LIBERTÁ                                piazza della Libertà

 

 

   La rivoluzione francese e le simpatie dei repubblicani che con entusiasmo avevano accolto le truppe d’oltralpe, ‘francesizzare’ il borgo era  l’ovvio tentativo di far capire alla popolazione la necessità di adottare il nuovo modo di vivere e di idee ( anche se per il popolino tutto era assai sconcertante, ma accettato per l’illusione di finalmente un ideale riscatto sociale, di una giustizia eguale per tutti, di promessa migliore qualità di vita).

   Così, lo slargo davanti al municipio, sede del ‘maire’ o sindaco, il 22 apr.1799 si volle fosse chiamato ‘Piazza della Libertà’, con l’idea di innalzarvi l’albero della Libertà (come in città, in piazza Acquaverde ),

 acquerello di JW von Goethe, da Internet

 punto di riferimento per  feste, canti, tripudi, e roghi (per bruciartvi il ‘libro d’oro della nobiltà’)  ed istruzione repubblicana. Allo scopo era stata appena restaurata con la spesa di lire 119, in quanto rovinata da una mareggiata.

   Nonostante gli ideali, i soldi dei ricchi facevano gola lo stesso; per cui la nobile Maria Cambiaso Negrotto, divenne nel febb.1799  “una ‘cittadina benemerita’, per aver elargito quanto necessario per la costruzione della piazza della Libertà…con menzione onorevole nel processo verbale del Patriottismo di detta cittadina…”

   Ovviamente, di fronte al sincero entusiasmo di chi ardeva liberalizzare  il governo della Repubblica dall’arroganza e prepotenza degli aristocratici, esisteva di contrapposto un mal represso malumore dei poveri ingannati dalle vane promesse di miglioramento  che loro illusi agognavano immediato; dei preti non solo inibiti nel loro potere e demonizzati come conservatori (quindi antirivoluzionari), ma anche allontanati  e chiuse le loro sedi dalle quali erano stati confiscati gli arredi di valore; dei cittadini più prosperosi che godevano di quella maggiore considerazione una volta destinata solo ai nobili, ma vessati da tasse sempre più esose che pagavano ‘mugugnando’ e dai sequestri (di alcool, sale e viveri) ma non apertamente per paura; di quei cittadini poveri che per difendere la Repubblica facevano letteralmente la fame; e di quegli altri abitanti con l’obbligo di ospitare i soldati i quali - con la scusa di garantire le leggi e generare protezione-  commettevano abusi ed irritanti violenze  (300 erano alloggiati a forte Crocetta;  150 nella Lunetta del Belvedere; altri occupavano parte del Castello o erano dislocati in vari magazzini; ma gli ufficiali e graduati i più erano alloggiati nelle case private  e mantenuti).

 

BIBLIOGRAFIA

-Gazzettino Sampierdarenese   2/88.6  +  5/88.3.  +  7/88.3  +  5/89.3  +