SCANIGLIA via Angelo Scaniglia
TARGHE:
via - Angelo Scaniglia – architetto sampierdarenese – sec.XVIII-XIX
San Pier d’Arena – via – Angelo Scaniglia – architetto sampierdarenese – sec. XVIII
QUARTIERE MEDIEVALE: Mercato
da MVinzoni, 1757. In rosso la zona Mercato con via NDaste; giallo via CRolando.
N° IMMATRICOLAZIONE: 2847 CATEGORIA: 2
da Pagano/1961
CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°: 56940
UNITÀ URBANISTICA: 25 – SAN GAETANO
26 - SAMPIERDARENA
da Google Earth, 2007
CAP: 16151
PARROCCHIA: s.Giovanni Bosco
STRUTTURA: la numerazione aumenta da via C.Rolando a via P.Reti.
La targa presso via P.Reti, che nel 2007 è in plastica, prima era di marmo e portava in basso-sinistra la scritta “già via C.Battisti”.
La strada è l’esempio pratico – come alcuni tratti di via N.Daste - di come era la strada, in epoca antecedente all’allargamento delle altre vie sulla direttiva verso il ponte: è stretta quanto una carrettabile; oggi consente una fila di auto in sosta ed una contenuta carreggiata, quaasi senza marciapiedi.
Senso unico viario, con due marciapiedi dei quali, quello a mare, assai stretto ed incompleto.
È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera.
CIVICI
2007=UU25- NERI = da 1 a 11
ROSSI= da 1r a 45r (compreso 21ABCr)
UU26=NERI = da 2 a 4
ROSSI= da 2r a 12r (compresi 2Ar, 4Ar, 10ABCDEr)
===Nel Pagano/40 “da via Martiri Fasc. a v. E.Mazzucco”.
Civv. neri= 2 abit avv. carpaneto M.; 9 levatrice. Rossi= 3 parrucch.; 4 carbone; 5 tintoria- lavanderia genovese; 8 ripar. calzat.; 10 tipografia Montaldo; 13 Dispensario neuropsichiatrico; 17 salum.; 27 panif.; 33b osteria; 37 fruttiv; 45 parrucch.
===Nel tratto iniziale, subito dopo la guerra del 1945, vengono ricordati quasi di fronte uno all’altro, a lato mare un carbonaio (vendita anche di ghiaccio e selz); lato mont
===Nel Pagano/1950 sono citati: 31-33r=l’osteria di Ivaldi Iolanda; nessun bar né trattoria.
===Nel Pagano/61: 11nero/interno1=albergo Stazione; 4r=carbonaio; 5r=fruttivendolo; 8-10r=tipografia; 11r=«Bruna» olio; 17r=residuati minerari; 21r=merceria; 22-27r=panificio; 31-33r=osteria;37r=fruttivendolo; 43r=calzolaio; 45r=parrucchiere.
===civ.1 portone stretto, che dà immediatamente adito ad una ripida e stretta scala; solo in cima ad essa si entra nell’androne, con vuoto interno, scale e pianerottoli con ringhiera.
===civ. 2r il retro detta trattoria Torre del Mangia di piazza Montano.
===civ. 2A il portone rientra nelle stranezze adottate nel rifacimento di questa villa: infatti corrisponderebbe all’ingresso di una stretta colonna che appare intermezza – e quindi estranea all’edificio antico - tra la villa ed il palazzo a ponente, e che fu anche sopraelevata rispetto la villa stessa per arrivare all’altezza del palazzo, pur conservando una forma autonoma.
In realtà è la scala di accesso ai piani superiori della villa, svincolati così dall’ingresso principale della piazza retrostante. Superato il portone infatti, lo spazio è adibito solo ad una scala che supera il piano nobile della villa e dà accesso a degli appartamenti privati (essendo stati venduti dai proprietari della villa) posti sopra di esso (quindi, vani che hanno le finestre sia sulla piazza – sotto il cornicione e sopra quelle del piano nobile prospicienti il terrazzo – e sia quelle in via Scaniglia, del secondo piano). Detti appartamenti sono affrescati con semplici disegni chiaramente di stile postliberty.
Un appartamento, che ha acquisito diritto alla torre sovrastante, nella ex scala per accedere a quest’ultima ha fatto installare un ascensore che dalla porticina lo porta direttamente in casa, Un altro appartamento privato ha due caratteristiche: uno di questi vani, che ha finestra sulla piazza, essendo sopra la cupola del salone, per accedervi occorre salire cinque o sei scalini, ed altrettanti scenderne (a tenaglia) per poter aprire -in uno stretto spazio- la finestra che. come detto, prospetta su piazza Montano; e sia che anche questo vano, ovviamente più basso degli altri, trae altezza da una sua piccola cupola decorata con eguali disegno liberty e come visibile ↓ dal sottotetto (i cui assi appaiono anneriti, ma per fortuna non intaccati, dal fumo di un incendio).
la facciata della villa ha - al piano nobile- una sola finestra per un unico vano che prospetta sulla strada, essendo la facciata occupata dalle pareti del salone. Le finestre superiori sono di vani accessibili attraverso il portone 2A.
===civ. 4 Il palazzo ha il portone su questa via, ma è più ‘noto’ per la facciata di retro che fa palizzata su piazza N.Montano (sulla quale non ha entrata), interposta tra il civico 2 di quella piazza (in angolo a ponente) e 4 (la villa Carpaneto).
Vincenzo Crovo racconta Durante l’ultimo conflitto mondiale, con l’incoscienza e con quel po di perversione tipica dell’eta’, dopo ogni incursione nemica noi ragazzini, raggruppati a frotte (o a bande), accorrevamo a vedere i disastri (o le macerie come taluni le definivano).
Se poi si aveva notizia che fra le macerie c’era addirittura un ordigno inesploso, il nostro senso di avventura e di coraggio (da raccontare ai coetanei) valeva almeno il doppio. Peraltro c’e’ anche da rimarcare che, ogni ordigno inesploso disinnescato (ma senza eccessiva premura), talvolta rimaneva in sito anche per parecchio tempo perche, nel clima di propaganda dell’epoca, doveva essere la dimostrazione pratica delle lacunose tecnologie nemiche. In tale contesto, quando a scuola lunedi’ 10 febbraio 1941, ossia il giorno dopo del tragico bombardamento navale di Genova, si sparse la notizia che un proiettile di grosso calibro inesploso era visibile proprio a Sanpierdarena, ci organizzammo ed al termine delle lezioni andammo di corsa ed eccitati a vedere quell’ordigno calibro 381 che aveva forato da parte a parte il “caseggiato di fronte alla Stazione Ferroviaria” e, fuoriuscito sulla via retrostante, era poi rotolato sulla strada fino quasi all’angolo dell’attuale via Rolando. Il caseggiato fu ovviamente ripristinato, tuttavia ancora oggi a distanza di tanti anni, chi osserva con attenzione il prospetto, lato Stazione Ferroviaria, puo’ distinguere con chiarezza una differenza di “bugnatura” nell’intonaco, in una porzione quasi circolare (come peraltro era il foro) fra la seconda e la terza finestra all’altezza del penultimo piano.
.Successivamente, ormai adulto, seppi anche che (forse) quell'ordigno per artiglerie navali era stato costruito dalle Officine Ansaldo di Sestri Ponente e venduto dal Governo Italiano, nel 1.939, nel contesto di una importante partita di materiale bellico del valore complessivo di cinque miliardi di lire (sic !!!) Vincenzo Crovo
===civ. 5 ha, sotto il cornicione, vaghi segni di colore che fanno presumere una antica decorazione ormai svanita.
===civ. 7 è più basso degli altri (tre piani) ed ha una fila verticale di finte finestre-persiane
civ.5 civ.7
===civ. 9 di sei piani (ultimo sopraelevato)
===civ. 21r = nel 2009 sede della libreria “il Libraccio” già presente anche in via CRota. Negli anni ’80 ospitava la ditta Daroda Augusto snc di ingrosso maglierie e mercerie.
===civ. 11 conserva sulla facciata, sottostante il cornicione e lungo la facciata, dei vaghi segni policromi, intervallati da rettangoli rossastri.
foto da collezione di Gaggino Edilio __________________________________________________________
Commercialmente, nel 2003 vi si aprono a mare una pizzeria; box privati con saracinesche chiuse e maltenute, come inutilizzate; alcuni vani del negozio ex-tessuti plastici aperto in via P.Reti fino al 2010 (dal 2008 una parte del negozio che fa angolo con via P.Reti, vende motocicli). A monte un frutta e verdura; numerosi box privati esteriormente mal tenuti.
===civ. 11 nel 1950 si apriva l’Albergo Stazione, in realtà locanda con alloggio, allora di Traverso Maria ved. Parodi
===6r nel 1950 c’era una distilleria di Campodonico & Ceccarini F.R.A.S.
STORIA: A giudicare dalla irregolarità della facciata posteriore della villa Centurione-Carpaneto, che segna l’inizio della strada, non potendo essere stata la strada a condizionare l’architetto, né le volontà del commissionario che aveva a disposizione terreno enorme per erigere una casa, l’ipotesi più corretta è che essa sia stata eretta sulle fondamenta di una precedente costruzione tre-quattrocentesca, che sorgeva nell’angolo stradale fatto dalla crosa dei Buoi e la via al Ponte.
Come si vede nella carta del Vinzoni del 1757, dall’inizio della nascita del borgo sino a quella data, questo tracciato è rimasto invariato. Millenaria quindi questa prosecuzione -allora anonima, verso il ponente- della via principale del borgo che allora attraversava nel centro il villaggio; in particolare posta al confine del quartiere detto “Mercato“, quale ramo della biforcazione che finiva al ponte di Cornigliano.
Non sappiamo quando, ma si presume per scelta popolare e forse a fine 1800, ebbe il primo nome ufficiale di strada San Cristoforo (vedi) simbolico forse, visto che portava al torrente e che -per quella via- si intraprendevano anche i viaggi fuori dell’abitato.
Nel 1850 fu tranciata dal viadotto ferroviario e dalla conseguente via PReti; pur conservando sino al torrente e sino a dopo il 1916 il nome ad intero di – via s.Cristoforo -. In quest’ultima data morì Cesare Battisti, suscitando scalpore ed indignazione, infiammando gli animi e determinando una scelta della Giunta locale con il cambiare nome alla strada, dandole quella del martire trentino (vedi).
Nel frattempo, il nome dell’architetto era già stato usato dalla Giunta locale: quando nel 1927 il Comune di Genova - neoformatosi con l’unificazione delle contrade limitrofe nella Grande Genova - pubblicò l’elenco delle strade facenti parte della città, lasciò questa titolazione –perché non doppione- ad un ‘vico’, di 5ª categoria, posizionato trasversale a via della Cella nella sua porzione superiore, ed era un assai breve tratto di strada, oggi anonimo.
Solo quando il Podestà, con delibera del 19 agosto 1935 firmò la eliminazione in San Pier d’Arena della titolazione via Cesare Battisti perché doppione con quella di Albaro, fu deciso il trasferimento del nome dell’architetto, dal vicolo a questa via –decisamente più importante e consona- che porta al Ponte di Cornigliano. In contemporanea lo stesso decideva il frazionamento delle titolazioni. Quindi, a questa data, la limitazione al solo primo tratto della lunga ed antichissima strada che portava al ponte: dai dati comunali, iniziava da via E.Mazzucco (via C.Rolando) ed arrivava a via Milite Ignoto (via P.Reti). Proseguiva verso il torrente chiamandosi via E.Degola (fino alla Crociera) e via Monte Corno (via R.Pieragostini) fino al Ponte.
DEDICATA all’architetto sampierdarenese, il cui nome completo è Angelo Maria.
La Famiglia = Cresciuto in una famiglia di architetti e costruttori (il padre forse era residente ove ora è piazza Modena).
Il nome è originario di Rapallo, e risale negli archivi al 1200. Poco dopo il 1528 lo troviamo nel Libro d’Oro dei nobili.
Si ricordano :
=un primo Paolo Francesco, che nel 1550-80 risulta costruttore di opere pubbliche e di fortificazione in Gavi
=Un altro nobile Paolo Francesco che lavorò alla parrocchiale e campanile di Sestri P..
=Tra loro fratelli Giacomo e Michele, che furono nel 1631 tra gli appaltatori delle nuove mura di difesa di Genova, nel tratto tra Granarolo e Peralto.
=Stefano -che nel 1655 progettò in città l’imponente edificio dell’ Albergo dei Poveri; dipendente dei Padri del Comune, e del Magistrato di guerra della Repubblica, fu spesso incaricato di studiare e perfezionare i progetti delle mura e del porto (anche di quello di Vado nel 1627) , anche quelli ideati da altri architetti, migliorando ed eliminando gli errori in rapporto alle continue modifiche delle armi di offesa. È citato dall’Alizeri nel vol. 1 delle “Notizie dei professori del disegno... - pag.35”
=secondo l’Alizeri, c’è a questo livello un altro Paolo Francesco, che l’autore definisce “parrebbe discendenza di quello Stefano a cui dobbiamo le tracce del vasto Albergo dei poveri”. E, per lo stesso Alizeri è questo il ‘disegnatore di strade da Ovada a Voltri ed Arenzano), con dettagliata descrizione di tutte le terre e castelli da esse attracersate; e che ‘ebbe mano nei lavori del Portomaurizio’ che però, trascurò per motivi non descriti, non facendo bella figura per lavori che poi, nel 1674 dovettero essere rifatti o ripresi, e quindi con biasimo dei Reggitori al punto che dovettero affiancargli un altro architetto, col quale però i rapprti furono ‘litigiosi’ per un buon lustro finché ambedue scompaiono dalle ricerche dello storico
=un Franco e Giuseppe (rispettivamente nonno e padre di Angelo, nativi di Cornigliano in zona detta Colombara, appaltatori di opere pubbliche e capi mastro).
Il Nostro. Nacque il 23 nov.1791 da Giuseppe e Caterina Marchese. Ammesso il 6 mag.1811 alla scuola di disegno dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, nel 1813 si sposò con Marianna Luisa Rivara, dalla quale ebbe due figli, Stefano (che morì giovanissimo) e Caterina (poi vedova Tubino, ricca insigne benefattrice locale e soprattutto dell’ospizio omonimo. Unico neo fu che non curò l’ampia collezione di disegni e progetti del padre, cosicché alla sua morte gli eredi -ancor peggio sensibili- la lasciarono disperdere totalmente).
Allievo di Carlo Barabino, appena diplomato in materia, ebbe incarichi diversi nel borgo favorito dall’intenso rinnovamento edilizio dell’epoca: la chiesa ottagonale di Nostra Signora della Sapienza, nella villa ex-Doria delle suore Franzoniane, nel 1820-2; nel 1831 lavorò per aprire il camposanto ed erigere il nuovo teatro di Sestri Ponente; il Teatro Nuovo poi Ristori in via San Pier d’Arena (1833) che fu poi costruito dall’impresario Lorenzo Scaniglia; l’ampliamento e l’abside nel 1846 dell’ Oratorio della Morte ed Orazione di via A.Cantore: era stato costruito in forma rotonda e stile corinzio nel 1772 da suo padre; sarà poi demolito nel 1937; nel 1849 disegna la chiesa di N.S.delle Grazie, antecedente alla attuale; il riadattamento del palazzo del Comune nel 1852: nato su un fortilizio medievale e già soggetto a diverse opere di ristrutturazione ai fini di edificio pubblico; il prolungamento della navata centrale ed il progetto -assieme a Nicolò Bruno-della facciata della chiesa di S.Maria della Cella di via Giovanetti.
Nel 1821 fu acclamato Accademico di merito della Ligustica; e nel 1835
la sua bravura, lo portò ad essere candidato a sostituire il maestro alla sua morte, nell’incarico di reggere la cattedra di architettura civile dell’Università genovese (incarico che poi fu affidato a Resasco).
Eletto consigliere comunale di San Pier d’Arena nel 1824, dedicò molta parte della sua attività alla carica politica.
Il 30 gen.1880, morì in città. Anche se ormai era aperto il cimitero alla Castagna, seguendo le antiche consuetudini di seppellire in chiesa, fu tumulato in san Gaetano (allora in via san Martino (via C.Rolando): gli fu eretto un piccolo monumento, che andò distrutto con il bombardamento del 1943.
BIBLIOGRAFIA
-Alizeri F.-Notizie dei professori di disegno...-vol.I-Forni anastat.-pag.35
-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda 4096
-AA.VV.-Annuario.guida archidiocesi—ed./94-pag.445—ed./02-pag.481
-Bottaro&Paternostro- Storia del teatro a ge,-Esagraph.1982-pag.164
-Comune di Genova- stradario del 1953-pag.163
-DeLandolina GC.-Sampierdarena- Rinascenza.1922-pag.55
-Dellepiane R.-Mura e fortificazioni di Ge.-NEG.1984-pag.164
-Gazzettino Sampierdarenese 3/80.4
-Genova rivista comunale n° 3/38.25
-Lamponi M.- Sampierdarena- Libro Più.2002- pag. 160
-Medulla M.-Sampierdarena- DeFerrari 2007- pag.23
-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto b.Berio.1900-pag.16
-Pagano/1933 –pagg. 248; /40-pag.405
-Pastorino&Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.1671
-Poleggi E. &C-Atlante di Genova.Marsilio.1995-tav.33.34
-Ragazzi F.-Teatri storici in Liguria-Sagep.1991-pag.80.95.192
-Tuvo&Campagnol-Storia di Sampierdarena-D’Amore.1975-pag.114
-non citato su Enciclopedia Motta
-“ “ “ Enciclopedia Sonzogno