POPOLO                              via Popolo d’ Italia

 

 

La strada corrisponde alla attuale via A.Carzino.

Fu così intitolata, nel periodo dell’era fascista (durato dal 1919 al 1943-5) eliminando il nome di Goffredo Mameli per decisione del podestà espressa con delibera il 19 agosto 1935, secondaria alla necessità di unificare tutti i nomi della Grande Genova.

Con successiva delibera della Giunta comunale del  19 lug.1945 anche questa titolazione fu cambiata, con la dedica attuale ad Alfredo Carzino.

DEDICATA: corrisponde al nome del giornale quotidiano del partito fascista: era stato fondato a Milano  e diretto da Benito Mussolini, portavoce ufficiale del nuovo partito nato dopo la marcia su Roma.

Ma aveva iniziato la tiratura molti anni prima, dal 15 novembre 1914, con articoli interventisti nella previsione del prossimo conflitto mondiale: anche per questo, dieci giorni dopo, Mussolini fu espulso dal partito socialista. Le due citazioni (tratte la prima da Napoleone e l’altra da Auguste Blanqui) che corredavano il frontespizio, erano eloquenti sulle intenzioni : «La rivoluzione è un'idea che ha trovato delle baionette» e «Chi ha del ferro, ha del pane».

Il giornale, come detto, nacque come quotidiano con lo scopo di supportare la minoranza interventista del Partito Socialista italiano.    Oppositori erano i neutralisti del Partito Socialista Italiano,  ed i pacifisti (tra questi ultimi la Chiesa, guidata da Benedetto XV, ovviamente attaccati sulle pagine del giornale e tacciati quali ‘conigli’; l'arcivescovo di Milano condannò vietando la lettura del quotidiano ai fedeli, mentre il Vaticano condannava lo Stato Italiano per omessa censura arrivando a suscitare quasi un caso diplomatico).

È altresì noto che per far uscire le pagine, Mussolini  accettò non piccoli finanziamenti da industriali interessati all’entrata in guerra: sia italiani (alcune documentazioni attestano il versamento di contributi provenienti da industriali italiani, tra i quali spicca il nome di Filippo Naldi, direttore del Resto Del Carlino, il quale permise la realizzazione del giornale in sole due settimane  procurando sia mezzo milione di lire per le prime spese; garantendo la distribuzione tramite le Messaggerie Italiane e cedendo due dei suoi redattori. Nonché di alri interessati all'aumento delle spese militari per lo sperato ingresso in guerra dell'Italia; fra questi  i gruppi Agnelli e Ansaldo), che francesi e inglesi (già dal 1917 arrivavano 100 sterline a settimana, per l'impegno di boicottare eventuali manifestazioni pacifiste in Italia).

Conclusa la guerra, il 3 ago.1918 venne inaugurata in via Palestro la redazione genovese del giornale, presente lo stesso Mussolini, intorno al quale si erano ormai concentrate le varie forze militari che, nel gennaio succesivo si organizzarono nei “fasci di azione rivoluzionaria”.

Nel contempo, finiti i finanziamenti, si dovette procedere ad una riconversione sia di scopi che economica (tornavano reduci, soldati ed ufficiali; c’erano i morti da onorare; ma soprattutto tanti i mutilati; ma poveri loro, con le finanze statali vuote; si stava creando il caos governativo; non sottacendo una sempre maggiore influenza delle idee comuniste. Il giornale scelse cavalcare la tigre dei rimpatriati, prponendo una riorganizzazione del lavoro (i sindacati erano sul piede di guerra: specie quando l’Ansaldo, da parecchie decine di migliaia di operai, dovette licenziarne molti per ‘diminuzione di richiesta’) e, di conseguenza, una nuova struttura dello Stato

Nel 1922 si creò il partito, ed il giornale divenne portavoce ufficiale del PNF Partito Nazionale Fascista e dell’opera politica di Benito Mussolini.

A fine anno (1 nov.1922) a Benito succedette alla direzione il fratello Arnaldo (vedi); e dopo la sua prematura morte nel dicembre 1931, la direzione toccò a Vito Mussolini (figlio di Arnaldo – e quindi nipote di Benito; carica prevalentemente onorifica perché quasi mai presente, poco attento alle necessità del giornale ed anche poco prolifico come giornalista, al punto che nel 1945 fu processato ma assolto).

I luoghi della Redazione e Direzione, sia quello centrale milanese che quelli periferici, vennero chiamati "il covo" per il fatto che inizialmente erano ospitati in  cantine di normali stabili cittadini ove gli ex Arditi, legati a Mussolini, proteggevano il giornale da attacchi politici nemici.

Il quotidiano divenne, per tiratura, il terzo a livello nazionale.

 

Cessò la pubblicazione il 25 lug.1943 (altri scrivono il 26 luglio), per volontà dello stesso B.Mussolini, dopo che il Gran Consiglio si era pronunciato contro di lui, costringendolo alle  dimissioni.

Nel 1998 venne richiesta da Giuseppe Martorana (segretario e fondatore del movimento Nuovo Ordine Nazionale) al tribunale di Milano la riapertura del giornale. Nel 1999 con identico nome, venne rifondato ma quale periodico mensile, sempre con sede a Milano.

 

Era il giornale di partito, quindi con ideologia unilaterale – come tutti i giornali dei dittatori -  ovvia opera di propaganda usata a larga mano dal potere per suggestionare, incrementare ed esaltare il concetto di ottimale: delle scelte di vita,  superiorità dell’idea fascista,  forza e compattezza nazionale, ecc.. Altrettanto erano  usati la radio, le scritte murali, i raduni,  ed ovviamente le targhe stradali.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale -  Toponomastica , scheda 3636 

-AA.VV.-1886-1996 oltre un sec. di Lig.-SecoloXIX-pag. 173.201.205.354 

-Enciclopedia Sonzogno

-Pastorino&Vigliero-Dizion. Delle strade di Ge.-Tolozzi 1985-pag. 369