GANDOLFI                                             piazza Francesco Gandolfi

 

 

 da Pagano 1967-8

   Corrispondeva alla piazzetta che è alla sommità di corso A.Martinetti (allora, dei Colli) dove si divideva proseguendo verso levante con via alla Porta degli Angeli e deviando verso il mare con via Promontorio.

Delimitata da palazzi vetusti, il più vecchio ha sicuramente almeno quattrocento anni.

   STORIA La piazzetta è collocata centralment,e sulla antichissima via Postumia-Aurelia (quindi per intendersi anteriore a duemila anni fa) con, a ponente il tratto chiamato strada alla Pietra e ad oriente senza nome diverso sino alle antiche mura di Genova.  

Da subito dopo il 1910, il nome titolare fu ‘piazza Antonio Mosto’; e tale era ancora nel 1933,  quando aveva civv. fino a 7 ed 8.

   Il 19 ago 1935, smorzata l’enfasi dell’ epopea garibaldina e per necessità di eliminare i doppioni dei nomi con le strade del Centro, avvenne come uno scambio: Mosto andò a Genova per una strada  d’Albaro, e il pittore (ricordato in Chiavari) venne qui, per delibera del podestà ebbe il n° di immatricolazione: 2780.

 

Nel Pagano/40 è ancora assegnata a Sampierdarena, scrivendo che era pittore, 1826-1878, da corso dei Colli a Porta Angeli;  e con, numero nero (non scritto) l’Opera Pia Ospizio  Scaniglia; e numero rosso: l’ 1r  di Bianchetti Laura che vende ceri.


   Per sessant’anni non ha subito variazioni di rilievo, escluso l’applicazione di una lapide da parte dell’ANPI-Sampierdarena relativa agli anni 1943-1945, che recita  “Per l’avvenire luminoso della patria – per la grandezza di un ideale – perirono trucidati dai nazifascisti- i partigiani – Andreani Amedeo, Lavelli Ugo, Lertora GB, Massa Antonio, Parodi Adriano”.


  Nel 1998, ci si è accorti che la denominazione era stata soppressa dalla toponomastica cittadina, ed al suo posto, in base ad una delibera comunale già del 25 agosto 1975 , si è fatto continuare corso L. Martinetti.

===civ. 1 soppresso nel 1972 perché murato. All’1r nel 1950 lavorava Pruzzo N.  che produceva ceri, candele e lumini, con ovvio rapporto professionale col vicino cimitero.

===civ.2 fu soppresso nel 1950 perché secondario al 4 .

===civ. 2r sino al 1963 c’era una osteria, in quell’anno chiamata ‘Pesce P.’ (che però  nel Pagano 1950 non c’è).

===civ.4  diroccato nel 1972, fu rifatto alla fine degli anni ’90; dava accesso all’ Opera Pia Scaniglia-Tubino. Viene descritto in via Porta degli  Angeli

===civv.3,6,8  verranno descritti in corso L.Martinetti (rispettivamente  145, 149*** , 147).

===civ. 5  (oggi 149) Il palazzo è vincolato dalla Soprintendenza per i beni architettonici.  Erano le stalle e la casa colonica dipendenti dalla villa soprastante Scaniglia-Tubino, quando corso Martinetti non esisteva come ‘taglio’ del colle, la strada passava sotto il voltino ed il terreno degradava dalla villa alla casa


 


Nel 1984 un privato aveva chiesto in acquisto l’immobile che sovrasta la piazza, ormai giunto  al pericoloso limite del crollo spontaneo; ma ebbe parere negativo del Consiglio di Circoscrizione.


Per evitare ingressi  equivoci di tossicodipedenti o clandestini, furono murate tutte le entrate e finestre fino al 1992 quando il Comune pensò di alienarlo per ricuperare risorse. Però poi fu deciso affidare la ristrutturazione ad Arte (ex IACP) che completò il lavoro arricchendo l’immobile di box privati.  A lavori finiti dopo quattro anni, nel 2003 non era ancora stato messo in atto il bando.   Ma nell’anno subito dopo fu completata l’assegnazione.

 

DEDICATA


al pittore, nato a Chiavari il 9 lug.1824 (altri dicono 8 luglio; e     -come era scritto sulla targa- 1826). Aveva due fratelli e 4 sorelle. Famiglia benestante, con villa in campagna; e colta.

Appresi i primi rudimenti artistici (dal padre avv. Gio Cristoforo - pittore dilettante, sindaco della città, noto numismatico),  e  dalla  madre  Teresa

 


Solari (famiglia di ascendenza dal SacroRomanoImpero; e, lei, sorella di un beato gesuita) e da una maestra di disegno Rosa Carrea Bacigalupo.

A 10 anni fu iscritto all’Accademia Ligustica di Genova, allora diretta da Baratta e poi da Fontana. Ribelle al noviziato imposto dai maestri, fu giudicato di scarse possibilità di riuscita e particolarmente indisciplinato; fu così espulso dalla scuola.  Dopo tre anni, il padre riuscì a farlo riammettere, permettendo così di frequentare per altri tre anni i corsi,  finché nel 1840 si trasferì a Firenze, dove –predisposto per natura alla cultura romantica (caratterizzata dalla trasformazione di eventi storici in drammi personali : una pittura di storia e di affetti) - fu iniziato dal maestro Giuseppe Bezzuoli  al verismo e  romanticismo, slegandolo definitivamente dagli insegnamenti rigidi del conservatorismo ed accademismo classico genovse.

Trasferitosi a Roma, nel marzo 1848 –ventiquattrenne- allo scoppio della prima guerra di indipendenza, preferì seguire – in un battaglione di studenti - i Volontari pontifici che combatterono a Goito ed a Cornuda (9 mag.48: sconfitti dagli austriaci, dovettero ritirarsi; il pittore fu decorato al merito).  


 

Nel 1849 si trasferì definitivamente a Genova andando ad abitare in via s.Luca, e dal 1850 - divenendo Accademico della Ligustica - fu costantemente presente a tutte le esposizioni della Promotrice.


Produsse, nel 1860, un ‘GioLuigi Fieschi svela la congiura alla moglie’ che fu premiato l’anno dopo con medaglia d’oro a Firenze. Seppur viaggiando molto, mantenne stretti legami con tutti i colleghi conosciuti, ed aderì alla “scuola grigia” (nello studio di GB Villa a Fassolo, assieme al Rayper, Rota, Scanzi e Bertelli; cosi detta per il rifiuto dei colori scuri, come dettato dai vecchi insegnamenti accademici, prediligendo una luminosità più naturale: questo modo di esprimersi sulle tele dettò dapprima scandalo tra la critica, ma ben presto anche riconoscimenti e medaglie d’oro).

Nel 1858 morì giovane una allieva pittrice verso la quale il Nostro aveva nutrito sincero affetto. Preciso, nel retro di ogni quadro o disegno  poneva la data ed annotazioni tipo ‘momento di mia somma tristezza’

Artisticamente, dopo il contrastato rifiuto  alle rigide codificazioni accademiche genovesi (la scuola era legata alla tradizione ma aperta all’evoluzione; con un piede nell’arte conservatrice ed uno innovatore, pari alla scuola fiorentina e piemontese, in parallelo con N.Barabino), si pose in primo piano nell’ambiente ligure  promovendo in Accademia la scuola di paesaggio (anche se raramente si applicò a tale pittura) e segnando con Luxoro, in contrapposto con Isola,  il passaggio dal romanticismo  al primo  naturalismo, al paesaggio dal vero. La critica fu tendenzialmente severa nei suoi  confronti spesso giudicando i lavori mancanti di una precisa dignità; ma apprezzati per i particolari effetti di luce, per l’uso del colore quale elemento costruttivo del quadro e non di riempimento, per la penetrazione del carattere –specie nei ritratti-.

Dipinse ritratti (definiti tra i migliori di quei tempi), acquarelli e tanti affreschi (il primo, datato 1856 in s.Ambrogio di Voltri; alla stazione di Principe dipinse -1859- lo stemma di Genova circondato da figure allegoriche; sulla volta dell’aula del Consiglio a Tursi (1862): “Colombo dinanzi ai reali, al rientro in Spagna”; in varie chiese (ad Albissola; nella chiesa di Pernambuco un’san Michele che inabissa Lucifero’; Varazze -1860-; Voltri; (1868) cattedrale e santuario di N.S.dell’Orto in Chiavari: ‘posa nel 1613 della prima pietra del santuario’ e ‘Benedetto Borzone dipinge l’immagine della Madonna’; ‘Allegoria della proclamazione della Madonna dell’Orto a patrona della città e del distretto’); nel palazzo Cambiaso raffigurò un ‘doge’ della famiglia  ed un ‘Guglielmo Embriaco a Cesarea’). Suoi quadri sono nell’ Istituto Mazziniano del Risorgimento; nella civica Galleria d’Arte Moderna di Nervi (da un tema storico letterario ‘Lisa e Laudomia de’ Lapi’); nell’ Accademia Ligustica (un bozzetto del 1861-2 ad olio su tela già proprietà del march. Gerolamo Gavotti,  raffigurante ‘C.Colombo che prende possesso della terra scoperta’; ed un ritratto ad olio su tela del direttore della scuola di incisione dell’Accademia Raffaello Granara(1837-1884)); nel museo Luxoro; presso privati (march.Pallavicini; Bozano-Gandolfi).

Morì quarantanovenne, a Genova il 31 agosto 1873. La salma fu sepolta nel cimitero di Maxena, sopra Chiavari ove esiste la tomba di famiglia.

 

BIBLIOGRAFIA

-AA.VV.-La pittura a Genova e in Liguria-Sagep-1987-pag.396.430.515

-AA.VV.-il museo dell’Accademia L.di B.A.-Stringa.1983- pag.68.293ritratto

-Alizeri-Professori di disegno in Liguria-Sambolino-1866-vol.III.437

-Archivio Storico Comunale – Toponomastica, Scheda 2001

-Bruno GF-la pittura in Liguria dal 1850-Stringa 1982-11.447

-Bruno G.&C-Il museo dell’Accademia L.-Stringa-Carige-1983-68.273-4foto.

-Castagna –Guida storico artistica di Genova. 1970 -

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno  

-Gazzettino Sampierdarenese:  1/92.3   +   6/92.5

-‘Genova’ rivista Municipale: 1/34.8  +  marzo/37-XV.30 

-Grosso O.-Francesco Gandolfi-Rivista Assoc ACompagna-n°3/28- pag.5

-Pagano 1940- pag.296

-Pastorino Vigliero-Dizion. delle strade di Genova- Tolozzi 1985-pag.769foto

-Ragazzi&Corallo-Chiavari-Sagep-1982-pag.102.139.148