MASNATA                                               via Giuseppe Masnata

 

 da Pagano 1961

   Corrisponde al tratto laterale a monte di via N.Daste -attualmente fa parte di via A.Cantore, dove si apre il civ. 31a,  e dove in fondo è chiuso dall’ingresso dei box del silos-auto posto sotto la villa Ronco e costruito dall’impresa Gadolla.

 

foto Gazzettino Sampierdarenese              la strada – oggi – vista da via Daste

   All’inizio secolo 1900,  non esistendo via A.Cantore, questa stradina iniziava dall’attuale via N.Daste (che allora si chiamava “via generale Cantore”; alla toponomastica è scritto iniziasse da via del Mercato, ma mi appare errato essendo più a est di via della Cella che ne segnava il limite).

Essa nacque in funzione dell’erezione di due caseggiati susseguenti, ed aperti sulla via così neoformata.

   Inizia negli anni dal 1860 in poi  la ‘febbre edilizia’: municipio e privati finanziano imprese edili in crescendo vertiginoso sia per caseggiati finalizzati alle classi medio-agiate, sia per i meno abbienti, con acquisto di interi lotti da parte di impresari privati i quali stessi poi finanzieranno anche l’impresa (spesso a destinazione d’uso proprio, perché le poche case date in affitto risultano più spesso dovute a cooperative, meglio a dirsi ad associazioni operaie (anche se sussidiate da speculatori)) tipo la ‘Società anonima genovese per la costruzione di case per gli operai’.

    I due caseggiati qui eretti furono promossi per iniziativa della soc. Universale di via Carzino. In ambito associativo, si iniziò a parlare di costruire case nel 1875 per opera del socio Bonzi Giuseppe che riunì in una saletta dell’albergo del Conte anche l’ing. Salvatore Bruno, l’avv. Conte Lorenzo, Valentino Armirotti ed altri soci. Formarono una società cooperativa, dapprima denominata ‘per Meno Agiati’, pagando una lira e mezzo alla settimana. Con i soldi accumulati comperarono il terreno e previdero due caseggiati con 25 appartamenti ciascuno. La prima casa, finita dopo due anni, costò 130mila lire e fu aperta l’ 11 agosto 1877; l’assegnazione avvenne a sorteggio dentro il teatro Modena. Nel 1882 dopo quattro anni fu finito il secondo.

   Il buon esito dell’operazione e l’aumento dei soci, favorì la costruzione di altri caseggiati in zona diversa (creando l’attuale via V.Armirotti)

   In quegli anni prima del 1900, venne scritto (a quei tempi tutto a mano-penna ed inchiostro, da impiegati solerti ma non sempre eruditi,  chiamarsi “via Menagiati“ (in taluni elenchi fu meglio definita “Menoagiati” , non lasciando così il dubbio che si trattasse di  un palazzo adibito a raccogliere famiglie povere; oggi detto ‘popolare’ ).

   Nel 1910 compare nell’elenco ufficiale  delle strade cittadine, pubblicato in quell’anno dal comune, posta “da via s.Antonio verso la collina”; con civv. fino a 1 e 4.

   Nel 1919  vi appare ospitata una delle tante società di Mutuo Soccorso chiamata “l’Azione”, dedicata a F.Ferrer (vedi), con attività a carattere generale.

   Nel 1927 viene pubblicato l’elenco delle strade presenti singolarmente nelle varie delegazioni ormai unificate nella Grande Genova: SPd’Arena appare l’unica ad avere dato questo nome ad una sua via, e quindi non fu cancellato; ma le successive trasformazioni locali fecero quello che non aveva fatto la Giunta.

   Nel 1933, aveva ancora due numeri civici (civ. 2 e 4) , era di 4.a categoria, e iniziava da “via generale Cantore” (via N.Daste); in fondo era sempre chiusa, dal muraglione della villa Ronco. Questi due civici corrispondevano a due palazzi uguali che costeggiavano la strada a ponente, e che venivano comunemente chiamati “i gemelli”; di essi , quello che ancor adesso  resta, preesistendo alla grande arteria, ovviamente non possiede i portici come veniva richiesto per le nuove costruzioni prospicienti via Cantore. Il civ. 2 invece, rimanendo sulla direttrice di via A.Cantore, in questi anni venne demolito: nell’ottobre 1935 i residenti furono ingiunti –dall’Ufficio Legale del Municipio di Genova-, di abbandonare l’edificio entro quindici giorni, perché  i locali “...sono compresi fra quelli da demolirsi per l’esecuzione del piano regolatore di Genova-San Pier d’Arena, nella zona a monte della Ferrovia, approvato con Regio Decreto 28 Giugno 1934-XII”.

   Nel Pagano/1940 andava da ‘via del Mercato’ a chiusa. Aveva neri i caseggiati con civ.  2 e 4 (ma – secondo me – non è aggiornato essendo stato  il civ. 2 demolito pochi anni prima).

   Nel 1953 la denominazione ancora esisteva,  chiusa,  con un solo caseggiato;  aveva il numero di immatricolazione 2799 , ed era classificata di 2.a categoria e ancora iniziante da “via del Mercato” (sic; ma leggi sopra) ,  anche se tagliata a metà da via A.Cantore . Infatti solo nel 1955 il pezzetto a mare venne incorporato in via N.Daste con i suoi civici rossi ; mentre il tratto a monte conservò ancora il nome fino alla riunione del Consiglio Comunale del 5 apr. 1960 , quando la denominazione fu soppressa ed il civico 4 rimasto, divenne 31A di via A.Cantore .

   Nel 1961 è ancora citata con l’antico nome in qualche elenco stradale, ma già riferita come iniziante dalla via A.Cantore .

   Sul muro affiancato a questo civico 31A, c’era un’edicola di una Madonnetta (rappresentativa della Madonna della Guardia); una cosa molto semplice ma significativa ed emblematica di una fede espressiva di tempi passati: pare che l’immagine sacra sia del 1700. Per volere dei condomini la statuetta fu restaurata nel giu.1981 dal noto pittore locale Luigi Lippi (mentre la nicchia fu rinnovata a spese di uno sconosciuto imprenditore edile); essi fecero cerimoniare l’avvenimento con rinfresco ed anche con una messa vespertina celebrata dal parroco della Cella mons Ferrari . Dopo i lavori, nell’anno 2000 la nicchia e la Madonnetta sono ricomparsi sulla sommità dell’uscita dai box costruiti dalla ditta Gadolla sotto la villa Ronco.

DEDICATA al nobiluomo, nominato Cavaliere della corona d’Italia, possessore senza abitarla della villa (inizialmente dei Doria poi Serra)che si priva in via N.Daste e che con la costruzione delle case popolari  era divenuta limitante il fianco est della strada (descritta in via A.Cantore).

   Quando il Comune cittadino, circa nel 1870,  decise di affrontare il problema sanitario,  l’unica soluzione effettuabile fu l’adattamento di qualche antico palazzo momentaneamente in non uso ( nel pieno dell’immigrazione operaia per le industrie impiantate , nel 1910 si avevano all’incirca otto incidenti sul lavoro al giorno , un numero sempre più crescente di malattie dei familiari di impossibile gestione a domicilio , nonché epidemie (1870  di vaiolo ; 1872 di colera ; 1873 di colera con 17 morti in città; lug.1911 ancora colera . Si erano già superate quelle  del 1835, 1854, 1866 , con molte diecine di morti,  malamente curati se non in lazzaretti provvisori, o inviati - con i mezzi di allora- al lontano  Pammatone)).

   Così il nobile Giuseppe Masnata  avvisato degli intenti, ed approvando lo scopo umanitario,  cedette la villa con una vendita legata non ad una cifra ma accettando una assai simbolica rendita perpetua:  a queste condizioni,  il Comune , nel 1873  poté acquistare  definitivamente ed agevolmente  il palazzo e dedicarlo a primo ospedale cittadino che da lui prese il nome.

Nell’atrio dela palazzo – ora scuola - di fronte ad altra grande benefattrice dell’ospedale, la Scaniglia Tubino, cè una statua del Nostro.

   Ad esso si accedeva oltre che dall’ingresso proprio (dall’attuale via N.Daste), anche da questa stradina laterale; così ad essa fu dato il  nome di ‘via G.Masnata’ (in un libro l’ospedale viene addirittura posto in questa strada).

    Al benefattore fu intestato anche il viale che porta al padiglione maternità dell’ospedale di villa Scassi (attualmente anonimo: in tempi come oggi, si è superato il bisogno di ringraziare con larghi gesti i benefattori divenuti parte di una categoria scomoda perché sinonimi di differente classe sociale e sintomatici di un bisogno che non dovremmo avere;  specie gli enti  sotto tutela dello Stato, che è padre e padrino; sotto sotto sono sempre bene accetti, ma imbarazzano; così vengono più eufemisticamente chiamati ‘sponsor’ , parola che ci  giustifica per il loro ritorno d’immagine) .

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Comunale Toponomastica , scheda  2690

-Ciliento B-Gli scozzesi in piazza d’armi-DeFerrari.1995-pag.45

-Costa E. –Valentino Armirotti- Soc.Op.Universale.2001- pag.193

-DeLandolina GC-Sampierdarena-Rinascenza .1922-pag. 47

-Gazzettino Sampierdarenese  :  2/78.7 + 1/81.4  +  6/81.8

-Morabito.Costa-Universo della solidarietà-Priamar.1995-pag.488.491

-Novella P.-storia di Genova- manoscritto BibliotecaBerio-pag.17

-Pagano/1933-pag.247---/40-pag.333; /61-pag.277.445.quadro102.-

-Stradario del Comune di Genova edito 1953-pag.109