MIGNONE                                                  via Giorgio Mignone

 

 

TARGA:

                                                        

 

SAN PIER D’ARENA                 2872

 

1923 - 1945

 

QUARTIERE ANTICO:

N° IMMATRICOLAZIONE :   non c’é

 da Pagano 1961

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°  :   38500

UNITÀ URBANISTICA:  25 - SAN  GAETANO

 

CAP:   16151

PARROCCHIA:   s.G.Bosco

STRUTTURA:   doppio senso viario, da via dei Landi; arriva sino al civ. 16 e poi è chiusa da un muretto che la separa dalla proprietà che si apre in via Battaglini.

CIVICI 2007:

solo pari=  neri: da 2 a 16 ;    rossi: da 2r a 30r (mancano 20r, 22r, 28r)

STORIA:   La famiglia Mignone, da - presumo contadini-allevatori - era divenuta imprenditrice edile. A capo il  padre, già capomastro e costruttore del civ.20 di via GB.Monti. Con il figlio Geremia, laureato,  ottennero l’autorizzazione di erigere palazzi nella zona, negli anni 1961-62 e delimitarono con essi (dal civ. 2 al 16) una strada che intestarono - essendo privata - al proprio congiunto. Titolazione che poi il Consiglio Comunale deliberò ufficialmente riconosciuta il 22 luglio 1957.

Sino a dopo l’evento bellico, tutta la zona era ancora prati scoscesi, rocciosi e brulli, a chiazze coltivati ad orto, con alcune vasche per irrigare, in cui crescevano anche dei pesci d’acqua dolce; unico e primo palazzo nella zona era in via Landi, al civ. 11, costruito in stile tardo littorio.

 

DEDICATA:   Giorgio era uno dei tre fratelli della famiglia; nato a Serra Riccò il 28 ago.1923, abitava in via GB.Monti al 16 (in una “villa agricola” con stalle, mucche, e produzione di latticini; sulla facciata di lato di via Rayper, c’è una cornice ove sino a pochi anni or sono si vedeva disegnata una mucca, a simbolo dell’attività. In famiglia erano tre fratelli; gli altri due sono diventati imprenditori edili dopo aver acquistato tutto il territorio che da via GB Monti scende sino a via GB Sasso, comprendente il civ 20 di via GBMonti – dove ora vivono - ed i palazzi 7 e 9 di via Ardoino; e sale sino a questa strada).        

  Occupato come operaio nello stabilimento san Giorgio, dopo lo sciopero (Ansaldo, Siac, SanGiorgio) effettuato nei primi di giugno 1944, fu catturato e fatto  salire su un merci durante una retata di rappresaglia delle SS, il 9 ott.1944.

Morì a Mauthausen il 26 apr.1945 quando ormai la fine dell’evento era prossima.

 

PREMESSE: Molte, ma genericamente infruttuose, erano state le disposizioni dettate dai comandi tedeschi, mirate a rimpinguare a costo zero la carenza di operai in Germania: campagne di reclutamento, coinvolgimento dei rimpatriati dall’Africa, sbandati tra i richiamati alle armi, prigionieri riscattati. Così sfruttarono l’idea di punire gli scioperanti, trasferendo in modo coatto-punitivo  i primi trovati;  fino a carico dei vagoni ferroviari preventivati.

  Nei primi mesi di quell'anno, il prefetto di Genova  Basile, aveva emanato un ordine, affisso in città e rivolto sia ai giovani affinché rispondessero alla leva e sia agli operai (i più, dipendenti delle acciaierie Siac di Campi; Cantieri Navali di Sestri, SanGiorgio, Piaggio di Sestri, AnsaldoFossati) perché non facessero scioperi (come quello del marzo 1943 e giugno 44, organizzati prevalentemente dagli operai politicizzati del PCI). Tre giorni dopo, il tempo di organizzare l’operazione treni, avvenne il rastrellamento.

 

I DEPORTATI    È imprecisato il numero: meno di 1500, anche se qualcuno ha scioccamente enfatizzato, oltre 5mila, scusabile nei primi tempi ma non più a conti fatti. Quel giorno, 16giugno 1944, all'improvviso, i tedeschi - aiutati dalle Brigate Nere - rastrellarono i grandi stabilimenti, caricarono su tram  dell'UITE gli operai e li trasferirono alla stazione ferroviaria di Campi per traslocarli su carri bestiame. Nessuno ebbe il tempo di avvertire casa e nessuno sapeva cosa li aspettava.  I deportati liguri in tutto furono 1163; ne morirono 861 di cui 486 genovesi; ne sopravvissero 302 di cui 210 genovesi.

Il treno - previo passaggio da Fossoli (Carpi), poi Linz - direttamente “trasferì” i catturati a Mauthausen, da dove  la maggior parte non fece più ritorno.

All’arrivo il gruppo si era sommato ai militanti politici (già inoltrati da marzo e dichiarati fortunati per aver avuto ‘solo’ la deportazione anziché la fucilazione): finirete il ‘fapprica di safone’ era l’ironico saluto delle SS, ai rinchiusi nei carri (quindi, sapevano!). I forni fumarono giorno e notte per un anno, producendo un fumo grasso, pesante, fortemente odoroso che dominava su tutto; e le ceneri prodotte erano così ricche di minerali da riuscire a far crescere i pomodori  sulle alte montagne attorno.

Appena giunti venivano numerati: nel giugno 44 veniva dato il n° 76mila –cifra non corretta perché assai spesso il numero di un morto passava ad un neo arrivato- per non contare quelli che morivano nel tragitto;  nell’aprile 1945 veniva distribuito il n° 174mila quando i vivi non superavano i 20mila; per fame nessuno era sopra i 45 chili di peso. Per tre mesi -assieme a ucraini, prigionieri russi, romeni, e italiani volontari - furono sottoposti a lavoro aspecifico per 12 ore/giorno. Dopo iniziarono a fare scelte in base alle capacità: furono così smistati in vari campi per essere portati -10 ore/die- a lavorare negli stabilimenti, fabbriche, fattorie, ecc.

MAUTHAUSEN è borgo sul Danubio nell’alta Austria, già campo di prigionia degli italiani nella prima guerra mondiale ove i reclusi morivano per denutrizione. Divenne tristemente famoso perché durante il secondo conflitto mondiale divenne sede di eliminazione fisica di ebrei e prigionieri politici o renitenti al fascismo, zingari, testimoni di Geova, omosessuali, asociali e criminali.


Altri principali campi di sterminio furono Dachau e Sachsenhausen (dal 1933)- Buchenwald (dal 1937)- Flossemburg (1938)- Mauthausen (1939, Austria)- Theresienstadt (1939, Cecoslovacchia)- Ravensbrück (1939 femminile) e Lodz (per bambini)- castello di Hartheim (1940)- Auschwitz (1940)- Chelmno (1941)- Sobibor, Velzic e Treblinka (1942), oltre a Bergen Belsen, Maidanek, Neuengamme, Birkenau.

 

Vedi anche Casirola Carlo (vedi in via G.B. Monti, deportato a Dachau e non tornato)

 

foto di un internato

 


 Il 5 maggio è giorno celebrativo della liberazione dai campi.


 

 

 

 

 

 

Sono ricordati nello scritto sul cippo posto nelle aiuole di piazza N.Montano; con la titolazione della piazza: a Principe; con un monumento a Campi (in quest’ultimo, scoperto e benedetto il 16 giu.2009, nel retro è stata posta l’immagine della Madonna dell’Ilva).

 


  

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale - Toponomastica , scheda 2776

-AA.VV.-Annuario guida Archidiocesi-ed.94-pag.419; ed.02-pag.456

-AA.VV.-Contributo di SPd’A alla Resistenza-PCGG.1997-pag.133

-Genova, rivista del Comune  : 4/55.18

-Gimelli G.-Cronache militari della Resistenza-Carige.1985-v.III-p.393

-Il Cittadino settimanale – 21.06.09 pag.22

-Il Secolo XIX:  15.06.09

-Lamponi M.- Sampierdarena – Libro Più.2002- pag. 188

-Millu L-Dalla Liguria ai campi di sterminio-ATA. –pag.54

-Poleggi E. &C-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.22