SPEZIA                                         via La Spezia

 

 

TARGA:  2 – 2866 - via – La  Spezia

                                                                                                           

angolo con via A.Cantore                                             

 

QUARTIERE ANTICO:  Mercato

 da MVinzoni, 1757. In fucsia salita SRosa; celeste villa Doria-Franzoniane e salita sBarborino; giallo, villa Imperiale la Bellezza. In verde ipotetico tracciato di via La Spezia

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2863 (non conforme con la targa)

 

da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   32840

UNITÀ URBANISTICA: 27 - BELVEDERE

 da Google Earth 2007. In celeste salita sBarborino; fucsia corso OScassi; verde via La Spezia

 

 

CAP:   16149

PARROCCHIA :  (civ. 1 e 2)=sM.della Cella – (il resto)=Cristo Re 

STRUTTURA:   da via A.Cantore a corso F.Magellano

   La strada percorre solo un tratto di una ripidissima valletta secondaria della pendici del colle di Promontorio: quest’ultima, dopo un breve tratto semipianeggiante in origine si impennava bruscamente verso l’alto, da cui in senso inverso scende un rio,  anonimo nella topografia generale, che si scarica a mare ancor oggi con tragitto sotto terra lungo via Gioberti.

   Tutto l’appezzamento, dalla attuale via N.Daste,  oltrepassando la strada soprastante di c.so Magellano fino a raggiungere l’apice del colle, era proprietà dei Pallavicini.

   Nel 1936 avvenne una trattativa con gli eredi della famiglia Pallavicini da parte del dopolavoro Ansaldo. La spesa prevista di 350mila lire aveva  il fine programmato di costruirvi un complesso sportivo  ristrutturando un palazzo esistente chiamato “Smith”, sconosciuto; attorno sarebbe stata riattata una grossa vasca soprastante, e sarebbero sorti campi da tennis e bocce. La trattativa fallì, così prima che subentrasse la guerra, tutto fu acquistato da una impresa  che solo a fine guerra iniziò a lottizzare i terreni.

   L’erta valletta, quando in alto a metà fu tagliato il  corso Magellano, fu come bloccata a guisa di diga dal relativo muraglione; resistette ancora qualche anno isolata e selvaggia, ma dal 1954 in poi fu invasa dal cemento che ovviamente ne radicalmente cambiò l’aspetto; nei 5-6mila mq esistenti sorse ad opera di numerose e diverse società una fungaia di case così addossate una all’altra da non lasciare spazio alla fantasia diversa dalla vile speculazione, anche in virtù del fatto che esisteva preciso un piano regolatore (si presume non quale poi applicato) tra cui l’obbligo di munire le case di garage o box per auto. Quando le varie cooperative ritirarono i propri mezzi ed attrezzature, rimase uno spiazzo di 60 mq a metà via  che fu proposto in donazione al Comune; questi accettò, purché fosse adibito ad aiuola alberata: nacque così quest’oasi di verde e vi furono messi a dimora 11 abeti.

 

anno 1978

   Prima dell’urbanizzazione, sotto la strada scorreva un corso d’acqua torrenziale anonimo; negli anni 1950 era ancora un rivo libero a cielo aperto che allora fu coperto e  rinforzato con cemento ai lati che già erano tenuti da muretto di pietre;  residua quindi un cunicolo a soffitto tendenzialmente piatto, alto da 1m fino a 1,60 percorribile per 50m circa fino ad un crollo in alto sotto il cui pietrisco filtrano dall’alto le acque provenienti da Promontorio ma che prima ancora dell’ultimo evento bellico erano dapprima fermate in un vascone collocato alla fine della strada ed alla base dello scoscendimento oggi contenuto da un alto muraglione. (vedi RioPromontorio e relazione del CSS, in classificatore rosso)

  Ora  è strada chiusa, seppur con  doppio senso del traffico veicolare;  quasi al sommo è bloccata alle auto, ma  collegata pedonalmente con il corso soprastante di Quota 40, attraverso due scalinate: una rettilinea ‘scalinata Magellano’ di 135 alti scalini abbastanza mozzafiato,  e quella meno impegnativa ma raggiungibile dopo altri 100 metri di ripida salita, che sbuca di fronte all’ascensore dell’Ospedale.

CIVICI

2007= NERI   = da 1 a 13

                          e da 2 a 14   (compreso 12A)

           ROSSI = da 1r a 85r (compresi 1ABCr, 7Ar, 9ABr, 19Ar, 43A→Er, 55Ar, 83ABr)

                                  e da 2r a 80r (compresi 14ABCDr, 26Ar, 68Ar, 76Ar)

 

   I numeri civici neri, arrivano sino al 13 e 14: un vantaggio è che gli appartamenti sono muniti di terrazzi ben esposti al sole  e godibili: qualcuno con più gusto ne ha fatto una serra, vincendo più volte il premio del poggiolo fiorito messo in bando dall’Assessorato del Turismo.

===i civv 1, 2, 4: furono trasferiti da via Cantore ove erano rispettivamente il 25,25A,27, all’atto della denominazione stradale. Il civ. 4 si dice eretto sulle fondamenta di una costruzione preesistente –forse la ‘casa Smith’-  demolita nel 1954; viene descritto anche che alla demolizione, fu trovata una galleria sotto il palazzo che lo connetteva alla salita S.Rosa:  ma presumibilmente era solo il cunicolo di interramento del rio, che presumibilmente fu fatto durante i lavori per l’apertura di via A.Cantore);

  

tratto iniziale da via A.Cantore                  civ. 1 – foto 2008

 civ. 2 – foto 2008

 

===i civv. 3 e 5 (viene descritto esserci stato un cunicolo sottostante e che la roccia fu spezzata a colpi di dinamite- vedi torrentello su descritto), 7 ed 8  furono eretti nel ’54;  il 10 nel 1955; 6, 9,13  nel 1957; il 12 e 14 furono assegnati a nuove aperture nel 1957 ; l’ 11 ed 11a nel 1960.

 

civ. 3

===Nel 1958 i condomini del civ. 1 e 3 di salita Inf. S. Rosa preferirono divenire 6a  di via La Spezia con scala sinistra e destra.

===civ.      r:  Il Cantinone un pub all’inglese, forse il primo a Genova. Aperto nel 1980, su due piani, attira i giovani che trovano momenti di vivace aggregazione.

===civ.      r : il marmista Nebbia; subentrato nel 1962 alle stalle degli spedizionieri Mottura e Fontana che con alcuni capannoni occupavano il terreno dove ora il civ.4 e 6. Il terreno fu comprato dal pescivendolo Carletto di via Ghiglione, convertito in imprenditore: creò una Coop per erigere i palazzi nella strada usando il negozio quale punto di agenzia.

===civ.7: inaugurata da Pietro Nenni nel 1953, c’era la sede della locale sezione del Partito Socialista Italiano (PSI), chiamata ‘circolo ricreativo Pietro Chiesa’e la sede redazionale del quotidiano “il Lavoro”. Oltre a punto di incontro per dibattiti e di riferimento politico di tutto il ponente cittadino, con ospite più volte Sandro Pertini,  venivano proposte attività anche ludiche : ballo (con due scuole chiamate ‘Primavera’ e ‘Lucchini’) e con tutti i ritmi (liscio, rock, latinoamericano, ecc); biliardo; ginnastica artistica (nel 1979 vi aveva sede lo ‘Sporting club’; contava duecento iscrizioni alla sezione ginnastica) e di mantenimento;  paninoteca  e giochi elettronici per i giovani. Il Circolo era arrivato a contare un congruo numero (circa mille) di iscritti.


tessera del 1991

   Il Circolo fu sfrattato nel 1997 da un istituto bancario, nuovo proprietario dei muri, e dovette abbandonare ogni attività dopo lo smembramento del partito in seguito ai fatti di tangentopoli.


 

 

   Nel 1999 divenne sede  della “A:G:D:G:A:D:O: Massoneria, grande Oriente d’Italia, Circoscrizione Ligure”.

La Massoneria, nacque come club prettamente maschile, in Inghilterra ove ancor oggi esiste la “Gran Loggia Unita d’Inghilterra” quale madre di tutte le diramazioni mondiali, diretta da un Gran Maestro dei Gran Maestri. Avvenne circa a metà del 1700: tra il 1747 e 1787 si aprirono le prime e più antiche associazioni (chiamate  “Compagnia della felicità”, e “la Compagnia della stella”, la “Fidelté”, l’ “Old british and ligurian lodge”,  e la “Saint Jean des vrai amis réunis”, nessuna sopravvissuta) prima di confluire in una ed unica più potente struttura..

Oggi in Italia è suddivisa in quattro Logge: Il “Grande Oriente d’Italia” (la più numerosa di iscritti che raggiungono poco meno di 20mila); la “Gran Loggia Nazionale d’ Italia” o ‘Loggia di piazza del Gesù’ che ne conta poco meno di 10mila; la “Gran Loggia regolare d’Italia” con circa 3mila iscritti, nata da una scissione dal Grande Oriente ed unica riconosciuta da Londra; la “Gran Loggia femminile d’Italia” con appena poco più di 150 iscritte.

Le Logge italiane nacquero tutte repubblicane, mazziniane-garibaldine,  quindi con un orientamento prevalentemente politico. Mezzo usato oggi è la valorizzazione degli ammessi (gli antichi ‘muratori’che tra loro si chiamano ‘fratelli’) tramite la dignità, la libertà, rispetto del singolo e della diversità individuale e sociale.

Cerimoniali da applicare nei templi, sono l’uso di vesti speciali (paramenti, grembiulini, fasce al collo con medaglioni, mantelli e spade, e così via) e di simboli (usati dal demiurgo di Platone per segnare l’inizio del mondo: compasso e figure geometriche –cerchi, quadrati,triangoli, ecc.). Motto è libertà, uguaglianza e fratellanza

Scopi prefissi sono l’autonomia (in epoca della religione di Stato, iniziò come ‘segreta’ con chiari  atteggiamenti anticattolici; oggi è preferito il termine ‘coperta’, o ‘riservatezza’) e la più completa  ‘trasparenza’ nei rapporti con le istituzioni e con i cittadini; in modo di essere eticamente attivi nella società, ricusando antiche e più recenti (gli episodi della P2 con Licio Gelli)  storture dell’operato. Infatti, più lo Stato è debole, maggiore possono essere le interferenze ed il ‘dominio occulto’ nelle transazioni economiche e finanziarie, con possibilità di devianze non volute dallo statuto.  

Personaggi di spicco, vengono citati  Wahington, Garibaldi, e – numerosi - da Cavallotti a Bixio, da Pertini a Cossiga. In genere, sono persone con alto inserimento sociale nell’economia, nella finanza, nelle foze armate, nei traffici marittimi, nel ‘business’ (molti degli iscritti sono professionisti o grossi imprenditori) al punto di essere sospetti di favorire il concetto di ‘reciproco protezionismo e favoritismo’ anche a scapito dell’equilibrio comune sociale (esempio, in Magistratura ed in un tentativo di golpe di un gruppo definito segreto, loggia P2).

Il grosso attrito esistente tra Massoneria e religione, ha portato anche a potersi celebrare matrimoni con rito massonico il quale completa –e quindi segue- quello civile non avendo valore legale, ma appunto esclude  quello religioso (senza altare ma con il motto soprastante, gli sposi ripetono il ‘si’ davanti al venerabile maestro senza più uso di cappucci –usati solo nei riti di iniziazione-, lui indossa un grembiule –bianco ornato di rosso – sotto una swciarpa azzurra, lei abiti civili normali; la torta ornata di squadra e compasso). Nei tempi recenti l’attrito su descritto si è notevolmente smorzato al punto di permettere l’affiliazione anche a soggetti che intendono vivere religiosamente; mentre il divieto viene ora limitato all’ateismo ed al fascismo. 

A Genova  esiste il Grande Oriente di palazzo Giustiniani, con 14 logge  (delle 35 in Liguria gestite da altrettanti ‘maestri venerabili’).

Nel 1999 vengono citati maestri: Cesare Cometto (presidente dei venerabili maestri liguri), Giacomo Aymar,  l’avv. Anania Giuseppe (maestro della più antica genovese risalendo al 1856), Mario Deli, Alberto Attolini, Luca Rossetti, Renato Resaz. Le 80 iscritte donne, rientrano nell’associazione solo parallelalmente perché nello statuto non è prevista la presenza femminile; a Genova esse fanno parte di un ‘capitolo’ chiamato Selene nel quale, la ‘worthy matron’è Pirra Elvia Bormida moglie di un maestro.

La nostra sampierdarenese – originariamente nata nel 1865 quale loggia operaia, retta dal maestro Alberto Attolini– rinasce come sede (proviente dalla centrale di via Fieschi) il 27 nov. 1999 divenendo una delle logge genovesi con circa 600 iscritti. Si chiama “rispettabile Loggia ‘La Verità Labor’ n. 95 all’Oriente”.

Due grosse targhe ai lati del portone segnalano che vi sono ospitati  “il Collegio dei maestri venerabili della Liguria” e che vengono accettati il “rito scozzese antico, di York’  ed ‘Ordes on the lastern star”.

L’arredamento della sede fu studiato dall’arch. Bruna Bassetti. In essa si conserva un libro d’oro contenente le ‘tavole’ e le ‘balaustre’ inviate da Garibaldi (quale Gran Maestro del Supremo Consiglio del Grande Oriente d’Italia, con sede a Palermo).

 

 

   A fianco della società di cui sopra, si apre una porta che da accesso a depositi del Monopolio

===10 int.19 abitava Roncagliolo Aldo Lorenzo, storico del Gazzettino, morto nel 2006 alla veneranda età novantenne e più. Figlio di Emilio (pioniere di ciclismo –con tessera dell’Unione Velocipedisti Italiani n°79 - e detentore del record di 17 km., in 30’, nel 1896, su pista in terra battuta e poi dirigente della categoria), in gioventù aveva praticato il Canotaggio nella Sampierdarenese (dai tempi della sede a levante dei bagni Italia, a SestriPonente; con conquista di numerosi titoli regionali ed uno anche nazionale nel 1974 al timone di una jole, assieme a Vespa, Casalini, Fornaciari, Scotto) quale timoniere, divenendo poi dirigente ed insegnante della disciplina. Andato in pensione si era dato ad acculturarsi sulla storia genovese e sull’arte divenendo un esperto riconosciuto.

===il 12A fu assegnato nel 1977 ad una porta secondaria del civ. uguale di corso Magellano. Dal 2005 ospita l’assoc. culturale Azzurra che ha scopo di proseguire l’attività radiofonica di Radio Azzurra 88 rete Liguria in atto dal 1988 con propositi di intrattenimento, informazioni, canzoni. Proseguendo con l’attuale assc. si propongono anche recital di poesie (e narrativa), mostre di arti figurative, e trasmissioni radio.

===58r ospita il Camper Club Liguria (tel.o1o.463261) e la Federazione Italiana Escursionismo (FIE tel.010.414194, espone una bacheca di programmi in via Cantore presso il civ.48).

===ospitò per molti anni il GEAM (gruppo escursionistico amici della montagna); il settore sci club sampierdarenese, ottenne buoni piazzamenti in gare regionali della FIE. Alla fine del 1976 cambiarono la sede sociale.

 

STORIA:   Questo nome stradale fu deliberato dal Consiglio comunale il 16 mar.1954 (il n° di immatricolazione è quello subito successivo a P.za V.Veneto).

 

DEDICATA:    al capoluogo provinciale ligure, 90 km a levante da Genova,  sorta in fondo ad un golfo profondo 10 km., difeso  alle spalle da alti monti.          Comprende  32 comuni, conta circa 115mila abitanti.

   La sua storia è difficile racchiudere in poche righe.

   Comincia col nome: fin dall’antichità medievale, il centro veniva chiamato “dela speza”; con “speza” preceduto dall’ articolo “la”.

Quando francesi prima, ma sopratutto piemontesi dopo, costruirono l’arsenale, tutto il centro attorno ad esso lo chiamarono semplicemente Spezia. I cittadini, nel 1926 fecero ricorso ed il 2 ottobre 1930 il re decretò per legge che  - sia per tradizione storica che per l’uso locale - da allora il nome della città sarebbe stato “la  Spezia”. La scelta favorì l’equivoco della “la” minuscolo, come vuole la grammatica italiana per un articolo semplice e declinabile; e non “La” facente parte del nome e quindi non più articolo e quindi indeclinabile.  Nel 1996 il consiglio comunale ha posto nel suo statuto la forma originale, che vuole “la” come semplice articolo e quindi definendo che il nome della città è Spezia.

   L’origine della città conta tre ipotesi: si fa dipendere dagli abitanti di Vesigna (paese posto sulla parte alta del golfo) che scesero al mare nella località Poggio per favorire il commercio, e tra esso presumibilmente più ricchi quelli delle spezie d’oriente (da cui: spetie,spezie,spezia); oppure ai fuggiaschi di Luni che diedero -al posto di raccolta - il nome di “hospitia”; oppure dall’estendersi di un primitivo villaggio, chiamato Bagno Antico e riferito all’antro delle ninfe descritto da Virgilio.

   La zona era già abitata in forma evoluta dai liguri apuani nell’età del bronzo e del ferro; nel III secolo aC si allearono con i Cartaginesi contro Roma perdendo il conflitto; i soldati romani ne invasero il territorio e fondarono nell’interno in posizione strategica (177 aC) la città di Luni. Essa diventò centro dell’Italia Marittima bizantina e poi longobarda. Ma sotto i normanni, fu depredata e saccheggiata  scomparendo in decadenza.

   In contrapposto, sul mare e solo nel secolo XII in epoca feudale, fu rivalutato l’antico borgo limitandolo da una cinta muraria e mantenendolo autonomo (fino al XIV secolo) con ampi territori estesi a levante sotto il governo dei Malaspina confinanti a ponente con i Fieschi, conti di Lavagna.

   Le mire espansionistiche di Genova (ma anche di Firenze e Milano) orientate ad occupare la Lunigiana fino al passo della Cisa per poter controllare la via di transito verso l’Emilia e Padania, riuscirono ad indebolire i due feudatari che umiliati ed irati dovettero vendere il potere - prima uno, i Fieschi (1276); poi l’altro (ne  fa fede Dante Alighieri, ospite dei Malaspina e portavoce dell’astio verso i genovesi), alla Repubblica genovese.

   Da allora la cittadina portuale seguì le sorti della Repubblica, anche se sempre alla ricerca di una propria identità ed autonomia. Già  aveva un proprio podestà nominato da Simon Boccanegra (1343); forti mura col castello di san Giorgio  (del XIV e XVII secolo); un tribunale; ed un vicariato con il duomo (1409, sulle fondamenta di una duecentesca chiesa).               

 

   Nel 1506, ebbe un primo governo popolare gestito dalla famiglia Biassa (nobile - ricca - rappresentata da arditi navigatori).

   Riuscì a conservare la propria integrità, anche se spesso coinvolta in lotte vitali: ricordiamo  dapprima con la vicina Carpena (dapprima  dipendente dai loro signori; poi  ne furono vincitori nel 1412, radendo la nemica al suolo), poi con gli Sforza (1464: le truppe viscontee la saccheggiarono); con i pirati saraceni; e con gli austriaci: del gentile Botta Adorno nel 1746;  fu saccheggiata dagli austro-russi nel 1799 mentre erano in assedio di Massena;  e da loro ancora  occupata dopo la sconfitta napoleonica del 1814 nel fronte russo.

   Solo nel 1797, governante a Genova la Repubblica Ligure, venne proclamata ‘capoluogo’ del distretto del golfo di Venere.

   Dopo Marengo,  Napoleone volle crearvi un porto militare: iniziarono i lavori per la costruzione di un poderoso arsenale (furono aperte solo una  strada litoranea e le basi del forte sul monte Castellana

   Al congresso di Vienna (1815), la Spezia, la val di Vara e Sarzana furono riconosciute al Piemonte (la val di Magra e Pontremoli passarono al granducato di Toscana). 

   Durante il regno sabaudo, l’opera napoleonica fu  proseguita dal Cavour (tramite progetti del gen. Chiodo) e nel 1857  si decise trasferirvi l’Arsenale. Così che - quando nel 1860 l’Italia fu unita, e l’opera  conclusa  con l’approvazione di una legge il 28 luglio 1861- la Spezia  divenne il primo porto militare italiano. Questo fu il primo importante avvenimento nella storia economica della città, da cui essa trasse fondamentale impulso per la crescita, da divenire per importanza, la seconda città della regione.

   Solo dal 1923 è provincia a se stante.

   Ricca di monumenti, di edifici e di opere d’arte di grande interesse  risalenti fino al XIV secolo, ha ricevuto di  recente una donazione da parte dell’ing Amedeo Lia, che ha arricchito la città di un museo d’arte (autentico tesoro di misura internazionale, assieme a quelli donati da G.Cozzani e E.Capellini).

   La vocazione turistica di molti suoi comuni rivieraschi, ne fanno una delle province di richiamo e riconoscimento più interessanti d’Italia.

 

BIBLIOGRAFIA

-ACI-Guida turistica e cartografica delle provincie...-vol.I-1980-pag.108

-Archivio Storico Comunale -  Toponomastica , scheda 2348

-AA.VV.-annuario guida archidiocesi-anno/94-pag.413;  /2002-pag.450

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno  

-Gazzettino Sampierdarenese: 2/74.14  +  9/75.13  +  8/76.12  +  4/78.5  +   6/79.12  +  9/86.2  +  2/89.9   +  8/89.4  +  8/92.9  +   7/97.15

-Il Secolo XIX : 22.3.04 + 12.01.96

-Lamponi M.- Sampierdarena- Libro Più.2002- pag.186

-LaRepubblica –quotidiano- 27.11.07 pag.34

-Ogliari&Sapi-Signori, in vettura. Liguria-Ed.Autori.1965-pag.52

-Pagano/1961-pag. 443.597

-Pastorino&Vigliero-Dizion. delle strade di Genova-Tolozzi 1985-pag 961

-Poleggi E &C-Atlante di Genova-Marsilio 1995- tav. 34.35