MASNATA                                 piazza Riccardo Masnata

 

 

TARGA: piazza – Riccardo Masnata – caduto per la libertà – 1908-luglio 1944

                                                     

 

 

QUARTIERE ANTICO: san Martino

 da MVinzoni, 1757. In celeste via san Martino che incrocia in giallo via GTavani e fucisia, via ACaveri. In rosso, la abbazia e oratorio di s.Martino.

N° IMMATRICOLAZIONE:   2800,    CATEGORIA: 1

                   

da Pagano 1961                                                                  da Google Earth 2007

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   37440

UNITÀ URBANISTICA: 24 - CAMPASSO

PARROCCHIA:  s.G.Bosco

STRUTTURA:  è posta tra la confluenza sia di via C.Rolando che di via P.Reti, in via W.Fillak.  E’ costeggiata al lato mare da un piccolo tratto di strada -omonimo  alla piazza,  che è senso unico veicolare verso ponente . Non ha numeri civici neri; esistono solo 4 civici rossi.  E’ rappresentata da un piccolo giardino con sette o otto alberi, circondato da cinque panchine .

Appare servita da ambedue gli acquedotti, DeFerrari Galliera e Nicolay

CIVICI  solo rossi, da 1r a 3r    e da 2r a 4r

 

STORIA:   La piazza, a forma triangolare, ed a sua volta è all’apice di un triangolo di strade  tutte dedicate a partigiani (Rolando, Reti, Fillak). Nella parte nord, ha all’apice un rilevatore di inquinamento (secondo i dati che fornisce, la zona è la peggiore e più inquinata sia nell’acustica che dallo smog del traffico, di tutta Genova ) . 

   I più anziani,normali usufruitori delle panchine, ricordano tra i negozi attuali, una delle vecchie tripperie della città, oggi pressoché tutte scomparse eccetto una in  via Prasio .

   Agli inizi del secolo 1900, fu intitolata “piazza Vittorio Emanuele III”, quando la via a ponente era tutta via Umberto I,  e la via interna (Rolando) era via A.Saffi.

   Una foto del 1920,  mostra le strade già tutte selciate e con posizionate le rotaie del tram; la piazzetta sembra più corta, con i soliti alberi (non forse gli stessi ligustri di adesso) e le solite panchine; all’apice del triangolo un chiostro di giornali.

 

 

 Quando invece alla ‘strada del tram’ fu dato il nome di via dei Martiri Fascisti, in concomitanza la piazzetta ebbe perduto il nome del re d’Italia e divenne una parte di quella strada.

   Nei due anni seguenti l’8 settembre 1943, la piazzetta divenne l’epicentro dell’organizzazione partigiana comunista; a gruppetti provenienti a ragnatela, si ritrovavano per comunicarsi i programmi e le novità, fino al fatidico imput a lungo atteso: ‘da stasera non più attesismo; si entra nell’illegalità’ dell’azione militare.

   Con questa caratteristica di anonimato, rimase sino alla delibera della Giunta Comunale del 26 apr.1946 quando per questo tratto –confermata l’appartenenza della strada principale a P.Reti- fu deciso fosse dedicato ad altro partigiano.

   Solo nel nov.1947 si provvide a sistemarne la numerazione.

   Nel Pagano 1950 viene segnalata la gelateria di Bernardi G.; nel 2003 da oltre un lustro è chiamata Maracanà

   Nel 1995,  al cinquantesimo anniversario della Liberazione si rinnovò una lapide, posta nell’aprile del 1945 , a ricordo dei 40 cittadini dei quartieri san Martino-Campasso, caduti in guerra. Ogni tanto il solito gruppetto di controcorrente, non democratici, irresponsabili  e dissacranti, pensa insensatamente far dispetto ai più, profanando il loro credo con scritte provocatorie, seminando quella zizzania che coinvolge gli extracomunitari che invece, nella zona almeno, ove sono numerosi, si comportano correttamente.

   Nel luglio 2003 si provvide ad un rifacimento completo della aiuola centrale, successiva revisione della viabilità ed inserimento di giovani piante d’alto fusto.

 

 

DEDICATA  al partigiano genovese, nato da Giovanni  il 18 dic.1908, residente in via delle Corporazioni (v.W.Filllak) 12/9, operaio dell’Ansaldo Meccanico, di fede antifascista,  che divenne collaboratori di G.Jori e comandante di una formazione GAP di Sampierdarena (gruppi di azione patriottica: anche se il fine era scacciare l’oppressore con una insurrezione armata, ai tedeschi i GAP crearono pochi ma gravi problemi con le conosciute ritorsioni del Turchino, dell’Olivetta, ecc.; ai fascisti produssero altrettanto seri ma minuti problemi per i multipli bersagli ‘importanti’ e con insistenza sempre più aspra in ritorsione alle torture e relative facili esecuzioni, al punto da ambedue le parti non sempre saper più distinguere l’azione di guerra da quella delinquenziale privata o rivendicativa. Antonini commenta che ‘sotto il profilo militare, il gappismo non ebbe praticamente alcun peso’); guidò -col nome di battaglia Salvatore - i suoi uomini in svariate operazioni  di guerra cittadine : ricupero e occultamento di armi,  fuga di arrestati e/o prigionieri, inviti e proclami alla popolazione (la voce di “un’altra verità” , in un’epoca in cui esisteva una unica fonte di informazioni ), sabotaggi, vere e proprie esecuzioni (forti di un decreto che determinava  nemico da sopprimere, chiunque appartenesse ai fasci)**

   Catturato nel marzo 1944, fu dapprima rinchiuso nella caserma della GNR (guardia nazionale repubblicana) in via Vicenza: da qui, riuscì ad evadere aiutato dai compagni.  Però non si allontanò da Genova, per cui  il 7 aprile comandò un gruppo di 20 compagni che bendati ed armati liberarono il comunista Alessandro Lucarelli  detenuto nell’ospedale di San Pier d’Arena e conscio di assai cattiva sorte al successivo processo.

    All’alba del 29 luglio 1944 il Tribunale Speciale aveva fatto fucilare assieme a quattro arrestati, anche Rizzolio Giacinto imputato di aver ucciso a metà anno il maggiore Palumbo in via Cantore, di aver attentato il 29 giugno all’aiutante GNR Fracasso Angelo in via Martiri Fascisti ed infine aver partecipato  alla morte delle GNR Baffico Antonio e Bruzzone Antonio il 1 luglio in via Mazzucco; nonché atti di sabotaggio a linee elettriche.

    Il 20 agosto 1944 -su indicazione di un arrestato (tal  Paveto Carlo, nato  a Voltaggio il 29.5.21 e residente a SPd’Arena via Giovanetti 4/20; era stato arrestato piantonando l’appartamento-base di via P.Salvago 14/6; ospitava un irregolare ed aveva inspiegabilmente numerose chiavi di appartamenti.  Anche un altro, Mantagnare Argante riferì essere responsabile solo di aver portato pacchi di esplosivo attraverso la città e su ordine di Jori e Masnata; e – come scritto sotto - tal Vidotto Mario sampierdarenese, nato il 14 ottobre 1927 e residente in via Giovanetti 4/19) e riconosciuto in piazza Banchi-via Orefici mentre era assieme a Chita Amilcare (che riuscì a fuggire) ed a Cassurino Mario (catturato e fucilato per aver ucciso il ten.Motta in vico Casana), fu riarrestato e dopo vivace resistenza (nella relazione la Questura si giustifica che gli agenti furono costretti a far uso delle armi) portato ferito ad una gamba in una  cella nel palazzo della Questura e sottoposto a tortura dagli uomini del famigerato Veneziani. Questa, e le lesioni riportate durante l’arresto, furono tali che per poterlo portare ad un processo fu necessario richiedere prima un ricovero all’ospedale di san Martino (Qualcosa riuscirono a strappargli nella tortura: Marzanasco Achille, abitante in via Rosetta Parodi 5/6, presunto ‘capo zona di Sampierdarena’, fu arrestato dietro “dichiarazioni di Masnata Riccardo, Cassurino Mario e Paveto Carlo”; ed un certo ‘Aldo lo spezzino’ irreperibile ma responsabile con lo Jori delle bande di terroristi e di partecipazione al movimento comunista, fu “noto al Masnata”.    Durante la degenza, il 23 ago.1944 fu compiuto un  nuovo tentativo di liberazione: un gruppo armato delle SAP e del Gruppo “Fronte della gioventù” dovevano incontrarsi di notte con un automezzo per poterlo trasportare via; ma il veicolo, intercettato da una pattuglia della X Mas e dopo un conflitto a fuoco, fu catturato ed  alcuni partecipanti, feriti, furono poi fucilati) . 

    Fu in realtà un maxi-processo, effettuato il 25 agosto1944:  sul banco degli imputati erano in 31 (24 uomini, tra cui anche don Andrea Gaggero, e 7 donne) Ma in tutto erano stati segnalati al Tribunale Speciale in 82. Dei 31 arrestati, abitanti in Sampierdarena erano: Cioncolini Jolanda, nata SPdA1909, casalinga, via dei Landi 5/15—Del Canto Giovanni detto Romolo, SPdA 1892, via Giovanetti 4/18---Fadda Armando, SPdA1913, operaio, cso dei Colli 50/2—Ghirelli Agostino, BagnolePo1905, carpentiere, via Landi—Masnata Riccardo, Ge.1908, via delle Corporazioni 12/9 —Marsanasco Achille, CandiaLomellina1907, esercente, via Rosetta Parodi 5/3 (ma “le dichiarazioni del Masnata Riccardo ed altri lo fanno ritenere capo zona di SPdArena) —Montagnara Argante, Stiene 1914, operaio, via Currò 2/4—Paveto Carlo, Voltaggio 1921, operaio, via Giovanetti 4/20—Pizzini Attilio, To 1882, commerciante, via D’Aste (sic) 4/10---Rei Luigi, Ge.1904, elettricista, scal. Landi 3/20 (uno dei capi comunisti, già sorpreso a studiare le abitudini del commissario di polizia –ufficio politico- Giusto Veneziani)—Vidotto Mario, SPdA1927, operaio, via Giovanetti 4/19

Invece degli imputati di reati contro la Repubblica Sociale ed i suoi alleati, ma irreperibili o latitanti, di SPd’Arena risultano: Balestrero Gino, SPdA1910, operaio, via delle Corporazioni 13/8—Chiti Amilcare, Montespertoli 1902, fornaio, via Degola 10/1—Derchi Domenico, SPdA1907, ferroviere, via E.Porro 1/11—Dellepiane Armando, Sestri1912, ferroviere, via Porro 11/1—Dellepiane Arturo, Ge1903, impiegato, via Milite Ignoto 23/13—Milan (o) Antonio, Ferrara1908,  tubista, via Vicenza 2/2 (risulta avviato al lavoro in Germania)—‘Maria’, dattilografa del partito, abitante nei pressi di piazza Barabino.

Due di essi (Vidotto e Paveto) con Golini Nino sestrese, dietro promessa dell’impunità,  resero “ampie confessioni, indicando tutte le persone con cui erano entrati in contatto o dalle quali avevano ricevuto incarichi. Le indicazioni di questi tre giovani sono state addirittura preziose e, col loro pentimento sincero mostrato, hanno riscattato la colpa di cui  si erano macchiati, non tanto per la loro volontà quanto per le minacciose imposizioni di delinquenti negati ad ogni senso di umanità e di giustizia, che hanno saputo sfruttare la debolezza psichica dei tre e li hanno tenuti sotto l’incubo di gravi conseguenze per le loro persone ed i rispettivi familiari”. In particolare fu appurata la posizione del sampierdarenese Germano Jori).

   Il Masnata venne condotto in aula in barella coperto da un lenzuolo per nascondere le medicazioni, reo confesso di aver personalmente ucciso il 13 aprile il ferroviere Galetti Pietro (in circostanze e motivi mai letti); e la sera del 1 luglio in via E.Mazzucco (assieme a Razzolio Giacinto (fucilato il 29 luglio)) aver personalmente colpito a morte il vice brigadiere della Gnr Antonio Baffico (giudicato dai Gap come ‘famigerato squadrista persecutore degli operai e sgherro dei tedeschi’), e di aver diretto l’operazione per l’altro concomitante omicidio del Gnr Buzzone Antonio.

   Il Tribunale Speciale concluse con sette condanne a morte (di cui sei commutate in ergastolo da espiare in campi di concentramento;  una sola confermata - da eseguirsi - quella del Masnata); tutti gli altri furono condannati a vari periodi di reclusione (407 anni in tutti).

   La sentenza, giudicata troppo mite dai fascisti, determinò una loro levata di scudi contro i giudici presso il ministro della Giustizia Pisenti che annullò tutto e predispose un nuovo processo a Pavia. Qui si confermò il giudizio contro il Masnata e annullò per altri quattro la reclusione accomunandoli nella pena di morte (Raspino Bruno, Barca Serafino, Catoni Giacomo, Capecchi Natalino).

   Purtroppo da questa sentenza si perdono le tracce del partigiano: la condanna fu eseguita senz’altro, e solo Antonini segnala con precisione, da documento della ex RSI (da Bigoni, capo della provincia, al Ministro dell’Interno), che fu fucilato a Genova il 1 settembre 1944 assieme agli altri quattro gappisti (da parte partigiana le ipotesi su questa morte furono vaghe e varie:  persino la targa stradale riporta un generico ‘luglio’, improbabile visto che l’elenco dei condannabili fu consegnato al tribunale il 3 agosto; il processo avvenne quel mese:  una fonte dice il 28 agosto; altre dicono l’ 8 settembre); non viene chiarito neanche dove fu ucciso (tanto che il suo corpo non è mai stato più ritrovato malgrado approfondite ricerche, effettuate anche negli anni dopo,  attraverso la  ricostruzione dei fatti ed appelli i più disparati).

Dopo il 3 agosto 1944, i gruppi GAP vennero assorbiti dal nuovo ordinamento delle SAP.

Fu insignito di medaglia di bronzo al VM alla memoria.

 

BIBLIOGRAFIA

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-Archivio Storico Comunale

-Archivio Strico comunale -  toponomastica . scheda 2689

-AA.VV.-Annuario guida Archidiocesi-ed.94-pag.417; ed./02-pag.455

-AA.VV.-Contributo di SPd’Arena alla Resistenza-PCGG.1997-p. 36.51.132  

-AA.VV.-SPd’A 35°   

-AA.VV.-Stradario del Comune di Genova, edizione 1953  -pag.109

-Gazzettino Sampierdarenese  :  9/95.9 + 07/03.5 +10/03.3

-Gimelli G.-Cronache militari della resistenza –Carige-1985-II-pag.391

-Il Secolo XIX del 04.12.01 pag 25 +

-Lamponi M.-  Sampierdarena- LibroPiù.2002-pag. 137

-Pastorino Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.Tolozzi.85-p. 282foto.1120 

-Poleggi E.&C-Atlante di Genova-Marsilio 1995-tav. 21