SAPONIERA                               piazza della Saponiera

 

 

LA STRADA.  Citata solo dal Gazzettino S., riferita ad un avvenimento occorso l’11.03.1817. Il giornale racconta infatti  che gli abitanti del borgo vennero avvertiti dalla municipalità francesizzante di una distribuzione di pane alle ore tre dopo il mezzogiorno nella piazza su citata, e con la raccomandazione di presentarsi in tempo poiché dopo quell’ora le porte della piazza sarebbero state chiuse e non ci sarebbe stato più ingresso.

Nessun altro libro cita questo nome e nessun altro l’avvenimento. Per una localizzazione, si potrebbe allacciare alla crosa dei Buoi: per fare il sapone occorre il grasso o l’olio: essi potevano arrivare via nave, ma potevano anche essere raccolti in una zona locale di macellazione che però nessun testo riporta.

Concesso che quest’ultimo sia vero, è accettabile che il nome della

piazza fosse popolare e tale da essere conosciuto dai più; di conseguenza -molto presumibilmente- lo doveva in merito ad una delle numerose fabbriche di sapone,  forse più grossa e rappresentativa delle altre.

All’erezione della ferrovia, e con l’espansione dell’Ansaldo, una conosciuta fabbrica di sapone era in attività alla Fiumara; ma non sarebbe stato logico riferirsi ad essa per il nome del titolo in trattazione, perché in zona decentrata per una distribuzione di pane alla popolazione.

Evidentemente fa parte dei nominativi non ufficiali (ché - a quei tempi - non esistevano ancora targhe comunali, e solo le strade più importanti avevano un nome - decretato dall’uso - e non dalla ufficialità), e legato ad una denominazione di comune conoscenza, di qualcosa (nel nostro caso uno stabilimento fabbrica di sapone) ritenuto punto di riferimento generale.

 

DEDICATA Saponifici sono citati dal 1700 in quantità fino a 25-30 per tutto il borgo, con un totale di 50-60 operai. In quel secolo, l’industria del sapone era monopolio dei liguri.

Si descrive che il nome sapone derivi dal dialettale toponimo Savona.

Ma, come spesso accade, l’avidità del guadagno e la non capacità imprenditoriale genovese fecero precipitare questa tradizionale produzione: sopratutto, inventare variazioni lì per lì economicamente vantaggiose, quali l’aggiunta di talco, steatite, barite, ecc.

  Della fine del 1500 sono editti mirati - con pene pecuniarie pesanti - a frenare le frodi, che coinvolgevano anche le altre produzioni – in primis la seta che per legge non doveva essere “insaponata con la feggia”  altrimenti “si dava cattivo odore al panno e non poco pregiudizio alla tinta“; la punizione era pecuniaria (£.200, restituzione della somma percepita ed una inabilitazione all’esercizio per un periodo di tempo stabilito dai prestantissimi Magistrati”); ed il tintore che avesse egualmente usato tale sapone adulterato, sarebe incorso nelle stesse pene.

Il sapone doveva essere “della bontà dovuta” e non con le seguenti misture “olio, bratta, soda mischia con calcina” (la soda e la calce costituivano lisciva la quale veniva mescolata con la bratta a formare il sapone adulterato).

  I francesi di Marsiglia e gli inglesi, ebbero alcune sagaci e vincenti capacità: modernizzare gli impianti (con ovvio minor costo alla base); inizialmente non modificare la purezza del prodotto; imporre dazi alti all’importazione – escluso il mercato dell’olio a dazio zero di importazione -  e trovarne - bassi per i saponi e alti per l’olio - alla nostra frontiera. Con queste caratteristiche, soppiantarono il mercato ed il nome internazionale. Una volta acquisito il ‘business’, anche loro adottarono le alterazioni qualitative (soprattutto il talco) spaccialdole per miglioramento commerciale salvaguardando il nome ‘di Marsiglia’.

  Inizialmente i nostri produttori trovarono sfogo esportando nell’America (USA e Perù, sopratutti); e tutto funzionò con guadagno, finché anche loro non sbarrarono l’importanzione alzando i dazi.

  La lavorazione del sapone si allaccia all’importazione ed alla lavorazione di olio d’oliva (e tutti i derivati estratti dalle grane oleose), soda (quella caustica, necessaria per la produzionbe di certi saponi, era più conveniente importarla dall’Inghilterra che produrla a casa nostra) e legname necessario per i fuochi; ed alla produzione delle candele steariche (anche di queste la nostra città era fiorente, ma vessate da leggi che ne impedirono la prosperità).

  Continue dovevano essere le difficoltà operative perché -in genere- piccole industrie, monofamiliari, carenti di operai e quindi di mercato, essendo il nostro interno invaso dai prodotti inglesi malgrado fossero meno puri (usavano olio di palma e di cocco, resine grasse).

  Eppure, dalla relazione dell’ing. Oneto del 1876, l’industria locale del sapone è citata al terzo posto (dopo la meccanica e gli zuccheri); e la città quantificata ‘il punto più importante d’Italia’.

  Cronologicamente, nella storia industriale-artigianale locale, si inizia a parlare di saponifici nei primi anni del 1800; in particolare, il 1838 segna inizio di significativa ascesa produttiva generale:  

1830 (vedi in San Pier d’Arena)

1840-70 (idem);

1841 esistono sul territorio ben 30 fabbriche e 50 addetti;

1847 esistevano nel borgo ben 25 fabbriche di sapone, che davano lavoro a 57 operai; erano numericamente oltre la metà dei saponifici liguri;

1850 (vedi in via Daste e San Pier d’Arena); 1869 (idem);

1863 sempre 30 fabbriche ma 100 operai;

1868 24 fabbriche con 65 operai;

1876 dalla relazione dell’ing. Oneto, l’industria locale del sapone è citata al terzo posto (dopo la meccanica e gli zuccheri); e la città quantificata ‘il punto più importante d’Italia’.  Vengono citate come ‘primeggianti’ fra tutte (perché capaci di produrre tutte le qualità e tutte le quantità)  la ditta Oneto Agostino & C.; ditta Giacomo Canale; ditta Smith; ditta J.Meyer (posta –nel 1890- in via Garibaldi, 14° - di fianco alla Oneto, dove oggi è ENEL); ditta L.Traverso

1880 inizio di ripresa

 

Dei produttori,  vengono citati in particolare:

=Oneto Agostino 1889-1902 (una delle due è scorretta=sarebbe vissuto13 anni; G23 25) Titolare –se non esistono omonimi-. Forse preceduto da -Francesco 1868 e seguito da -Luigi 1901 (SA30).

L’azienda, ‘ditta Agostino Oneto &C’ posta in via Garibaldi 14 (via A.Pacinotti; dove è l’Enel) smerciava sapone comune (uso industriale e domestico per toeletta) in America ed in Europa conquistando mercato (per il sapone palmitico-resinoso) una volta esclusivo dell’Inghilterra.

Nel 1875 prevedendo ultimare un locale a tramontana del fabbricato principale prospiciente via Garibaldi presentò in quest’anno al sindaco il progetto (ripresentato nel 1890) degli ing. Salvatore Bruno e Luigi Macciò prevedendo un nuovo impianto ferroviario con scalo merci, allacciamento al porto e raccordo con la linea di Torino al fine di decongestionare il traffico su rotaie divenuto caotico e convulso a livello di s.Benigno. Nel 1876 occupava 60-70 operai, produceva mille q./mese, viene citata come ‘primeggiante’ fra tutte le industrie locali perché capace di produrre tulle le qualità di merce, ed in tutte le quantità. Lo stesso Agostino, ingegnere, diverrà consigliere comunale nel 1882; e la sua carta da lettere –ai due lati del nome- riportava un disegno di un veliero da una parte e di un pezzo di sapone dall’altro.

In quegli anni in via Gioberti al civ. 13 compare una non meglio specificata ‘opera Pia Oneto’ che nel 1902 ritroviamo proprietaria del civ.13 di via Gioberti.

Nel 1902 l’azienda compare aver uno dei primi telefoni, col n. 815.

Nel 1925 l’opificio venne scalzato dall’OEG che progressivamente allargò gli spazi, sacrificando il saponificio Oneto e buona parte delle scuderie di Carpaneto.

 

Oneto Luigi  (  -1923) Molto probabilmente è lui che, impegnato nel sapone ed  amante della vela, aprì sulla spiaggia un piccolo cantiere per barche a vela destinate soprattutto all’hobby delle regate (che allora stava nascendo anche in Italia: in Inghilterra ed USA era da 50 anni che esistevano le regate, quasi tutte per scommesse); ed è a lui che il com. DeAlbertis si rivolse nel 1876 circa per costruire una prima  goletta,’ Violante’, 12 metri circa, varata non ad uso mercantile come erano tutte sino ad allora, ma per crociera o diletto (stiva adeguata allo scopo, con maggiori comodità e raccolta di  frutti di raccolta di ricerca scientifica: minerali, fotografie, scoperte, costumi,  maschere, vasi, ecc.).

E sempre a lui, per progettare nel 1893 uno yawl di 25,5 m, costriuito poi a SestriP, chiamato Corsaro, partito da Genova il 3  giugno 1893- dopo sosta a Cadice- il 22 iniziò la traversata dell’Atlantico impiegando, 27gg e 22h x 3850miglia, per arrivare a san Salvador e poi trasferirsi a NYork

Alla fine del 1800, con l’introduzione dei motori, poco a poco furono smantellate tutte le barche a vela (dei Leverato, Fossati, Bertorello); fu allora che Luigi ebbe l’intuito di ricuperare le imbarcazioni a vela per farne regate. Pioniere, fece di SPdA il fulcro iniziale di tanti appassionati (e poi valenti campioni in maestose regate al largo della nostra città), dello Yachting Club nazionale e del Club Nautico Sampierdarenese (nato nel 1901) dei quali l’Oneto fu il fondatore. Così unì al mestiere di industriale la passione nautica che lo portò ad essere il disegnatore e forse anche armatore di yacht da gara, più noto e famoso anche all’estero. I velisti sampierdarenesi, sia come conduttori che costruttori (assieme a Luigi Oneto, si ricordano Gilberto Pestalozza e Nicolò Russo) oggi sono sfumati nel nulla, ma in quegli anni di primo secolo, erano fonte di gloria e di  orgoglio cittadino, vissuto con la stessa intensità di una vittoria oggi della squadra di calcio del cuore, specie nell’edizione annuale della “coppa Città di Sampierdarena”. Tra le 19 imbarcazioni più famose da lui ideate troviamo il ‘Violante’ ed il ‘Corsaro’ che portarono in tutti i mari del mondo il cap. Enrico D’Albertis. Morì ottantenne il 13 agosto 1923 nella sua ‘villa Remondina’ a Serravalle ---    

Il “Giornale di Genova” del 29 ago 1935 conferma che Oneto Luigi era proprietario di un grande e floridissimo saponificio (non sappiamo se parente –fratello- di Agostino) e che per riposare veleggiava davanti alla spiaggia.

 

=Oneto Francesco nel 1868 al civico 3 di via CColombo, che aveva inventato e fabbricava “un nuovo sapone giallo ad uso inglese”; nella strada aprì una rivendita.

=Canale Giacomo citato 1876- grosso esportatore in Sardegna malgrado la concorrenza di Marsiglia. Nel 1889 risultano ‘fratelli Canale’.

 

  Ed altri,  in ordine alfabetico:

Barabino Gerolamo (via Colombo); Beerle A&C nel 1900 (via Colombo); Casanova Salvatore (via Colombo); Castello Vitt. 1889; Castello Matteo fu GB; Casanova Salvatore; DeMarchi Gerolamo (A74); Galleano Tomaso; Galliano Pietro; Leverato Stefano (via Gioberti); Lombardo Giov.1889 poi Lombardo f.lli 1900 (via Daste); Meyer Isidoro 1889; Morgavi AE 1925 (via T.Grossi); Montano Nicolò 1908 (via Colombo-  p.zza Montano); Morasso Luigi (via Bombrini - PA5); Moro flli (via Colombo); Paita 1889;  Pavese (via Garibaldi); Premuselli frat. 1889; Queiroli-Calvi; Romairone Giuseppe (via SPdA) ed un Romairone frat.di Agostino; Sasso (vedi sotto); Smith; Traverso Luigi; Tubino Salvatore (via Bombrini  PA154)

 

BIBLIOGRAFIA

-Gazzettino Sampierdarenese:  2/94.7

-Lunario del signor Regina-Pagano.1899-pag.541

-Oneto A.–industrie in Sampierdarena-Rivista Marittima-febbr.1876-p.334

-Pagano (da ricercare nelle varie annate)

-TuvoCampagnol-Storia di Sampierdarena-D’Amore1975-pag.190