SCANZI                                   vico Giovanni Scanzi

 

TARGHE:

vico - Giovanni Scanzi – scultore – 1840-1915 – già vico G. Giusti.

                                                       

 

angolo con via C.Rolando

 

 

angolo con via A.Stennio

 

 

QUARTIERE MEDIEVALE: san Martino

da MVinzoni, 1757. In giallo il tracciato di via AStennio; celeste di via CRota; verde ipotetico di vico GScanzi nel terreno del mag.co Tomaso Spinola.

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2848,    CATEGORIA 3 (dice:  via)

                  da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   56960

UNITÀ URBANISTICA: 25 - SAN GAETANO

                                          26 - SAMPIERDARENA

  da Google Earth 2007

CAP:   16151

PARROCCHIA:  s.Giovanni Bosco

STRUTTURA:   Collega via C. Rolando con via A. Stennio.

Nessun cartello proibisce il transito veicolare che però può essere effettuato solo da motocicli causa la strettezza e l’angolo retto che compie e che non è descritto nella cartina del Pagano (vedi poco sopra).

È strada privata, ancora pavimentata a grossi tasselli di pietra.

Nel nov.03 compare nell’elenco delle ‘vie private di interesse pubblico’ e quindi programmate a divenire municipali con passaggio gratuito per avere in cambio manutenzione e sevizi vari quali spazzatura, asfaltatura, illuminazione, fognature, ecc.

 

STORIA: Negli anni subito dopo il 1910 appare già intestato “vico Giuseppe Giusti“ (e presumibilmente tale era già agli inizi del 1900; ed ancora così restava  nel 1933 quando collegava via A.Saffi con via Montebello, ed era di 5 ª categoria e con civici sino a 2 e 3). 

   Finì per essere intitolato nel 1935 allo scultore, deciso con delibera del Podestà il 19 agosto di quell’anno (da via E.Mazzucco (via C.Rolando) a via A.Stennio).

 

CIVICI

2007-UU25=NERI = da 1 a 3                                       e   2

                     ROSSI= da 3r a 17r (mancano 1r, 9r)      da 2r a 12r  

          UU26=NERI = nessuno

                     ROSSI=                                                  6r e 8r

 

Nel Pagano/40 la via è “da via E.Mazzucco a via A.Stennio. Nei nn. neri privati (levatrice e pianoforti) e nei rossi: 3r off.mecc.; 5r carbone; 6r ottoniere; 13r «Pia» s.a.prod.idrofili.

Nel 1960 si rilevano: 3r=manifattura ceramiche Genovesi; 4r=lav.metalli; 5r=tipografo.

 

DEDICATA allo scultore genovese nato il 30 feb.1840 da Antonio (modesto carovana del porto) e da Caterina Gherardi.

Iniziato al lavoro come “garzonetto” nello studio  di Santo Varni (1852), questi lo giudicò di possibile talento e lo indirizzò all’Accademia Ligustica dove lui stesso insegnava l’arte della scultura. Qui il ragazzo riuscì ad esprimere le sue ottime qualità, tanto da vincere (1863, assieme al Monteverde) il premio “pensione Marcello Durazzo” consistente in un soggiorno-scuola di perfezionamento a Roma, per quattro anni .

Effettivamente nella capitale affinò il suo bagaglio tecnico, producendo due opere inviate a Genova per far giudicare il grado di apprendimento      -ora disperse-, di un “satiro che scherza con una capra” ed il “rapimento di Elena” giudicate di alta qualità e che furono esposte alla Promotrice genovese nel 1866.              Rientrato (1868) a Genova, aprì lo studio nel palazzo Fieschi in  Santa Maria in Via Lata, dove diede inizio ad una intensa attività artistica con committenza sia locale che straniera (specie in sud America ed in Germania), realizzando innumerevoli opere.

Partecipò negli anni 1870-80 a quel periodo artistico che viene chiamato “realismo-verismo borghese” esprimendosi (antesignani della fotografia) in una forma puntigliosa del particolare (merletti, trine, gioielli, lacrime, mani callose o lisce, ghette, bombette e cappelli accartocciati dalla tensione; nonché simboli come caducei, fucili, onorificenze, ancore, e tutto quello che corrispondeva all’educazione del tempo legata soprattutto ai drammi -sia teatrali che musicali-). Sempre più richieste, soprattutto per i cimiteri (ove si voleva esprimere il simbolo della conquistata opulenza e dove la crescente nuova borghesia  voleva lasciare una traccia visibile della acquisita posizione sociale)  le pose atte a far comprendere le emozioni ed i sentimenti (addii strazianti, mani nelle mani ) e la ricerca della somiglianza fisica riproponendo l’espressione come si era da vivi (per i cimiteri, era da ricercare con l’indagine e la descrizione orale dei congiunti).

Nell’evoluzione artistica, questa moda fece da giunto di passaggio alla forma simbolista, che poi aprì la porta la gusto Liberty (1900-1920).

Tra le produzioni funerarie (oltre 50 a Staglieno), vengono ricordate in particolare la tomba Casella (1877: fu la prima; vi raffigurò il volo dell’angelo della resurrezione); poi, la tomba Carrena Ada, 1880-Staglieno, ove -si descrive- sia riuscito nella piccola, deliziosa e commovente scultura della giovane a divinizzare il dolore; la tomba commissionata per Piaggio Erasmo, 1885-Staglieno, opera grandiosa, dove l’arte si è elevata alla più alta dignità monumentale; la figura femminile della tomba Raggio,1885-Staglieno  supera ogni possibilità di lode e meraviglia per l’espressione attonita ed impietrita dal dolore;  Carpaneto, 1886-Staglieno, ove l’angelo ammaina le vele ad un vascello, simbolo della vita giunta all’approdo;   e la tomba T.Ghiglino  (1890), ove seppe esprimere una fondamentale verità cristiana che è l’ascesa dell’anima al Paradiso: figure femminili con vesti mosse dall’aria e librate in alto contornate da angeli  favorirono composizioni di sicuro effetto.

Altre opere le ritroviamo nella chiesa dell’Immacolata Concezione di via Assarotti: sulla facciata (un san Giorgio; l’opera fu replicata per essere collocata a Staglieno sulla tomba di famiglia dello scultore), sull’altare  destro (un san Giuseppe, ed un Davide con Abramo),  sulla cupola (la Vergine) .  All’ Acquasola il busto di Martin Piaggio; nella chiesa del sacro Cuore in Carignano ( un sant’Antonio –nell’ ’interno della chiesa- ed un Redentore -grande statua in bronzo dorato che sovrasta sulla facciata la porta centrale-);  nel palazzo dell’Università, il ritratto in bronzo di Andrea Podestà  del 1908, ed un busto di Nino Bixio;  alla Berio, la patetica figurina dell’orfanella; a Tursi la statua in bronzo di Giuseppina Tollot,  munifica concittadina; all’Albergo dei Poveri il ritratto di G.Polleri, facoltoso e  benefico concittadino; nell’ex-ospedale Pammatone, la statua del gesuita B.Centurione; in villetta Di Negro il busto di G.C.Abba , lo storico dei Mille; al  ex-circolo Filologico il ritratto di G.Leopardi; al ponte dei Mille lda dove salparono i due piroscafi del Rubattino che favorirono l’impresa garibaldina: è una colonna rostrata con all’apice la stella della libertà,  eretta nel 1910 a ricordo del 50enario, quando l’artista aveva 70 anni; nella galleria d’arte Moderna di Nervi, una scultura di fanciulla.

Fu nominato cavaliere ufficiale della Corona; professore emerito dell’Accademia di san Luca in Roma; insegnante di scultura nell’ Accademia Ligustica di Belle Arti (1879-92) dove coltivò importanti discepoli come Brizzolara Luigi, Orengo Luigi, Merello Rubaldo; accademico di merito e promotore (consigliere di amministrazione) dell’Accademia genovese; consigliere comunale. Questi titoli dimostrano che lo scultore era divenuto protagonista  dell’evoluzione artistica alla fine del XIX secolo.

Morì a Genova il 21 apr.1915, legando con testamento olografo datato 25 dicembre 1914 il suo cospicuo patrimonio (nonché moltissimi modelli delle sue opere) all’Accademia stessa, perché con parte della rendita premiasse per pubblico concorso i più promettenti scultori, per opere da collocarsi in edifici pubblici (in caso di concorso nullo, la somma sarà devoluta all’Albergo dei Poveri). Gli allievi lo ricordarono con una targa opera di Orengo Luigi,  posta nell’Accademia, adorna di sculture degli allievi

E’ sepolto a Staglieno, nel porticato inferiore a ponente.

Nel maggio 2005 il Museo dell’Accademia Ligustica ha esposto sei terracotte ritrovate nei depositi del museo ed attribuite all’artista  (sono quattro visi femminili -destinati a monumenti funerari- ed un busto in gesso dell’avvocato-benefattore Giacomo Borgonovo; nonché un bronzo della Madonna col Bambino benedicente -detta delle Vigne- (ne esistono altre ‘copie’ dell’originale  prodotta dagli Orsolino –Tomaso e Giovanni- nel 1616; un’altra in argento rappresentò il dono dei fedeli alla Chiesa per l’insediamento di papa Benedetto XV nel 1914).

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale di palazzo Ducale

-Archivio Storico Comunale -  Toponomastica, scheda n° 4097

-AA.VV.-Annuario guida archidiocesi-ed.1994-pag.445; ed.2002-pag.481

-AA.VV.-Scultura a Genova e in Liguria-Carige-vol.II-pag.521 foto    

-Grasso-Pellicci : Staglieno-Sagep-pag 31.54foto.59foto97foto.144foto.146foto

-Genova rivista municipale dell’ott/37.41  +  ott/40.25

-Il Secolo XIX del 25.11.03 + 23.08.04 + 21.5.05 + 30.10.05 +

-Lamponi M.-Sampierdarena- Libro Più.2002- pag.161

-Museo S.Agostino-archivio uff. toponomastica

-Pagano –ed./1933-pag.246; /40-pag.405; ed./61-pag.384

-Pastorino Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi 1985-pag.1672

-Poleggi E. &C-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.33

 

--non citato su Enciclopedia Motta

--“      “       “    “                  Sonzogno

--“      “       “  P. Novella.