PIERAGOSTINI                             via Raffaele Pieragostini

 

TARGHE:

via Raffaele Pieragostini – caduto per la libertà – 1899 – 23-4-1945

                                       

a fine strada presso il Ponte

 

 inizio strada, angolo con Largo Jursé                               .      

QUARTIERE ANTICO: Ponte

 da MVinzoni, 1757.

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2826    CATEGORIA:  2

 da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   48120

UNITÀ URBANISTICA: 24 – CAMPASSO

                                           26 - SAMPIERDARENA

 Da Google Earth 2007 

-in fucsia, il ponte di Cornigliano; rosso, via Eridania

e giallo, via P.Mantovani; celeste, via T.Grossi;

marrone, largo Jursé.

 

CAP:   16151

PARROCCHIA: s.Giovanni Bosco (nel Pagano 67-8 è attribuita a fantomatica s.Giacomo; in quello precedente è di s.Gaetano)

STRUTTURA: ampia strada a cinque corsie (3+2), a doppio senso  veicolare, che congiunge largo E.Jursè (alla Crociera), con il Ponte di Cornigliano (fino a metà, dalla Madonnina).

  

 la strada da tetto del gratticielo – anno 2002

È fornita dall’acquedotto Nicolay.

 

STORIA: Nelle prime carte dalla seconda metà del settecento, la strada già esiste importante, ma anonima; in quei metri era circondata da terreni ricchi d’acqua incanalata da essere capace di muovere le pale dei molini, e coltivati a frutteti ed orti (tra i più fertili della regione: come la piana d’Albenga ora).

   Dalla carta del Vinzoni, 1757, la strada ovviamente è anonima; appare circondata dalle seguenti proprietà:

--a nord, e dal ponte verso est- del sig. GB Grondona; + dei mag.ci fratelli Veneroso (con casa sulla strada. Non sappiamo chi furono; a Genova vengono descritti alcuni divenuti importanti: un Hieronimo (Gerolamo) Veneroso, 1691-1726, divenne doge -dei biennali, con berretta e corona regia- nel 1725; ma morì l’anno dopo. Invece suo figlio, GioGiacomo, fu doge dal 11.6.1754-6: nato da Giulia Rivarolo il 6.4.1701; ebbe un figlio Gerolamo anche lui; fu dapprima, assieme al padre che era commissario, a sedare le rivolte della Corsica; poi Magistrato della Mura, doge, di nuovo MdM progettò piazza Acquaverde, poi MdGuerra; morì a Chiavari il 17.XI.1758. Non è scritto per nessuno dei tre, che avessero dei fratelli) + parte di quella vasta proprietà -da arrivare sino a vCRolando- dell’ecc.mo Domenico Spinola.

 

Nella foto sopra, scattata nelle prime decadi del 1900, compare a sinistra una villa, (dalla struttura seicentesca; sulla carta vinzoniana  compaiono, sulla strada: nel terreno dei Grondona, un molino (e quindi non sarebbe); in quello dei Veneroso una casa di proprietà di R.do Ambroggi. Se ne dedurrebbe che fosse dei Veneroso, visto la loro importanza, ma un ramo collaterale di quelli su descritti. Si legge che dopo, divenne una proprietà dei Serra, anche loro non specificati meglio (vedi sotto al civ.5)).

--a sud invece, la proprietà del rev. Stefano Ferrari, con sei case sulla strada: le prime due di sua proprietà; la terza del mag.co Crosa; quarta e quinta del mag.co Caste(llo), la sesta dei Veneroso

   Come appare nel 1846 su una carta ora all’Archivio Storico Comunale, il pezzo dalla Crociera al ponte, viene chiamato  genericamente  “strada Provinciale di Ponente”.  

   Il primo nome della via, in origine di memoria fu ‘via san Cristoforo’ (vedi): per tutto il tratto dalla zona Mercato (dietro palazzo Carpaneto, inizio di via C.Rolando) al ponte; a conferma, il regio decreto del 1857,  la cita (per esso la strada della Marina arriva sino alla Crociera) con questo nome.

   Nei primi anni dopo la prima grande guerra, 1918-9 circa,  il Consiglio comunale di san Pier d’Arena volle cambiare la titolazione in “via Cesare Battisti(vedi), ancora tutta estesa dal ponte alla villa Carpaneto.  

 

da via Pacinotti, lo stabilimento Molini Alta Italia           foto Pasteris 1911

in basso, un ingresso Ansaldo

   Ma con l’avvento della Grande Genova, per evitare doppioni con l’omonima del centro, la  lunga strada fu spezzettata in più parti ed il tratto corrispondente -con delibera del podestà del 18 ago 1935- fu battezzato “via Monte Corno(vedi).

    Sulla parte a mare sul ponte c’era la costruzione del dazio, per la esazione della tassa comunale (con peso pubblico per veicoli da carico); controllava anche lo scalo treni a monte (solo merci, ed a piccola velocità); cessò la sua attività nel 1945 circa.

 

 barriera del dazio

 

   Nel punto di passaggio tra strada e ponte, dove a monte ora si innesta la strada lungo il torrente (via Perlasca), fu aperta una stazione ferroviaria (nel 1967, civico nero) detta ‘scalo merci  piccola velocità’ (nel 1925 ospitava la “soc.an. cooperativa fra gli operai, facchini, assistenti, scalo merci P.V. Sampierdarena”; nel 1933 la città vedeva due stazioni merci, una questa: denominata PV e quella del Campasso, ove arrivavano veicoli o merci in piccole partite senza vincolo di peso. Nel 1963 è chiamata: “di Genova-Campi (per merci)”).  Le merci arrivate per ferrovia vedevano il trasporto e la consegna in città tramite società in possesso di camion; una di esse descritta nel Pagano è la soc.an. Lanati E.& C. (con una sede anche a Terralba. Forse la genitrice della più potente omonima casa di spedizioni con sede negli anni ‘60 in via Balleydier, 50).

 

 

piazzale d’ingresso all’area                     lato verso il torrente

  

area scalo merci verso nord

 

   In terreno della ferrovia, prospiciente sulla strada a monte del ponte Cornigliano, c’era una palazzina a due piani, eretta nel 1945 poggiando su grossi plinti poligonali avendo come base il terreno sabbioso del torrente; in esse c’era un bar eufemisticamente chiamato bar 2000 (nel 1950 di proprietà di Albalustro P.), ma che fu demolito alla fine del 1995 per lo sbocco della nuova strada.

   Dopo la seconda guerra mondiale, con delibera della Giunta comunale la via (5 luglio 1945) e lo slargo iniziale (24 apr.1956), furono dedicate ai partigiani Pieragostini e Jursé.

 

CIVICI

Nel 1965 fu adottata la numerazione continua, ma ancora negli anni 70 venivano distinti i colori.

Nel 1969 fu assegnato il 61. Nel 65,  a nuovi edifici, dal 25 al 55.

2007=Uu24= NERI  = da 1 a 73 (compresi 65ab, 73c; esclusi 11,13,19,21,23). 

                      ROSSI= nessuno

           UU26=NERI = solo civ. 80  

                                   

A mare si apriva la vecchissima strada di ‘via al Ponte di Cornigliano’ poi inglobata nello stabilimento Ansaldo; di esso ora (giu/02) rimane solo il cosiddetto ‘palazzaccio’ che ultimamente ha ospitato a lungo la ‘Ansaldo Industria’ a sua volta composta da varie aziende che, iniziato nel 1997 lo smembramento, sono autonomamente ciascuna in via di trasloco verso il WTC,  la Torre Shipping o altrove.

         

anno 1990 – la facciata su via Pieragostini

  

                                                 anno luglio 2000 la facciata del CCRT lungo via Pieragostini

 

 

anno dic. 2000, tutto demolito                                                2003 - unico rimasto

===prima della demolizione di tutti gli stabili per fare il ‘complesso della Fiumara’,  sulla strada si affacciva il lungo stabilimento della  ‘CCRT Cavi’.

===rimane il fianco del più vecchio – restaurato - palazzotto dell’Ansaldo STS,  che si apre in via Mantovani.

  

===civ.      è il penultimo nato nel complesso: il grattacielo –fatto a schermo televisivo (vedi foto da google)- detto  ‘Torre Selex Comunications’. In alcuni piani si elaborano progetti di natura militare e quindi soggetti al vincolo del segreto.

  I civv. a mare furono soppressi nell’anno 2000 per demolizione.

 

A monte

Nella pianta del Pagano/67, i civici 1 e 5 sono a est di via T.Grossi; e subito ad ovest di essa c’è il 15

===civ. 5 fu eretto nel 1906. Ancora agli inizi del 1900, nel suo sedime esisteva un ‘palazzo Serra’, con le fattezze esterne della villa sei-settecentesca (aspetto cuboide, con tetto di ardesie a cupola), non descritta in alcun libro e visibile nella foto sopra. Non abbiamo trovato a quale Serra appartenne (erano dei Serra quella poi Monticelli di via della Cella; e quella Doria Serra-Masnata di via Cantore).

===civ. 1r il caffè Ligure. Ancora presente nell’elenco SIP del 1971.

===civ. 5r nel 1950 c’era la trattoria di Riccardi E.

===civ. 9r nel 1950 c’era il bar di Pesce R.

===civ. 15r nel 1967 lampadari e fonderia artistica Vaccari Valerio

===civ.17r nel 1950 c’era la trattoria di Ricci V.

===civ. 67 ancora nel 71 c’era l’Istituto Nazionale Trasporti

===civ. 71 ancora nel 71, la cooperativa Nino Repetto

 

DEDICATA   al partigiano nato a San Pier d’Arena il 5 mar.1899 (controversa è la data precisa: alcuni dicono 3 maggio) da Giuseppe (operaio alla fonderia di Multedo, e residente in via Daste in una modesta casetta al civ.  dove ora è apposta una lapide; militante socialista, indirizzò il figlio ai principi mazziniani facendolo partecipare alle riunioni di partito) e da Gatti Clotilde. Ebbe una sorella di nome  Colomba.

   Col padre frequentava i circoli operai e si imbeveva dei discorsi di PChiesa, di L.Calda, dell’Internazionale e dell’Inno dei Lavoratori.

    Instradato così politicamente dal genitore, seppur molto attirato dagli studi, per ragioni economiche dovette andare a lavorare nella bottega di artigiano di uno zio, fino a che arrivò all’epoca del servizio militare –1917- che svolse come motorista dell’aeronautica, al deposito aviatori di Torino, senza prendere impegno alcuno al di fuori di questa attività. Solo dopo il congedo –1920- ed al rientro a Cornigliano, trovato lavoro –1922- come operaio alla san Giorgio di Sestri Pon. si iscrisse al Partito comunista,  allora già clandestino, partecipando attivamente e responsabilmente attivandosi in prima persona (anno in cui il PNF iniziò la ‘legalizzazione’ del suo operato). Intanto si era trasferito di casa a Cornigliano in via della Libertà.

   Nel 1925 venne scelto come coordinatore del congresso provinciale genovese (in preparazione di quello internazionale a Lione) entrando a far parte della dirigenza del partito a cui dovette dimostrare estrema fedeltà adoperandosi in mille impegni di media importanza (incarichi cospirativi, università a Mosca e Spagna, centro estero a Parigi).

   Raccolse così varie condanne dal Tribunale Speciale, tra cui una di 5 anni di detenzione nel febb.1929 inflittagli a Roma ed incarcerato a Padova il 21 luglio (conseguente ad un arresto avvenuto il 6 nov. 1927, accusato di aver ricostituito il partito comunista che già era stato “schiantato” assieme agli anarchici dal nuovo regime con le leggi speciali del 1926). Ne scontò una parte,  uscendo nel nov.1932 per amnistia  ai detenuti politici, in corrispondenza del decennale fascista. Per 2 anni -1933-4-, visse a Genova, non riassunto dalla san Giorgio ed occupandosi in una officina sampierdarenese.

   Agli inizi di sett./1935, su richiesta del partito, espatriò in Francia da dove a novembre col nome di Gianni Licarini, da LeHavre partì per Mosca. Qui frequentò per tre anni la scuola universitaria leninista (organizzata come un collegio, a gruppi di 20, insegnava unità e continuità ideologica a tutti i fuoriusciti, futuri dirigenti; studiavano la filosofia marxista, economia politica, leninismo, storia operaia internazionale e locale, storia del pensiero, rivoluzione francese e russa, il PCI e lingue); e poi frequentò l’accademia militare Tolmaciov di Leningrado  (corsi di teoria militare). Lasciò l’URSS nel marzo 1938.

   Intanto, nel gennaio/1938 il Tribunale Speciale lo aveva ricondannato assieme ad altri 70 comunisti, in contumacia, per l’attività e per aver firmato un articolo intitolato “per la salvezza dell’Italia” pubblicato due anni prima su giornale francese.

   Rientrato a Parigi, era considerato un politico-militare di assoluta e provata fedeltà: pressoché subito andò a militare (col nome di Gianni DiGiorgio; assieme a Togliatti) come combattente volontario nelle file delle Brigate internazionali nella guerra di Spagna (il partito fu dapprima reticente a concedergli l’autorizzazione,  poi lo indicò – per un anno -  quale addetto ai servizi radio di Barcellona, e ad importanti missioni locali di partito (1936.39).

  Tornato in Francia, lavorò in fabbrica; ma nel gennaio1942 fu arrestato dai nazisti che curarono il trasferimento – 12 febb. 42 - a Roma, consegnandolo agli italiani: il Tribunale Speciale lo ricondannò a 18 anni, di internamento: iniziò a scontare la pena a san Gimignano, accusato sempre per reato politico, avendo continuato a mantenere contatti con i movimenti comunisti internazionali soprattutto con quello russo che lo aveva già ospitato.

    Dopo poco più di un anno però, dopo i fatti del 25 lug.1943 (arresto di Mussolini; governo passato a Badoglio. Si pensava che a Roma, Badoglio ed il re sarebbero sicuramente rimasti,  sotto controllo degli alleati; al contrario il nord Italia, invaso dai tedeschi avrebbe richiesto una lotta contro essi. Il 30 ago da Regina Coeli  rientrarono anche Buranello, Fillak e tutti gli altri), fu scarcerato il 18 agosto.

   Rientrò a Piòvera (AL) dove viveva la madre sfollata; ma pochi giorni dopo era a Genova con l’investitura ufficiale già decisa a Ventotene: di segretario della Federazione locale, ovvero di dirigere i comunisti genovesi e savonesi. Fu il primo a dedicarsi alla reazione attiva, alla ‘svolta militare’, mettendola in atto secondo i rigidi insegnamenti ricevuti, di estrema osservanza alle direttive centrali. Dovette scalzare dal comando gli operatori preesistenti (in particolare il dirigente Dellepiane, che –non arrestato- aveva però ‘vivacchiato’ adattandosi e sopravvivendo nelle estreme difficoltà locali senza un progranna né una visuale più vasta; definito inopportuno ‘attesista e quindi opportunista ed indegno di militare nelle fila del partito’, venne eliminato al vertice).

   La prima riunione per riorganizzare il partito fu il 24 ago 43 in una trattoria sulle alture di SBdFossato (Promontorio?), fino alla sua elezione a segretario politico del comitato federale genovese. 

   Il giorno dopo l’8 settembre, nella confusione generale, la riunione fu al Campasso nel retrobottega di Achille Marsanasco: l’epicentro storico  dell’organizzazione comunista genovese fu in piazza Masnata: qui conversero tutti i responsabili del partito e fu decisa l’attività armata partigiana  di scontro sociale, militare, politico ad oltranza (non lavorare, sabotare la produzione di guerra, interrompere ogni relazione tra operai e occupanti) contro i tedeschi ed i fascisti di Salò, coordinando la nascita dei movimenti di resistenza partigiani di montagna e cittadini (nacquero a fine ottobre i GAP ‘gruppi di azione patriottica’ (che nell’ottobre iniziarono uccidendo un capomanipolo della milizia sestrese, ed a gennaio ’44 due ufficiali tedeschi con conseguente fucilazione di 8 antifascisti incarcerati); ed i ‘comitati clandestini di agitazione’). Si scrive che il 20 settembre 43 a villa Scassi si incontrò con i proclamatori dello sciopero dei tranvieri,  per coordinarli ed appoggiarli con atti dinamitardi sulle rotaie; nella seconda metà di ottobre fu sostituito alla dirigenza, da R.Scappini (che raccoglierà poi la firma di resa tedesca); a lui viene assegnato la organizzazione del partito per tutta la provincia.

      Nel giugno 1944 fu nominato Ispettore regionale del T.I.I. (Triunvirato insurrezionale internazionale del PCI), con l’incarico di difficilissime e sofferte decisioni (tipo quella di ordinale la fucilazione per rappresaglia di cento prigionieri , 80 tedeschi e 20 fascisti: i tedeschi avendo subito sette morti in una azione dei GAP genovesi, avevano ordinato la fucilazione nel campo di concentramento di Fassoli di 70 detenuti), e di abile sarto nel cucire le necessità della città (con una visione ‘nazionale’) e della montagna (con necessità più spicciole e locali).

     Promosso al grado di tenente colonnello, dal 1.7.44 il PCI elesse il gen. Rossi Cesare quale comandante e Pieragostini fu vice comandante  regionale della sezione operativa in seno al Comando militare regionale (il CMR era composto da 7 membri, uno indipendente (il comandante, gen. Rossi) , e gli altri corrispondenti ai vari partiti politici presenti: per i comunisti il nostro (col grado di vice comandante), socialisti, partito d’azione, liberali, repubblicani e democrazia cristiana. Designati dal CLN Ligure (comitato di liberazione nazionale), divennero i coordinatori delle varie zone belliche regionali: Pieragostini in particolare, riuniva periodicamente tutti i comandanti operativi della zona (divisione Cichero, 58a brigata, 3a brigata, brigata di manovra, 57a brigata,  brigata Giustizia e libertà , divisione Lombardia)).  

   Il 23 settembre 1944, lo vediamo presiedette un convegno di tutti i comandanti di brigata al fine di dare ordine alla ‘guerra per bande’, ciascuna slegata alle altre dopo i rastrellamenti; fu costituita la nuova ‘brigata Oreste’, il cui comando si stabilì a Rocchetta Ligure

   Infatti il nemico reagiva alle stimolazioni con i noti rastrellamenti sui monti, riaprendo una ferita organizzativa, non ancora messa a fuoco: furono di nuovo necessarie intense consultazioni per ricostituire l’organico. Girando tutto il territorio ligure, riuscì a dare l’impronta militare  a tutte le formazioni partigiane, specie durante il rastrellamento nella zona di Gorreto (ago-ott 44) dove personalmente ed attivamente partecipò alle fasi di sganciamento, guadagnando la stima di tutti.

   Col soprannome di Lorenzo Rossi, distinto rappresentante di azienda manufatturiera sita oltre la linea gotica, può andare ad appuntamenti vari senza destare sospetti; può interessarsi di relazionare su tutte le iniziative politico militari -nazionali ed internazionali-; di stabilire i compiti delle varie formazioni partigiane anche extra regionali (dal 1 ott.43 al 30 giu.44 fu ufficialmente ‘capo servizi collegamenti’ di 2mila uomini); di preoccupandosi di riunire tutti i commissari del PCI (partito comunista italiano). Lo scopo era di organizzare operazioni atte a creare nel nemico permanente stato di allarme ed insicurezza; anche nei momenti terribili dei rastrellamenti, cercò di favorire le situazioni di sganciamento e ricupero, sottolineando delle capacità militari e dimostrandosi scrupoloso osservatore di tutte le varie componenti di ciascuna operazione bellica -dal cibo ai rifornimenti, dai sabotaggi alla costituzione di “squadre volanti” aventi il principale scopo di colpire in aree cittadine, compresa la famosa “giornata della spia” (30 nov.44).

   Questa vita intensa, pericolosa e violenta, ben poco gli concesse agli affetti personali quali il semplice manifestarsi alla compagna della sua vita (Lina Fibbi, pure lei  organizzatrice dei GAP):momenti fugaci, rapiti ai bombardamenti ed al tipo  di vita di ambedue; da una sua lettera dal carcere, scrive di “aver cura del nostro prossimo figlio...educalo alla scuola di suo padre e alla tua, e chiamalo Gianni”.

   Attivamente ricercato, fu fatalmente catturato il 26 dic. 1944 (Pastine scrive a marzo del 1944; Antonini “a partire dal 1° dicembre”) assieme a quasi tutta la direzione dell’antifascismo ligure: tal Leopoldo Trotti, il generale Cesare Rossi, il col. Alfredo Amoroso ed il Nostro (per aver commesso l’imprudenza di essersi recato a casa un compagno che aveva mancato ad un appuntamento perché appena arrestato: la casa era sorvegliata dagli agenti del commissario Veneziani). Furono incarcerati nella sez. IV di Marassi e sottoposti a processo (che Pastine giudica illegittimo perché i membri  giudicanti -essendo militari dipendenti dal legittimo governo regio, e fedeli ancora per giuramento al re- avrebbero dovuto riconoscere lo stato di prigioniero di guerra e non di morte come invece voleva la legge militare) che si concluse con diverse condanne a morte, eseguite con rapidità.

  Pieragostini, marcato col n° 2959, giudicato prigioniero ‘eccellente’ (ovvero utile per eventuali scambi nell’atto del ripiegamento), fu intanto sottoposto quotidiamente -per 4 mesi- a torturanti interrogatori nella ‘cella di rigore’ del primo piano della Casa dello studente a san Martino.

   Tanto resistette e dovette subire, fino al momento che il nemico nel pomeriggio del 23 aprile 45 e nella persona di Hengel attuò la ritirata, in fuga verso il Brennero, con le SS tedesche ed italiani -con famigli- al seguito. Allo scopo, fu usato come ostaggio assieme ad altri 25 detenuti (tra cui anche il gen. Ernesto Rossi; fra essi politici e membri di missioni alleate, chiusi in una corriera partita da Marassi alle 15,30 del 23). Seppur gravemente denutrito, tumefatto dai pestaggi, ferito e piagato, rappresentava - come tutti gli altri - pur sempre una importante pedina di scambio in caso di scontri con i partigiani.

   Dopo pernottamento a Novi, il giorno dopo, quando la colonna si trovò poco prima di Bornasco (PV) -una frazione di Vidigulfo nel pavese- fu attaccata da aerei americani (o inglesi): fu colpita anche la corriera con i detenuti uccidendo il gen.Rossi, mentre il Pieragostini benché ammanettato ed incatenato con l’anarchico Ponte, tentò la fuga. Ma le SS comandate dal serg. Lungman, riparate ai bordi della strada in un fossato, uccisero entrambi a colpi di mitraglia. I sopravvissuti invece, portati a san Vittore a Milano, furono liberati tre giorni dopo.

   In vari documenti si parla di generica ‘morte per bombardamento’ (Gazzetta Ufficiale del 4 apr.1970 per medaglia d’oro-vedi sotto); in altri di ‘morte per fucilazione’ (foglio matricolare e carabinieri)

   In data 24 apr.1945, ignari della sua morte, il CLN Ligure lo designò prosindaco -assieme ad un esponente del PRI - nella giunta comunale costituenda con la liberazione di Genova (sindaco fu nominato Faralli Vannuccio del PSI) .

   Fu insignito della medaglia d’oro al valor militare «alla memoria» per attività partigiana: “PIERAGOSTINI Raffaele di Giuseppe, classe 1899, da San Pier d’Arena. - Patriota di purissima fede, si dedicava fin dall’inizio all’attività partigiana divenendo uno dei principali comandanti e organizzatori delle più agguerrite unità della sua zona e sostenendo alla loro testa asperrimi combattimenti che procuravano al nemico, ingentissime perdite. Nel corso di un violento rastrellamento nemico, riusciva, grazie alla sua intelligente capacità operativa ad organizzare una brillante resistenza ed il successivo sganciamento riordinando con energia ed abilità le formazioni sbandate. Ricercato attivamente veniva infine catturato e sottoposto ad atroci torture per varie settimane perché rivelasse le importanti informazioni in suo possesso. Il suo nobile animo resistette con stoicissimo (sic) al dolore nulla rivelando sulle formazioni partigiane e sui commilitoni e trovando la forza di confortare i compagni di prigionia ed infondere loro la fede nei destini della Patria. Portato quale ostaggio dal nemico in ripiegamento e gravemente debilitato dalle gravissime sevizie subite, trovava la morte durante un bombardamento. Si spegneva così un nobile animo di patriota e di combattente. Bornasco (Pavia), 24 aprile 1945”.

 

BIBLIOGRAFIA

-Albo dei decorati al Valor Militare-Ist.Nastro Azzurro.1977- pag.166

-Antonini S.-la «banda Spiotta» e la BrigataNera...-DeFerrari2007-p.83

-Antonini S.-La Liguria di Salò-DeFerrari.2001-pag.493

-Archivio Statistico Comunale Toponomastica - scheda 3486

-AA.VV.-Annuario guida Archidiocesi-ed./94-pag.430—ed./02-pag.467

-AA.VV.-Contributo di SPd’A alla Resistenza-PCGG.1997-pag.133.139

-AA.VV.-40° anniversario della Repubblica.ATA.1986-pag. 101

-AA.VV.- 35° Spd’A

-AA.VV.-Vecchia SPd’Arena e Cornigliano-Valenti.1976-pag.36

-Biga.Conti.Paoletti-I precursori della lotta...-ANPPIA.1994-pag.502

-Calegari M-Comunisti e partigiani-Selene.2001. pag.98.143.242.295.tutto

-Castronuovo V.-Storia dell’Ansaldo-çaterza.1994-vol.I-pag.104cartina  

-Gazzettino Sampierdarenese  : 2/91.5   +   1/96.15

-Genova Rivista comunale :  1/45.5  +  1/49.17dice che fu fucilato  +  4/50.27   

-Gimelli G.-Cronache militari della Resistenza-Carige.85-v.II-pag.864.948

- “                                                                                           v.III-pag. 318.401

-Medulla M.-Sampierdarena-DeFerrari 2007-pag. 22

-Pastine G.-Fuoco sulle montagne verdi-DeFerrari 2007- pag.129

-Pastorino&Vigliero-Dizionario delle strade di Genova-Tolozzi.’85-p.1457

-Poleggi E. &C-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.21.33

-Ragazzi&Corallo-Chiavari-Sagep.1982-pag.272

-Simonelli N.-Raffaele Pieragostini-DelCielo.1974-

-Tuvo T.-Sampierdarena come eravamo-Mondani.1983-pag.36

-Tuvo&Campagnol-Storia di Sampierdarena-D’Amore 1975-pag.112