LANDI vico Landi
ritrovato in vecchie mappe catastali risalenti alla metà del 1800, ed esistito fino ai primi anni del 1900: collegava via san Martino (v. C.Rolando) con la casa dei Landi posta ove ora è il civico 7 di via N.Ardoino.
vico detto dei Landi, al centro di una mappa del 1914.
Alla base, via A.Saffi oggi C.Rolando; in giallo=il Tempietto; celeste=la chiesa s.Gaeano; verde=l’istituto d.Bosco con in nero futura espansione edile; rosso+rosa la villa Pallavicini che diverrà Oratorio; fucsia=la stradacomunale, poi via s.G.Bosco.
Fu eliminato - perché divideva in due la proprietà dei salesiani - quando fu aperta e poi allargata in sua vece la via don G.Bosco (oggi, via san Giovanni Bosco).
I Salesiani di don Bosco con direttore don Bussi, nel loro lento e progressivo allargamento della proprietà, acquistarono dapprima i terreni a nord del vicolo (la chiesa ed i fabbricati vicini); poi, da proprietari diversi inclusero anche i terreni a sud del vicolo stesso: questo era rimasto quindi incluso a metà della proprietà, e se fosse rimasto di uso pubblico avrebbe creato delle difficoltà strutturali all’idea salesiana dell’istituto e dell’oratorio. Così nel 1890 fu patteggiato con il Comune, nei suoi progetti relativi ad un primo piano regolatore, la eliminazione del tracciato, ed in cambio, oltre una somma di denaro in contanti, vennero ceduti dei terreni necessari per allargare a 10 m. quella che poi divenne via Giovanni Bosco (al confine sud tra la proprietà salesiana e l’allora proprietà Rebora-Cristofoli), nonché per creare il vicolo di passaggio a nord (ora via W.Ulanowsky), con l’impegno da parte del comune di aprire entro 10 anni una strada a monte di passaggio ad uso pubblico (l’attuale via P.Cristofoli).
In contemporanea, il direttore dell’Istituto Ospizio san Vincenzo dé Paoli (ora Istituto don Bosco), concorse alla spesa per la costruzione di un nuovo condotto d’acqua (che inizialmente passava lungo il vicolo stesso), per spostarlo a sud, fuori della proprietà salesiana.
Questa trattativa col Comune, acquista doppia importanza: da un lato il riconoscimento da parte delle autorità civili (molto laiche e filo repubblicane) del valore dell’opera di don Bosco; dall’altra la lungimirante capacità dei sacerdoti, di accaparrarsi i terreni in un momento di già selvaggia costruzione nei terreni limitrofi, con conseguente allargamento dello spazio a disposizione.
BIBLIOGRAFIA
-Anonimo-dattiloscritto chiesa di san Gaetano don Bosco-pagg. 200.425
-AA.VV.-Il don Bosco nella storia urbana-DonBosco 1997-p.31.34.43.56