SAFFI                                            via Aurelio Saffi

 

 

  nome intermedio che andò a sostituire (già compare in disegni del 1890, con la scritta “via Aurelio Saffi già s.Martino”) l’iniziale ed originale “via (ma forse strada) san Martino” (titolazione che era in vigore ancora nel 1872,  non ufficiale, quindi senza targa; ma conosciuta ed adottata per ovvietà popolare, portando da più di sei secoli alla parrocchia del borgo: l’abbazia di san Martino in località Palmetta, nella zona dell’attuale via A.Caveri); a sua volta modificato (19 agosto 1935) in via E.Mazzucco prima, via L.A. Martinetti poi (19 luglio 1945), ed in via C.Rolando attuale (dal 14 marzo 1946)

  Attualmente tale titolazione stradale è  in zona Foce-Portoria.

  Mentre la carta di Matteo Vinzoni, del 1757 non dà nome a questa strada  ovviamente ben tracciata e ricca di case di personaggi di alto lignaggio; quella del Brusco del 1781, con strada sempre anonima seppur definita genericamente “dal Mercato fino alla Palmetta” - il quale propone  oltre un raddrizzamento  dal ponte alla Palmetta non realizzato, anche un progetto di allargamento della strada, nei limiti concessi dalle ville dei nobili, togliendo fettine di terreno dove giudicava   di “non gran bellezza”.

   Quindi in quelle date, la strada era senza nome ma conosciuta perché portava alla parrocchia di san Martino.

 

   Ancora nel secolo datato 1800, sino quasi alla sua fine, la strada si chiamava popolarmente ‘strada san Martino’ (vedi).  ma nella carta di Ignazio Porro del 1836 che  assomiglia alle precedenti, non è nominata.

   Le modifiche fondamentali iniziano nelle seconda metà di quel secolo: una sostanziale, al percorso, si ha dopo l’inserimento territoriale delle industrie e l’innesto parallelo  della ferrovia: da semplice carrettabile fu adeguato il fondo (seppur sempre in terra battuta) e forse allargata perché potessero incrociarsi i carretti (come nelle proprietà di via DeMarini-Daste,  anche qui i terreni coltivi orientati dalla strada verso il Polcevera,  vennero –attorno al 1850- tranciati a metà dal serpentone ferroviario, favorendo la divisione in appezzamenti che sotto la pressione dell’immigrazione si trasformarono in convenienti lotti edificabili). Prendeva possesso di grossa porzione di terreno, l’istituto don Bosco.   Alla fine del 1800, con l’Italia finalmente unita e Roma capitale (1870); la lenta organizzazione comunale (legata al caos creato dall’esplosione dell’immigrazione con conseguente “fame di alloggi” e -a catena- lottizzazione dei terreni, selvagge costruzioni di case, apertura di nuove strade genericamente strette per sfruttare al massimo il terreno in epoca in cui il traffico era al massimo carrettabile ed inimmaginabile quello di oggi, il tutto senza un preciso piano regolatore e quindi affidato ai soldi degli imprenditori che cercarono di arricchirsi sfruttando ogni minimo terreno spazio approfittando dell’incapacità comunale di gestire gli spazi (che oggi constatiamo genericamente invivibili)  provvide a far dare dei nomi alle strade; diede carattere preferenziale all’esaltazione dei personaggi e movimenti del Risorgimento a scapito delle tradizioni.  Corrispondente si diede il via alla lottizzazione della zona, creando nelle tre-quattro decadi a seguire, momentanee aree divenute caratteristiche, su tutte: la Fornace (da una industria di mattoni, aperta in concomitanza della ferrovia e relativa richiesta in abbondanza di quel materiale); un prato dove andranno ad esercitarsi i militi della Croce d’Oro e gli atleti della Sampierdarenese; ed un campo da pallone (uno dei primi, dopo ed assieme alla zona di via Campi.

 

   Quindi, diamo la data: anno 1888 circa, quando la strada san Martino divenne via A.Saffi (non si conosce la data precisa ma dalle carte dell’epoca, è in corrispondenza di questa data che passa da un nome all’altro).

Praticamente,  tutti i terreni hanno o stanno cambiando proprietari. Gli eredi dei precedenti signori, citati dal Vinzoni, hanno venduto tutto alla nuova nascente borghesia ricca, la quale fa dei terreni la migliore – per loro – speculazione edilizia (favoriti dal bisogno legato all’immensa immigrazione, a sua volta avvenuta per prevalente offerta di occupazione industriale).

In quest’epoca, oltre agli ampi spazi della Fornace,  coesistevano:

le stradeverso monte, solo dopo il civ 3, il vicolo dei Disperati (via Anzani); la strada Giovanni Bosco (chiamata prima ‘dei preti’, e poi a Bosco non ancora santo); la via Currò e vico Cicala.

le ville portano i nomi degli antichi nobili, ma in realtà sono in mano agli speculatori che ne valutano il riutilizzo ad appartamenti, ma molto meglio e proficua la demolizione:  -a levante - sulla strada: una villa Spinola (al Mercato -distrutta); la Grimaldi (in angolo con via sGBosco -distrutta). Le altre nell’interno ma con viale che si apriva su essa: la PallaviciniGrimaldi (nella carta del Vinzoni –1757 di proprietà dell’Ecc.mo GioBatta Grimaldi. Poi sarà dei Salesiani che la demoliranno nel 1965) ; la Pallavicino-Durazzo-Currò (che nel Vinzoni era “già dell’ Ecc.mo Generale GioLucaPallavicini, ora Mag.ci Rovereti”); la Pareto (che nel Vinzoni, era del sig. Carlo Peragallo. Oggi distrutta), la NegrottoCambiaso-Moro (via Caveri)). -A ponente- due Spinola una oggi civ. 4-vuota-; una civ.12 –demolita, rimane solo la torre) e la Lomellini  civ.8-abitazioni; degli Incurabili e Ventura (distrutte senza alcuna traccia storica).

la chiesa di san Giovanni Battista Decollato-san Gaetano (verrà distrutta nel 1943; tutto l’istituto salesiano in questo periodo fu soggetto a profonde trasformazioni che cambiarono la delimitazione dell’area che oggi corrisponde  da via s.G.Bosco a via W.Ulanowski).

 

 

 

il cimitero nel Tempietto;

l’area dell’abbazia di san Martino (praticamente già totalmente distrutta ma con l’oratorio ancora ben funzionante, distrutto nel 1943);

 

 

 

 

 

 

   Nel 1901 (ancora non erano stati adottati i civici neri e rossi) vi abitavano: civ. 1 e 5,5b,7,7a,9,10,10a,12 case Rebora (la cui figlia forse è quella che andò sposa a Pietro Cristofoli portandosi in dote queste case sulla strada più un vasto terreno a monte della strada, dall’attuale via C.Rota all’attuale via san Giovanni Bosco); civv.2,3 casa Palau ( altro grosso imprenditore, proprietario di queste case più vasti appezzamenti a monte corrispondenti ai terreni tra via CRota e via GB Monti, in basso); civv. 4,5a,6 casa Buzzo Martino; civ. 8 casa Zenoglio; 11 casa eredi Demarchi; 13a casa Figoli (era il contadino mandato via dai salesiani) già Demarchi (la villa Bianca dei Salesiani); 14,19 istituto Salesiani; 15 Municipio (scuole maschili); 16 Salesiani (asilo infantile); 19a, 20a Sasso Fratelli (presumibile uno di essi fu GB, sconosciuto titolare della strada vicino); 20, 20b, 20c,20d,20e,20f Grosso Francesco e C (erano o case o magazzini  - se è lui, diverrà proprietario della seconda villaSpinola; però in tutti gli altri documenti sarebbe ‘Grasso’: vedi a 35a); civ. 20e eredi Repetto Giambattista; civv 21,14 casa Pareto Francesco; civv. 22,25,26,27,27a casa Società anonima cooperativa di Produzione; civ.28a,28c,28d, 28s,28q,28t società case Operaje (di via V.Armirotti ancora da titolare); civ.28 idem cooperativa di Consumo; civv. 28b, 28h,28i,28p Casanova Angelo; civv.28m,28n,28o,28r eredi Remorino e C ;28f, 28g, 28k casa Currò Antonio (proprietario della villa omonima); civ.28e casa eredi Parodi; civv.31,32,34,35e casa Luigi Casanova; civ.33 casa Franchini; civ.35a casa Grosso e C; civv.35b 41,42  Moro Giambattista (proprietario della villa omonima in via A.Caveri); civv. 35c,35d,36,37a casa Pittaluga e C; civ. 37 eredi Rovegno; civ. 40 L’Oratorio di san Martino Vescovo.

 

In questo Pagano, si accenna l’abitazione di Pareto Francesco al civ. 21 corrispondente alla zona dove è presente anche la Cooperativa di Produzione. Corrisponde che quest’ultima fu appunto eretta nei terreni che nelle carte del 1827-1906 erano del marchese Pareto – e nel libro ‘il don Bosco’ a pag. 30 si precisa che si trattava del marchese Pareto Domenico fu Giov. Benedetto (a sud confinava con i Salesiani, a nord con i Currò e la Cooperativa per le case dei Meno-agiati, che era ‘coltivo ed ortivo’). Si accenna che il terreno – di 14.634 mq - aveva ‘aree fabbricate’ per 3307 mq.

 

 Le seguenti notizie tratte dai Pagano, confermano le attività commerciali;  le date  significano quando, secondo l’annuario, l’attività era ancora presente; ma  essendo reperibili in  biblioteca solo gli anni 1908; 1911; 1912; 1919; 1920; 1921; 1925;1933; 1961 si fa riferimento a questi anni.

 

 

 

===Il Pagano/1902  =al civ.1 (all’angolo con via s.Cristoforo; quindi l’attuale civ.4) la Libreria scolastica, deposito e rappresentanza delle principali Ditte librarie e forse Biblioteca comunale +  ed anche la :


 

Scuola speciale per Macchinisti Navali di prima classe Prof. P.Marrulier (nel 1908, e fino al 1918, ebbe sede forse nella stessa villa Grimaldi-(vedi sotto) col nuovo nome di “collegio convitto Ernesto Foscarini” (solo maschile). Poi  scuola privata per elementari e tecniche, e con speciali corsi accelerati per Nautici sia capitani che macchinisti: tutti i numerosi allievi erano in divisa (dal 1912 è ‘Internazionale’; e il Pagano ci confonde quando colloca l’istituto scrivendo “via Aurelio Saffi. viale Currò”);       


 

 ---civ. 5B la fabbrica laterizi di Galante e C.;  ---13 il tintore Roggeri Giovanni (anni 1911-12);  ---16 libreria anni 1911-25 (D.Bosco); e tipografia s.Vincenzo de’ Paoli (¨ si chiamerà ‘scuola tipografica d.Bosco, tel 41-306);  ---al 21, negozio di apparecchiature a gaz  e lattaio (lavoratore della latta) Molinari Eugenio (o Aurelio; attivo dal 1911 e dal 1925 in via A.Manzoni); ---21, Anfossi Francesco droghiere e confettiere; ---al 27 la soc.an.Cooperativa di Produzione(dal 1911; nel 1925 è al civ.29): stabilimento meccanico di costruzioni navali, e fonderia in bronzo telef. n.938 (vedi sotto);  ---al 28 l’Esercizio molini a vapore della soc. Cooperativa di Consumo al 1911 al 1925 con molino a vapore (sul Pagano 08 chiamata “Grande Cooperativa di consumo <soc.Alleanza Cooperativa Ligure Avanti> telefono 17-88 (nel ¨ divenuto 41055)”). --- 31B fabbrica di fiammiferi in legno di Burri Giovanni;---

  Ancora in quegli anni, sino all’apertura di via A.Cantore, la strada era in diretta continuazione  di via (del) Mercato (a sua volta questa andava da via della Cella alla biforcazione con via san Cristoforo;  ebbe cambiato il nome alla morte del prete (1899) divenendo ‘via N.Daste’). Via A.Saffi iniziava quindi alla biforcazione di via san Cristoforo (via A.Scaniglia) ed arrivava in località san Martino dove si collegava con via Vittorio Emanuele (per poi via Umberto I ed altri cambiamenti).

=== Solo allora, la strada si popolò di altre case da abitazione e di servizi : il Pagano/1908  (e 1911, 1912, 1925) vi segnala  aperte sulla strada, oltre le precedenti: =al civ. 4 l’albergo Europa, esistente nel 1908 di proprietà di Grosso Brunone;-- =al 13 il tintore Roggeri Giovanni anni 1911-12;-  

===Nell 1910 la strada appare ufficialmente riconosciuta dall’amministrazione comunale, inclusa nell’elenco stampato quell’anno e delimitata ‘ da via S. Cristoforo alla via Umberto I  e piazza V.Emanuele III), con civici sino al 32 e 87; quest’ultimo corretto a penna: 45.

In quegli anni a cavallo del 1910, si aprì la nuova strada che dava accesso ad uno spiazzo usato per il “gioco del pallone” (via Anzani e C.Rota-v.foto).

=== I Pagano/1911 e  /1912 aggiungono (compaiono, ma incostanti, i civici con numero rosso; le date tra parentesi non sono inizio-fine di attività ma anno di sicura presenza)  = al civ. 3 la soc. f.lli Tardito e C. anni 1911-25 di casse di legno e conserve alimentari (oltre quella in via Montebello, descritta ancora nel 1925);-  6r il commestibili di Marini Agostino;-  7-1 l’appaltatore di costruzioni Olivieri Pasquale;- 18 l’ottonaio Grazioli Biagio anni 1911-12;- civ. 33 la levatrice Carlevari Maria; 37-5 la levatrice Payella (Pagella) Scolastica nel 1925; 39-2 l’impresa edilizia di Parodi GB; 41-6 la levatrice Legnani Ines; 45r rivendita pane dell’Unione Consumo L.L.;-  46 commestibili di Figoli Giuseppe;- 74r commestibili di Leverato Rosa nel 1925;- 85r  commestibili di DeLucchi Andrea nel 1925;- 87 levatrice Pambianchi Emilia nel 1925; 89-91r forno di Morando Pietro. Non precisato il civico: l’impresa edilizia di Puppo Nicolò nel 1925.

   Il Pagano/1925, descrive quelli dell’anno; in più emergono alcuni esercizi (vedi nel 1933 quelli che proseguirono l’attività): al civ.1-6 il rappresentante Ponti Giovanni; al civ. 4 (20bis rosso), ebbe sede (ancora attiva nel 1928) una soc. di Mutuo Soccorso chiamata “dopolavoro MS d’ambo i sessi”, a carattere assistenziale generale (vedi in via CRolando la Coop.Avanti);  al civ.11r all’angolo con v. A.Costa (via Anzani), il mobilificio Camillo Mazzucco (dal 1913→’33); premiata fabbrica di mobili artistici e comuni – con garnde assortimento letti in ferro – ammobiliamenti completi comuni e di lusso; al 15 l’Istituto collegio don Bosco tel.41306, oltre alle elementari, ginnasio, avviamento professionale a tipo industriale, aveva la scuola avviamento arti e mestieri (fabbri, meccanici, falegnami, ebanisti, sarti, calzolai, tipografi e rilegatori); la parrocchia di san Gaetano (ha perso l’antico nome di san Giovanni Battista, non ha ancora acquisito quello nuovo di don Bosco; il parroco don Raschio Virginio gestiva anche l’Oratorio di san Martino, l’Oratorio della Morte ed Orazione e la chiesuola di san Pietro in Vincoli); al 18r il pasticciere Gambarotta Giovanni; al 20-3 calzaturificio Lodola Vincenzo nel 1933; al civ. 28 la Soc.Cooperativa di consumo e produzione ancora nel 1933;  al  29 si apre alla pubblicità Arnolfo Ottieri Della Ciaja & C. (”Otelma” pubblicità su buste da corrispondenza – brevetto internazionale-); e sempre al 29 la soc.an. Cooperativa di Produzione (fonderia, stabilimento meccanico e di costruzioni navali; ancora presente nel 1933); al 35 Dagnino Giovanni si interessa di ghiaccio;   al 38-40 il mobilificio di Porcile Domenico attivo ancora nel 33; al civ.44r, aveva negozio di acciai Frioli Michele presente anche nel 1933, telef.42007); al 54r la farmacia san Gaetano; al 66r il confettiere Rossi Gina nata Sani csì ancora nel 1933–il locale diverrà Graglia (vedi sotto a 1933; e poi Arnoldi-; 74r Riva Luigi impianti elettrici; all’85r commestibili di DeLucchi Andrea che nel ‘33 lascerà l’attività al figlio.

Non specificato dove: l’impresa edilizia di Puppo Nicolò; e verso la fine della strada, in angolo con via Bertelli, il negozio di calzature di Vernazza Andrea ancora attivo nel 1933 e che abitava nell’attuale civ. 35 all’interno 3 e 7 sovrapposti e comunicanti con una botola e scala interna. Al’interno 3 aprì un laboratorio di analisi mediche BIOS - per il figlio laureatosi in chimica ma poi morto precocemente -  la cui attività continuò fino agli anno 1960 e poco oltre.

  

   Solo tre città avevano dedicato una strada al Saffi: Genova Centro, SPd’Arena e Sestri. Alla unificazione del 1926 si dovette procedere alla sostituzione nelle due delegazioni appunto per eliminare i doppioni. Allo scopo, l’anno dopo era già pronto l’elenco delle strade presenti nella grande Genova, ma la conclusione finale aspettò altri otto anni.    

=== Nel 1933, due anni prima del cambio di titolazione, viene ricordata la presenza (oltre quelli segnati nel 1925) di: al civ. 4 la scuola professionale “principessa Jolanda” ed il “Circolo Risorgimento Musicale”(ambedue  presso le scuole Carbone nella villa Spinola, ovvero divenuta villa Grasso (il Pagano/33 dice al civ. 14 -attuale scuola al civ. 40-, negli anni trenta, c’era uno stabilimento municipale di bagni d’acqua dolce con vasche e docce (in città non esistevano piscine; il prezzo variava da lire 1,50 la doccia, 2,50 la vasca, 4 il “bagno in vasca con doccia gabinetto speciale; possibili abbonamenti”); al 16 il commissariato di P.S. (commissario il cav.uff. Lucchesi Luigi); al 16-4 Pagliari Enrico M. si interessa di medicinali, olio puro d’oliva ed olive premiate ed aromatizzate. Ancora oggi -2008- un Pagliari Giorgio abita nella casa civ.16/8; handicappato da sordomutismo, vive solo ma molto autonomo;  al 16 r il fotografo Italo Campora; al 28 la cooperativa è divenuta “Unione Cooperativa Ligure” esercente molini a vapore; nei civv. 30r e 90r, due sedi dell’ azienda autonoma Annonaria (subentrata alle cooperative) per la vendita di generi alimentari di prima necessità e di largo e generale consumo, a prezzi minimi; al 46 r l’impresa di Giacomo Valdevit (laboratorio di marmi- lavori d’ornato e di architettura – lapidi mortuarie – monumenti – lavori per costruzioni); al 61-63r la trattoria di Corbelli Margherita; 74r negozio di frutta e verdura di Ricci D.; 85r commestibili DeLucchi Pietro (nel 1925 era Andrea);  al 91-93r il pizzicagnolo Rapa Leonardo.

Non specif. il civ.: il droghiere Sbarbaro Romualdo dal 1925;  il floricoltore Camerano Carlo; il caffè di Graglia Giovanni che nel 1925 era al 66r (vedi sopra a Rossi Gina)

   Con la necessità di eliminare i nomi stradali doppi,  e l’avvento ormai consolidato del fascismo, il 19 agosto 1935 il podestà di Genova decise il cambio del nome, dedicando la strada al martire fascista E.Mazzucco (vedi).

 

In particolare:

== dove oggi il civ.33rosso. C’era una delle due nella strada villa Grimaldi (in particolare quella che nel 1757 era di GioGiacomo. Le origini, sono descritte in via sMartino). Era divenuta negli anni 1890-1906 proprietà di P.Cristofoli quando vi abitò sposando la ricca ereditiera Enrichetta Rebora  (la cui famiglia invece abitava nei pressi, e possedeva i terreni a mare di quella che oggi è via s.G.Bosco, nei quali era stata aperta a monte del palazzo, prima una brilleria di riso (1851-1892) e poi una fabbrica di conserve alimentari(1892-1904): vedi l’elenco del 1901 ed il libro di dBosco pag. 29.31). Nel 1922, in alcune sale della villa al piano nobile aveva preso sede un ‘circolo ferrovieri con iniziative e preferenze politiche comuniste: fu in quella sede e contro essi che in quell’anno avvenne un conflitto a fuoco in cui perse la vita un fascista piemontese di nome Mazzucco Egidio a cui fu poi intestata la via. In questi anni, dalla vedova Cristofoli  i terreni furono tutti lottizzati e la villa fu venduta all’imprenditore Capello (o Copello);  il quale, nel 1937 approfittando dell’accentuato degrado raggiunto dallo stabile, riuscì ad ottenere il permesso di demolizione per la costruzione dell’attuale caseggiato ad abitazioni.

=al civ. 22-28 (ex villa  Lomellini Spinola; ex civ. 8; nel 1933 diverrà civ. 29), La proprietà, a metà del 1800 era della marchesa Catterina Serra. Ella vendette a Giuseppe Sciutto il solo palazzo con giardino retrostante, conservando i terreni. La nipote del Sciutto, ereditando la costruzione la vendette alla soc.an. Cooperativa di Consumo e Produzione. Essi trasformarono totalmente la villa ad loro uso, ed usarono il giardino per costruire il mulino, i forni, magazzini ecc.

 

Fondata nel 1864 da solo 50  soci (San Pier d’Arena faceva 14mila abitanti) -tra cui vengono ricordati Balzarin Gerolamo, Botto Pietro, Grondona GB, Caminada Antonio, Locatelli Francesco, Pecci Giuseppe, Firpo Giacomo, Toma GB, Bagnasco GB, Bagnasco Nicolò, Bagnasco Antonio, Medici Luigi, Pittaluga GB, Bolla GB, Bagnasco Gerolamo, Repetto Giacinto- guidati dal lombardo prof. Viganò –padre delle cooperative italiane- e dal genovese prof. Jacopo Virgilio- visse ‘rachitica’ finché  poi fu  gestita da  C.Rota (vedi) il quale dedicandosi anima e corpo dal 1868 factotum per venticinque anni sino alla sua morte riuscì a farla decollare: nel 1870 aveva 200 soci e 55mila lire di capitale; nel 1871 aveva 300 soci (e 20mila lire di capitale); nel 1883 1350 soci (£.100mila di capitale e 30 di riserva); nel 1885 ha 1700 soci con 140mila di capitale e 55mila lire di fondo di riserva; nel 1992 con 33mila abitanti: 2500 soci e poco meno di 350mila  di capitale e 64mila di riserva.


Nel 1877 si volle provare usando un molino moderno a cilindri e ad alta macinazione, ma occorreva un grande magazzino capace di contenere 3000 sacchi di grano ed altrettanti tra semole, farine, farinetta, crusca ecc. nonché una presa d’acqua di una certa forza.

Nel 1883 la cifra accumulata  permise alla cooperativa, guidata successivamente da Valentino Armirotti e poi  dagli ing. Eugenio Broccardi e Luigi Derchi,


 di comperare l’edificio di 1000mq, con annesso 3000 mq di terreno per 92,5mila (pagate arate in 7 anni anziché in 15 come da contratto). Vi si collocò un molino (sistema americano con macchina a vapore di 18-20 cavalli prodotta dall’Ansaldo e cambiata dopo 10 anni con una da 70 cavalli prodotta dalla Coop. Produz.Meccanica), un pastificio ( lavorazione di 16-20 q di farina, per produrre 40 q di pane al giorno cotto in un grande forno gigante Rolando). L’acqua proveniva dal Gorzente tramite le condotte DeFerrariGalliera. Ovviamente pagava lo Stato per dogana, il Comune per dazi (anche se una legge dell’11 ago.1870  esonerava le cooperative dal pagarlo; però mal scritta e dalle molteplici interpretazioni fu fonte di interpellanze in parlamento e liti, con sentenze  contraddittorie), ed altre tasse; ottenendo diploma d’onore all’Esposizione operaia italiana di Torino (1890)e doppio riconoscimento all’esposizione italo americana del 1891 (per lo statuto e bilanci e per la qualità della pasta);

= vicino, probabilmente sempre nella stessa ex villa, il 17 giu.1874 furono aperte una osteria della cooperativa stessa, il cui profitto andava a beneficio degli invalidi del lavoro assieme alla istituzione di una apposita ‘società della Colletteria’ che con le collette sovveniva ai casi più disgraziati degli infortunati: questa istituzione fu protetta anche dai datori del lavoro e dalle amministrazioni delle grandi aziende finché per legge non nacque l’INAIL),

== una società di costruzione di Case operaie. In un momento storico di precipitosa immigrazione il Comune si trovò spiazzato ed assente ad affrontare questo problema sociale; si scatenò allora in tutta la città una fiorente imprenditoria privata immobiliare arginata solo da piccole iniziative della soc.op. Universale che costituì nel 1875 la società cooperativa MenoAgiati. (l’ing. Salvatore Bruno, l’avv. Conte Lorenzo, Valentino Armirotti, Galliano Giovanni, Moreno Salvatore, Bonzi Giuseppe, Garibaldi Gaetano, Dellacasa GB, Amodeo Damiano, Bagnasco Nicolò, ed altri iscritti), che nella saletta di un albergo ‘del Conte’ (l’avvocato?), stesero lo statuto, acquistarono il terreno e trovarono l’impresario che innalzò dopo due anni e mezzo le prime case di 25 abitazioni a prezzo stracciato. I soci versavano lire 1,5 a settimana fino a racimolare il prezzo di un appartamento.  Al Modena nel 1878 furono estratti i nomi tra chi aveva versato la quota. A questa ne seguirono altre nel 1882, 1887, 1890 e dopo; ma non viene citato dove: chiamandosi la società costituita ‘cooperativa per costruzione di case pei meno agiati’, ne abbiamo notizia di 2 erette in via Masnata (l’attuale via A.Cantore 31A) e quelle 3 nell’attuale via V.Armirotti.  Da queste iniziative, il Comune sotto la guida di Nino Ronco, approfittando di nuove specifiche leggi nazionali, inizierà a prendere le redini della costruzione delle case popolari, da cui nascerà poi lo IACP.

== la vecchia farmacia san Gaetano (Nata nella vicina via Marabotto dopo il 1908 (oggi via DG Storace), nel 1933 appare appartenere al dr Martini G., e non essendo ancora diffuso il telefono, punto di appoggio per i medici Colaiacomo, DiFranco e Gari)

== In seguito, crearono pure la cooperativa di Produzione meccanica (vedi via Ulanowski), essa poté anche rilevare dalla ditta Baracchino un cantiere navale lungo la spiaggia divenendo ‘soc.coop. di produzione e costruzioni navali’, con fonderia in ghisa e bronzo. Fu l’unica attività commerciale -importante come fatturato- esistente nella strada poiché appare l’unica che nel 1921 venne aumentata di tassazione da parte del Comune: infatti ebbe numerosi riconoscimenti  alle varie esposizioni nazionali (diploma d’onore=To 1890; medaglia d’oro del ministero della Marina (1890), al merito industriale (1892, da parte del ministero dell’Agricoltura-Industria-Commercio), all’esposizione italo-americana (1892), alla mostra operaia di Genova (1892).  La fonderia fu capace di produrre merce di alta qualità, come battelli a vapore e rimorchiatori, caldaie e macchine  a vapore marine e fisse (di qualsiasi dimensione e tipo), lamiere  forgiate e saldate di ogni tipo per tettoie ed affusti, perforatrici (per le gallerie), tubazioni (in ferro o acciaio per condotte d’acqua, pulegge in ferro, macchinari per conciare le pelli, molini (anche per produzione di cemento), turbine (per l’industria dello zucchero);

 

 

foto a sin.= dall’archivio della Biblioteca Gallino relativa alla villa Lomellini aperta in via Saffi.

Dubito però sia essa perché ci sono troppe incongruenze: dal cancello alla villa c’è un muro lungo poco meno di una decina di metri: oggi il varco è separato dalla villa di solo un metro; la facciata sulla strada è troppo lunga ed ha troppe finestre rispetto oggi quando ce ne sono 5;  ed essendoci il portone sulla strada le eventuali modifiche sarebbe già state eseguite; vale anche per le finestre piccole. Non combacia neanche l’edificio che prosegue: oggi ci sono le ex carceri. Potrebbe essere valida la villa in fondo.  Anche la ciminiera crea dubbi, ce ne era una, ma prima della villa essendo dell’officina Torriani.  Foto a destra =  sollecito di pagamento fattura 1914

 

 

       

 

=al civ. 14 (di allora), aveva già iniziato l’attività l’ospizio san Vincenzo dé Paoli (Istituto don Bosco) allargandosi territorialmente, sulla strada aprendo poi anche l’asilo al civ.16 di allora, circa dove ora è il 61A;

=Il cimitero (era ancora presente come tale,  ma chiuso ed inoperante);

=al civ. 35  vendeva il ghiaccio Dagnino Giovanni

=al civ. 40 l’Oratorio di san Martino vescovo (ancora in piena attività di casaccia).

=al civ 41 villa Moro GB  (allora aperta su questa via; poi in via A.Caveri)

 

attualmente la pasticceria Arnoldi                il negozio di calzature in fondo alla strada

 

 

DEDICATA al conte – poeta, politico e patriota - nativo di Forlì il 13.10.1819 (ove anche morì, in fraz. san Varano il 10.4.1890), che fu attivo partecipe degli eventi storici che caratterizzarono la sua epoca: laureato in legge nel 1841; fu papalista consigliere comunale nel 1844-5  quando Pio IX annunciò delle riforme costituzionali importanti; ma fondamentalmente la sua vita fu poi sempre coerentemente condizionata dall’ideale mazziniano acquisito fin dalla prima gioventù ed alimentato con la lotta nella difesa di Roma (29.3.1849:= fu triunviro assieme a C.Armellini e G.Mazzini) ed andando in esilio alla caduta della repubblica;

=dopo la restaurazione, fu esule in Svizzera e poi a Londra, da dovecurò l’organizzazione dei moti del febbraio 1853; e dove sposò l’irlandese Giorgina Craufurd (illuminata italianista).

=tornato in Italia dopo il 1860, scelse continuare una vita sempre impegnata in prima linea, non attiva militarmente ma politico-giornalistica: fu eletto deputato in Basilicata (1861-4 fece parte di una commissione d’inchiesta sul brigantaggio meridionale, favorevole alla repressione rivendicando riforme sociali ed economiche mirate a trasformare l’agricoltura locale). Di Mazzini curò l’edizione di numerosi suoi scritti editi ed inediti; gli succedette (morto nel 1872) alla guida del movimento repubblicano;  diresse il giornale il Popolo d’Italia.

=fu più volte a Genova: una prima ospite in villa Giuseppina (in salita san Francesco da Paola, proprietà di Felice Dagnino, ove dovrebbe esistere un suo busto) e poi in corrispondenza di una sua lettera al giornale ‘Unità d’Italia’, che è datata ‘s.Francesco d’Abaro, 23 giu.1863’.

Continuando a scrivere studi storici, insegnò all’università di Bologna sino alla morte nel 1890.

Un busto lo raffigura a villetta DiNegro.

 

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