RETI                                                via Paolo Reti

 

 

TARGA:

San Pier d’Arena – via – Paolo Reti – caduto per la Libertà – 1900-1945

via – Paolo Reti – Caduto per la libertà –

 

in piazza Masnata

 

QUARTIERE MEDIEVALE: Mercato

 da MVinzoni, 1757. Ipotetico tracciato della via PReti.

 

N° IMMATRICOLAZIONE:  2837

          

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:  52860

UNITÀ URBANISTICA: 24 – CAMPASSO

                                           25 – SAN GAETANO

                                           26 - SAMPIERDARENA

  da Google Earth 2007. L’arco della via.

 

CAP:  16151

PARROCCHIA: s.G.Bosco

STRUTTURA: tre carreggiate per doppio senso viario, da piazza N.Montano a piazza R.Masnata; prosegue per via W.Fillak sino al “confine”. In realtà sono solo due le corsie in quanto, in direzione verso il centro, esiste la famigerata (giusta, dal lato del servizio; ingiusta per la severità contro i trasgressori e per la gravosa congestione dovuta alla limitazione del trafficio ad una corsia) “corsia gialla” riservata alle linee pubbliche.

È lunga 752 m.; larga da 12 a 13,15 m.; con pendenza del 2%.

È una delle strade ad altissima densità di traffico, con transito giornaliero di decine di migliaia di veicoli. Tale congestione è in buona parte secondaria all’essere – ancora nel 2011 - l’unica strada larga (via Rolando era a una corsia solo e ora è parzialmente chiusa),  diritta nella direzione verso l’entroterra; nonché all’allargamento abitativo periferico ed alla sua necessità di collegamento col centro.

È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera.

 

CIVICI  nel 2007: 

UU26- NERI   = da 3 a 5 (manca 1 e civici pari)

            ROSSI =  da 9r a 25r (mancano da 1r a 7r e da 11r a 15r)

UU25- NERI  = da 7 a 25 (mancano da 1 a 5, 11, 13, 17; compreso 25AB)

            ROSSI= da 27r a 59r (mancano 35Ar, 37Ar, 39r,41r)

UU24-NERI   = da 27 a 31    e da 6 a 12

           ROSSI = da 61r a 91r   (compresi 61ABCDr, 63ABCr, 65ABCr)

                         da  8r a 28r (compresi 16 ABCDEr, 18ABCr)

(RIASSUMENDO =

NERI : 1 manca;                               ROSSI: da 1r a 7r mancano

             da 3 a 5   = UU26                              da 9r a 25r   = UU26

            da 7 a 25  = UU25                               da 27r a 59r= UU25

            da 27 a 31= UU24                               da 61r a 91r= UU24)

===al civ. 37r nel 1950 c’era, ed occupava il primo piano del palazzo, l’albergo Martini Giuseppe di quarta categoria.

 

STORIA:   Dall’anno 1850 circa, il lungo, malefico e deturpante muraglione della ferrovia delimita una strada a seguirlo in parallelo, che fu chiamata all’inizio “Nuova Strada Reale” (qualcuno –Lamponi per es.- puntualizza ‘Albertina’ precisando il re allora al trono ed alla cui benevolenza si volevano –da cui il nome stesso- tutte le realizzazioni; ma in nessun testo a mie mani esiste questo aggettivo, anche se a quei tempi l’ossequio a sua maestà non era mai poco. Neanche mi risulta si fosse chiamata ‘provinciale’ essendo in pieno centro cittadino, anche se vi fu a quei tempi un periodo di generica confusione a chi attribuire la responsabilità della gestione delle strade)” oppure “Strada Nazionale”; andando ad aiutare e snellire il traffico un po' congestionato – già a quei tempi - dell’attuale  via C.Rolando.

   Divenne nel 1857 via Vittorio Emanuele II.  Tutto il tragitto, da Largo Lanterna a Rivarolo assunse questo nuovo nome. Ma dal 1901, con la morte di Umberto I, dalla nostra stazione a Rivarolo fu intestata al re assassinato (si provvide in contemporanea anche a cambiare la numerazione per cui le case Carpaneto divennero 2-3-4; lo stabilimento tramways il 7-8; lo stabilimento-fonderia Torriani il 9; lo stabilimento del piombo  Sasso (con la torre dei pallini) il 16;  gli altri numeri erano per le case private).

   Dopo la guerra del 15-18, fu chiamata “via Milite Ignoto(vedi), a cui seguì con decreto del podestà del 19 agosto 1935 la titolazione del governo fascista “via Martiri fascisti” (comprendeva anche il tratto dell’attuale  piazza R.Masnata, che divenne autonoma nel 1946).

      Ai piedi del muraglione, di fronte a via Stennio, c’è una colonnina per l’acqua, ora non più funzionante; a fianco, con una arcata in mattoni,  ci sono i segni di due accessi  pare ad una stalla posta sotto la massicciata, che dava riparo -attorno agli anni 1870-  al cambio  dei cavalli degli omnibus; per un certo tempo dopo ospitò un ciabattino; ed infine il tutto è stato chiuso con muro di mattoni. Rimane nella parte centrale uno dei pochi vespasiani esistenti in città.

                                                  

 Il 5 luglio 1945 la Giunta comunale decise la denominazione attuale.

   Con l’apertura di via A.Cantore e la possibilità di passare davanti alla villa Carpaneto di piazza Montano, la nuova strada acquisì primario interesse veicolare anche per recarsi a ponente usando il sottopasso ferroviario. Negli anni 60 fu allargato a doppia carreggiata (venne detto che sia la larghezza, sia l’inclinazione combaciavano con la prospettiva di demolizione delle case che impedivano una rettificazione con via Cantore; progetto che se fu presentato, per fortuna  non fu  attuato).

   

anni 1980 – traffico ... ?

 

CIVICI

===civ. 3r e 5r, negli anni 1945, c’era il negozio di Robba.

===Dopo ed in angolo con via A.Stennio, il deposito dei tram, dedicato al tranviere Carlo Rolando.

La sua storia inizia l’11 mar.1873 con la nascita della Compagnia Ligure Trasporti che iniziò (con capitale belga) un servizio omnibus - cioè di vetture trainate da un cavallo, ed ancora senza rotaie (il cui deposito vetture principale fu istituito alla Coscia, usufruendo del terreno con villa signorile acquisito da una famiglia Armirotti. In esso si aprirono anche abitazioni per i dirigenti, le scuderie ed una officina. Dopo fortunose vicende la società fu messa in liquidazione perdendo tutto il capitale sociale).

                                                                    Deposito alla Coscia        

 

Dopo soli 5 anni, il 10 mar.1878 tale servizio fu soppiantato da uno eguale ma con carrozze su rotaie, affidato dal Comune alla Compagnia Generale Francese Tramways e che assunse il nome di Società Anonima del tramvia (Essa, tramite il suo amministratore delegato Adolfo Otlet, aveva fatto domanda cinque anni prima: aveva promesso ---ristrutturazione del deposito della Coscia con miglioramento dei sevizi ---aprire in “direttissima”  il colle di san Benigno (proprio vicino all’uscita del deposito della Coscia ed in linea quasi diretta con via Vittorio Emanuele; usando il sistema Grandis-Sommeiller-Grattoni  come ricordato da una lapide murata all’imbocco della galleria del tram); ---il pagamento di un canone al Demanio; ---la costruzione di un posto di  guardia daziale all’uscita sampierdarenese della galleria; ---la costruzione (negli ex orti della villa Spinola di-via A.Saffi, abbandonati dall’epoca dell’erezione del muraglione della ferrovia) di un altro deposito detto “centrale” (di 8mila mq., in via Vittorio Emanuele 33B (via P.Reti), da erigere completo di scuderie, magazzini, fabbricati per uffici-abitazioni del direttore ed impiegati, e tettoie varie; il tutto chiuso con muro di cinta confinante con via Montebello (via A.Stennio), a sua volta delimitante due terreni   su cui rispettivamente erano impiantate due officine meccaniche: lo stabilimento Torriani,(vedi via VEmanuele) e la Storace-Roncallo & C. (quest’ultimo che 1899 ricevette commissioni statali e poté aumentare il suo capitale da 20 a 60mila lire, appare sia nato da due proprietà separate: la Roncallo Angelo che nel 1887 aumentò la produzione meccanica favorita da una legge che aveva raddoppiato il dazio per il ferro ed acciaio, ma che entrò in crisi nel 1892 chiudendo l’anno dopo; e la  ‘Storace Frioli’). 

 

Prima vettura Omnibus su rotaie     scritta “DA GENOVA piazza raibetta A SAMPIERDARENA”

Nel giu 1891 ci fu una agitazione del personale, contro gli orari che prevedevano un servizio continuato di 13 ore senza interruzioni (lo sciopero ottenne riduzione a 12 ore più un intervallo per una colazione). Dopo pochi anni fu evidente però che la società a capitali francesi non era in grado di affrontare ulteriori oneri richiesti da una adeguata estensione delle linee parallela allo sviluppo edilizio nella periferia e delegazioni viciniori

Dopo breve intervallo legato ad una iniziativa svizzera e italo belga, tutto il complesso fu poi acquistato per 430mila lire con prevalenti capitali tedeschi (Deutsche Bank ed AEG; i quali permisero di impadronirsi anche della ‘Società di elettricità’ genovese che divenne OEG, che fornì l’energia motrice) dando vita all’ UITE  (Unione Italiana Tramways Elettrici ) all’atto della sua costituzione il 10 sett.1895, quando Genova contava  350mila abitanti, con rilevante fenomeno della mobilità tra luogo di lavoro e residenza. Già si aveva iniziato - dal 1893 - ad usare in città le prime vetture  a trazione  elettrica; nel giro di sei anni le linee arrivarono a 114,5 km di estensione, con trasporto da: inferiore a 10 milioni di passeggeri ad oltre 31,8milioni   (a San Pier d’Arena l’impianto elettrico entrò in atto nell’anno 1900, dopo aver rimosso tutte le difficoltà con l’amministrazione comunale e le ferrovie - specie per gli incroci e la sovrapposizione delle due linee).
Nell’anno 1912 legge gioà attiva la “Lega tranvieri”, probabilmente una sorta di sindacato dipendente infatti dalla Camera di Lavoro locale.

   

nel 1912 si potevano permettere ancora chiamarsi con la w.

a destra, lapide murata  nei locali della cooperativa tranvieri a memoria dei caduti in guerra

 

   Nel 1921 l’UITE iniziò l’uso degli autobus; e nel 1938 dei filobus.

   Il  2 aprle 1920 fu costituita presso il notaio Martinoja una “Cooperativa fra il Personale Viaggiante e di Linea, dipendenti della Società UNIONE ITALIANA TRAMWAYS ELETTRICI della Rete Occidentale” avente sede in Sampierdarena; con ‘capitale illimitato’ e ‘durata anni 30’ emise delle azioni del valore di lire cinquanta.

L’11 febbraio 1925, presso il notaio GB Ferrari, si costituì la “soc.an.Cooperativa fra i dipendenti dell’Uite”. In essa divenna attiva una ‘cassa depositi e prestiti’ con emissione di azioni (da £.50 cad.), ancora attiva nel 1940

   Nell’anno 1928-VII, a Genova si costituì il ‘Dopolavoro Aziendale Tranviario’, con sede a Genova in via Canevari e con presidente lo stesso direttore dell’Uite: l’ avv.comm. Mario Rizzo; e con una ‘sezione atonoma di Mutuo Soccorso’ (vedi sotto) per sussidi in caso di malattie o infortuni ed assistenza medica per i pensionati.  Anche in SPdArena fu aperta una “Cooperativa fra Tranvieri”, con sede in una casa propria di via Generale Marabotto al n.3 (oggi via DG. Storace). 

Nel 1929, soppresso il deposito della Coscia, la soc. comperò l’area di 4700 mq. dell’ex stabilimento siderurgico Torriani – allora aperto in via Milite Ignoto (chiuso all’atto della morte del titolare, con maestranze incapaci di procurare commesse idonee alla prosecuzione del lavoro. Al contrario la ‘filiale’ di via san Fermo riuscì a proseguire la produzione per un altro ventennio) adiacente a nord del vecchio primitivo deposito. Prima di allargare il garage delle vetture costruendo nuove tettoie a vetri e sempre lasciandovi la sede direzionale periferica, nel terreno si aprì provvisoriamente per un solo anno, un campo sportivo di m. 90x45 che fu inaugurato il 28 ott.1929-VIII (spostato allo sbocco della galleria Certosa ove fu inaugurato nel 1930) . Allo scopo si stituì anche la sezione calcio genovese (alla quale era affiliato un ‘Comitato di Sampierdarena’ che poi nel 1931 si classificherà al 2° posto regionale), denominata “G.S.Tranvieri” che nelle annate 1929-30-31 militò nel campionato libero di prima categoria detto ULIC. La sezione dopolavoro genovese si allargò ad altri sport: il nuovo gioco “volata” (non spiegato in cosa consistesse), tamburello, pallone elastico, palla al volo, nuoto, atletica leggera, bocce, corsi per assistenti sportivi.

 

campo Uite 1929-30/ ai bordi, i muri laterali dell’off.Torriani   

       

 a sinistra, a metà: via P.Reti; a destra il campanile

di san Gaetano, al centro ciminiera  - forse ancora         a destra, la casa la cui facciata è  quella

di Torriani (ma se fuma...); dietro manca via Agnese      interna di via Stennio

Foto di Svicher; di proprietà Biblioteca Gallino 

    

La linea 50 – San Pier d’Arena-San Martino                                                                                         

Ed è probabilmente nella stessa epoca l’acquisto anche dei terreni limitrofi che la portarono a ‘sbucare’ in via A.Saffi (v.C.Rolando) occupando tutto il terreno tra via A.Stennio e via C.Abba (erano lotti di terreno assai appetiti per la posizione favorevole e centrale; l’amministrazione fascista  aulicamente ne aveva previsto l’uso per case operaie “ariose, festose ed economiche”; e nel 1947 fu anche ipotizzato un mercato).

Nel 1933 ospitava una propria società di mutuo soccorso Tranvieri.  

Ingenti danni, subì il complesso dai bombardamenti, durante il conflitto 1940-45, che miravano sia alla ferrovia sia a terrorizzare la popolazione.

 

1939 – littorina                                              piazzale d’imgresso - gita alla Guardia-1931

Nell’ago.1950 i tranvieri (arrivato a 650 elementi tra addetti alle manutenzioni e viaggianti, per un parco di circa 200 macchine),  ottennero che il deposito fosse intitolato alla memoria del collega Carlo Rolando, apponendo una targa marmorea all’ingresso.

 

rinnovo 1964

 

 

Nel 1964, anno in cui l’UITE divenne AMT (Azienda municipale tranviaria) tutte le vetture dei tram furono vendute alla Compagnia tramways di Neuchatel, con smantellamento degli impianti e conversione di tutto il servizio con autobus (il primo “celere” con sosta capolinea, fu collocato dove ora è la fermata dei bus, in fondo a via A.Cantore dal civ. 50: era la linea E -Sampierdarena-Nervi; per la delegazione passavano anche la linea A, C, D);  allo scopo furono apportate modifiche alle strutture del deposito con, in particolare,  l’arretramento del frontale di ingresso per favorire l’ingresso e l’uscita delle vetture.

Nel giugno 2005, iniziano piani più pratici di trasformazione dell’area con richiesta di modifica del Piano Urbanistico Comunale: la riqualificazione ambientale vorrebbe far scomparire certi servizi dal centro della delegazione; il terreno verrà utilizzato e valorizzato dall’AMI (Azienda mobilità ed infrastrutture =una costola dell’AMT mirata alla valorizzazione del patrimonio immobiliare), trasferendo il deposito ed officina (a Campi) e realizzando un’area verde, negozi, parcheggio per circa 300 auto (sotterraneo e sopraelevato) ed abitazioni (40% del volume). Questo coinvolge il giro di milioni di euro; e quindi la politica la fa da regina e direttrice d’orchestra.

Nel 2007 iniziano a ricircolare i filobus elettrici, con itinerario via GBuranello, piazza Montano, via ACantore

===Di fronte all’entrata del deposito AMT, sul muraglione della ferrovia sono ancor oggi infissi otto grossi anelli di ferro, adatti per legare i cavalli trainanti le vetture necessarie al trasporto dei materiali d’uso della fonderia di Davide Torriani  (vedi via san Fermo e V.Emanuele).

                         

 

===dopo l’incrocio con via D.Storace, si estendono i giardini comunali intitolati a C.Pavanello (vedi) che fu necessario proteggere dallo smog e dal rumore con una cinta in ferroplastica.

 

===Nell’area dei giardini si aprono, di via P.Reti:

=il civ.23 che ospita la scuola materna “Bacigalupo”; e la elementare “A.Cantore”.

          

=il civ.25 il Liceo classico statale G.Mazzini (che possiedeva una succursale in piazza Bonavino,6), tel 010.6423057.

Nel 2008, ha come indirizzo ordinario il diploma di maturità classica; quello sperimentale, una prosecuzione delle lingue nel triennio.

  Fu aperto nel palazzo Centurione in piazza del Monastero, con regio decreto di Vittorio Emanuele III, del 16 settembre 1933;  il Consiglio dei professori, scelse dopo due anni dalla nascita il nome a cui intestarlo – non sappiamo con quanta gioia da parte dei fedeli di sua maestà, che si dedicasse ad un repubblicano il centro più prestigioso di una città.

  Collocato nel palazzo Doria-Masnata di via ACantore, fu trasferito nel 1967 nella attuale sede di via P.Reti

Terzo liceo genovese, dopo il D’Oria (1824)  ed il Colombo (1860); sia per  anzianità e sia per importanza.

È infatti il punto di riferimento preciso per la cultura locale, ed anche una garanzia di preparazione seria, classica e moderna assieme; definito “motore culturale di tutto il Ponente”. Per lunghi anni, fu ospitato nella villa Masnata di via Cantore. È gemellato con il liceo francese di Saint Dizier presso Reims, chiamato ‘liceo Saint Exupery’). Ha una succursale nell’ambito 1 di Pegli.

Nel 1940 era ospitato in piazza del Monastero (aveva corpo insegnante: D’Amato cav.Ferdinando preside; Urbanaz Guglielmo latino e greco; Crema Edoardo francese; Zanoni Giuseppina scienze naturali; Campanella Mario+Santini Vasco+Rolla Matilde+Boccaleri Maria+MarianiPesce MLetizia+Mascherpa Enrica, lettere nel ginn.infer; Massimelli Clemente+Montanari Fausto+Pesce Luigi+Cantelli Giuseppina+Bertelli Ernesta ital e latino ginn. sup; Leale Vittorio storia e filosof.; PanelloMignone Alma matem e fisica; LoraLamia Mansueta inglese; sac Chiappori Giacomo relig.; Marcenaro Caterina storia dell’arte; - più altri supplenti e incaricati).

Poi fu trasferito in via A.Cantore.

Suoi presidi (oggi, direttori scolastici) sono stati: G.Ziccardi (1933-35); F.D’Amato (-41); M.Ciravegna (-44); I.Nembrot (-45); V.Leale (-54); E.Aubel (-58); A.Vembacher (-59); C.Pala (-77); C.Vielmetti (-79); A.Corsello (-93); L.Barbieri (-2000); Carlo Maria Giorgio (2003)

Allievi famosi sono Franco Malerba (astronauta); Renzo Piano (architetto); Giuseppe Siri (arcivescovo); Bruno Orsini (onorevole, politico DC); Fausto Cuocolo (questore); Lorenzo Coveri (linguista); Paolo Lingua (giornalista); Gianni Pastine e PGiorgio Abrile (medico); Alberto Lupo (attore); Michele Marsonet; Francesco Surdich; Carlo Pastorino (ministro); Alessandro Repetto (presid.Provincia anni 2010);  Ferdinando Fasce (storico);  

 

Come doveroso in tutti i licei, anche qui esistono diverse ‘correnti di pensiero politico’; i vari eventi internazionali (guerre per es.) evidenziano l’insoluto confine tra cultura generica da apprendere nelle scuole e partecipazione studentesca a finalità non inerenti prettamente lo studio, ma pur sempre cultura. Lascia perplessi la scelta dei temi, troppo spesso stabiliti ed imposti da una minoranza che però è più impegnata ed attiva,  ma di parte. Mio personale pensiero, sia doveroso la libertà dell’espressione del singolo da effettuarsi in discussioni in aula, senza manifestazioni fuori di essa, nel rispetto della pluralità e del confronto: comportamento democratico, che appunto si impara a scuola.

   

v.Reti, visibile all’estrema sinistra                                  foto 1965

Casa delle Ferrovie . Foto 2001

 

  

partic di cartolina del 1903. La torre spicca                come è nel 2009, ‘segata’

nel panorama vicino a torrente e ferrovia    

 

===civ. 10 Sulla strada, prima di terminare in piazza Masnata, a ponente c’è un grosso emporio già adibito a “fabbrica di pallini e lastre di piombo”: a) un documento datato 1 agosto 1884 colloca una società “f.lli Sasso” (Gerolamo e GB; in quella data entrava nella società un terzo fratello Enrico) in via s.Martino (oggi via C.Rolando) ai civv. 9 e 10 (quindi vicini alla zona Mercato); b) sul libro “Un’idea di Città” a pag.11 è riportato un “progetto per costruzione di uno stabilimento per manifattura Piombo” da erigersi in Sampierdarena località denominata san Martino per conto dei signori Giovanni Minelli (o Mannelli) e Trojelli, del 1888, previsto con una alta torre per i pallini. Non sappiamo cosa abbiano combinato o quanto abbia vissuto l’azienda dei due della b) perché prendiamo nota - dall’opuscolo sottoriprodotto - che pochi anni dopo, nel 1900, in quella sede – divenuta in via Umberto I - c’erano i Sasso.

Da allora e posteriormente attivo ancora negli anni 1950 - con telef. 41-297- divenne stabilimento della soc.an. fratelli Sasso, specializzato per tubi, pallini e pallettoni da caccia: per preparare i pallini (usati in lega al 3 per mille con arsenico), in tre grossi forni veniva fuso il piombo e come tale trasportato in alto presso il  tetto della torre che sovrastava l’edificio; sotto il terrazzo altri due forni permettevano il mantenimento della fusione e la colata dal crogiolo; questa veniva frammentata con setacci del diametro voluto, ed i pallini o pallettoni così formati, in caduta si raffreddavano,  terminando infine dentro una vasca d’acqua di consolidamento. Con questo sistema,  i pallini non erano perfettamente rotondi , ma volutamente un poco a goccia così da creare -quando sparati- meno attrito con l’aria ed arrivare più lontano. Nel tempo i laminatoi o forni a piano terra divennero due (uno grande ed uno piccolo) e sul tetto ne rimase solo un terzo.

 una fattura datata 30 dic. 1887

Nell’angolo, un opuscolo –dal n.telefonico: 16-47, risale alla prima decade del 1900-  indicante la sede in via Umberto I; e, dentro, peso e dimensione dei tubi a disposizione: partendo da un calibro interno di 5mm, aumentante di un mm sino a 120mm; per ognuno ci sono circa cinque possibilità di diverso spessore (e quindi di diverso peso). Possibilità anche di richiedere forniture diverse di diametro e spessore.

 

Dai Sasso, passò a Bertelli Franco (Bertelli; omonima famiglia 80 anni fa c.a. vendette il terreno alla soc.M.S. in sal. Millelire per aprire dei locali), che circa nel 1979 aprì i finestroni esterni, facendoli diventare vetrine; verso la fine della sua attività, prima della cessione dell’immobile al successivo proprietario, gli fu imposto la scelta tra restaurare o abbattere dimezzando l’altezza della torre (perché ormai inutile, essendo cessata la produzione dei pallini; e poco prima che diventasse centenaria e quindi intoccabile per le Belle Arti. Con la ovvia scelta, vendette l’immobile con quel caratteristico campanile umilmente tronco). Infine subentrò la ditta Metallegno  di Patrocinio Bartolomeo che ha portato poche modifiche all’aspetto esterno dell’edificio utilizzando l’interno come self-service del fai-da-te; ma nel 2003 sta trasformando l’interno a box per autovetture con accesso da via Tavani.

 Madonnina della Guardia nell’ingresso della Metallegno

 

===civv.__ Di fronte ai “pallini”, nel dopoguerra per alcuni decenni lavorò il pasticciere Tosca i cui locali si aprivano anche in via Orgiero (Orgero) e via C.Rolando; ove ora  2005 ci sono un call-center telefonico (al posto di un rivenditore di motocicli); Russo il fotografo,  ed un corniciaio.

   Il Pagano 1950 segna  essere aperti le osterie di Pietrasanta Paolo al 45r, e di Olla Erenesto all’ 83r; il bar di Pino P. al 29r e di Mussi Elena al 28r; la trattoria di Martini Giuseppe al 37r.

  Il Pagano 1961 segnala: civici neri (non chiaro perché i dispari saltano dal 29 al 61; i pari sono dal 2 all’8): 10n=l’Unione Ind.Lav.Piombo; 15n=UITE con circolo ricreativo tranvieri e cancelli del deposito vetture; 23=scuola elementare ACantore e scuola materna omonima; 25An=OMNI, opera nazionale maternità e infanzia.

Civici rossi invece, 26 commercianti tra cui:  6r cartoleria; 22r  vetri e cornici; 24r sali&tabacchi; ed a salire di civico, non in ordine,  latteria; un bar e tre osterie; orefice; 31r ardesie di Piccardo Franc.; sarto; 37r il ristorante Martini; carbonaio; due panifici; 63r officina meccanica di Pizzuti O;   calzolaio; 89r pasticceria Perlino T.; ed ultimo 91r parrucchiere.

 

 

DEDICATA all’ingegnere dell’Ansaldo, nato a Fiume il 24 feb.1900.

      Usufruendo della sua carica direttiva nell’azienda per i mesi che vi rimase in attività,  rese importanti servizi e notizie all’organizzazione partigiana, nonché un sostanziale appoggio a scioperi (quello del 13 gennaio aveva avuto la partecipazione degli impiegati dell’Ansaldo, ed il comm. P.Reti fu individuato dal Partito Fascista Repubblicano come organizzatore).

La sua condanna fu determinata dall’aver fatto uscire dall’officina un motore prototipo: questo fu applicato ad un gozzo, usato per portare  un gruppo di ex prigionieri inglesi -liberati e protetti dai  partigiani liguri-  in Corsica (già in mano Alleata). Lo scopo era duplice: rimandarli in patria, ma soprattutto cercare di stabilire un collegamento con i comandi alleati per ottenere gli aiuti necessari (magari con lanci paracadutati: il primo di essi avvenne nel genn.1944 ed il materiale fu distribuito dai GAP genovesi e -in buona parte- tenuto nascosto in delegazione in attesa dell’uso nei giorni giusti. 

Scoperta questa collaborazione,  dai tedeschi che indagavano su lui, fu costretto alla fuga rientrando in terra natale.  A casa,  riuscì a impegnarsi più intensamente al movimento, divenendo segretario del CLN triestino     (comitato di liberazione nazionale), camuffandosi da rappresentante di orologi per poter girare destando meno sospetti, sapendosi sempre braccato dalle SS.

Assunse così l’incarico politico dirigenziale nella DC locale (democrazia cristiana) e svolse incarichi di alta responsabilità specie nei contatti con i partigiani slavi.

Scoperto il suo appartamento a Milano, e lui sottovalutando informazioni ricevute, dopo vari giorni di appostamento fu  catturato a Barcola.

Barbaramente torturato per carpirgli informazioni, fu infine fucilato a Trieste nella risiera di san Sabba, all’alba del 7 apr.1945 proprio quando tutto ormai stava per finire.

Nel 1991 fu insignito della medaglia d’argento al V.M. alla memoria; nel 1991 fu riconosciuta d’oro (come a Pieragostini, Buranello, Quartini).

Il circolo ACLI di Sampierdarena, che porta il suo nome, dal 1988 ricorda annualmente il suo sacrificio con manifestazioni, orazioni ufficiali, ed un premio laurea per un neo laureato ingegnere genovese ed un altro per un triestino.

 

BIBLIOGRAFIA

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-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda 3818

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-AA.VV.-Archivio St. Autorità Portuale-vol.I-pag.110.205

-AA.VV.-Contributo di SPd’Arena alla Resistenza.PCGG.1997-p.133.141

-AA.VV.- -35° Spd’A  

-Cappelli.Gianelli.Pedemonte-Trasporto pubblico..-DeFerrari.1991-pag.29

-Doria G.-Investim. e sviluppo economico a Ge.-vol.II-Giuffrè.1973.p.38 

-Gazzettino Sampierdarenese : 1/73.8  +   6/73.10  +  3/87.15   +   4/87.15   +  6/88.11  +  4/89.6  +   6/91.3  +  5/96.7 cita erroneamente una piazza Reti dove ci fu una piazza capitano Bove   +  

-Gazzo E.-I 100 anni dell’Ansaldo-Ansaldo.1953-pag.33

-Gimelli G.-Cronache militari della resistenza-Carige.1985-pag.80-2

-Il Secolo XIX del 9 luglio 1999

-Millefiore.Sborgi-Un’idea di città-CentroCivico SPdA-1986-pag.11

-Pagano/1933-pag.874---/1950  pag. 725---/1961.358.597

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.1586

-Poleggi E. &C-Atlante di genova-Marsilio.1995-pag.21.33

-Tuvo T.-SanPierd’Arena come eravamo-Mondani.1983-82-3.93.95