RIVAROLA                           via Stefano Rivarola

 

TARGA:

via – Stefano Rivarola – diplomatico-politico – 1755-1827 – già via Verdi.

  

angolo via Arditi                                                   

 

 angolo via G.Malinverni

 

 

QUARTIERE ANTICO: Coscia

 il territorio del principe di Francavici, ove si formerà, tra le case, la nostra strada. In basso, via Centrale (LDottesio); la sommità della crosa Larga (v.Palazzo della Fortezza); la villa Spinola.

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2839        CATEGORIA:  2

 da Pagano/1961

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   53600

 

UNITÀ URBANISTICA: 28 –s.BARTOLOMEO

 da Google Earth 2007. La strada, racchiusa tra color fucsia, via Malinverni; e, celeste, via Chiesa delle Grazie.

CAP:  16149          

                                                                                                                                                                                                                                          

PARROCCHIA: s.Maria delle Grazie

 

STRUTTURA: libera viabilità. Nella cartina ha una struttura a T capovolta; unisce via G.Malinverni con via degli Arditi.

Nel nov.03+ago/04 è inclusa nell’elenco delle ‘vie private di interesse pubblico’ e quindi programmata a divenire municipalizzata con acquisizione gratuita in cambio di manutenzione e dell’usufruire di servizi quali illuminazione, asfaltatura, rimozione spazzatura e fognature.

da via Degli Arditi

 

STORIA: la strada nasce con l’edificazione della zona, forse concomitante con l’operazione R.E.S. (vedi).

   La denominazione fu ufficialmente riconosciuta dal podestà con delibera del 19 agosto 1935.

   I palazzi che la delimitano, hanno in comunione i muri con i palazzi delle vie vicine (Arditi  e Malinverni) rendendo difficile riconoscerli singolarmente.

   Il Pagano/1940 descrive non esserci numeri civici nella via; ma esistendo anche allora i palazzi dell’attuale 1 e 2, probabilmente non sono segnati essendo solo abitazioni.  

 

CIVICI

2007= neri   =   1     e    2

           rossi  =  da 5r9r (mancano 1r e 3r)       e da 2r30r.

 


Il Pagano/40 riporta solo i confini della strada “da via G.Balbi Piovera a via degli Arditi. Non cita civici né neri né rossi.


 

 

 

 

 

DEDICATA: al patrizio genovese, marchese, di famiglia originaria di Chiavari ascritta all’albergo dei De Marini, nato nel 1755.  Ricoprì numerose cariche ufficiali governative, tra cui primo ed unico ambasciatore genovese alla corte di Caterina di Russia (1783-5) a San Pietroburgo; ed a Parigi durante il periodo napoleonico.

ritratto del Rivarola


   Nel 1791 (15 apr), quale governatore di Chiavari (seppur subordinata a Genova, godeva di ampia autonomia economica-amministrativa. In quella seconda metà del secolo, stavano fiorendo Accademie non più orientate a fine filosofico-umanistico ma  verso discipline più tecniche, quali economia, matematica e fisica), fondò – nel salotto di casa sua - assieme a 21 dei 54 ‘colti’ personaggi locali che si erano impegnati per iscritto a fare da imprenditori di una associazione (coinvolgente agricoltura, manifatture, commercio e territorio); e ne fu il primo presidente-  la “Società Economica(sorella della genovese “società Patria delle Arti e Manifatture” nata nel 1787; oggi Ente Morale e della quale il Rivarola ne era stato presidente  nel 1786)  il cui statuto fu riconosciuto dalla Repubblica Ligure il 3 febbr.1799 e confermato nel febb.1806 dal governo napoleonico (con decreto del prefetto del Dipartimento degli Appennini Roland de Villarceaux).  Lo statuto, che prevedeva soprattutto ampliare le attività locali (agricoltura, artigianato, commercio),  venne formulato dal p. Giuseppe Solari (1737-1814).

Nelle riunioni, si trattarono argomenti burocratici (lo stemma con i tre dei corrispondenti: Cerere, Mercurio, Vulcano; il motto “vitam excoluere per artes=onorarono la vita con le arti”; le promozioni in denaro; i soci; l’archivio); ed anche agrari (uliveti, con produzione ed estrazione di olio; vino; patate; rimboschimento; alveari) ed  industriali (fabbrica di remi, ebanistica, lavorazione del lino, filande e scuole femminili, biblioteca). Con essa si garantì alla città di Chiavari una produzione agricola (specie le patate, olio, grano saraceno e vino; ed appoggiandosi ai parroci per superare le diffidenze dei contadini), ed una tessile di alta qualità (quest’ultima, era particolarmente ben organizzata già dai livelli iniziali di formazione artigianale e professionale con scuole apposite a cui indirizzare le fanciulle povere o orfane, accompagnata da propaganda e promozione a livello internazionale con esposizioni, premi, esportazione.  A fine secolo 1800, la lavorazione dei tessuti: garantiva con 48mila telai casalinghi –dati in dote-  lino, di damaschi, velluti, pizzi, raggiunse l’apice produttiva con allargamento del ceto benestante e, di conseguenza, dell’educazione, dell’istruzione e dell’inserimento politico. Nel 1793 Chiavari organizzò una grande esposizione (seconda solo a quella di Genova del 1789; ma prima ancora di quella parigina di cinque ani dopo). La Società Economica ebbe ulteriore sviluppo organizzativo, divenendo punto di riferimento per tante ulteriori attività aperte all’innovazione: banche;  asili; scuole; biblioteca (patrimonio prediletto con edizioni di fine 1400); illuminazione elettrica (iniziata nel 1796, un anno prima che Genova); ecc.

 

Nel 1797 a Parigi, davanti al Direttorio, facendo parte del governo provvisorio (assieme a Corvetto ed altri) difese i diritti di Genova ormai divenuta parte della Repubblica Ligure;

Altra volta, di ritorno da una missione parigina (1807), portò alla Società alcune seggiole   particolarmente belle invitando i falegnami a migliorarle: fu Giuseppe Gaetano Descalzi - detto Campanino, che su tutti le studiò, modificò e differenziò a tal punto da creare ed essere promotore di uno specifico artigianato di una qualità di sedie che per leggerezza, robustezza, eleganza e praticità vennero introdotte in tutte le corti reali europee ed oltreoceano, facendo di Chiavari un centro unico, la “seggiola di Chiavari”.

Nel 1824, sotto il regno sabaudo, re Carlo Alberto lo nominò sindaco di Genova, favorendo la costruzione del teatro Carlo Felice (1825) ed il rinnovamento urbanistico affidato a Carlo Barabino (nel 1830, diverrà sindaco di Genova Onofrio Scassi, che diverrà consuocero e concluderà il teatro ospitando le loro maestà, e continuerà il rinnovamento).

Sua figlia Rosa, il 13 ago.1834 andò sposa ad Agostino Scassi, figlio del medico Onofrio, residente in villa Scassi a San Pier d’Arena. Nella villa nacquero prima un maschio il 13 agosto 1836, al quale fu dato il nome del nonno (questo nipote, come ufficiale di cavalleria,  il 20 mag.1859 sacrificò la vita combattendo a Montebello ricevendo la medaglia d’argento al Valore militare; ma con lui così, si estinse la discendenza degli Scassi) ed una femmina poi sposata con un Sauli.

Morì nel 1827

Un Rivarola Agostino, forse parente, quasi coetaneo, nato a Genova nel marzo 1758, fu un ecclesiastico nominato governatore di Roma nel 1814, cardinale e legato pontificio a Ravenna (1824-6) ove ostacolò e represse il movimento liberale romagnolo.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale -  Toponomastica , scheda n. 3865

-AA.VV.-Annuario guida archidiocesi- ed.1994-pag.436; ed.2002-pag.473

-Baccheschi E._Le sedie di Chiavari-La Casana 1/86-pag. 14

-Landò E.-Fondazione Carige- rivista

-Il Secolo XIX del 25.11.03 + 23.08.04

-Lamponi M.-Sampierdarena- LibroPiù.2002-pag.29

-Pagano/40- pagina 391

-Pastorino-Vigliero-Dizionario delle strade di Genova-Tolozzi.1985-pag.1596

-Ragazzi Corallo-Chiavari-Sagep 1982- pag.59.165

-Rivarola G.-Vitalità e rinnovamento della Società...-La Casana 2/1976-pag. 11

-non citato Enciclopedia Sonzogno  +  Enciclopedia Motta