MONTE CORNO                              via Monte Corno

 

 

   Precedente nome dell’attuale via R.Pieragostini, corrispondente al tratto da via E.Jursé al Ponte di Cornigliano

      Vi si aprivano a monte lo zuccherificio Eridania (vedi a via -); ed a mare la soc. anonima Molini Alta Italia (o Esercizio Molini: era un grosso caseggiato eretto nel 1905 in cemento armato, composto da due fabbricati affiancati dei quali, uno, il molino vero e proprio; l’altro il silo dove depositare il grano e le farine. L’opificio era ancora presente alla fine della decade del 1960). I due grossi stabilimenti determinavano già da allora una larga partecipazione di treni, autotreni ed operai.

   La dedica venne decisa il 19 ago.1935, scalzando la precedente titolazione di ‘via Cesare Battisti’; quest’ultima essendo già a Genova, venne deliberato dal podestà di allora che a San Pier d’Arena fosse rimossa; la toponomastica decise a vantaggio della montagna storicamente  collegata al patriota, rimanendo così sempre nel clima di dediche a strade per celebrazioni di eventi bellici particolari relativi alla prima guerra mondiale.

   Nel Pagano/1940  è descritta limitare via A.Pacinotti e via Cornigliano. Nei civv. neri c’era al 5/7 la levatrice comun Daneri Alice; al 7 Eridania zuccherificio; senza civico lo Scalo Merci P.V. FFSS; e Lanati E&C trasp.merci. Nei civv. rossi: 1r polliv., 5r trattoria di Riccardi Edoardo; 9r bar Motta; 11r Agenzia Autonoma Annonaria; 13r tabacchi; 15r commest., 17r trattoria Ricci V., 19r fruttiv., 21 parrucch., 23 commestib..

   Divenne via R.Pieragostini per delibera della Giunta comunale n° 72 del 5 luglio 1945.

 

DEDICATA

   La strada divenne commemorativa  della più alta vetta del complesso del Pasubio, al confine con l’Austria - posta a quota 1765 m., chiamata pure “cima di Vallarsa”, in posizione dominante la strada nazionale  che unisce Vicenza al Trentino - che fu conquistata dopo violenti scontri nel maggio 1915 subito dopo la dichiarazione di guerra;  ma sulle cui balze le battaglie si susseguirono a lungo con alterne fasi, tanto che il 10 lug.1916, durante un attacco austriaco, vi furono fatti prigionieri Cesare Battisti (vedi strada) e Fabio Filzi. Oggi la cima si chiama appunto “Corno Battisti”;   e sul punto della resa dei due redenti, all’atto di uno degli audaci tentativi italiani di conquistare la vetta,  fu posto un piccolo  cippo a memoria, fin troppo modesto a fronte dell’enorme costo –morale e di sangue-  che il sacrificio dei tanti soldati – dei due in particolare - suscitò sia nei fanti - animati dal voler conquistare definitivamente la vetta - che nella popolazione, anche in quella contraria alla guerra.

   Qualcuno ha scritto che si può considere parte della via Aurelia di ponente, senza  proporsi i grossi problemi di una strada Aurelia in città.

 a sinistra via Degola; a destra via Monte Corno; in verticale via Pacinotti; nel rettangolo “proprietà S.A. Esercizio Molini”

   Esiste una cima, dal nome perfettamente eguale nell’Appennino Centrale, e ben più alta di quella alpina essendo a quota 2914 m.  É infatti il nome del  monte più alto del Gran Sasso, detto anche Corno Grande – per distinguerlo dal Piccolo alto 2637m. - anch’esso sede di un evento storico: la liberazione di Mussolini. Il Duce era stato arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele III  il 25 lug.1943 a villa Savoia, e trasferito isolato in un albergo sul Gran Sasso; da là fu liberato da aviatori tedeschi il 12 settembre dopo. Andò, dapprima ospite di Hitler, poi in Italia settentrionale per costituire l’effimera Repubblica Sociale Italiana (detta pure “repubblichina” perché contemporaneamente dichiarava decaduta la monarchia; oppure “di Salò”, dalla località della sua istituzione).  

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale -  Toponomastica, scheda 2880

-AA.VV.-Stradario del Comune di Genova, 1953-pag.117.139

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno 

-Genova (La Grande) - Rivista municipale : 5/24.299  +  6/37.46.52

-Pagano/1933-pag.445 ; /40-pag.343

-Pastorino&Vigliero-Dizion. strade di Genova-Tolozzi 1985-pag.124