STENNIO                                  via Achille Stennio

 

 

TARGHE:

San Pier d’Arena – via – Achille Stennio – medaglia d’oro ligure – Carso 1916

angolo con via C.Rolando, lato a monte

 

in angolo con via P.Reti

 

QUARTIERE MEDIEVALE: San Martino – Ponte

 da MVinzoni, 1757.

 

 

 

 

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2855     CATEGORIA: 2

 da Pagano/1961

 

CODICE DELLA STRADA - N° INFORMATICO:   60140

UNITÀ URBANISTICA: 25 - SAN GAETANO

 da Google Earth, 2007

CAP:   16151

PARROCCHIA:   san Giovanni Bosco

STRUTTURA:   senso unico viario da via P.Reti a via C.Rolando (oltre la quale prosegue diritta in via C.Rota).

La targa in marmo, precedente quella di plastica, in basso a sinistra riportava l’incisione “già via Montebello”.

 STORIA:   nella carta vinzoniana  si rileva che allora era un piccolo sentiero interposto tra la proprietà del Mag.co Tomaso Spinola e quella della  Mag.ca Giovanetta Lomellini (dei quali si descrive in via C.Rolando). Il sentiero proseguiva verso il Polcevera, ma fu troncato nel 1850 con l’erezione del bastione della ferrovia e della conseguente via P.Reti.

Con la lottizzazione di fine 1800 ed i palazzi, nacque la strada inizialmente intitolata via Montebello. Questo nome le rimase sino alla decisione del podestà, espressa con delibera il 19 agosto 1935 (quando collegava via Martiri Fascisti con via E.Mazzucco)  quando fu cambiato con l’attuale, per evitare doppioni dopo l’annessione nella Grande Genova.

Fin dal 1895 il tratto iniziale fiancheggiava  il lato sud del deposito tranviario (in particolare con le case adibite ad abitazione dei dipendenti, e che ancor oggi sono di proprietà dell’AMT, e poi il muro del deposito sino all’incrocio.

Un progetto presuppose negli anni 30 la possibilità di farle delimitare un  terreno per un mercato ortofrutticolo all’ingrosso.

Ricevette notevoli danni dai cannoneggiamenti navali del 14 giu.1940 e del 9 febb.1941, ma soprattutto dai successivi e numerosi bombardamenti alla ferrovia (binari tranviari vicini, sconvolti; muri e tettoie distrutte o perforate da mille schegge; tutti i vetri infranti; intonaci scrostati; porte e telai divelti; però per fortuna nessuna demolizione).

Subito dopo la guerra del 45 in angolo con via Reti, a mare era l’albergo Martini; lato monte c’era un negozio di dischi, macchine da cucire (in una palazzina eretta dall’AMT per uffici –sulla facciata a nord; ed abitazioni per i suoi dipendenti sulla strada). Verso est, quando la strada finiva intersecando via A.Saffi, il negozio d’angolo a mare era il mobilificio Mazzucco, poi Porcile; a monte c’era una palazzotto di due piani posto trasversalmente a 45°, al cui  piano terra era una latteria.

 

da via P. Reti                                                       da via C. Rolando

 

CIVICI

2007= NERI= da 1 a 9                                             e da 2 a 4

           ROSSI=  da 1r a 25r (compreso 1AB)          e 2r

 

Nel Pagano/40 va “da via M.Fascisti a vie E.Mazzucco”; Civv.neri: al 5 Dopolavoro Ansaldo;  rossi 2r Gotti Icar macch.p.cucire; 9r-17r Porcile mobili; 19r frruttiv.

===civ. 1e 3r : Nel 1930 era di Piccardo Francesco fu Bartolomeo (ed era in via Milite Ignoto al 31r.); dal dopoguerra è stato sede per anni della soc. Piccardo   Giovanni fu Francesco fornitrice di materiali per costruzioni – edili ed ardesie - che alla fine del 1990 si trasferì in via San Pier d’Arena. Aveva n ingresso anche in via Paolo Reti al 31r.

Da dopo è divenuto sede di box per auto.

===2r negli anni 1960, dal 1930, era un negozio affittato a Gotti; vendeva dischi e radio; poi c’è stato anche una merceria.

===2 e 4 neri= è una palazzina creata dall’UITE per i suoi dipendenti e per uffici, con vani alti ed abbastanza vasti.

===civ.5: fu costruito nella prima decade del 1900 per adibire il primo piano, opportunamente rinforzato con putrelle e più alto d’aria, per sopportare il peso di una fabbrica di latta, finanziata dai sigg. DeAndreis-Casanova. Da vico Scanzi sono visibili ancor ora le finestre con la struttura  tipica di una di fabbrica (rettangolari ma più larghe, con grata, diverse dalle altre).

La parte apicale dell’ultimo piano, fu invece sopraelevata negli anni 1930. Dopo un breve periodo di occupazione di una palestra, fu diviso in appartamenti (di cui, nel 1961, all’interno 1, era ospitato un dopolavoro interaziendale Ansaldo con telef. 459.959, 412.723).  Nel 2004 quando il personale era assente per ferie, un incendio devastò, al primo piano, la palestra “Body Proiect”.

La facciata sulla strada è stata ridipinta nel 2004-5

===civ. 7-9  è stato ridipinto esternamente nel 2002-3. Sopra il portone del 9 in una losanga è l’immagine della Madonna della Guardia.

  civ. 9

 

DEDICATA al militare genovese, nato in Portoria il 4 mar.1866 e  - come si diceva allora quando era obbligatorio segnalare la genitura, “figlio di ignoti”, oppure “di n.n.”-.

Piccolo di statura, capelli scuri, fare risoluto, signorilità.

Entrato giovanissimo nell’esercito, seguì la carriera militare dedicandole piena attenzione e senza formarsi legami familiari.


Avendo combattuto a lungo nelle guerre coloniali di espansione (Eritrea, la prima colonia italiana, ove combattendo la guerriglia al comando del III Ascari, si fece conoscere per eroismo al punto che gli fu intestato un fortino all’Asmara e  meritò i gradi di ufficiale.


In Libia nella guerra Italo-turca del 1914, fu al comando del 3° battaglione eritreo e fu premiato con un encomio solenne, la promozione di grado superiore a maggiore, ed il conferimento della “Croce dell’Ordine Militare di Savoia” (abbreviata OMS: era la massima onorificenza militare italiana in epoca monarchica e conferita solo per meriti e nei periodi bellici; la motivazione recita: “con molta energia, perizia e valore guidò il suo battaglione nell’aspro e sanguinoso combattimento di Omm (Scikaneb –26 febbraio 1914),prese parte altresì lodevolmente alle numerose operazioni del sud bengasino, comandando anche reparti autonomi delle tre armi – Sceleidina 24 febbraio 1914 – Zuetina, 12 marzo 1914 – Gedabia, 15 aprile 1914 – Sira Gemaisil Kleita, 8-9 agosto 1914) . Ad essa seguì un encomio solenne “per l’efficace azione direttiva dimostrata nell’impiego del suo battaglione durante il corso di operazioni – regione dell’Uadi Mayur dal 24 agosto al 4 settembre 1914).

   Partecipò alla prima guerra mondiale col grado di colonnello, comandando il 2° battaglione del 9° reggimento fanteria, brigata Regina.

Nella primavera del 1916 è sui monti del Carso, rocce insanguinate dallo sproporzionato sforzo bellico (molte vite umane, in cambio di trincee giudicate imprendibili e di un vantaggio bellico irrilevante, se non di tenere agganciati i nemici ed impedire loro di aiutare i tedeschi nella loro offensiva a Verdun).

A Bosco Capuccio, contro una munitissima trincea chiamata ‘fortino’ posta sulla sella tra san Martino e san Michele, sempre seguito dal suo fido collaboratore Carlo Bazzi (decorato con medaglia d’oro al VM per aver sgominato un pesante contrattacco nemico) nei giorni 11-15 marzo del 1916, seppe conquistarsi un’altra onorificenza di bronzo ed il grado di colonnello del suo stesso reggimento per aver saputo adattarsi e gestire la terribile guerra di trincea, sempre condividendo  alla pari con i suoi soldati il pericolo della morte sotto il tiro incrociato e di sbarramento delle armi pesanti, nonché fronteggiare il primo impiego austriaco dei gas asfissianti e l’uso delle mazze ferrate per finire i feriti. (La motivazione spiega : “comandante di un reggimento di fanteria diresse con perizia e valore le varie operazioni per opporsi ai contrattacchi nemici e per riconquistare un fortino perduto. Nella notte successiva tra l’infuriare dell’artiglieria, delle bombe e della fucileria avversarie seppe infondere col suo contegno  calma e coraggio nei solati affaticati da quattro giorni di lotta, tenendoli saldi sulla posizione. – Bosco Cappuccio 11-15 marzo 1916”)

Superata l’offensiva austriaca sul Trentino e dopo le gloriose giornate di Gorizia, sul Carso si combatté il 17 sett.1916 la VII battaglia dell’Isonzo;  si trovò a dover avanzare oltre le più valide cime già conquistate, onde poter meglio difendere Gorizia e mirare a raggiungere Trieste. Sulle doline dopo cannoneggiamento, iniziò l’attacco da Devetachi, lungo la linea Oppachiasella-Castagnevizza. Ovviamente il nemico controbatté con fuoco serrato e micidiale; lo scontro fu per conquistare e difendere  poche decine di metri: palmo a palmo. Infine dopo un furioso assalto alla testa dei suoi soldati ebbe ragione dei continui rincalzi di cui godevano gli austriaci dalla vicina Loquizza e si portò sulla nuova linea preventivamente mirata ed appena conquistata; ma qui pervenuto si accorse che il nemico stava allestendo una nuova linea d’attacco, che occorreva prevenire. Così dopo aver consolidato la posizione conquistata, in piedi alto su tutti -mentre indicava ai suoi rincalzi che affluivano la direzione da seguire ed i compiti da eseguire-, fu colpito al petto da una pallottola che gli lasciò solo il tempo di dire poche ma patriottiche parole; meritando così la medaglia d’oro al V.M. (cronologicamente 11° tra i liguri onorati di tale riconoscimento).

Nella motivazione alla medaglia, si legge “ Preparato con vigile cura e materialmente il suo reggimento, pieno di fede nella vittoria, alla testa delle prime schiere, lanciava violentemente due suoi battaglioni all’assalto di una solida posizione nemica. Sulla trincea occupata, fieramente eretto sui più avanzati approcci, incitava e dirigeva l’affluire dei rincalzi noncurante dei proiettili e delle bombe che numerose gli scoppiavano attorno, dicendo essere quello il suo posto per dividere il pericolo dei suoi soldati. Colpito mortalmente al petto da un proiettile di mitragliatrice, agli ufficiali accorsi che tentavano celargli la gravità del suo stato, fieramente rispondeva: «io muoio , ma la vittoria è nostra ! viva l’ Italia !»

   La sua salma, una delle tante, fu tumulata a Redipuglia nel cimitero degli Invitti della III armata (dietro l’Ara votiva, a destra per chi entra, all’inizio del primo girone c’è un cippo formato da un grosso proiettile di bombarda esploso, e vicino alcune pietre: su una di esse è scritto “colonnello Stennio cav. Achille Decor.Med.Oro“. Facile non accorgersi di essa, nell’immenso numero di cimeli, di tombe, di nomi e decorazioni). 

   Numerosi suoi ricordi, sono all’Istituto Mazziniano.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda  4323

-A.sconosciuto-Storia del trasporto pubb. a Ge.-Sagep.80-pag. 152.236.250  

-AA.VV.-Annuario.guida archidiocesi—ed./94-pag.447—ed./02-pag.484

-AA.VV.-Archivio storico AMT-inventario 1873-1965-Bonati &S.

-Genova, ”La grande Genova”-Rivista comunale  del  **/24.649  +  11/29.649  +  12/34.1027ritratto +  1/37.25 foto

-Il SecoloXIX quotidiano del 25.8.04

-Lamponi M.-Sampierdarena- LibroPiù.2002- pag.162

-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto b.erio.1900-pag.18

-Pagano/40-pag. 416; /1961-pag. 401.598

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.1748

-Poleggi E. &C.-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.33

 

-non citato su Enciclopedia Motta

-“     “      “    Enciclopedia Sonzogno