PASCOLI                                           via Giovanni Pascoli

 

TARGHE:    via – Giovanni Pascoli

                     strada privata

in angolo con via G.Balbi Piovera

 

in angolo con scalinata Beccaria

 

QUARTIERE ANTICO: limite tra Coscia e Mercato

 da MVinzoni, 1757. Ipotetico tracciato della via (con giallo, corso O.Scassi; celeste via GBPiovera) a ponente sul terreno del principe di Francavici, ed a levante del duca Spinola.

 

 

 

 

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2822,    CATEGORIA: 3

 da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   45940

UNITÀ URBANISTICA: 28 – s.BARTOLOMEO

  da Google Earth, 2007. In giallo via GBPiovera.

CAP:   16149

PARROCCHIA:  s.Maria delle Grazie

STRUTTURA:   da via G. Balbi Piovera, a scalinata C.Beccaria; senso viario unico, opposto alla numerazione, da ponente a levante.

===civ 5a: fu assegnato a nuova apertura nel 1975

   Pochissimi gli insediamenti artigianali, nessuno commerciale.

   Nel dic.03 ed ancora ago.04 si legge sul Secolo che la via è stata inclusa nell’elenco di quelle ‘private di interesse pubblico’ con programma di divenire municipalizzata (ovvero accorpamento comunale gratuito in cambio di manutenzione e servizi quali illuminazione, fognature, cassonetti spazzatura, asfaltatura, ecc.).

 

STORIA: La strada, neoformatasi con la costruzione dei caseggiati nella proprietà Piccardo, come traversa dell’asse principale indirizzato verso il costruendo ospedale (allora via E.De Amicis), ebbe dalla Giunta sampierdarenese ufficiale titolazione dopo scelta e delibera  del Comune il 16 set.1914, riconosciuta con itinerario ‘parallelo a corso Roma - in basso -‘.

   Il Pagano/1925 vi colloca al 2-3 Repossi Emilio che – ancora nel 1933 - si interessa di medicinali (presumo un grossista o rappresentante)

   Nel 1926, all’atto della unificazione della capacità comunali delle delegazioni nella Grande Genova, risultando unica dedicata al poeta, rimase immodificata.

   Nel 1933 era di 5ª categoria e con civici sino al 6 e 7 ed, allora, era privata.

   Nel 1958 il Comune preparò il terreno per la posa dell’asfalto, però non addivenendo ad un accordo, abbandonò il fondo in modo inagibile perfino al traffico pedonale.    foto anni 60 Gazzettino Sampierdarenese

   Il passaggio a strada comunale è avvenuto alla fine degli anni 1990.

 

CIVICI

2007= NERI   =da 17             e da 26

           ROSSI =da 3r19r  (manca 1r;  aggiungere 5Ar, 13Br)

                           il 6r            (mancano 2r, 4r)

 

   La strada è in pieno centro cittadino, ma l’essere stata autonoma per lungo tempo ha favorito, come in tutte le vie popolari in cui manca la spettacolarità della monumentalità, quei legami affettivi tra gli abitanti, che creano sentimenti comuni, paralleli a quelli descritti dal poeta a cui è intitolata.

   Nel Pagano/40, limitata come oggi, civv. neri da 1 a 7 e da 2 a 6; rossi 5r commestib.; 7r carbone; 9r fruttiv.; 11r macellaio; 13r bottiglieria; 17r latteria

   Nel Pagano/50 l’unico bar è al 17r., di Parodi M.

 

DEDICATA   al grande poeta italiano nato a san Mauro di Romagna (Forlì) il 31 dic. 1855 (dal 1932 il paese si chiama san Mauro Pascoli).

 

 


   Trascorse l’infanzia alla Torre, nella tenuta del principe Torlonia, essendone il padre l’amministratore (quindi piccola borghesia rurale).

   Iscritto presso gli Scolopi, quando raggiunse i 12 anni gli fu ucciso il genitore senza una motivazione conosciuta, e l’omicida rimasto poi impunito: al ragazzo vennero a mancare così i mezzi diretti per progredire negli studi ginnasiali.


   Fu indirizzato e vinse una borsa di studi con la quale poté finire il liceo ed iscriversi all’Università di Bologna dove fu allievo del Carducci.

   Però la famiglia trascorse anni difficilissimi: non solo inizialmente fu privata del sostegno economico, ma poi anche sottoposta a tragiche pene che conseguirono in successione: per primo, costretti ad abbandonare la casa a favore del nuovo amministratore; poi la morte di quattro fratelli e della madre - e conseguentemente il peso della gestione dei 4 fratelli rimasti (conosciamo i nomi: Maria- chiamata Mariù è quella che rimase con lui più a lungo; Ida che, morì di pochi mesi e non viene contata se non perché rinominata nell’ultima; Margherita, Giacomo, Luigi, Raffaele, Giuseppe, Carolina).

   Questi avvenimenti pesanti, seppur frequenti in quell’epoca senza assistenza, cambiarono decisamente il carattere del giovane, rendendolo molto sensibile e permeato di sfumature altamente malinconiche.

Iniziò a scrivere sonetti  e poemi anche in latino, riuscendo con facilità ad esprimere  con parole belle e dolci, i sentimenti comuni.

   A 21 anni, frequentando A.Costa, si iscrisse all’Internazionale Socialista dei lavoratori, iniziando a scrivere articoli sul loro giornale “il Martello”: quando l’associazione fu sciolta per legge, la sua ostinazione a difenderla – accusato di ‘grida sovversive’ - gli valse due mesi di carcere (1879), anche se poi fu assolto per inesistenza di reato.

   Dopo questa parentesi politica  solo simpatizzò per i nazionalisti.

   Riprese gli studi e si laureò (1882 -36 dice nel 1891) in lettere, divenendo professore di latino e greco nei licei di Matera, poi di Massa, Livorno, Roma. 

   Vincendo il premio internazionale di poesia latina, istituito dall’accademia di Amsterdam, divenne noto e riconosciuto anche lodevole narratore:  fu così ricercato da atenei universitari, promosso professore a Bologna (1895), e poi a Messina (1897), Pisa (1903) e - succedendo al Carducci, di nuovo a Bologna (1905).

Con i sudati risparmi e la vendita di alcune medaglie d’oro vinte nei concorsi poetici, riuscì a comprarsi una casa in Toscana, a Castelvecchio di Barga, dove visse con le sorelle Ida e Maria; e dove tutt’ora è sepolto pur essendo mancato a Bologna il 6 apr.1912.

   Ampio lo scrigno dei suoi scritti: da libri per la scuola, ad antologie, studi danteschi, composizioni latine, articoli per giornali e patriottici, poesie: tutto pervaso da uno stile basato sulla dolcezza e semplicità, sulle piccole cose della vita  comuni a tutti ma espresse con desiderio del bene, con voce umile e spontanea, con forte serenità nel dolore e di fronte ai grossi sacrifici compreso la morte; riuscendo così ad descrivere quasi musicalmente, questi sentimenti interpretati e vissuti da tutti.

   Nell’ultimo decennio di vita, partecipò attivamente e convinto alla nuova corrente giolittiana del nazionalismo e della necessità di espansione tramite il colonialismo; ed il suo parere – anche se non certo determinante – ebbe però un notevole peso di tipo culturale in quanto ormai riconosciuto e ricercato oratore, perché  persona di spicco nazionale, docente  universitario, poeta, letterato. Nel novembre 1911 – a pochi mesi dalla morte – fece un discorso, esprimendosi entusiasta della guerra coloniale di invasione in Libia, intitolando l’orazione “La grande proletaria si è mossa”  e fornendo giustificazioni quale ‘portatori di civiltà umanistica’ e quale ‘riscatto e riparazione di tutti i torti subiti dagli italiani all’estero’

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio storico Comunale di palazzo Ducale

-Archivio Storico Comunale -Toponomastica, scheda 3324

-AA.VV.-Annuario, guida archidiocesi-ed.1994-pag.427; ed.200-pag.464

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno

-Ferrari S.-Pascoli, la domenica della guerra-Il Secolo XIX-26nov2011.pag.43

-Gazzettino Sampierdarenese :  9/73.12

-Il Secolo XIX : 25.11.03 + 23.08.04

-Lamponi M:- Sampierdarena – Libro Più.2002- pag. 199

-Novella P.- Guida di Genova- manoscritto bibl.Berio.1930 c.a.-(pag.17)

-Pagano -Annuario genovese-ed.1933-pag.248; /40-pag. 364; /61-pag.324

-Pastorino&Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.1403

-Poleggi E. &C-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav. 35