RISTORI                            via Adelaide Ristori

 

È una strada divenuta di competenza di Certosa, Rivarolo;  ma  ancora nel 1953 era sampierdarenese se l’elenco delle strade del Comune  edito in quell’anno, assegna a San Pier d’Arena tutti i numeri dispari e dal civ.10 in poi  (ed a Rivarolo i civv. dal 2 all’8).

A conferma, il numero di immatricolazione è sampierdarenese: 2838 (quelli di Rivarolo sono dal 3900 in poi). Su una delle due targhe in marmo è scritto chiaro in alto “San Pier d’Arena”. Altro testo che conferma il fatto è del Novella manoscritto dell’inizio del 1900: la pone decisamente nell’elenco delle strade nostre, “da via Giordano Bruno” (cioè da via Campasso).

Nel 1910 non è inclusa nell’elenco delle strade, pubblicato dal Comune; ma vi compare aggiunta a penna (da via della Pietra a sal. V.Bersezio); queste furono poi incluse ufficialmente  negli anni 1914-20.

Il 21 apr.1915, notando il formarsi di una nuova strada delimitata da 4 caseggiati, già costruiti in località Certosa (allora di San Pier d’Arena), tra via della Pietra ed il piede della salita V.Bersezio, si propose la denominazione alla attrice: ciò fu approvato nel 1916 (traslocando la denominazione dalla piazzetta posta alla Marina (vedi “piazzetta Ristori”).

Il Pagano/21 colloca nel civ. 9 della via il negozio di vetrocromia di Traverso e Roccatagliata (nel 1919 non c’era).

La relazione dell’Amministrazione sampierdarenese del 1926, parlando di Quota 40, programma che essa proseguirà fino al Campasso abbassandosi  fino ad  unirsi a via A.Ristori per poi raggiungere il confine col comune di Rivarolo.

Unificati nel 1926  i vari Comuni  nel titolo di Grande Genova, si dovette procedere ad eliminare le titolazioni doppie: essendo unica quella di SPd’Arena, non fu modificata, catalogata di 5ª categoria.

Nel 1933 era sempre di 5ª categoria ed aveva civv. sino a10 e 15 iniziando da via della Pietra, ai monti; la numerazione dei civici  prosegue unica quella di via Bercilli nata dopo come titolazione. In quell’anno Serra Luigi aveva una rivendita di tubi in cemento;  ed al civ.9 Traverso & Roccatagliata producevano vetrocromia da oltre dieci anni.

Il Pagano 1950 la colloca in ‘Ge-Sampierdarena’, ed al 2r segna la fonderia ghisa “La Certosa”.

Quindi sino al 1953 il confine con Rivarolo era lungo il torrente che è  costeggiato da via Brin, dove c’è la stazione della metropolitana.

Quando fu deciso l’arretramento dei confini circoscrizionali, non è dato per ora di sapere; ma ovviamente dopo quella data. La scheda della toponomastica la pone in ‘zona storica San Pier d’Arena-Rivarolo Ligure’.

 

DEDICATA all’attrice di prosa, nata a Cividale del Friuli il 29 gennaio 1822 e chiamata Adelaide Teresa Gaetana. Primogenita, figlia di attori comici girovaghi (Antonio e Maddalena Pomatelli), fu da loro portata sia sui carri con le misere scene fondamentali per rappresentare delle farse, e sia sul palco in un cesto, ancora in fasce (a quei tempi era normale la conduzione familiare, e mestiere da tramandare; spesso viaggiavano in carrozzoni, vestiti e abituati come gli zingari) nella loro compagnia chiamata Cavicchi, di tipo popolare o di 3° ordine mentre rappresentava -alla flebile luce delle lampade a gas- una farsa dal titolo ‘I regali del Capodanno’:  lei era il regalo.

Cosicché a 3-4 anni –adeguandosi all’età- già interpretava la parte di fanciulli in drammoni cari alle folle; a 6 anni, ricevette un primo elogio scritto da un critico, su un foglio milanese; a 8 fu un “paggetto”; a 14 “l’ingenua”, “la servetta o l’amorosa o la giovane attrice” ma anche già primadonna quando recitavano la ‘Francesca da Rimini’ di Silvio Pellico. Così, a 15 anni la sua bravura riuscì a farla conoscere, nominare, ed infine entrare nella Compagnia Reale Sarda,  finanziata dalla corte; e dove, l’anno dopo,  era praticamente una prima attrice, a fianco del noto Ernesto Rossi (allievo di G.Modrena). Ma dovette proseguira l’escalation, con ruoli adeguati all’età: viene descritta a 17 sempre in ruoli giovanili come “la servetta o l’amorosa”. Solo quando raggiunse i 18 anni le toccò rappresentare finalmente la “prima attrice” perché già capace di spaziare da Goldoni all’Alfieri, dal Pellico allo Schiller. 

A 19 anni lasciò la Compagnia Reale Sarda per entrare in una al servizio di Maria, duchessa di Parma.

A 23 anni, recitando a Livorno, fu ascoltata da Tommaso Salvini che la volle con sé: per quattro lunghi anni divennero la coppia più famosa dell’arte del palcoscenico, specialmente in Toscana.

A 24 anni la ragazza fu conosciuta dal marchese Giulio (o Giuliano) Capranica Del Grillo, manager proprietario di alcuni teatri, il quale se ne invaghi e la volle in sposa, mirando ad introdurla nella nobiltà romana; l’unione fu ovviamente ostacolata dai genitori non consenzienti a questo legame. Lui però ricambiato nell’amore  insistentemente la seguiva nelle varie rappresentazioni, finché la nobile famiglia cedette quando nel 1847 nacque la primogenita. Poterono così sposarsi anche se per lei questo vincolo determinò l’abbandono delle scene, sia per implicito invito della famiglia del marito, sia per curare la propria famiglia con quell’intimità mai goduta da piccola.  Ebbero quattro figli, dei quali solo due –Giorgio e Bianca- sopravvissero. In questo periodo si racconta di lei a Roma durante l’assedio francese, andata a curare i feriti; e di un capocomico andato in crisi per la guerra, minacciato per debiti, alle cui recite lei si affiancò per tre sere aiutandolo così a risolvere il problema economico.

Solo dopo parecchi anni tornò ad interpretare alcune parti, con un successo così immediato e vertiginoso, da essere invitata a tentare la conquista del pubblico parigino (che -era il 1855- rappresentava il massimo della qualità e  quindi dettava le leggi della cultura teatrale; Parigi era già metropoli ed il teatro era già industria intesa in senso moderno): dopo alcuni mesi di preparazione, investendovi denaro ed energie, debuttò con clamoroso successo. I più famosi sarti di allora fecero a gara per vestirla (anche negli abiti teatrali sfarzosi di Lucrezia Borgia, di Maria Antonietta, di Elisabetta d’Inghilterra; tra essi viene citato Charles Worth famoso già capace di ricreare abiti di regine e nobili dame con precisione; nel contempo lei era puntigliosamente  precisa, nei monili ed acconciature, riferendosi a quadri dell’epoca). La sua folgorante carriera, oscurò persino Rachel, prima attrice francese, giudicata allora la più grande del mondo. Un fratello della Ristori, avendo trovato impiego  quale direttore di palcoscenico, scrisse minuziosamente l’elenco dei manifesti, degli scenari e comparse, per ogni singola rappresentazione in programma, facilitando la stesura delle sue memorie (due libri sono citati sull’attrice: di Teresa Viziano “il palcoscenico di A.R.”; di Eugenio Bonaccorsi “l’arte della recita e la bottega”). Interessante è anche notare l’iniziale –pari alla moderna- promozione pubblicitaria, alla quale l’attrice fu molto sensibile; ‘battage’ in francese, ‘business’ in americano, significavano far concomitare alle sue rappresentazioni innumerevoli eventi: dagli allestimenti di vetrine dei negozi, a feste promozionali, incontri di alta società ed articoli sui giornali; e far ricorrere il nome ‘Ristori’  su carta da lettere, caramelle, cosmetici e quant’altro si poteva proporre.

Alessandro Dumas le esclamò “ecco l’arte vera che ho sognato e sospirato: è giunta!”.

I successi si seguirono ininterrotti per ancora trent’anni ed in tutto il mondo: lei essendo poliglotta, fu presente anche in America -1867-  (ove le fu destinata una carrozza ferroviaria personale, attrezzata ad appartamento; così portò i suoi spettacoli in sessantadue città); a Londra (ove ottenne i suoi più memorabili trionfi recitando in inglese); in Nuova Zelanda ed Australia. Ma soprattutto in Italia (ancora incompleta e divisa; a Venezia fu espulsa perché offese un commissario austriaco dicendogli “un italiano, commissario austriaco!: un giuda, un rinnegato!”) dove si fece amare da tanti  perché –per esempio- nella ‘Giuditta’ di Paolo Giacometti, dichiarò il suo patriottismo con calore tale da addirittura indurre molti giovani ad arruolarsi;  oppure con rappresentazioni mirate a finanziare le truppe garibaldine.

A San Pier d’Arena recitò al Modena. Non sappiamo se anche al “Teatro Nuovo”, poi a lei intestato,  in via C.Colombo.

Anche il Cavour  sfruttò le sua capacità affidandole contatti ed incarichi che tornassero utili alla neonata nazione italiana ma soprattutto dichiarandole per scritto essere “la prima artista d’Europa e la più efficace cooperatrice dei negozi diplomatici”, sia con Napoleone III che con lo zar Allessandro III fino ad essere dama di corte della regina Margherita.

In questo nuovo peregrinare, se pur grande artista di eccezionale talento e capace di primeggiare in tutti i repertori dell’arte scenica, (soprattutto in quella tragica), seppe dimostrare di essere anche madre attenta e sposa di grande virtù.

Si ritirò dalle scene nel maggio 1885, dopo aver dato voce alle opere di Goldoni, Alfieri, Pellico, Giacometti, Shakespeare.

Rimasta vedova, si dedicò ai nipoti, ed a scrivere un libro di memorie destinando i proventi ad opere di bene.

Morì a Torino ottantaquattrenne, il 9 ottobre 1906 (due giornalisti, scrivono che ella morì a Roma; ed uno, che nacque nel 1821)

A suo nome Genova dedicò un archivio personale nella torretta del civico Museo-Biblioteca dell’attore, all’Acquasola nella villetta Serra. Questo museo  è unico al mondo del suo genere, dedicato alla storia del teatro e degli attori;  conserva costumi, copioni, fotografie, recensioni, lettere. La ricca documentazione relativa all’attrice, fu donata nel 1967 assieme ad una collezione di splendidi vestiti-costumi dell’epoca realizzati da sarti parigini.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Comunale Toponomastica -   scheda 3857

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-Enciclopedia Motta

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-Ragazzi F.Teatri storici in Liguria-Sagep.1991-pag. 93.95n.192  

-Vivicittà