ROSA                                    salita  Salvator Rosa

                                               salita inferiore Salvator Rosa

                                               salita superiore Salvator Rosa

                                               vico Salvator Rosa

 

TARGHE: S. Pier d’Arena – 2841 -  salita – inferiore – Salvator Rosa.

                  salita – inferiore – Salvator Rosa – già salita Promontorio

 

                  salita – superiore – Salvator Rosa

                  Salita – superiore – Salvator Rosa – già salita Promontorio

                                                              

inizio salita, angolo via A.Cantore

 

fine salita inferiore, in via GB Monti

inizio salita superiore S.Rosa da via V. da Gama

 

                                                      

al bivio con via Promontorio, sommità della salita

 

QUARTIERE MEDIEVALE: Promontorio

                                                       

da MVinzoni, 1757..Il tratto ‘inferiore’                                      idem. Il tratto ‘superiore’.

inizia in basso dalla villa Doria; finisce,                                      in giallo, via Promontorio

in corso Magellano segnato in rosso.

                                                                   

 

N° IMMATRICOLAZIONE: 2841 unico per i due tratti    CATEGORIA:  2

 

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA  n° 54560 (tratto inferiore), 54580 (superiore)

UNITÀ URBANISTICA: 27 - BELVEDERE

            

Da Google Earth 2007.                          SUPERIORE. Da via VdGama

Sal. INFERIORE.In verde,                    (rosso); a via Promontorio (celeste)   

da v.ACantore a corso Magellano.

 

CAP:   16149 (unico)

PARROCCHIA:   (Inferiore = Cristo Re); (Superiore: 1 e pari dal 16 al 22) = Cristo Re; (Superiore: dal 7 al 29 e dal 24 al 28) = Promontorio.

STRUTTURA:  Il tratto INFERIORE, da via A.Cantore  porta a corso Magellano, tutta solo pedonale e motocicli.

La continuità della salita viene interrotta da Quota 40 alla fine del ponte: incrocio della fine di via GB Monti e di via V.De Gama (inizio corso Magellano).  Quello SUPERIORE, riparte dalla vicina via Vasco da Gama (condividendo la prima rampa con la scalinata che porta ai vari civv.1 di corso Magellano) e arriva sino all’incrocio con via Promontorio; è pressoché tutta solo pedonale, escluso dall’alto, da dove è percorribile con auto per tre quarti circa della strada.

 Non possedendo bocchette per la raccolta dell’acqua piovana, ogni burrasca trasforma la salita in torrente; da una parte lava bene tutto, in parte assorbe, dall’altra scarica detriti e rende difficile percorrerla.

la valletta, di proprietà ospedaliera: dietro le case scorre la salita

 

STORIA: il sentiero si formò in origine e per prima, probabilmente epoca romana, per permettere - a chi voleva raggiungere la spiaggia ed i suoi sparuti abitanti- di scendere dalla primitiva zona abitata di Promontorio, lungo la mulattiera (che rappresentava la strada che collegava la città di Genova con il ponente).

Dopo l’anno 1200, essendo già strutturato ed abitato il borgo, poiché la ripida crosa portava innanzi tutto all’abbazia, fu chiamata “salita Promontorio”; e – prima che i terreni fossero lottizzati - dal colle scendeva sino a intersecare la strada interna comunale (oggi via Daste) e, proseguendo per quella che oggi è via Castelli, arrivare fino al mare.

E tale nome le rimase, e fu approvato - dopo seicento e più anni - dal regio decreto del maggio 1857 (in qualche testo, un ottimista ha voluto chiamare questa stretta e ripida crosa “strada di Promontorio).

 E sempre così chiamata, le fu posta la prima targa stradale in marmo nel genn.1901.

Nell’elenco ufficiale delle strade cittadine, pubblicato dal Comune nel 1910, compare il nome di Salvator Rosa (per ‘già salita Promontorio’; dalla via sant’Antonio all’incontro della via Promontorio) ma aggiunto a penna, e quindi candidato e riconosciuto negli anni seguenti compresi tra 1914-1920.

Nel 1911, abitava in sal. Promontorio il pittore Angelo Vernazza (vedi dopo); ed ancora al civ. 4 nel 1925 quando la crosa aveva già cambiato nome.

Infatti, fu in quegli anni che a qualche furbo e colto benpensante insediato  alla toponomastica cittadina, ligio all’invito proveniente da Roma a preferenziare il Risorgimento (per rendere più familiari i rapporti tra gli italiani),  piacque rimuovere l’antichissimo nome per preferirgli l’artista napoletano Salvatore Rosa (a cui tolse la naturale “e” finale del nome per renderlo forse più musicale).

Cosicché la salita, dal 1919 (dai Pagano a mie mani) si chiamò salita S.Rosa ed era ancora un unico intero percorso.

Nel 1927 fu pubblicato l’elenco delle strade unificando tutte le delegazioni entrate nella Grande Genova. Essendo gli unici a dedicare una strada al patriota, rimase nel nostro elenco,  catalogata di 6a categoria.

Nel 1930, in epoca fascista (prima dell’ apertura di via A.Cantore) la salita iniziava distaccandosi da via generale Cantore (via N.Daste).

Il 7 gennaio1955 il tratto di strada a mare di via Cantore divenne “vico Salvator Rosa“(comprendente i civv.dall’1 al 6,  che furono demoliti nel 1970); nell’attuazione di una trasformazione edilizia della zona tale denominazione fu soppressa il 12 novembre 1970,  ed il tratto stradale fu inglobato in via A.Castelli ”; la parte a monte di via A.Cantore nel 1957 fu definitivamente distinta nei due pezzi: “salita inferiore” e “salita superiore”.

 

CIVICI

2007 = Inferiore = NERI  =da 1 a 5   e da 8 a 16 (compreso 10C, con edicola sacra)

                                 ROSSI = solo 12r

            Superiore= NERI  = da 1 a 29 (mancano 3, 5, 9, 15. Compresi 7A, 9A)

                                             da 16 a 28  (compreso 16A)

                                ROSSI = i 21r e 27r (mancano da 1r→19r, 23r. 25r)

                                              il 12r   (manca da 2r a 10r)

NOTA= occorre un po’ di fantasia per cercare di capire le incongruenze dei civici di questa strada: essendo -una volta- una unica “salita Promontorio”.

Nel Pagano/40 è limitata “da via Mercato e via A.Cantore a da via Promontorio”Cita i civv.neri dispari: 1,9,11,13,15,17,19,21,23,25; neri pari:2,4,8,1012,12a, 14,16 (Vernazza prof. Angelo),18,20,26,28- Rossi 5r trattoria Lavagetto B., 9r osteria, 15r commestib.

 

A) INFERIORE:

A1) salendo,  ed a ponente, civici pari:

===porta senza civ.: posta nel fianco della villa Masnata, posta nel fianco di evante della villa Masnata; ha ospitato per tanti anni la “Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in guerra(differente da Ass. Naz. Mutilati e invalidi di guerra’ locata in via Cantore civ.47; e da ‘Ass. Naz. Vittime Civili di guerra’ che ha sede a Genova in via A.Saffi). Pagava un affitto simbolico al Comune, che nel 1976 era di £. 12mila/anno e che nel /77 fu portato a 60mila (proprio quando col passare degli anni il numero degli aderenti andava calando per motivi naturali). Negli inizi dell’anno 2007- divenuta obsoleta- chiuse i battenti di questi locali, gettando nella spazzatura fotografie, schede e quant’altro era contenuto nella sede.

Ospitava altresì, nei microscopici vani precedenti un più ampio salone, la redazione del Gazzettino Sampierdarenese (poi trasferita vicino,  in via A.Cantore).

Dopo alcuni anni inutilizzata, è stata occupata dalla Associazione Culturale Azzurra. Proveniente da via Giovanetti 6b ove ha la sede operaiva, è una associazione nata nel 2005, con lo scopo di proseguire le iniziative di Radio Azzurra 88, procurando attività  varie, tipo concorsi (pittura, poesie, narrativa),  recital e coinvolgimento degli studenti delle scuole dell’obbligo  

=Nel fianco della villa un’altra porta senza il civico; appare essere l’uscita secondaria della palestra (che fu costruita sfruttando il microgiardino che la villa possedeva nel suo retro; fu inaugurata nel 1978; alta 6m e lunga 14x7m; piccola ma funzionale); a cui si può accedere dall’interno e dalla  strada tramite appunto questo cancello senza civico  Si era dovuto scavare per le fondamenta; spostare i detriti di una frana di terreno della soprastante villa Ronco -contemporanea alla grossa alluvione che imperversò in città il 7 ottobre 1977-; rimuovere una cabina elettrica e ricollocarla (altro cancelletto senza civico).

        

frana 1977

===senza civ.: porta ai box-Gadolla e dovrebbe aprire anche all’ascensore che porta ai giardini pubblici. Dopo pochi mesi dalla sua inaugurazione, tutto è stato chiuso a tutti causa l’impossibilità di gestire lo spazio ovviamente diventato refugium TD e vandali. Per contratto la gestione del vasto giardino è rimasta a cura e spese dei proprietari dei box sottostanti, venduti dall'impresa Gadolla a privati. Sulla strada, la parte esterna dei box e giardini ha un muro, fatto di mattoni rosso tipico, con tre pseudo-finestroni tra i quali c’è un mattone particolare che riporta: «in alto a sinistra “r076”; un altro in alto a destra “1993”; nel centro un rilievo rettangolare dentro disegnato un cono raggiato e come coronato; in basso un altro ancora con la scritta “le terre di Matilde”».

Quindi, mancano i civv. da 2 a 8 compresi anche se ci sono delle porte.

la salita all’inizio, con il retro della villa Serra-Masnata ed i giardini. In

basso a destra la seconda curva della rampa. Sopra il giardino del civ.10

===civ. 10 demolito, fu ricostruito nuovo nel 1961 (nella foto sopra, compare a destra). È il primo stabile della strada, ed ha un giardino verso il mare, sorretto da un muro antico. Dopo il palazzo, a separazione dal successivo, al di là di un cancello si intravvede un altro antico muro che scende verso nord-ovest e che era per separare antiche proprietà, posteriori alla carta del Vinzoni (nella quale tutto lo scosceso fianco della collina, a ponente della strada, era del ‘prencipe di Acquaviva’). Forse perché il palazzo ha due scale, a e b, il seguente è:

 


===civ. 10C   nuova costruzione per abitazioni anch’essa;  sopra il portone e sotto il frontone triangolare, ha due icone: una di un santo (o Bambino Gesù) benedicente; l’altra della Madonna in preghiera.


 

===civ. 12  deve essere di assai vecchia data di costruzione, avendo la base svasata come si faceva con i muri esterni tutti in pietra. È abitata da tre famiglie.

 


=Un cancello, senza civico, aprirebbe ad una scala e viottolo che – probabilmente per obbligo di accesso – scenderebbe alla sommità di via N.Ronco, dove un muro separa questa strada da corso Martinetti.

Non utilizzato da alcuno, è invaso da verde selvaggio.


 

===civ.14 casa vecchia costruita sul crinale, con caratteristiche architettoniche delle prime decadi del 1900. Sulla strada appare più bassa, mentre invece ha tre piani nella parte più a ponente.

=un cancello senza numero, fa scendere con una scala metallica a delle cantine posizionate sotto il civ. 16

===civ.16:  si scrive ‘ristrutturato con nuove modifiche’ però non specificate - nel 1958.

 

A2) Salendo, ed a levante, civici dispari

Nel muro antico, di fronte al civ. 10 c’è un cancello col civ. 1. 

===I civv. 3 e 5 sono portoni secondari a palazzi di via LaSpezia.

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B) SUPERIORE

Salendo, da corso Magellano si inizia con una breve scalinata (per ricuperare il taglio e l’appiattimento del corso); al termine della quale si divide a Y:  il ramo destro di scale, si allaccia al primo tornante di corso Magellano con i suoi vari civv. 1-; il ramo a sinistra è la nostra crosa.

Ove non è scala, il selciato è stato macchiato abbondantemente di asfalto.

 

B1) salendo, a ponente (a sinistra); civici pari

===si dice che alla prima curva della salita, c’era una casa,  la quale forse portava il civ. 16 (duplicato dell’ultimo palazzo del tratto inferiore, e confermato da alcuni documenti del Comune: risultò nulla da modificare perché fu demolita nel 1975 per far posto al primo dei due caseggiati che sono da qui raggiungibili solo superando un cancelletto pedonale; infatti portano la numerazione di corso Martinetti (civv 41 e 41A) rggiungibili tramite un sua  laterale; questa strada laterale fin dal basso è bloccata da una sbarra; e finisce chiusa in alto.

=Un altro cancello senza civico, dà adito a degli orticelli laterali.

La numerazione sembrerebbe continuare quella del tratto inferiore, perché  mancano da 2 al 16.

    

il muro delimitante la crosa, visto dall’esterno di essa, poco prima del civ. 16A (sopra)

===civ. 16A è la prima casa posta a ponente, che ha finestre al piano terra a tipo officina (rettangolari, con vetrata divisa in tanti piccoli  rettangoli).

Nel vecchio edificio con questo civico, con annesso studio, abitava negli anni 1925-35 c.a. il pittore Angelo Vernazza (nato a San Pier d’Arena nel 1869 e qui morto nel 1937. Era figlio di Giuseppe -quello dell'olio, dell'area Vernazza di via CColombo ove ora è la rimessa auto rimosse dal Comune- e di Rosa Oneto. Si sposò con Artemide Cecchi con la quale ebbero due figli, Mario -a sua volta sposato con Anna Nucci ha avuto un figlio chiamato Angelo- e Maria -sposata Frugone Antonio, figlio dello Stefano dello Splendor-). Credo sia una sua zia, la Vernazza Teresa -divenuta vedova Gaetano Sbarbaro- che troviamo sul Pagano in via Promontorio a fine 1800.

Contrario alla volontà paterna, scelse -1884 circa- la strada dell’arte iscrivendosi all’Accademia Ligustica di Belle Arti guadagnandosi ben tosto -1887 circa- la borsa di studio che gli permise un lungo soggiorno di apprendimento in Firenze “alla corte” di N.Barabino di cui divenne un fedele ed il miglior discepolo e collaboratore sino alla scomparsa del Maestro (1891). Assieme li troviamo a Genova, a gestire gli affreschi nella Sala degli arazzi di palazzo Tursi. Questa espressione grafica corrispondente ai dettami della scuola ricevuta, sono visibili negli affreschi eseguiti a villa Hambury (1903), alla Cella, al Monastero  nei quali si leggono richiami alla pittura del passato (barocco, storicismo, tardo romanticismo),

Formato artisticamente con una solida base classica, sia dell’accademia che del maestro, non disdegnò aprirsi anche alle nuove correnti pittoriche  che cercavano di uscire dalla rigida formalità della pittura classica, come ‘i ribelli’ del divisionismo e degli impressionisti, ai quali fu mediato dal Barabino stesso. Solo nella seconda decade del secolo, dimostrò saper equilibrare la sua cultura di base con la nuova ispirazione ed espressione grafica, raggiungendo risultati  tali da qualificarlo il migliore pittore ligure, e tale da essere infine riconosciuto accademico di merito della Ligustica e tra i membri delle commissioni della Soprintendenza alle B.A.

Di notevole intensità i paesaggi; i ritratti di numerose autorità civili e religiose (nei quali si scorge la volontà del verismo, ma mista all’eleganza del gusto liberty); e le decorazioni nelle chiese (a San Pier d’Arena: nella chiesa dell’Adorazione Perpetua (vedi); un ritratto della Vergine custodito (?) a Promontorio (pongo dei dubbi perché don Ramella, già in avanzata situazione di degrado a causa del diabete, trascurato nell’alimentazione e nelle cure, timoroso di furti, aveva ritirato quadri originali dalla chiesa affidandoli a nascondigli in un armadio posto in una stanza ‘dei ravatti’ –così era l’originale della Madonna medievale, avvolta in coperte-; ad un mio interessamento sul Vernazza, non seppe trovare il quadro –dando però poca importanza al fatto, con espressioni tipo ‘l’avranno rubato’, ‘chissà dove l’ho messo’); suoi lavori nel santuario di Oregina, nel Calasanzio di Cornigliano, in tante chiese tra cui anche quella nostra distrutta di s.G.Decollato.

  

civ. 18 dal basso                                                 civ. 18 – la lapide al pittore D.Conte e icona vuota                                          

===civ. 18 sul lato orientale della strada, porta la targa che ricorda avervi abitato il pittore Dante M. Conte (vedi).  alla fine dell’anno 1906, di ritorno da Londra, nella casa allora di proprietà dell’avv. Gerolamo Parodi, malgrado la quotidiana lotta economica anche per pagare il modesto affitto delle stanze, vi aprì uno studio. La scritta è semicancellata e si leggono le parole “…visse / …operando / …qui pose…perenne / …4-1-1919 / il pittore Dante Conte / Maestro fra maestri”

Sopra il portone, una nicchia vuota.

 

civ. 18 dall’alto                                               e dai palazzi di corso Martinetti – con autobox sotto

                                         

foto 1920. La linea bianca è il muretto delimitante la crosa.                         civ.24

Il mulino civ.24 è in basso a destra

===civ.20 una porta murata

===civ.22 antica casa colonica

===civ.24  casa LUZZI. Posta a ponente della strada. Era un vecchio mulino  oppure casa contadina tipica medievale, infatti visibile anche sulla carta del Vinzoni: il rudere fu saggiamente ristrutturato a moderna abitazione a tre piani stretti e ripidi (4mx8), e con vani minuscoli; più un fondo che si apre su un prato-giardino. La proprietà si estende – sempre a ponente della strada - sia verso monte (ovvero verso la sommità del colle) per un cento metri, in buona parte curati ad orti a fasce che conservano un poco di verde alla zona; sia a valle in forma scoscesa e ripida mantenuta ad alberi brulli; sia verso mare  con un bel prato iniziale al cui estremo si vedono le pareti esterne di una grossa vasca cisterna fatta per conservare l’acqua (raccolta dalla strada, con tegole a cunetta che scorrono lungo l’interno del muro di cinta). Di fronte all'ingresso di questa casa, a levante del muro delimitante la salita, c’è la proprietà ex-villa ImperialeScassi, ora Ospedale, con l’eliporto.

  

panorama verso Belvedere; il tetto con pista sportiva      l’antico pozzo

                  

lavoro dell’Enel, molto mal fatto sul muro antico          civ. 26. L’icona è vuota

===civ.26 è una casa (di fronte al civ.17 della prima filiera di levante); si scrive fosse l’abitazione del prete

===civ.28 è un ingresso secondario della scuola sottostante.

   Dopo 30-50metri in salita diritta, la strada compie una curva fatta a sifone, probabilmente in origine per superare una maggiore pendenza. Questo tratto di strada, nelle due carte settecentesche -rispettivamente del Vinzoni e di uno sconosciuto- delimitava a ponente la   proprietà di un card. Doria. Sempre in esse, dal sifone alle case -tratto corrispondente, a levante, all’estremo ninfeo ad anfiteatro della villa Imperiale-Scassi-, a ponente terreno del rev.do padre Augusto Negrone.

 

B2)  a levante (a destra salendo): civici dispari

=== civ.1 : per primo, subito a destra, dopo la rampa di scale; palazzo appare di recente fattura.

===forse i civv. 3 e 5: al secondo tornante sulla sin, un po’ a sifone, sul lato destro c’è un muretto laddove ci doveva essere una abitazione con tre porte: di quella più in basso è rimasto -alla base del muro- una piccola gittata di cemento con incastonate delle pietruzze che scrivono “SIETE I BENVENUTI”; quella di mezzo -sempre dalla base del muretto- spunta come uno scalino di pietra rettangolare; quella superiore spunta anch’essa ma semicircolare ed a più strati, come se fosse stata la porta principale e più elevata considerato che nelle piogge torrenziali la stradina può diventare un rio impetuoso. Nella carta del Porro si evidenzia meglio quello che non appare in quella del Vinzoni: la casa era dotata nel suo fianco a levante di ampia vasca, che giustificherebbe dove andavano a far ‘ribotta’: non sul laghetto dello Scassi ma su quello sopra vicino alla trattoria.

              da Porro. In           

al centro, tra il padiglione ospedaliero e l’abbazia,                    basso a destra il lago dove sorgerà il    

 la casa col muro del laghetto.                                                          padiglione dellospedale; in alto la

                                                                                                    casa con la vasca (in azzurro)

 

===civ. 7 è una porta murata. Posta  poco prima di arrivare da casa Luzzi;  apriva ad una casa eretta dentro il recinto ospedaliero, ed adibita a casa colonica dei giardinieri, ripostiglio attrezzi e  gattara.

 

Dopo un tratto di crosa, che per la ristrettezza si può percorrere solo con auto di piccola cilindrata, e solo provenendo dall’alto, troviamo nelle carte vinzoniane, a livello delle curve a sifone che allora le proprietà erano, in basso del m.co Giulio Centurione (che aveva la villa alla sommità dell’attuale salita san Barborino) e più in alto di  Domenico Rizzo.

 

ingresso del civ. 9

La numerazione riprende decisamente più in alto, con

===civ. 9 una villa. Corrisponde a dove era una VILLA DORIA-NEGRONE-oggi SALVARANI 

Sul crinale del colle, nel lato a levante della salita, una casa coltiva cinquecentesca, prima di una filiera di case una addossata alle altre.

Esiste un vuoto di conoscenze iniziale, dall’epoca della costruzione al sottodescritto 1627; è possibile che inizialmente sia stata della famiglia Doria (l’aquila, ed i delfini nei mosaici posti nel giardino, lo dimostrerebbero, ma non ci sono  testimonianze dirette).

 Appare per primo, uno scritto registrato il 26 maggio 1627 dal notaio Ratto Pompeo, che in quella data il famoso arch. Bartolomeo Bianco iniziò alcuni lavori di ristrutturazione “nella casa posta sulla collina di Promontorio sopra San Pier d’arena”, venduta dal nobile Tobia Negrone ed acquistata da GioBatta Panesio (si precisano, ‘per 680 lire sistemare il portico, allungare la scala principale e rifare quella di servizio, aprire una finestra con telaio in legno di pino di Corsica, rifare la cucina e poi imbiancarla con la calce... nonché accomodare gli scalini ad uso “sedile” posti all’esterno della casa sulla strada, per usufruirne nelle sere d’estate, discutendo lunghe ore confortati dalla brezza notturna’). 

Circa duecento anni dopo l’erezione e centotrenta dall’atto su descritto, dalla carta vinzoniana del 1757 (vedi sopra) conosciamo che allora apparteneva al “Reverendo Padre Augusto Negrone”. Considerati gli anni descritti, evidentemente o trattasi di casa vicina alla villa (ma non ne appaiono altre), o dopo il Panesio fu riacquistata dalla fam. Negrone, o non sono aggiornate le carte. Il terreno a sud della casa è di Domenico Rizzo (uno degli abitanti nella filiera di case), mentre  il “Reverendo padre Augusto Negrone”  ha pure in proprietà un vastissimo appezzamento terriero a ponente della salita che dalla proprietà del Carozzo-Carriaggio posta davanti alle case, arriva in basso sino al  tornante della strada (dove ora, al centro c’è il silos auto).

In altra carta di poco dopo (1781 circa) è ascritta ai “Revv.PP.Agostiniani”, a cui forse apparteneva padre Negrone.

Saltando altri secoli, sappiamo che il 16 settembre 1944 il Dopolavoro “Promontorio Belvedere” (al quale una bomba aveva distrutto la sede) viene stimolato dall’”ufficio Organizzazione dell’Opera Nazionale Dopolavoro” a firmare un contratto d’affitto per entrare nella villa dove poter continuare a svolgere le funzioni sociali. Contratto, già pronto ed approvato dalla Direzione Provinciale, con i proprietari della villa, gli eredi Garré.

Cosicché il circolo occupò il piano terra e lo attrezzò a sede sociale, tra l’altro tamponando la scala che porta ai piani superiori (e che il nuovo proprietario ha dovuto liberare per evidenziarne la funzione e la graziosità).

Dall’anno 2004 l’attuale proprietario, il prof. Salvarani, neurologo primario dell’Ospedale di SPdArena, entrato in possesso della casa ha eseguito molti lavori di restauro ed  aperto nel 2009 un passo carrabile per l’auto.

Nell’edificio si accede da una porta semplice (non accessibile ad eventuali carrozze: non è chiaro da dove entrassero anticamente) sormontata da una nicchia ora vuota L’edificio, costruito a L, ha perduto i pavimenti ed ha ricuperato i vani lasciandoli però distribuiti diversamente dall’originale: in quello più a mare c’è ancora un bel caminetto di media grossezza, lavorato in marmo; nell’atrio d’ingresso c’è la scala marmorea (seppur ridotta di larghezza, e che precedenti occupazioni avevano murato cementando le colonnine tra loro; con una elegante colonnina caposcala). Al piano nobile alcuni soffitti decorati in forma molto semplice con tenui e garbati colori, ritrovati sotto abbondanti strati di calce, lasciando delle paratie che avevano suddiviso i vani troppo vasti.

Nel giardino, dall’ingresso lungo due lati del palazzo fino all’angolo interno a monte, c’è un marciapiede fatto a creusa (mattoni e ciottoli bianco neri, rifatto con l’ultimo attuale inquilino) che porta ad un ninfeo d’angolo, di stile barocco, con fastigio in alto, parzialmente – ma ancora abbastanza bene - conservato, con al centro la statua di un putto da cui aggetta l’acqua, e che ha davanti una pavimentazione sempre a “risseu” tipicamente liguri, pietre bianche e nere a mosaico disegnanti al centro un delfino (simbolo dei Doria della Liguria di Ponente). Mentre un identico mosaico a risseau è al limite di levante dell’ampio giardino ove era allestito probabilmente un giardinetto belvedere (dal quale si domina la valletta ora di proprietà dell’ospedale civile), con elegante disegno di cervi affrontati, altri animali, ed uno stemma con l’aquila dei Doria.

 

Dopo essa, inizia una filiera di case, dal

===civv.13 (il 15 fu ricostruito) attaccate uno all’altra fino al 21.

La villa su descritta, è la prima di esse in ascendere, poste a levante della crosa e di antica costruzione visto che di molte delle quali ritroviamo descrizione nella carta del Vinzoni del 1757 ed in altra successiva forse del 1781. Le case: in queste carte si evidenziano anche gli allora proprietari; nella carta del Vinzoni sono in ordine ascendente e con teorici numeri civici ché allora non esistevano: Rev.P. Augusto Negroni (civ.9); Giac.mo Oneto (civ.11); Dom.co Rizzo (civ.13); m.co GioBatta Carroggio (la più grande: civ.15. Nelle due carte assume differenti cognomi similari: Carroggio, Carrioggio, reverendo Carozzo, Carriaggio); Bernardo Scala (civ. 17)Giuseppe Pete_ati (civ.19).  L’altra carta del 1781 al civ. 9 mette  i rv.PP.Agostiniani (forse, lo stesso sacerdote Negroni); all’11, al 13, al 15 ed al 17 gli stessi del Vinzoni (al 15 diventa  GB.Carrioggio (quello dei terreni di fronte)); al 19 invece P.Angelo Pertinace(?). Invece i terreni a ponente della strada fino al rivo, sono di unica proprietà del Carroggio.

 

Salendo ancora, dopo un piccolo stacco che separa l’ultima casa precedente, alla filiera seguente che va fino all’incrocio con via Promontorio.

     

foto Pasteris – 1936                                                           2009 – civ. 17 Madonna della Misericodia

 

===dal civ.23 al 29 solo il Vinzoni riporta il nome del proprietario dei terreni:  a ponente della strada, il “r.do Giulio Castellazzo” con casa. A levante invece i terreni appaiono essere stati dell’ ‘eminentissimo cardinale Doria’(Battilana pag31?). In particolare:

===civv.27-29  eretti nuovi nel 1959

 

DEDICATA al napoletano di Arenella, nato nel 1615 e morto a Roma nel 1673.  Fu pittore, incisore, poeta satirico, musicista, attore.

Come pittore fu assai richiesto (questo gli permise condurre vita brillante e da facoltoso) producendo prolificamente tele con scene sacre (commissionategli prevalentemente per le chiese), o con scene di battaglie o di marine  (tendenzialmente molto movimentate, tempestose, con colori foschi e con forti contrasti tonali), o personaggi (anch’essi espressi con tratti decisi e sicuri).

Sue opere sono al Louvre; a Roma (in palazzo Chigi, Corsini, Doria, Brancacci, nella chiesa della Morte); a Napoli; a Firenze (un autoritratto agli Uffizi); a Milano (al Brera); a Genova (palazzo Bianco: intitolato “la fattucchiera”; a palazzo Rosso un “san Sebastiano”).


Fu altrettanto capace di valenti  incisioni in rame. Una sua, qui riprodotta, di 53,5x39,5 è firmata in cartiglio «Ingenuus, Liber, Pictor Succensor, et Aequus, Spretor opum, Mortisque hic meus est Genius. Salvator Rosa».

È stata venduta a 1300 euro nei primi anni del 2000


A Firenze, nel 1640-9, fondò l’Accademia teatrale dei “Percossi”: cercando con tale società riunire gli artisti e creare per loro un centro operativo e di studio; allo scopo ci la lasciato un corposo epistolario che permise in seguito ricostruire la sua eclettica personalità, e molti movimenti d’arte e cultura, nonché i personaggi che muovevano le fila nel campo.

Come poeta, compose odi, sonetti, cantate, “satire” definite argute e pungenti; come attore venne applaudito nelle parti di Pasquariello e Meo Patacca.

BIBLIOGRAFIA

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-AA.VV.-Annuario.guida archidiocesi—ed./04-pag.437—ed./02-pag.474

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il tratto intermedio della salita sRosa, spezzato da corso Magellano; slargo tra il tratto inferiore ed il superiore; anno 2007.