MOLTENI                                 via Tullio Molteni

 

TARGHE: via – Tutllio Molteni – caduto per la Libertà – 1926-3.12.1944

                                                      

           

agosto 2007- estremità est, a mare -                                                        nel 2011 è comparsa questa nuova

                                                                                                                 sul lato opposto della precedente

 

 

 

QUARTIERE  ANTICO: Canto

 da MVinzoni, 1757. In verde, ipotetico tracciato della via. In rosso via Antica Fiumara; in celeste via Bombrini, in giallo via SanPierd’Arena

 N° IMMATRICOLAZIONE:   2806     CATEGORIA:  1

Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   39520

UNITÀ URBANISTICA: 26 - SAMPIERDARENA

 da Google Earth, 2007

CAP:  16151

PARROCCHIA:  s.Maria della Cella

 

STRUTTURA:  


 larga strada con portici ai due lati, indirizzata da monte a mare; ed a metà percorso, tagliata perpendicolarmente in due da via F.Avio.

La numerazione  è progressiva da monte a mare. Invece per la viabilità si determinano: nel tratto che inizia da via S.Dondero esiste senso unico verso il mare;  nella parte a mare, senso unico inverso da via San Pier d’Arena (che fino al 1950 circa si chiamava via N.Barabino) verso via Avio.

 


Nel dic.04 si segnala il transito di 15mila veicoli/die. Cosicché la strada appare una delle più inquinate della nostra piccola città, causa il traffico intenso, lento, di molti mezzi anche pesanti (camion, tir, bus). Lo smog più volte ha raggiunto il limite massimo consentito (di biossido di zolfo=SO2) e sfondato i limiti concessi di concentrazione quadruplicandone (di biossido d’azoto=NO2) e triplicandone (di monossido di carbonio=CO) la concentrazione

 

STORIA:   il terreno, in piena zona del ‘Canto’ era inizialmente coltivato ad orti.  Fu in essi che nel 1868 si accampò un battaglioni di zuavi francesi (giubba blu, pantaloni rossi alla zuava, ghette), diretti a Roma -loro dissero per aiutare gli italiani-. Si seppe poi che però furono impiegati per difendere le truppe pontificie contro quelle italiane;  per cui, al loro ritorno  furono accolti da una fitta sassaiola che li costrinse a spostarsi lungo il Polcevera, dalle parti della cosiddetta piazza d’Armi. Senonché, per un fortunale il torrente ingrossatosi nella notte, fece strage delle loro masserizie ed anche causò delle vittime (monete francesi furono trovate nella sabbia dai minolli e dai trasportatori col tombarello) .

Il terreno fu occupato ai primi del 1900 dagli stabilimenti di GB Carpaneto (vedi).

La strada nacque con il piano regolatore della zona, studiato e realizzato durante il ventennio fascista: esso previde la distruzione degli stabilimenti,  a vantaggio di edilizia popolare signorile.

Fu dapprima chiamata via XVIII Novembre  (del 1935; vedi).

Dopo l’ultima guerra, con delibera della Giunta comunale del 14 marzo 1946, fu dedicata al partigiano.

Nel 2004-5 il Consiglio di circoscrizione attuò una riunione sotto i portici vicino all’ingresso della USL, proprio al fine di mettere in risalto il problema gravoso del traffico (continuità viaria verso il ponente, stazione ferroviaria, mercato, inail, fiumara, ma soprattutto in specie quello pesante dei tir che ammorbano l’aria con lo smog il rumore e l’ingombro (il transito è obbligato, dall’impossibilità per vincolo di aprire la strada a mare nel terreno dell’Ilva); a ciò, si aggiungono mancanza di parcheggi, chiusura di alcuni negozi, sporcizia e delinquenza per degradare questo lato del ‘quadrilatero’ (assorbito nella dizione “zona Fiumara”). Il 2 giugno 05, per sei ore la strada fu trasformata in isola pedonale con divieto di transito, a titolo di protesta contro il supertraffico. Uno striscione chiede “ridateci l’aria”.

         

da mare a monte – 2009                                                  manifestino di protesta

 

CIVICI

2007= NERI: da 1 a 9 (compreso 1A e 5A e B);   e da 2 a 4

            ROSSI:  da 1r a 55r (compreso 53Er;   manca 31r);

                          dal 2r al 56r (    “          54Ar;    “      48r)

metà a monte

===civ. 1  eretto nuovo nel 1954

===civ. 3  presumo fratello e contemporaneo al precedene avendone la stessa struttura

metà a mare

===civ.5-5a-5b  assegnati a nuova costruzione nel 1964, di proprietà dell’INAIL; il 5a, è affittato, alla mutua INAM (poi USL)  locale.

===civ. 6 al piano strada, dal 1940 circa ha ospitato per quasi cinquant’anni gli uffici postali locali, prima che alla fine del 1988 si trasferissero in via U.Rela e poi  in piazza del Monastero.

civ.5 - ingresso mutua INAM, poi USL

===civ 7  soppresso per demolizione nel 1959, fu riassegnato a nuova costruzione, nel 1961. È sede dell’INAIL (ist.naz.assicur infortuni sul lavoro).

Tra questo civico ed il seguente, una anziana persona (sig.ra Lagorio, ultraottantenne nell’anno 1990) ricorda esserci stato un vicolo che congiungeva la strada a via Pacinotti (forse si collegava o era il vico dei Lavatoi).

 ===civ. 9  fu eretto nuovo nel 1952.

Per lunghi anni ndel 1970 ospitò – con finestre sotto i portici – i Servizi di Salute Mentale della Provincia. Sulla facciata a mare, troneggia la scritta, ripetuta più volte in altorilievo, RTS  la sigla di Rolla Traverso & Storace, la vecchia società che in zona lavorava ferro, lamiere, metalli e tubi, ed i cui uffici nel 1961 erano in via Avio al 4.2bis.

 

DEDICATA al sampierdarenese, nato il  23 mar.1926. 

   Dopo il fatidico 8 settembre ‘43, ancora diciassettenne, preferì fuggire anziché essere sottoposto alla leva forzata nelle forze fasciste; raggiunti  i monti, si aggregò alla divisione Langhe (che arriverà a 400 unità, comandata dal famoso “Mauri”, nome di battaglia del maggiore Martini Enrico, un badogliano autonomo), dislocata nella II zona operativa (zona di Ceva). Partecipò così alla assai incerta vita partigiana, sui monti, fin dalle prime azioni non ancora ben organizzate, di propaganda e sabotaggio.

   Tornato in città per una missione, in seguito a delazione, venne catturato e portato a Marassi (nella cosiddetta IV sezione: questa faceva parte del reparto che  si interessava del controspionaggio, dei ribelli, dei comunisti e degli ebrei, compilava gli elenchi dei cittadini condannati a morte da fucilare per motivi di rappresaglia, o da inviare nei campi di concentramento). Erano giorni assai cupi: la confusione militare e politica coinvolgevano quella morale ed etica. L’insicurezza e la paura erano sovrane: i bombardamenti da un lato; la violenza dall’altra (sbandierata come legale dai fascisti, veniva ovviamente avversata quando a loro volta venivano  aggrediti  per  la strada ed uccisi, con conseguenti cieche rappresaglie ed a spirale altrettanto controrappresaglie).  Le panetterie chiudevano per mancanza di farina; la gente era confusa tra i radicati valori tradizionali e la nuova situazione  diversa da quella propagandata e sempre più esasperante e sfiduciabile. 

   Il Comando delle Brigate Garibaldine SAP di Genova, aveva fissato per il 30 novembre la “giornata delle spie”: quel giorno finì col risultato di  “21 nemici eliminati,  8 feriti, molte armi recuperate, 7 prigionieri; contro due partigiani  feriti  non gravemente. Il capo prefetto di Genova, presi accordi con la Platskommandantur, dispose una rappresaglia che -ufficialmente- riguardava solo un coprifuoco.    Invece, nella notte del 2 dicembre 1944, mentre sui monti si preparava un rastrellamento, preludio della grande offensiva invernale, il Molteni fu prelevato e, assieme a 21 altri compagni, fu trasportato a Portofino, per essere fucilato senza processo, nella strage ricordata col nome della spiaggia luogo dell’esecuzione, dell’Olivetta. I corpi, di alcuni forse ancora vivi, furono legati in reti, serrati da filo spinato, appesantiti da sassi e poi gettati in mare. Così, tutti avvolti assieme, scomparvero nel silenzio di quell’angolo di giardino terrestre. La tecnica di far scomparire così i corpi di giustiziati, risparmiandosi il seppellimento, era già stato adottato nel 1943 sul lago Maggiore dalle SS nella eliminazione dei primi ebrei, quando stava nascendo l’accanimento specifico nei loro confronti.

    La scelta dei caduti e del luogo, è legata all’indiscutibile volontà e permissività in merito a rappresaglie, del ten.col. Sigfried Engel, comandante nel periodo dall’8 sett.‘43  agli inizi del  ‘45 ,  delle SS in Liguria: gli uni per rappresaglia; l’altra per lasciare un segno a monito della potenza nazista in ogni angolo della nostra terra; il processo per queste stragi, iniziò a Torino nell’ott.1999 e si concluse in Germania nel 2002, con condanna tendenzialmente mite visto la eccessiva distanza di anni nell’intraprendere giustizia.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale - Toponomastica  , scheda  2843

-AA.VV.-Annuario guida Archidiocesi-ed./94-pag.420; ed./02-pag.457

-AA.VV.-Contributo di SPd’Arena alla Resistenza-PCGG.1997-pag.133

-AA.VV.-SPd’A 35° (dice Olivella)    

-Gazzettino Sampierdarenese  :  2/82.5  +  2/89.10

-Gimelli G.-Cronache militari della Resistenza-Carige 1985-II-pag.127

  (nel vol. III-elenco caduti,  non appare citato

-Il SecoloXIX del 19.10.1999 (dice 22 nov.44)  + 05.02.04 + 02.12.04

-Lamponi M:-Sampierdarena- LibroPiù.2002- pag. 107

-PastorinoVigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi ’85-pag.1202 (dice Manzi    anziché Mauri, e Olivella)

-Poleggi E. &C-Atlante di Genova-Marsilio 1995-tav. 33