PITTAMULI                              vico Pittamuli

   Il 2 febbraio 1914, al sindaco venne sottoposto la necessità di cambiare nome al vicolo, già denominato’Guerrazzi’, oggi dedicato a Nicolò Bruno.       

Allo scopo vennero proposti due nomi a scegliere: vico Balilla oppure vico Pittamuli. Fu scelto il primo, e del secondo non ci appaiono altre alternative nella toponomastica di San Pier d’Arena.

Citato anche dall’ Accinelli, partecipe all’insurrezione e quindi testimone diretto,  Pittamuli è il soprannome di un altro eroico ragazzo di dieci anni (undici scrive Quinto) che, anche lui, compì un significativo gesto di ribellione alle truppe austriache e che coronò l’ insurrezione di massa, in altra parte della città: due giorni dopo l’episodio del Balilla, mentre in città sempre più lievitava la ribellione all’invasore, per ordine del Botta un corpo di trecento soldati (stanziati dal Bisagno) aggirando le mura tentarono riunirsi al generale (attestato a SanPierd’Arena); ma gli abitanti di san Vincenzo, accorti della manovra iniziarono a bersagliare i granatieri costringendoli a tornare indietro fino al ponte di sant’Agata ove si riunirono con altri che sloggiavano la zona di santa Chiara. Nel proseguire la ritirata, lasciarono asserragliati in una osteria vicino al ponte un distaccamento di cinquanta soldati a retroguardia. La folla pose assedio da lontano a quella posizione difensiva, e stazionava finché il ragazzo partì per primo scaricando una pistola (a dieci anni?) e con una fiaccola atta a  incendiare le masserizie ricuperate dai soldati e messe a difesa del posto. Così presi tra il fuoco interno e la folla urlante, la guarnigione preferì arrendersi ai Bisagnini.

   Evidentemente a corto di soldati, nei disegni del Botta era attendere i rinforzi, chiamati dalle riviere e da Novi; tentò di comandare il Senato affinché provvedesse lui a  disperdere i rivoltosi, ma questi non cadde nell’errore di proteggere l’odioso ed inviso invasore;  ed il popolo ormai in armi e con sorprendente compostezza militare gestita da pochi ma validi capipopolo, riuscì a sloggiare gli invasori da tutti i punti ove erano attestati e farli fuggire fuori delle mura, spedendoceli a San Pierd’Arena in rovinosa e rabbiosa fuga. Da qui asserragliato, non però raggiunto da truppe sufficienti, anzi perdute anche le  molte che in città si erano arrese, dovette ritirarsi verso la Bocchetta,  lasciando orribili segni del furore e della rabbia.

 

Balilla, Pittamuli e PierMaria Canevari – i tre eroi del 1746, in una stampa dell’ottocento

 

BIBLIOGRAFIA

-Bargellini M. -Storia popolare di Genova-Monni.1870.vol.II-pag.487

-Pastorino.Vigliero-Dizion. Delle strade di Ge.-Tolozzi 1985-pag.1484

-Quinto GB.-Le targhe delle strade-Pagano.1979-pag.176