GALILEI                                            vico Galileo Galilei

 

  Non è  più a Sampierdarena, ma a san Fruttuoso.

  Corrispondeva alla attuale  salita Dante Conte

  In modo errato, agli inizi del 1900, viene segnalato  dal Novella come “vico” iniziante “dalla scalinata Cesare Beccaria”; forse potrebbe corrispondere al vico poi dedicato a Galileo Ferraris e poi infine intestato ad A.Issel; ma appare ovvio pensare ad un errore del Novella.

  Infatti nell’elenco stradale del 1910 edito dal Comune di San Pier d’Arena, il nome dello studioso viene inserito posteriormente a penna come:  “Galileo Galilei salita (già salita san Bartolomeo)”, con itinerario “dalla via san Bartolomeo alla via Promontorio” con civici sino al 7 e 10 (quindi sino all’incrocio con vico Imperiale oggi salita S.Rosa superiore).

  È del 17.5.1911 una lettera di protesta indirizzata al Prefetto, dell’abate di Promontorio don Brizzolara contrario alla variazione “della via del quartiere principale di Promontorio che porta il glorioso nome dell’apostolo e martire san Bartolomeo titolare dell’antica abbazia del Fossato e patrono della parrocchia, sostituendovi il nome di  Galileo Galilei – mutazione che non ha altra ragione che quella di abolire le glorie del cristianesimo e della civiltà cristiana, di cui i santi apostoli furono gli intrepidi banditori”. Ed è di quegli stessi anni  un appunto dello stesso sacerdote scritto su un fascicolo intestandolo “per fontanile in capo alla salita Galileo Galilei” riportante la diatriba nata nel 1903 col Municipio (sindaco Nino Ronco) per il fontanile pubblico posto vicino all’abbazia in ‘salita s.Bartolomeo’ che il Municipio disse non poter riparare causa l’elevato prezzo (lire 3000 a fronte di una controvalutazione fatta dal prete di lire  670), per cui aveva chiesto contributo degli abitanti. Nella descrizione il sacerdote scrive anche :”fontanile pubblico che si trova sopra la Chiesa della costa in cime alla salita di S.Antonino”. Quindi è quel fontanile che è stato distrutto alla biforcazione della strada.

  Nel 1927 all’atto della formazione della Grande Genova, ben 5 delegazioni avevano una strada intestata al fisico: il Centro, Sestri, Rivarolo, e Voltri. La nostra era classificata di sesta categoria.

  Nel 1933 si conferma  e si precisa: ”posta tra via san Bartolomeo e via Promontorio-via E.DeAmicis“,  con civici neri sino al 7 e 8; restando sempre di 6a categoria.

  Un cartoncino del nov.1935 reclamizza ‘Francesco Doero / apparecchi radio / riparazioni – trasformazioni / amplificatori di Potenza / salita G.Galilei, 8 / Sampierdarena’.

  Con delibera del podestà, il 19 ago.1935 divenne salita D.Conte, che ora arriva a ‘salita Promontorio’.

 

DEDICATA al geniale matematico nato a Pisa il 15 febbr.1564

Primogenito di sette figli di  Ammananti Giulia e di Vincenzo (un suonatore di liuto e violino;  compositore di musica;  mise in musica il canto della Divina Commedia relativa al conte Ugolino; e scrittore di un trattato sulla musica antica e moderna: tutte attività assai poco lucrose).

   Fin da giovane, dopo un tentativo di farlo frate a Vallombrosa, dal padre fu avviato alla medicina; ma lui boicottò questa via professionale sentendosi portato agli studi della fisica e matematica (molto, arguendo e studiando da solo).    Diede così un contributo determinante per lo sviluppo della civiltà, divenendo protagonista della storia scientifica mondiale.

   Di carattere squisitamente toscano, un pò attaccabrighe e turbolento, un pò polemico e superbo, un pò velenoso ed arrogante, però geniale. Adottò un metodo di studio allora innovativo, basato su varie fasi: dapprima l’osservazione dei fenomeni e raccolta dei dati; per ragionare sulle varie possibilità ed aprirsi alle ipotesi sia causali che conseguenziali più logiche; da concludere poi con l’affermazione più esatta e valida; dopo aver possibilmente sperimentato l’evento. Questo modo di studiare migliorava le tecniche precedenti, basate sulle prime due fasi, creando – aggiungendo la terza - il “metodo sperimentale scientifico”, ovvero non l’osservazione a tavolino ma la verifica di come è fatta la realtà: non esisteva prima, mentre  è facile oggi perché tutt’ora è in atto quale unico sistema ritenuto valido per tutte le conquiste scientifiche che l’uomo ha fatto dopo di lui, e che riuscirà a fare.

   Così a lui diciannovenne, si deve la prima invenzione di una macchina utile per misurare la frequenza e le variazioni del polso; poi verranno la rilevazione dell’isocronismo del pendolo; e tre anni dopo la costruzione di una  bilancia idrostatica (utile per determinare il peso specifico dei corpi solidi).

   A 25 anni scrisse il suo primo libro ‘De motu’ prendendo lo spunto di confutare una tesi aristotelica sul movimento dei corpi e dimostrandola con i famosi pesi lasciati cadere dalla torre di Pisa.    I suoi studi gli valsero essere nominato quell’anno cattedratico di matematica nella sua città occupando questo incarico per tre anni. Poi nel 1592 Venezia lo insignì di eguale cattedra a Padova e là si trasferì fino al 1610. Qui si unì con Marina Gamba che nei 10 anni di convivenza gli dette (nei registri compare ‘padre incerto’) 2 figlie (poi ambedue suore) ed un maschio.

   Era a Padova il 7 genn 1610 alle tre di notte, al freddo dell'inverno, alla luce fioca ed oscillante di una candela necessaria per prendere appunti, quando vide tre luci intorno al pianeta Giove: nuovi pianeti, stelle? Ma, ragionando, avevano un moto troppo veloce ed anterogrado, per non essere altro che dei semplici satelliti: non solo la terra, ma anche Giove aveva dei satelliti. Saltava la teoria tolemaica e diventavano inutili tutti gli epicicli e misuratori delle stelle, mirati a giustificare la teoria suddetta.

Tolomeo (al secolo Claudio Tolomeo vissuto nel II secolo ad Alessandria d’Egitto; scrisse in 13 libri il Mathematike syntaxis –in arabo, Almagesto-) - per giustificare il movimento apparente degli astri determinò che la terra era il perno attorno alla quale ruotavano tutte le altre sfere: ovvero la terra posta ferma ed al centro e attorno a lei ruota l’universo. Dagli studi degli egizi ed arabi, poi nella antica Grecia, era divenuta unica accettata anche dalla Chiesa l'architettura cosmica di Tolomeo in quanto i suoi studiosi avevano trovato con essa parallelismi ritenuti validi per spiegare i vari passi della Bibbia.

Quindi, ancora al tempo di Galilei, unica e imposta per legge,  era questa concezione del cosmo (in contrasto con quella neonascente eliocentrica Copernicana innovativa ma non provata). E logicamente di conseguenza, ma soprattutto per l’Inquisizione, l’ accusa - per chiunque affermasse diverso - era di eresia: ovvero arresto, tortura e rogo (e con questo tribunale, per motivi diversi ma fuorvianti, oltre Galilei, ne fecero le spese G.Bruno, G.Keplero e tanti altri).

Con cannocchiale più potente ancora scoprì - in totale - quattro satelliti (sui oltre sessanta, che sono) e li chiamò Medicei, in onore del suo mecenate.

In quegli anni, nel suo laboratorio realizzò diversi strumenti tra i quali un termometro (con vino per liquido: il mercurio verrà introdotto 60 anni dopo) ed un perfezionamento e potenziamento del cannocchialequando Galilei fu posto in cattedra a titolo onorifico (senza obbligo di lezioni), nominato primo matematico a Pisa, regalò a Cosimo II dei Medici, anche lui curioso studioso del cielo - questo cannocchiale (6 cm. di diametro, lungo un metro, con lenti molate a mano ed incastonate nel legno da valenti incisori, che potenziava l'occhio umano di 20 volte, rendendolo capace di vedere dal campanile di s.Marco a Venezia una vela in mare, molte ore prima dell'avvistamento ad occhio nudo), che già esisteva, ma  portandolo a trenta e più ingrandimenti.

Iniziò l’era dei telescopi e per lui la grande passione per l’astronomia: con esso scoprì novità  riguardanti la luna; ma più lontano, come detto, confermò ancora l’esistenza dei 4 satelliti di Giove, le fasi di Venere,  le macchie solari e la rotazione del sole sul proprio asse,  l’anello di Saturno Per capire la passione utile è parlare delle innumerevoli notti passate insonni per osservare il cielo: già in questa prima fatica, si intravede le personalità dello studioso.

   Capace di scrivere sia in toni strettamente scientifici, ma anche con spirito artistico spiccato, diede alle stampe moltissimi saggi, tutti basilari per le ricerche e gli studi  astrofisici e meccanici futuri.

   Le sue osservazioni sulle leggi che regolano il movimento dei corpi per effetto del loro peso, lo convinsero della ragionevolezza della teoria copernicana contro quella aristotelico-tolemaica. Per aver supportato questo principio, fu denunziato all’Inquisizione; ed a Roma, fu diffidato dal proseguire queste ricerche.    Quando nel 1623 venne eletto papa Urbano VIII (che pareva più disponibile e   quindi con una apertura mentale più capace a capire le nuove possibilità scientifiche), il Galilei si ritenne libero di riprendere gli studi in tale direzione: l’accusa fu di non aver tenuto fede alle imposizioni dategli dal Papa ed alla sua parola data di obbedienza.

   Così l’anno dopo 1624  (69enne) dovette ricomparire a Roma davanti al tribunale del Santo Uffizio,  sospettato di eresia.  Difese contro le credenze dell’epoca, ma senza energia nascondendosi dietro ‘il non aver capito’ la sua idea eliocentrica (scrisse che le Sacre Scritture non possono errare, ma può rivelarsi un errore che l’espositore si fermi al puro significato delle parole e ad una ferrea ed univoca interpretazione=questo offrì il fianco all’accusa, non essendo lui un religioso). In sostanza non fu capito né accettato dai cardinali giudicanti che lo valutarono studioso assai pericoloso e deviante; e con questo giudizio, malgrado l’età, la bravura, la protezione di altri cardinali, lo condannarono alla abiura (che fece) ed al carcere a vita; la pena fu poi commutata nell’isolamento e preghiera penitenziale, relegandolo in Siena.

Pubblicò il suo testo più importante nel 1632 intitolato ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo’ (ove nella premessa aveva apertamente professato subordinazione a quando avrebbe disposto la Santa Sede circa la verità religiosa. La  novità espressa nel libro, coerente con il suo metodo di studio, consisteva nell’affermare –anticipando il concetto poi unanimamente accettato nel secolo dopo del rinascimento- che per arrivare alla verità sulla natura, occorre iniziare con -unica fonte- l’ osservazione dei fatti già veduti ed acquisiti. Un equivoco interpretativo dei giudicanti fu che il metodo fosse mirato anche alla verità spirituale, basata sulla fede).

Nel 1634 morì la sua figlia prediletta Virginia, che aveva preso i voti divenendo suor Maria Celeste: alle due disgrazie contemporanee, si sommò una grave disfunzione visiva da divenire pressoché cieco; esse diedero al suo pur forte carattere un trauma che non fu mai superato, anche se da quella specie di segregazione lo sottrasse l’arcivescovo Ascanio Piccolomini, più sensibile alla genialità dello scienziato. Lo portò ed ospitò ad Arcetri nella sua sontuosa villa, ove accompagnato da alcuni suoi allievi, poté proseguire studi di astronomia (1637: la librazione della luna) e di matematica (pubblicando un altro trattato mirato alle nuove scienze attinenti alla meccanica ed al movimento).

   Morì ad Arcetri l’8 genn.1642 Altri scrive 8.01.1640

Nicolò Barabino – Galilei in Arcetri

 

  Si scrive che un dito dello scienziato è conservato – come una reliquia - nel museo di Storia e della Scienza di Firenze.

   Il premio Nobel per la fisica Arno Penzias, riconosce che non sempre Galilei era dalla parte della ragione: per esempio erano sbagliate le teorie sulle maree; mentre le speculazioni sul cosmo si sono rivelate giuste ma senza poterle provare (le prove le portò Newton molto dopo).

   Ma non dobbiamo disconoscere, che solo con lui, l’uomo studioso ha dato una svolta decisiva alla ‘scienza dimostrata’,  di fronte alla fantasia della ricerca: senza il suo metodo di ragionamento e rigore logico di base, oggi – dopo solo quattro secoli, rispetto ai 400 che l’uomo è sulla terra - non ci sarebbero la radio gli aerei, gli astronauti, ecc. E questa multivalenza - del predominio della scienza e del rigore logico - è altra sua genilità: coinvolge gli astri, le acque, la meteorologia (termometro e barometro), i pendoli (esistevano solo le meridiane allora) e la musica, il linguaggio, ...l’infinito. 

  Essendo inizialmente un teorico – come tutti gli studiosi sino ad allora - ovviamente in buona parte 'tirò ad indovinare' e per sostenersi ebbe necessità di essere furbo: innanzi tutto esaltare le sue idee e – forse - cercare di mettere in ombra quelle degli altri; ed in secondo luogo essere politico: questo lo dimostrò al processo dove seppe togliersi dal conflitto “tra scienza e religione” (l'equivoco nasceva perché i religiosi volevano dire come è il mondo, e spiegare perché era tale, sulla base degli studi sulla Bibbia). Ma a lui dobbiamo che è stato il primo al mondo che ha imposto il ragionamento scientifico per arrivare alla conclusione: la Natura ha delle leggi fondamentali, e solo ragionando sulla loro base si arriva a conoscere come è fatto il mondo. Galilei, anche se non scoprì quste leggi, le intuì, e sulla loro base  iniziò a dedurre buona parte delle prime verità sul mondo, arrivando a conclusioni a volte anche contrastanti con la deduzione religiosa che era priva di fondamento scientifico anche se dava l’illusione di essere LA verità.

Lui stesso ha spiegato che “la scienza descrive le cose del mondo (per esempio come si muove); la religione spiega il perché; ambedue in modo complementare e funzionale purché ciascuna non travalichi la posizione dell'altra, altrimenti sorgono problemi.  Ma senza il suo ‘sbloccare’ il modo di ragionare di allora,  sicuramente oggi saremmo ancora legati ai problemi della sola terra, e quindi senza le enormi invenzioni tecnologiche.

 Il 31 ottobre 1992 papa Paolo GiovanniII dopo 13 anni di studi, riaprì il caso Galilei e lo concluse con l’assoluzione e le scuse della Chiesa: fu riconosciuto che i teologi di allora sbagliarono ritenendo le sacre Scritture da leggersi alla lettera e non con interpretazione, e che reciprocamente la scienza non deve entrare in conflitto con la fede.

   Nel 1989 la Nasa spedì nello spazio verso Giove alla velocità di 31mila miglie/h una sonda chiamata Galileo e costata 2000miliardi di lire. Dopo sei anni iniziò a trasmettere dati, continuando per altri otto: infatti nel totale percorso di 4miliardi e 630milioni di chilometri, il 21 settembre 2003 entrò in orbita al pianeta Giove e dopo averne attraversando l’atmosfera, andò a sciantarsi al suolo trasmettendo dati sino all’ultimo istante.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda 1976

-DeLandolina GC.-Sampierdarena –Rinascenza.1922-pag.41

-Enciclopedia Sonzogno  

-Il Giornale-quotidiano, del 28.9.08 + 24.03.09

-Il Secolo XIX del 19.09.03

-Novella P.-Strade di Ge.-Manoscritto bibl,Berio.1930-pag.17

-Pagano/1933- pag. 246

-Reston J.-Galileo-Piemme.2001.-ritratto