit – anno MDCCCXXIX).

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale - Toponomastica , scheda n.4224

-AA.VV.-La Consulta dei mercanti genovesi-Camera Comm.1928-p.86foto

-Brizzolari C-Storia di Genova sul mare-Vallecchi-1981-vol.2-pag.297

-Costa Bernadette-I Dufour-Erga.1999-pag19 e segg.

-DeLandolina GC-Sampierdarena -Rinascenza .1922  -  pag. 55

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno 

-Genova, bollettino municipale: 1/25.30miniatura

-Novella P.-manoscritto guida di Ge-1930-pag. 16

-Pagano 1933-pag.248

-Pastorino&Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.85-p.1714