MILLE                                         piazza dei Mille

 

Attualmente si chiama piazza A.Ghiglione, tra via Currò e via C.Bazzi.

Già nell’anno 1900 vi era un asilo con una palestra, primitiva sede della Società Ginnastica Sampierdarenese. Nel 1901 - appena costruita una nuova palestra - per altri5 anni ospitò le leve della società  con un affitto annuo di 5000 lire ( non erano poche !).

Nel 1901 fu proposta la titolazione ai volontari garibaldini, e confermata nel 1906, andò a sostituire il precedente nome di “piazza Remorino” (probabile nome di un commerciante o persona nota abitante nel luogo,  che popolarmente dava poi l’indicazione alla zona).

Nel 1910, aveva civici sino al numero 6, e univa via Currò con via Marsala (via Bazzi);  uguale era nel 1933, di 5.a categoria.

Il Pagano 1911 e 12 descrivono -unico esercizio- l’officina meccanica di Pastorino Romolo.

È del  1914 il progetto di massima, per un mercato pubblico coperto, da inaugurare nella parte centrale della piazza, e vagamente abbellito con ottocentesche decorazioni in ferro in  stile liberty; non sappiamo se fu eseguito, ma nel 1926 gli uffici della polizia urbana, ne deliberarono la ristrutturazione, in seguito alla soppressione di quello vicino sito in piazza Vittorio Emanuele III (piazza G.Masnata).

Nell’elenco delle strade del nuovo Grande Comune, pubblicato nel 1927, esiste la nostra piazza catalogata 5a categoria, ma candidata alla eliminazione della titolazione, per la concomitante omonimia con una via del Centro ed a Quarto.

Infatti, con delibera del podestà, il 19 agosto 1935 fu cambiato il nome.

 

DEDICATA   ai circa mille volontari che partirono da Quarto per sbarcare in Sicilia.

Il numero, è la memorizzazione ed enfatizzazione sia di questo manipolo di eroi, e sia di quella specifica spedizione garibaldina. Fu il risultato -in parte della necessità politica del regno per mantenere vivo ed insegnare il concetto di unità di Patria; e –in parte, per meglio far sopportare  tutto quello di positivo e negativo che avrebbe comportato.

Occorre anche un piccolo ma fondamentale distinguo: «i Mille», furono quelli dello sbarco a marsala in Sicilia, compresi quelli che a più riprese furono condotti anche in tempi successivi sino a Napoli; «i garibaldini», sono un molto più alto numero di volontari che al seguito del generale,  ingrossarono -in appoggio all’esercito che, allora, non era ancora statale-  le fila delle truppe regolari, piemontesi e alleati, nelle più svariate guerre condotte da Garibaldi.

Esempio di questi ultimi, sono i quattro citati sul monumento a Garibaldi di piazza del Monastero, e Della Casa Emanuele, nato nel nostro borgo il 31 maggio 1842 da Francesco e da Lanzetta Giulia, garibaldino dal 1859: appena raggiunto il gruppo, ci fu la pace di Villafranca e lo scioglimento dei volontari. Così si arruolò nell’esercito sardo come volontario minorenne (meno di 18 anni). Quando seppe della partenza da Quarto, disertò con parecchi altri ed a piedi raggiunse Genova pronto ad imbarcarsi ma scoperto fu arrestato il 22 maggio e portato nel carcere di Alessandria per essere processato. Assolto il 10 luglio, fu obbligato a firmare una ferma per tre anni: con i sardi partecipò all’assedio di Capua (1861) e poi inviato alla represione del brigantaggio. Finita la ferma, trnò a Genova e si mise a fare lo spedizioniere in porto finché nel 1866 scoppiata la guerra torenò di corsa ad aggregarsi con Garibaldi combattendo a Bezzecca. Risciolto il gruppo, tornò a Genova e –con l’amico Antonio Mosto- fondò la ditta “A Mosto & C.”, mentre nella nuova città fondò e diresse la “Società dei tiratori” primordio della poi più conosciuta (perché nata con l’approvazione governativa) Società di tiro a segno. Divenne anche consigliere comunale locale, carica che resse fino alla morte nel 1889.

I MILLE: preceduto dai tentativi insurrezionali dei fratelli Bandiera e di Carlo Pisacane, dall’opera ideologica instancabile del Mazzini, dalla collaborazione di volontari locali (D.Uziel per es.), dalla sottile, furba e tollerante  preparazione politica del Cavour (potersi agevolmente riunire in Genova in così tanti, visti ma ufficialmente non visti,  armarsi, simulare un atto piratesco per prelevare le navi Lombardo e Piemonte, partire indisturbati, rifornirsi a Talamone , essere “osservati” dai vascelli inglesi. Non sarebbe stato di certo possibile senza la  occulta volontà che ciò potesse succedere).

 

Le due navi  erano di Rubattino che non volle comparire e che - a mezzo dell’amministratore delegato Fauché - furono concesse gratuitamente per il trasporto; sostarono un giorno a Talamone per rifornirsi di quattro cannoni, fucili e munizioni; arrivarono a Marsala l’11 maggio. Le navi borboniche avrebbero potuto affondarle prima dello sbarco ma essendo esse molto ’vicine’ ad imbarcazioni inglesi, non osarono aprire il fuoco per non creare un incidente diplomatico. Delle due, appena allontanati gli inglesi, il Piemonte fu devastato dalle navi borboniche e fu portato in secca. Il Lombardo, che era stato varato nel 1841, e che nel 1849 aveva trasportato i garibaldini dalla Repubblica Romana a Genova, fu invece colpito nel porto di Marsala ove rimase per due mesi finché liberata Palermo vi fu rimorchiato per ristrutturazione: dopo un anno riprese il mare iscritto nella marina da guerra sarda, facendo spola nei porti italiani con le più varie funzioni (truppe, detenuti per le colonie penali, traino di draghe; nella notte del 12.3.1864 da Ancona verso Manfredonia, si arenò in una secca vicino all’isola san Domino delle Tremiti dove la forza del mare lo spezzò facendolo affondare; nel 2004 il relitto è stato  ritrovato nel fondale.

Dagli scogli di Quarto, salparono il 5 mag.1860; tanti, indossando una uniforme basata su una  camicia rossa.

I volontari di San Pier d’Arena, alla sera di quel giorno, erano partiti separatamente, per non destare sospetti alla polizia che li conosceva in quanto affiliati a quella associazione ‘l’Umanitaria’, nata il 5 ott 1851 –oggi sappiamo retta da persone che dimostrarono essere di alta dirittura morale- ma che allora erano ’uomini precosi’ (in quanto poco più o meno sedicenni: c’erano tra gli organizzatori del ricupero e messa a punto delle armi Lorenzo Castello, Michele Danovaro, Pietro Aloise, Antonio Grosso; e tra i volontari a partire Carlo Meronio, Stefano Lagorara, Giacomo Canepa, ed i primi due del gruppo precedente): l’impegno concordato con N.Bixio era ricongiungersi a Porta Pila, per essere portati in carrozza e seguiti da due carri di armi a Sori, imbarcarsi in quattro gozzi (di proprietà di un certo ‘Pellican’ corniglianese) e, guidati dai fratelli Zellino raggiungere al largo il Piemonte ed il Lombardo: qualcosa non funzionò perché le barche portatesi al largo, esposero, e cercarono al buio,  il segnale convenuto (una lanterna rossa); dovettero riraggiungere la riva di Boccadasse  all’alba,  riuscendo a salvare il materiale bellico (fucili, pistole, munizioni e sciabole) avuto in carico. Sospettando un boicottaggio che non fu dimostrato fu istituita una commissione tra loro.  

Il grosso gruppo di volontari  sbarcò a Marsala l’ 11maggio; seguì la battaglia di Calatafimi, prima della totale liberazione di Palermo e dell’ultima vittoria sicula di Milazzo (20 luglio). Iniziarono l’assalto alle truppe borboniche sperando nell’insurrezione del popolo e nell’arrivo successivo di altri rinforzi promessi.  

Le aspre battaglie, moltiplicarono gli esempi di valore da ambedue le parti, sia nelle campagne che nelle vie cittadine e sulle barricate: ma l’ entusiasmo e la fede in una idea - presenti solo da una parte-,  furono capaci di far vincere i mille contro diecimila, e lentamente a far nascere la partecipazione popolare.

Ad Alcamo furono raggiunti dalla seconda ondata di garibaldini provenienti da Genova, quattromila volontari in tutto compresi i sampiedarenesi, capitanati dal generale Medici e dal Bertani; erano partiti da Cornigliano da una località chiamata ‘ala Ponzoni, poi detta giardino di palazzo principe Oddone’.  

Isolato, come altri volontari che cercavano con un imbarco di raggiungere la Sicilia raggirando i severi controlli della polizia ed dei carabinieri (che arrivarono a chiudere la sede dell’Universale),  trovò posto su una nave come fuochista  Carlo Rota.

Dalla Sicilia in Calabria, da Reggio –attraverso Caiazzo e Maddaloni- al Volturno (ove Garibaldi fu raggiunto da una terza spedizione di volontari che erano partiti dalla Chiappella –cava di Bonin- dovevano arrivare a Napoli via terra con l’idea poi di invadere gli Stati Pontifici) all’ingresso trionfale a Napoli il 7 settembre,  fu un susseguirsi di trionfi, che determinarono l’allontanamento dei Borboni e la consegna del territorio occupato, al re Vittorio Emanuele II (le cui truppe regolari intanto, avevano occupato l’Umbria e le Marche) .

All’atto dell’armistizio sul vascello inglese Hannibal, i Mille erano divenuti 21mila.

Vinte tutte le battaglie, l’esercito regio dei Savoia sopraggiunse a raccogliere il risultato; il re acconsentì di sciogliere immediatamente il Corpo dei Volontari garibaldini che da programma avrebbe dovuto passare in rassegna; ma non mantenne neanche questo onore –probabilmente perché tutti mazziniani e repubblicani- e lasciò che essi si disperdessero, allontanandosi umiliati, ‘col magone’ nel cuore e la rabbia in corpo.

Accordata la “questione” dello Stato pontificio, fu compiuto il gesto dell’unificazione.   E non fu cosa da poco, se si considera che per la normale borghesia dell’epoca, Garibaldi e i suoi, erano volgari rivoluzionari ,  anticristo e banditi. 

uniforme ed arma dei

Carabinieri Genovesi

 

   Dei Mille sbarcati a Marsala l’11 maggio 1860, secondo quanto pubblicato nella Regia Gazzetta Ufficiale del 12 nov.1878, 167 erano liguri (154 genovesi); ma uno solo, Delucchi Giulio Giuseppe di Gaetano e Tini Camilla,  era nato a San Pier d’Arena il 7 nov.1841, censito scrittore e residente a Genova alla data della partenza. Appartenne alla 6ª compagnia, n. d’ordine 34, decorato, ottenuto brevetto; essendo anche giornalista, divenne amico di G. C. Abba che lo nomina due volte nelle Noterelle (rif. museo Risorgimento Ge Segnatura archivistica, Archivio di Stato di Torino, Ministero della Guerra, Mille di Marsala, Elenco dei Mille sbarcati a Marsala l’11 maggio 1860, registro C pag. 37 Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia 12 novembre 1878 (suppl. al n.266)

Lo vediamo (n°. 3) ancor vivo (terzo da sin., seduto), con folta barba bianca,  in una foto del 1915, in occasione di un incontro di superstiti.

(Morto a Pegli il 27 settembre 1907. Ma non quadra se morto 1907 e presente nella foto del 1915)

 

  L’ultimo dei Mille, a scomparire per vecchiaia fu il genovese Egisto Sivelli, che si spense il 1 novembre 1934 (quartultimo da sin. seduti).

   

  La storia dopo centocinquant’anni squarcia qualche velo sulle mosse internazionali che interferirono su quelle locali: Inghilterra, Francia, Austria non si mossero in aiuto ai Borboni come poi neanche al Papa (tranne un poco i francesi): perché spiandosi fra loro, per motivi diversi faceva comodo un nuovo stato (per l’Austria e Francia, eserciti terrestri, avere uno stato cuscinetto; per l’Inghilterra uno debole in mare; per tutti che fosse sufficientemente dipendente da loro). Ai Savoia, deboli economicamente e con le casse vuotate dalle lunghe guerre, interessavano i ricchi forzieri dei Borboni (che da secoli non intrapprendevano guerre e quindi erano in ottime condizioni di salute: a Teano, Vitt.Emanuele si recò per prendere  le chiavi dell’erario napoletano) e le possibili conquiste.


 

 

Nel 1864 un Comitato d’inchiesta fu deputato stilare l’elenco ai fine di un riconoscimento anche pensionistico: ne futrono contati 1089. Nel 1877 fu concluso l’elenco e concessa medaglia e pensione. Altra fonte ne contava 1162. Garibaldi fornì un elenco di nominativi di non partecipanti, ma organizzatori meritevoli di stare accanto ai Mille.


Badinelli scrive che di essi 189 erano bergamaschi e 154 liguri (ma nell’elenco dei ligiuri donato al Comune di Palermo nel 1865, ne sono contati 167). Sono rappresentate tutte le categorie 100 medici, 250 avvocati, 20 farmacisti, 50 ingegneri, 50 capitani di mare, 100 commercianti, 10 artisti, qualche prete e 100 dei territori borbonici. Ma anche veterani di altre guerre, patrioti in fuga da forche o prigioni, idealisti, letterati, volontari suicidi, miseri che miravano ad essere occupati ed alimentati. Il più vecchio settantenne (genovese Tommaso Parodi), il più giovane undicenne (assieme al padre) da Chioggia; una donna non considerata combattente (Rosalia Montmasson, francese, moglie di Francesco Crispi). In 150 avevano ricevuto una camicia rossa, tutti gli altri variovestiti (Bixio in divisa da colonnello piemontese, Turr da ungherese).

   Tra i tanti alcuni sono ricordati per particolarità: Francesco Moro, perché soprannominato Baxaicò (popolano di via M di Dio, fu poi eroe anche in una alluvione del 1842). Dei garibaldini superstiti, vedi a Cristofoli pag.300.

  Poco prima dell’inizio della prima guerra mondiale, Genova dedicò ai Mille il Ponte e Molo centrali nel porto, dove erano stati “rubati” i due piroscafi di Rubattino (Piemonte e Lombardo)  che portarono la spedizione in Sicilia.

 

 

GARIBALDINI   Riportiamo, da uno studio condotto sul tema da F.Majocco e Adriano Mazza, i quali sono riusciti a catalogare i garibaldini – di tutte le campagne – che erano nativi di SPdA, o solo domiciliati nel borgo – e che  riposano nei nostri cimiteri (vedi tombe a Porta degli Angeli: Castagna/Angeli):

 

 

=Albertini Augusto – sappiamo solo che era domiciliato a San Pier d’Arena –

 

=Armirotti Valentino – nativo – sepolto Castagnavedilo alla strada a lui intestata

Iscrizione sulla tomba: «Valentino Armirotti / Fervente apostolo delle idee di Mazzini / La formula pensiero e azione … / Nelle officine nelle schiere di Garibaldi / Nelle cooperative ….  / a vedova e le associazioni repubblicane di Sampierdarena 1842 – Questo ricordo reverenti posero».

 

=Boffi Vito – domiciliato a San Pier d’Arena - 

 

=Bonfanti Carlo – domiciliato –

 

=Botto Pietro Pasquale – domicialiato a SPdA -  sepolto Castagna - di Giacomo, nato San Martino d’Albaro, età 24 , classe 1836, professione lavorante calderaio, nulla osta per conseguire passaporto per l’estero, n. d’ord. 54379, data rilascio 5 agosto 1860 destinazione Sicilia e Napoli. Ciò fa desumere che partecipò all’impresa dei Mille, ma partì con una spedizione successiva, forse con quella di Agostino Bertani (agosto 1860; periodo coincidente con il rilascio del suo passaporto). Statura 1,72, capelli neri, sopracciglia nere,occhi castani, fronte rotonda, naso schiacciato,bocca media, barba scura, viso ovale.

Iscrizione sulla tomba nel Cimitero della Castagna «PIETRO BOTTO 1836 -1913 // con Mazzini nel pensiero con Garibaldi nell’azione // – la famiglia,  il Comune, le associazioni operaie repubblicane».

Segnatura archivistica, Archivio di Stato di Genova, Intendenza Generale di Genova, Passaporti, Registri delle matrici, Faldone 25, Reg. 44

 

=Campitelli Luigi – domiciliato –

 

=Capisani Riccardo – sepolto Castagna. Iscrizione sulla tomba: «Garibaldino – reduce delle patrie battaglie 1866-1867 / Marito e padre affettuosissimo / la moglie e i figli dolenti / perennemente ricordando posero / 27 aprile 1848 – 21 giugno 1914»

 

=Casigliani Egisto – domicialiato –

 

=Danovaro Lorenzo – domiciliato fu Marcello e di Caterina;   

- nato a Genova nel 1840 domiciliato a San Pier d’Arena. Soldato della 15ª Divisione Turr, 4ª Brigata Sacchi, 1° Reggimento Winkler, 1ª Compagnia, n. d’ordine 550,

Segnatura archivistica, Archivio di Stato Torino, Ministero della Guerra– Esercito Italia Meridionale – variazioni : “comandato al Commissariato di Guerra” -Ruoli Matricolari– Mazzo 5– Registro 101 –pag. 847

 

=Dellacasa Emanuele – nativo di SPdA, sepolto Castagna.  

Iscrizione sulla tomba «Nato a Sampierdarena il 30 maggio 1842 / Morto ai Molini di Fiaccone l’8 dicembre 1899 / La sposa e i figli / Visse intemerato, giusto, laborioso / fedele sempre ai suoi principi democratici / Seguì la fatidica bandiera di Garibaldi . Prese parte alle campagne per l’indipendenza italiana del 1860-61-66 - Istituì e presiedette la società del tiro a segno precorrendo così l’istituzione del tiro a segno nazionale; rappresentò per anni al consiglio comunale l’interesse dei suoi concittadini cooperando efficacemente alla grandezza e prosperità del proprio paese la famiglia piange tanto tesoro di operosità e d’affetto  posero la Patria, il figlio valoroso e fedele sia pace all’anima sua »

Non risulta negli elenchi della Società di tiro a segno ma sicuramente ne faceva parte;  da essa provenivano i Carabinieri genovesi di Mosto e Burlando e per giunta risulta compreso nell’ elenco dei sottoscrittori alla criticata opera postuma di Garibaldi “I MILLE”  edita dieci anni dopo (1870-1872) proprio grazie ai sottoscrittori e ad essi riservata. Infine nel monumento funebre è ritratto in divisa (che dal taglio potrebbe essere quella dei Carabinieri genovesi) e con le medaglie delle guerre d’indipendenza.

 

=De Lucchi Giulio

 

=Didone Pietro – domiciliato a SPdArena–

 

=Galiani Silvio – nato a SPdA,1833  ed ivi domiciliato -  fu Michele, di Caterina Errico – meccanico, soldato volontario ventisettenne,  n.matricola 36 - 16ª  div. Cosenz, 2ª brigata DeMilbitz, battagl.Reduci LombardoVeneti – assentato/congedato dopo Volturno 6/10/60.  

Segnatura archivistica, Archivio di Stato Torino, Ministero della Guerra – Esercito Italia Meridionale – Ruoli Matricolari – Mazzo 13 – Registro 131 – n._ - pag. 1190

 

=Galleano GBatta –(altrove, anche  Galleani);  di Filippo e Ferrari Caterina, nato a

Genova il 1 febbraio 1843 ed ivi domiciliato, di professione commerciante, morto il 15 aprile 1896. Carabiniere genovese, n.d’ordine 11, decorato, ottenuto brevetto.


Fratello minore di Luigi Francesco

Iscrizione sulla tomba alla Castagna:

«G.B. GALLEANO 1843 -1896  della gloriosa schiera dei Mille  1843 – 96»

( Nota= sulla lapide cimiteriale, è senza capelli al vertice mentre nelle foto giovanili aveva capelli, baffi e forse anche labbro leporino).

  Segnatura archivistica, Archivio di Stato di Torino, Ministero della Guerra, Mille di Marsala, Elenco dei Mille sbarcati a Marsala l’11 maggio 1860, registro C pag. 48 Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia 12 novembre 1878

 


 

 

 

=Galleano Luigi Francesco (sepolto alla Castagna) o Galleani , nato a Genova il 15 agosto 1840, luogotenente di stato maggiore (divisione Sirtori), morto all’ospedale di Napoli il 3 ottobre 1860; Carabinieri genovesi, n. 10; decorato, ottenuto brevetto. Compare nell’elenco dei Mille sbarcati a Marsala l’11 maggio 1860.


 

=Gavelli Salvatore – domiciliato a SPdArena –

 

=Gritti Giovanni – domiciliato –

 

=Lagorara Stefano –– 1840 – 1909. Iscrizione sulla tomba  alla Castagna: «Discepolo di Mazzini soldato di Garibaldi / Per la patria soffrì il carcere, sfidò la morte / Al lavoro consacrò la vita».

Era socio della Società mazziniana “Umanitaria” sorta a Sampierdarena il 5 novembre 1851.

“ Il 29 giugno 1859, Genova insorse nuovamente, ma la sollevazione venne soffocata ed avvennero numerosi arresti e processi. Tra gli arrestati troviamo il Lagorara perché membro dell’Umanitaria; venne però assolto per insufficienza di prove, dopo parecchi mesi di detenzione”. Non risulta negli elenchi perché per fatalità non riuscì ad imbarcarsi né su il “Piemonte” né sul


 “Lombardo” che avrebbero dovuto caricarlo al largo di Portofino, e il suo gruppo di volontari dovette rassegnarsi a raggiungere il Generale con la spedizione organizzata dal Bertani o con quella di Carmelo Agnetta ( giugno), dei cui 70 partecipanti non è stato possibile reperire documentazione, o con altre successive.

È citato nel libro di Federico Donaver “La Spedizione dei Mille” ,1910, pagg.41-42 ( citazione in Botto Pietro. Ed anche, due volte, nel libro “Storia di Sampierdarena” di T.Tuvo e M.Campagnol, pag. 242 .

 


 

=Laszlo Alezand – domiciliato a San Pier d’Arena –di Giuseppe e Csiki Anna nato

nel 1834 a Torda ( Maros-Torda) Ungheria.

Appartenne alla divisione 15a Turr – Compagnia 1a – Legione Ungherese – .d’ord. 84 – Grado Corporale (arruolatore).

Archivio di Stato di Torino-Ministero della Guerra-Esercito Italia Meridionale-Ruoli matricolari – Mazzo 1 – Registro 87 – Pagina 190.

 

=Manduca Vincenzo – domicilato “ –

 

=Manzoni Giovanni – domiciliato “ –

 

=Marcellino Marcello – (Angeli) – iscrizione sulla tomba: «Garibaldino / 1840 – 1916»

 

=Mazzetti Giovanni – domiciliato a san P.d’Arena  - Iscrizione sulla tomba agli Angeli: «nato a Gallarate nel 1839 , morto in Sampierdarena il 24 novembre 1914  / uomo di ammirabili virtù caritatevoli / dedicò tutta la sua vita al lavoro commerciale e per la liberazione d’Italia fece le campagne con Garibaldi / lasciando larga eredità di stima e di affetto / e fu carabiniere genovese».

Tradizione orale racconta che volle essere sepolto con la camicia rossa, gelosamente conservata.

=Mendia Edoardo Cav.Uff. Iscrizione  sulla tomba alla Castagna:«Colonnello Fanteria  / Reduce Patrie battaglie  / 1839 -1914 ». Nato nel 1839 nel 1861 aveva appena l’età della leva e quindi si può ipotizzare che abbia partecipato alle “patrie battaglie” del 1861 – 1866 (27 anni) -1870 (31 anni)

 

=Negri Gaetano – domiciliato –

 

=Padelletti Orazio (Angeli)- domiciliato -  Iscrizione sulla tomba: «Stirpe di agricoltori e di legisti lontana dal mare / Capitano marittimo corse alla vela gli oceani / Fu a Lissa / Lavorò alla rinascita, alle fortune del porto di Genova / Libero pensatore e socialista / nato a Pistoia 1845 / morto a Sampierdarena 1915». Partecipò alla battaglia di Lissa ( 20 luglio 1866 -III Guerra d’Indipendenza) – isola della costa dalmata in Adriatico, presso la quale fu combattuta una battaglia navale fra la flotta italiana, comandata dall’ammiraglio Persano, e quella austriaca, comandata dall’ammiraglio Thegetoff, che si chiuse con la sconfitta italiana. Ancora oggi i marinai della Marina Militare portano al collo un fazzoletto nero (raccolto sul davanti da un cordoncino bianco) detto il “lutto di Lissa” a ricordo di quel tragico evento.

 

=Paolucci Curzio –1830 – 1917. Iscrizione sulla tomba alla Castagna:«Garibaldino / Combattè per l’indipendenza italiana / 1848-49-59-60-61 / Morì all’età di 87 anni »

Nella foto sulla tomba ha spalline intrecciate e la sciabola, da sottufficiale o comunque graduato.

Non risulta negli elenchi; dai tratti somatici (orecchie) appare essere la stessa persona ritratta in bombetta tra i superstiti garibaldini all’inaugurazione del monumento dei Mille a Quarto il 5 maggio 1915 alla presenza di

D’Annunzio, perciò se era presente conferma che ne faceva parte.

 

=Parodi Giacomo – nato a SPdA 1842 – di Pasquale e Vittorina_, soldato n.83, 15ª div.Turr, 4ª brig.Sacchi, 1° reggim Winkler, 1ª compagnia, n. d’ordine 83, Segnatura archivistica, Archivio di Stato Torino, Ministero della Guerra – Esercito Italia Meridionale – Ruoli Matricolari – Mazzo 5 – Registro 101 pag. 740

 

=Peretti Giuseppe

 

=Rota Carlo – domiciliato a SanP.d’Arena – vedi strada a lui intestata

Iscrizione sulla tomba alla Castagna «Carlo Rota - La fede nell’ideale del Maestro illustrava in politica col sangue versato per la patria, in economia con l’apostolato continuo nelle Cooperative - La famiglia e le Associazioni repubblicane di Sampierdarena questo ricordo reverenti posero »

Nel cartiglio del monumento funebre sono riportate le sue imprese : Milano 5 giornate, Sapri, Milazzo, Sarnico, Aspromonte, Mentana.

 

=Sacchi Paolo – domiciliato . Nell’ Archivio di Stato di Torino, tre sono omonimi ma uno di essi è doppiato.

=Uno è di Giuseppe e Bonetti Rosa nato a Cremona -Divisione 17a Medici – Brigata 1a Simonetta – Reggimento 1° Cadolini – Battaglione 1° -Compagnia 1a – n.d’ordine 62 – Grado Cacciatore -Congedato 9 dicembre 1860 –Porto di sbarco Genova –Ministero della Guerra-Esercito Italia Meridionale-Ruoli matricolari –Mazzo 32 (27) – Registro 187 (155)

=L’altro fu soldato appartenuto alla divisione 15a Turr – Brigata 3a Milano (De Giorgis) .

-Ministero della Guerra-Esercito Italia Meridionale-Ruoli matricolari –Mazzo 4 – Registro 110 –Pagina 1757

 

=Serra Alberto – domiciliato

 

=Traverso Benedetto Iscrizione sulla tomba agli Angeli:«cui fu guida nella lunga esistenza il profondo amore alla famiglia, alla patria, al lavoro/ 13 novembre 1844 – 26 ottobre 1931». Nel 1866 aveva 22 anni perciò potrebbe aver partecipato alla III d’Indipendenza come testimonierebbero le due medaglie al petto.

 

=Viatica Gerolamo (o Vaiatica)

 

=Zago Giuseppe – domiciliato -  di Gaetano e fu Demarchi Maria, nato a Treviso domiciliato a Padova. Appartenne alla 17a divisione Medici – Brigata Dünne Bersaglieri – n. d’ordine 232 – grado Cacciatore -Porto di sbarco Genova -

Archivio di Stato di Torino-Ministero della Guerra-Esercito Italia Meridionale-Ruoli matricolari – Mazzo 35 – Registro 190

 

===sepolti a Staglieno :

=Dagnino Felice,

=Moro Francesco “Baxaico”,

=Savi Francesco Bartolomeo che fu uno dei Mille ed al quale la Consociazione Operaia dedicò la seguente lapide apposta lateralmente al suo monumento funebre «Apostolo di libertà e di progresso educò i figli del popolo alla fratellanza ed uguaglianza segnò l’era nella storia delle classi lavoratrici al Maestro ed al Rigeneratore la Consociazione Operaia pose questo ricordo»

 

 

                            

 

la garbata ironia di Origone offre una visuale diversa delle camicie rosse

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale Toponomastica, scheda 2788

-AA.VV.-Dizionario biografico dei Liguri-Brigati 1998-vol.IV-pag.557

-AA.VV.-Il mutuo soccorso-Ist.Mazziniano.1999-pagg.324.329.335

-AA.VV.-SPd’Arena nella sua amministrazione fascista-Reale.1926-pag.71

-Badinelli D.-Provincia “garibaldina”-DeFerrari 2007-

-Bevilacqua G.-I Mille di Marsala-Manfrini.1985-pag.195

-Brunetti&Mazzino-Guerre e guerrieri genovesi-NEG.1989-pag.360

-Costa E.-Valentino Armirotti-socOUniversale.2001-p.27nota 7.99.101.159

-De’Landolina GC – San Pier d’Arena-Rinascenza.1922-pag.15.48

-Donaver F.-Le vie di Genova-lib.Moderna.1912-pag.255

-Donaver F.-La spedizione dei Mille- 1910, pagg.41-42

-Gazzettino Sampierdarenese: 7/90.8  +  9/90.5 

-Il Secolo XIX del 10.2.05

-MajoccoF&MazzaA-ricerche personali sui ‘garibaldini’  a SPdArena.

-Millefiore&Sborgi-Un’idea di città-CentroCivico SPdA.1986-pag.72-3

-Morabito&Costa-Universo della solidarietà-Priamar.1995-p.170.171 dipinto

-Museo s.Agostino-archivio uff. toponomastica-

-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto bibl.Berio.1900-30-pag.17

-Pagano annuario/1933-pag.247—

-Parodi S.-1891.1991, 100 anni di storia della soc.ginn.-NG. 1992-p.17

-Pescio A.-I nomi delle strade di Genova-Forni.1986-pag.229

-Remedi A.-Microstorie-Accademia di Chiavari.vol. IV.-pag. 94

-SchiaffinoG.-I Mille / volti di Garibaldi nella caricatura...-Camogli- 2007

-Tuvo&Campagnol-Storia di Sampierdarena-D’Amore.1975-pag.70.284-5