MANZONI                                                          via  Alessandro Manzoni

 

 

Attualmente collocata a san Fruttuoso, corrisponde alla attuale via G.B.Sasso 

   Nata agli inizi del secolo 1900, era un nuovo tratto creatosi sulla proprietà Palau, in prosecuzione di via Carlo Rota; nel 1910 era ancora “da via P.Cristofoli verso la collina”, già con  numeri civici progressivi sino all’ 8 e 23.

   Nel Pagano 1922 è citato come unico esercizio il commestibili di Pino Italia al 68r.

   Nel 1924 il corniciaio Ernesto Bocci fa domanda erigere baraccone ad uso segheria, collegato all’edificio soprastante aperto in via GB Monti.

   L’elenco delle strade stampato dal Comune appena formata la Grande Genova nel 1926, segnala ben 8  tra vie e piazze dedicate allo scrittore: in Centro, e  programmate da essere sostituite a Pegli, Pontedecimo, Bolzaneto, Prà, Rivarolo, SPd’Arena e Sestri. La nostra era catalogata di 5a categoria.

   Nel 1933 metteva in comunicazione le vie C.Rota-P.Cristofoli con la via C.Cattaneo (via N.Ardoino), di 5.a categoria e con civici sino al 10. Vi si apriva al civ. 4 l‘unico esercizio di Molinari Aurelio¨ di metalli (ottonaio), apparecchiature per gaz, elettricità, idraulica.

   Il 19 ago.1935 il podestà deliberò si chiamasse ‘via G.B. Sasso’, da via N.Ardoino a via P.Cristofoli.

 

DEDICATA al poeta, romanziere e saggista milanese (Milano, 7 marzo 1785 – Milano 22 maggio 1873).

Di agiata famiglia: conte  da parte del padre don Pietro (putativo però, perché il padre è conosciuto ‘impotente’ e quindi 'becco' da parte della sposa, Giulia Beccaria. Pare che per primo la moglie lo tradì con Giovanni Verri, il minore di illustri fratelli; poi con Carlo Imbonati dal quale ricevette cospicua eredità); marchese da parte di nonno Cesare Beccaria. Risulterebbe quindi che fu figlio naturale del primo amante della madre; e divenne erede universale del secondo amante di essa.

Alla separazione dei genitori (1792) completò gli studi presso istituti privati religiosi lombardi, i quali invece inasprirono un anticlericalismo giacobino (primo poemetto del 1801: Del trionfo della libertà). Dopo tre anni, si trasferì dalla madre a Parigi.

Fin dall’adolescenza dimostrò inclinazioni politiche, letterarie e religiose alquanto spiccate e forti. Queste trovarono nell’adulto un equilibrio capace di fargli realizzare tutta una produzione letteraria che ben presto lo pose in primo piano nel mondo culturale di allora.

Rimase vedovo due volte; ebbe complessivamente nove figli, dei quali sette gli premorirono (l'ultimo, venti giorni prima che morisse lui ottantottenne).

 

   Fu a Genova dalla primavera del 1806 a tutto marzo dell’anno dopo, assieme alla madre Giulia attratta dal clima mite della riviera, e  castamente innamoratosi della promessa moglie del marchese Giancarlo DiNegro che  egli frequentava nella loro villetta. Qui in città faceva il turista, ed andava ad ascoltare commedie al Falcone (locale per solo aristocratici; vi lavorava la ‘Compagnia dei Dilettanti’).

   Ritornò nel 1827 per tre settimane, assieme alla moglie Enrichetta Blondel ed i 4 figli ai quali era stata prescritta una terapia marina; rifrequentò la villetta DiNegro ove si tenevano adunanze, valutazioni letterarie e politiche, nonché dibattiti sulla ‘occupazione’ piemontese. Fu ovvio oggetto di riguardo avendo già dato alle stampe le tragedie, il Cinque Maggio, e –l’anno prima- la prima edizione dei Promessi Sposi allora titolata “Fermo e Laucia”.

Fu uno dei primi a far valere i 'diritti d'autore' nati nel 1840 e sino ad allora furbescamente trascurati dagli editori che si sentivano autorizzati a 'usare' gli scritti di data antecedente. Avvenne nell'anno 1845 (con l'Unità d'Italia ancora da farsi), quando il Manzoni adì legalmente contro Le Monnier (un francese trapiantato nel granducato di Toscana), per scritti (“Fermo e Lucia”) del 1820 (poi riveduti e corretti ed autostampati come “I promessi sposi” in edizione di lusso e quindi non acquistabile dal popolo, dall'Autore stesso nel 1843).  Vinse il Manzoni in Cassazione, e delle 150mila lire pretese, ne ebbe 35mila.

L’ambiente era abbastanza incandescente ed effervescente,  per la predominanza di due sentimenti concatenati e libertari: locali (repubblica-regno) e generali (Italia-Austria). Da un lato ebbe l’approvazione e la stima da Mazzini e dei critici in genere, dall’altra duro fu l’attacco locale contro questo romanzo e la persona dell’autore portato su due fronti: da padre GB Spotorno, professore universitario di vasta cultura ma antimazziniano e che giudicò l’opera sul piano letterario come narrazione bislacca e strampalata, contraria alla civiltà del tempo, anzi come un colera culturale (tanto che riuscì sia a far sopprimere il foglio di annunci locali “l’Indicatore genovese”, il quale -oltre ad appoggiare Mazzini nemico del Re e della Religione- aveva elogiato il Manzoni), sia dagli estremisti rivoluzionari (tra i quali Giovanni Ruffini) che interpretarono  la trama come istigazione alla rassegnazione ed alla pazienza contro i potenti.

   Di indole schiva all’azione diretta ed agli estremismi, riuscì a descrivere nei suoi scritti -con purezza della lingua italiana e con insuperabile espressività e sottilissima psicologia e con serietà storica-  personaggi dalle più varie qualità morali (come Napoleone nel famoso “5 Maggio” ; e nei “Promessi Sposi”,  tutti i simboli, del bene e del male).

 

BIBLIOGRAFIA

-Aimonetto L-il Risorgimento-Lattes.1958-pag.207.277

-Archivio Storico Comunale di Palazzo Ducale - 

-Archivio Storico Comunale Toponomastica -  scheda 2570

-DeLandolina GC.-Sampierdarena-Rinascenza.1922- pag. 46

-Mannucci LF-aneddoti di vita letteraria e politica genov.-Liguria1967-p.79

-Novella P.-strade di Genova-manoscritto bibl.Berio.1930 ca-pag.16

-Pagano/1933-pag.247

-Pescio A.-I nomi delle strade di Genova-Forni.1986-pag.213