GIOBERTI                                          via Vincenzo Gioberti

 

 

TARGHE: via – Gioberti (2 in marmo) 

                  via – Vincenzo Gioberti (plastica)       

                  San Pier d’Arena – via  - Vincenzo Gioberti  (plastica)       

  

angolo con via San Pier d’Arena

  

angolo con via G.Buranello – tratto inferiore-

  

angolo con. via G.Buranello - tratto superiore-

  

angolo con via N.Daste

 

 

 

QUARTIERE MEDIEVALE: Castello

 da MVinzoni, 1757. Infucsia la crosa di s.Antonio oggi  vico Stretto s.Antonio; rosso la villa Doria-Franzoniane; blu, la villa Crosa; giallo villa  Cambiaso; verde ipotetico tracciato di via  Gioberti nel terreno di Giorgio Spinola

 

N° IMMATRICOLAZIONE:  2783,  CATEGORIA:  2

 da Pagano/1961

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   29760

UNITÀ URBANISTICA: 26 - SAMPIERDARENA

 da Google Earth, 2007. In rosso villa Doria-Franzoniane; giallo vico Stretto s.Antonio; celeste il Centro Civico.

CAP:   16149

PARROCCHIA:  s.M. della Cella

STRUTTURA:  congiunge via N.Daste con via San Pier d’Arena, ed è senso unico verso il mare nel tratto a monte, e viceversa in quello a mare, convergenti ambedue nella centrale via G.Buranello.

Dei due tratti , quello a mare è lungo m. 89,76, largo 5,03; quello a monte è lungo 113, 56 m e largo 4,95; ciascuno  con 2 marciapiedi.

    

primitivo – antico ingresso della farmacia                     anni 1970

 

 

STORIA: il tracciato iniziò spontaneamente ad essere percorribile, dall’epoca della spartizione dei terreni da parte dei ricchi nobili genovesi, nel XVI e XVII secolo -per costruirvi ville e possedimenti “fuori porta” - concedendo, tra una tenuta e l’altra delle proprietà private, generalmente coltivate ad orti, vigneti e frutteti, con  il pozzo , ed agli estremi la villa padronale o qualche cascina per i contadini, la viabilità tra la strada principale (allora senza nome, attualmente l’asse DeMarini-Dottesio-Daste) e la marina (oggi via San Pierd’Arena).

Nella carta del Vinzoni del 1757 (la “crosa s.Antonio”separa la stretta striscia dei terreni dei Crosa (a nord) e Stefano Cambiasio (sic; a mare) posti a ponente; da quelli del mag.co Giorgio Spinola la cui casa era a mare) la nostra strada corrisponde (proprio nella linea dell’estremo levante della dirimpettaia villa Doria –oggi Franzoniane-) all’interno di quell’ultima proprietà (Giorgio Spinola);  ma probabilmente in corrispondenza del torrente (che oggi passa sotto la strada) che la divide da quella a levante, del mag.co Christoffaro Imperiale Lercari.

Nella stessa carta si rilevano: ---che quest’ultima proprietà, aveva prospicienti sul mare varie case appartenenti a diverse persone i cui nomi sono assai difficoltosi a leggersi: –da ponente a levante-e in piccolo mia lettura interpretativa  C.ImperialeLercari -/- (su due righe=) mag.co Andrea Canbiasin/abitaz (?) del M.co Cozzo -/- Sig. An dolo di Noui (Nicolò di Novi ?) -/- Maestro Stefano di  …achi (Franchi?) -/-  Sig,ra Jmone Marta -/-  (su due righe=) Si fu Simone Moia vi ha / un fondo Maria Grampea -/- Mag.co Filippo Gentile.

---che lungo il percorso della nostra strada, c’era un torrente (il quale dall’alto proveniva dalla valletta superiore alla grossa vasca degli Imperiale-Scassi; e che più in basso di essa, si ramificava proseguendo verso il mare: uno, il nostro; un altro deviato a ponente; ma ambedue convergere a ricongiungersi pressoché di fronte alla sabbia della spiaggia prima di sbucare in mare con unico fossato.

---lo sbocco di via Gioberti in via San Pier d’Arena avviene ---sia prima deviando l’asse stradale verso ovest: forse seguendo il torrente che si univa a quello del vicino vico Stretto s.Antonio e poi anche  per raggirare la fabbrica; ---sia passando sotto una casa  -eretta sul sedime della villa degli ImperialeLercari- costruita sfruttando tutto il terreno di unica proprietà (dalla crosa s.Antonio a levante)

     Negli anni attorno al 1840, ai tempi della ‘stima’ fatta dal governo per il passaggio della ferrovia, ambedue i terreni ai lati hanno cambiato proprietà: a levante è divenuto –con villa nella via superiore- dei marchesi Sauli (Gaspare; poi nel 1850 i figli Francesco Maria e Antonio, con villa a nord sulla ‘strada comunale’; il sottovia ferroviario subito più a levante di quello che si apre in via Gioberti, a fine 1800 era chiamato appunto ‘sottovia Sauli’ e poi nei primi del 1900 divenne ‘sottovia Nasturzio’),  sempre con casupole e fabbrichette erette sulla strada a mare. A ponente, della famiglia Sasso GB (poi del figlio Emanuele a metà del 1800, con villa verso il mare; risulterebbe uno dei primi neo-ricchi borghesi ad acquistare terreni dagli ex-ricchi nobili).

Dagli ingegneri rilevatori, il viottolo incluso nella ‘regione Boraghero (tra via Albini e vico stretto sant’Antonio) e che dalla “strada interna o superiore” (oggi via N.Daste) arrivava al mare, passando tra gli orti di due proprietà private, ovviamente anonimo ed in terra battuta, ha  preso conformità conosciuta.

   Ambedue i proprietari, nel 1843 saranno obbligati a farsi  espropriare dalla società delle Strade Ferrate - per erigere il manufatto dichiarato di pubblica utilità -  una striscia di terreno larga 23 m (13 per i binari, ai quali aggiungere altri otto, per la strada affiancata). Questo esproprio, dovette dare il via ad una svendita generale dei terreni di proprietà nobiliare, con frantumazione in  molteplici piccoli borghesi imprenditori, tutti tesi a sfruttare il terreno per il sopraggiunto nuovo modo di impegnare i capitali: costruire. Infatti, appena completata la strada ferrata, avvenne una ridda di domande all’Intendente Generale della Provincia ed alla  ‘Azienda Generale delle Strade Ferrate’ da  parte di privati piccoli imprenditori, per poter erigere case lungo l’asse.                   

  Limitatamente alla nostra strada, i signori DeScalzi Angelo e Traverso Angelo (l’anno dopo la pratica è firmata DeScalzi-Taverna e Traverso Sebastiano) l’ 11 dic. 1850 presentarono assieme un’unica domanda in cui dichiarano che  ‘bramerebbero’ costruire ‘due case latistanti alla strada Sasso … a tramontana dalla strada ferrata‘ (rispettivamente gli attuali civ. 7 a levante , su terreno di proprietà Taverna esteso verso nord oltre la metà della strada; ed il civ.10 a ponente , nell’ex orto Sasso, su terreno allora di Traverso esteso dalla strada Sasso alla crosa di sant’Antonio per una are limitata a quella del palazzo ; a nord della proprietà Traverso , compare del terreno , divenuto proprietà di Fasce ) ;  furono autorizzati purché stessero distanziati 11,5 m dal piede del muraglione come voleva un regio editto dell’8 apr.1847 (sindaco era GB Tubino e consiglieri comunali  Francesco Mazzini, Bernardo Conte, Domenico Galliano, Francesco Carrena, Antonio Rivara, GB Canevari, Giuseppe Romairone, Giuseppe DeLucchi, Luigi Traverso e Luigi Raffetto).

   Nel regio decreto del 1857, il consiglio comunale cittadino deliberò di dare un nome alla strada: secondo l’uso di chiamare le zone in rapporto ad un punto di riferimento conosciuto dai più, decise di ufficializzare la nomina  “via privata Sasso”, in rapporto allo stabilimento omonimo fondato dallo stesso G.B.Sasso a cui è ancor ora intestata una strada locale ed aperto nel proprio terreno posto a ponente della strada  (di “Sasso fratelli”, nel 1889 era in città una fabbrica di pallini e tubi di piombo, però è improbabile che fosse essa, né ho trovato in che punto fosse ubicata : è evidente una omonimia , considerato le date di esistenza) .

  Nel 1898 il quotidiano ‘Caffaro’ segnala la trattoria ‘del Testino’, di proprietà di Martino Testa.

   Agli inizi del 1900 le due strade ai limiti si chiamavano ”via generale Cantore” posta a monte; e “via C.Colombo” a mare, dove la strada sfociava passando sotto un archivolto posto centralmente al  palazzo che la sovrasta e che può essere stata la villa dei Sasso, anche se esteriormente appare costruito o rifatto in epoca successiva.  

    Ma pochi anni dopo la strada già si chiamava “via Gioberti” (non si conosce la data precisa, ma nel 1910 compare nell’elenco delle strade stampato dal Comune) e collegava via C.Colombo (via San Pier d’Arena) con via sant’Antonio (via N.Daste); a metà era intersecata da via Vittorio Emanuele (via G. Buranello) ed aveva civici fino all’ 11 e 18.

Essendo la nostra l’unica città a dedicare una strada a ‘Gioberti’, nel passaggio dei poteri comunali del 1926 non subì variazioni eccetto l’inserimento del nome che – a quella data - non c’era. Allora era classificata di terza categoria.

 

CIVICI

2007– NERI   = da 1 a 11                                   e da 2 a 18

      ROSSI = da 1r a 63r (compresi 1A; 15A; 45AB) e da 2r a 68r (compresi 6B e 66A)

 La numerazione sale proseguendo da mare a monte; ed i civici appaiono cambiati negli anni, a parità di esercizio commerciale (tra parentesi l’ultimo anno del Pagano in cui compare l’impresa).  Ancora nel 2007 la numerazione va da mare a monte.

Molto numerosi in questa strada, i commercianti di olio (forse in rapporto e in linea all’attracco delle navi).

   Dal Pagano 1902 si evidenziano queste attività: civ. 1 litografo Bozzano Francesco (12);---2 negozio calzature e pellami di Colla PietroPaolo (25);---8-5 la levatrice Caorsi  Luigia (12) nel 1920 trasferita in via C.Colombo 81;--- 12 Storace Domenico grossista in olio d’oliva;---17 litografo (per illustrare casse e latte pere conserve alimentari. Non cè più nel Pagano/20) Martinetti Luigi (‘12);--- NON specificato il n° civico= uno dei due parrucchieri locali, Buscaglia Enrico (12);---Leverato Stefano fabbrica sapone;---Gherardi Carlo grossista di olio d’oliva;---

    In quegli anni risultano proprietari di case: all’1-1a eredi Copello; 2 Fossati Luigi; 3 Garibaldi Domingo; 4 Garibaldi Luigi «grossista di olio d’oliva; 5 Danovaro Lorenzo; 6 fratelli Dall’Orso («Sebastiano & F. grossisti di olio d’oliva); 7 Filippo Natini; 8 Lombardo Luigia ora Chiozza; 9 Olivari Ferdinando; 11 Lagorara Carlo; 12 Lombardo; 13 opera pia Oneto; 14 Lavigno, Bertorello e C.; 15 Carrena eredi.

   Nel Pagano/1908, 19111912, 1920) risultano esserci in più: tre negozianti-grossisti di olio d’oliva (al 4, Garibaldi Luigi (12); al 12, Storace Domenico (12) e non specificato Gherardi Carlo (‘12));--- due incisori (al 3-8, Schiano Cesare (08); e ‘volto ferroviario’ Olivieri Giacomo (12));--   NON specificato il civico= il negozio di mobili di Morando E (‘20).

   Nel Pagano 1911, 1912, 1920 vengono segnalati (oltre quelli del 1908):  al 6-1 abitazione del medico prof. Gandolfo Peone (25) (sindaco di Sampierdarena negli anni 1908-15 , tel. 44-90 (uno dei 5 ad avere il telefono su 22 medici), poi 41225; nel 1925 è al civ. 21-5);  ---al 17r il mobilificio di Traverso Luigi - ‘25) (nel 1919¡÷ era in v.Galata, p.za Bovio ed anche in via VEman 42);---al 24r il forno per pane, di Napoli GB (‘25) (oppure  Teresa);--- 34r commestibili di Scuero Giuseppina (12);--- 36r panettiere Scovassi Amelia (20);---  47r panettiere Parodi Giuseppe (‘20); ---civ.non specificato: l’impresa edilizia Zaccheo Lavagetti e Puppo - ‘12); ---il tappezziere Morando Emilio (‘20)(nel 25, anche mobili in legno);--- 

   Il Pagano 1925 scrive: al 2 calzaturificio-pellami di Colla PietroPaolo (vedi 1911); al 12-4 la levatrice Gaggino Maria in Vassallo; al 38r Sbarbaro & Porcile vendono cioccolato;---NON specificato il civ.= la tabaccheria di Venè Adele

   Nel Pagano/33 vi sono segnalati al civ.38r il droghiere Tobia Natale; al 127 il mediatore d’olio Pedemonte A & G. f.lli.

   Nel Paganp /40 si mscrive che va da via del Mercato a via N.Barabino; ed aveva nei civici neri = Capriotti Manlio, radio al 2; l’avv. Gius. Gandolfo al 5/1, il dr. Peone Gandolfo al 6/1, il dr. Rettagliata Pietro al 10/2, ed altri. Nei civici rossi = legna e carbone al 3r, osteria all’8r, seguono latteria al 9r, parrucchiere 10r, macchine 15r, cicli 16r, commestibili 22r, olii oliva 25r, liquori Vignale Nicola 28r, olio esaponi 31r, saponificio 33r, commestibli 34r, parrucch.signora 36r,   fabbro, drogheria, osteria, mercaria,  ristorante Vico  - di GaluppiL. - al 42r, pollivendolo 45r, latteria 47r, vini 48r, panificio 51r, osteria54r, frutta 55r, carbone 57r, drogheria, commestib., farmacia dell’Ospedale al 63r, orologiaio e latteria 68r.

   Nel Pagano/61 compaiono: civici neri (dal 2 al 18, e dal 1 all’11): 2, Capriotti radio; al 10 dr Rettagliata Pietro (valente ginecologo, il cui figlio è stato ortopedico di maggiore fama in città); all’11 l’ostetrica Verardi L.; al 14 Scaringi G. altro medico famoso; civici rossi: al 6r le officine mecc. di Scarrone L. forse dove la Metna; al 25r depos. Olio, dei f.lli Pedemonte; al 28r Vignale, liquori; 33r saponificio Gazzoni N.; 44r la ‘Ser.Na.Ri.’ di ricupero di bordo; 45r la Alleanza Coop Genovese; al 63r la farmacia dell’Ospedale.

Questi, oltre ad una serie di piccoli commercianti: di rottami, 3 fruttivendoli, 2 osterie, 2 latterie, parrucchierre, cicli, commestibili, tintoria, cornici, bar, tappezziere, orologiaio, 2 sartorie, droghiere.

 

Descriviamo prima la parte a levante con i civv. dispari, e poi la parte a ponente con i civici pari, nell’anno 2005.

===civ. 1, minuscolo portone, si apre sotto il voltino.   

===Esiste anche l’ingresso civ. 1A sulla facciata a monte dello stesso palazzo, preceduto dal civ. 11r.

===civ. 15r e 17r una rientranza stradale, a levante ed a lato mare, da adito ad una fabbrica M.ET.N.A, con i classici finestroni rettangolari; a due piani, e che  nel 2005 è chiusa ed abbandonata. Non ne conosco l’esercizio anche se appare evidente fosse di natura meccanica. La facciata aveva due soli civici, pur avendo tre fornici rettangolari ed altre porticine prima di finire la facciata.

Nella fine del 2011 sono iniziati lavori di sventramento e forse totale demolizione.

 

 

foto 2009 -  la Metna, chiusa, vuota e irrimediabilmente fatiscente         verso ponente



 

Il palazzo seguente, inizia col civ. 19r


===civ. 3 Relativo a questo civico, compare all’archivio storico comunale di Palazzo Ducale, una richiesta di erigere una casa per abitazioni, fatta nel 1924 da Massone Tomaso (marito di Laura Garibaldi fu Luigi, proprietaria) su disegno dell’ing. G.Ghersi.

Ancora nel 2004 il portone era sormontato da un disegno – come affrescato - del simbolo militare aeronautico dell’Italia: tre cerchi concentrici verde-bianco-rosso; si dice che durante il conflitto mondiale c’era una sede militare fascista, non precisata, ma presumibile aeronautica visto il simbolo. Sul muro della facciata, nel 2005 si leggeva ancora la scritta “W Coppi” degli anni dopoguerra.

 

  

il civ. 3, fa supporre sia stato sopraelevato in tempi diversi


 

 


il civ. 3 con il simbolo aeronautico e la scritta W Coppi

 

 

===Forse al civ. 5, non è ben specificato,  negli anni 1880 ospitava la sede di una loggia massonica “La Verità”, i cui iscritti erano normali cittadini di però scarso peso politico; ma ai quali erano assai vicini sia Valentino Armirotti, che Nicolò Barabino e John Wilson (tutti  apertamente schierati su posizioni filorepubblicane e un po' più nascosto, massoniche). In seguito una loggia – senza migliore approfondimento mio delle varie strutture interne della società - fu presente in via Dattilo ed ora in via La Spezia presso l’ex circolo P.Chiesa.

 

 

===civ. 21r Dei negozi, nel 2005 c’è importante quello del ‘fai da te’ che ha un magazzino di fronte. In quest’ultimo, nel retro, c’è ancora il pavimento a grosse lastre di ardesia: alcune di esse, sono spostabili e fanno vedere sottostanti grandi vani, una volta cisterne per contenere olio importato all’ingrosso da lavorare e /o da vendere.

Un cancello separa questo palazzo dal seguente che è l’ultimo del tratto a mare. Ha civici rossi dal 23r al 25r.

===civ.5: con il civico 8, sono due palazzi di proprietà iniziale di Dall’Orso, quasi simmetrici; ambedue debbono il particolare del portone aperto in via Gioberti (e non in via Buranello) causa la loro preesistenza –di poco- alla nuova via tracciata a fianco della Strada Ferrata  a metà secolo del 1800 (detta all’inizio Nuova strada Reale, poi via Vittorio Emanuele); essi condizionarono tutti gli altri edifici  da costruirsi lungo la nuova strada perché fu imposto dovessero essere all’identica distanza dal piede del muraglione.

    

foto datata 1893                                          targa a memoria di G Jori – prima e dopo restauro

                                   

   

il civ. 7 con torre                                                                     vista da nord (logge tamponate)

---via Giacomo Buranello e voltino della Ferrovia. Segue la parte a monte della strada.

===29r è un cancello che chiude sulla strada lo stacco tra i palazzi.

===civ. 7:  il palazzo è decorato con strutture ed arredi esterni del periodo fine 800. Inizialmente nacque come palazzo padronale, con un piano attico decorato anche all’interno, sulle volte, si dice da N.Barabino. La ristrutturazione ad appartamenti (al primo piano ne sono stati ricavati 5), hanno fatto sacrificare le geometrie dei disegni dei pavimenti. La sua origine, è descritta sopra.


Nel retro del palazzo, stava crescendo una bella palma; evidentemente messa in sito piccola, nel tempo è abbondantemente cresciuta e cerca luce. È stata abbattuta nel 2010

 


Il palazzo, ha civici rossi dal 31r (ove nel 1977 era la ditta Giorgio Chiappe, di riso, legumi secchi, farine, cereali, zucchero, caffè) al 37r, ed è attaccato al seguente che ha solo due civici rossi, il 39r e 41r. Un cancello senza numero civico, chiude sulla strada lo spazio tra questo palazzo e il seguente.

===civ. 9  sembra sia stato costruito a metà del 1800 ad uso unifamiliare da un Ravano non ben definito. Il portone molto semplice, adduce alla scala fatta con bassi scalini in nera lavagna, protetta da ringhiera in ghisa decorata. Gli appartamenti avevano caratteristica di aver posseduto in origine la ‘latrina’ confinata in un minuscolo locale sul terrazzino nel retro raggiungibile uscendo all’esterno da porta finestra. Attualmente diviso in vari appartamenti per piano, solo quelli dell’ultimo hanno il soffitto a volta che ancora nel periodo post bellico era decorato.

 

All’interno 1A aveva sede la ‘Radio Lanterna City’.

Il palazzo ha civici rossi dal 43r al 45r

Un cancello, civ. 49r, chiude lo spazio tra i palazzi ed è a uso privato

===civ.11 fu demolito nel marzo 1952 e ricostruito, quando la strada andava da via N.Daste a via N.Barabino. Il palazzo comprende negozi dal 51r al 57r

===civ. 63r: la farmacia Gioberti. Voluta proprio dall’amministrazione dell’ospedale per uso proprio interno ma anche civile esterno, ne fu decretata  l’apertura nel 1910  (quando in città ve ne erano già 13, una ogni 3mila abitanti: risulta che a quella data fossero censiti 47.776 abitanti). Per questo, popolarmente è chiamata “dell’ospedale (e più propriamente “degli ospedali civili”), per la vicinanza  e dipendenza con il  nosocomio, quando questo era ancora ospitato nella vicina villa Serra-Doria-Masnata (oggi in via A.Cantore). Sino ad allora, il materiale al nosocomio veniva fornito,  dapprima dalla farmacia Raffetto (poi  Bisio di via Ghiglione-Cella)  e poi dalla Italiani (in via Giovanetti). Nelle gare per le forniture, quest’ultima  vinceva per la capacità di fornire tutte le preparazioni farmaceutiche ed i materiali da medicazione, a prezzi sempre sensibilmente scontati rispetto alle altre concorrenti: poiché però per un principio commerciale per il quale non esiste alcun materiale di cui non si possa ridurre il prezzo senza altrettanto ridurre la qualità, nel nov.1908 l’amministrazione ospedaliera propose una farmacia “interna”, e poi una “interna-esterna” disposti a spendere anche 27mila lire per riordinare dei locali (siti nell’angolo tra via sant’Antonio (oggi Daste) e via G.Masnata (oggi scomparsa). Nelle liti e ricorsi  legali conseguenti a questa scelta, l’apertura funzionale della farmacia esterna ritardò di alcuni anni, cosicché solo nel 1912  venne nominato il primo farmacista laureato,  nel dr. GB Dellepiane. Nel 1915 l’ospedale si trasferì alla villa Scassi, mantenendo però sempre questa farmacia esterna,  quale direttrice rispetto la interna, sino al 1929. La completa separazione avvenne  dieci anni dopo; seppur rimanendo ancora, ma solo giuridicamente,  dipendente dal Direttore della Gioberti, che conservava le responsabilità del servizio e del movimento dei farmaci stupefacenti.  Dopo di che, la farmacia esterna fu dapprima data in affitto, poi venduta.

Attualmente 2003, si chiama ancora “farmacia Gioberti” ed  è gestita dai figlidel dr. Ghio, a lui succeduti dopo il pensionamento; questi l’aveva rilevata dal dr Rivara Alberto, e a sua volta (ancora negli anni 1950) da Della Cella Luigi.

Il palazzo comprende i civv. rossi dal 59r al 63r che fa angolo con via Daste.

 

===civ.2  si apre sotto il voltino, assieme al 2r e 4r.

===civv. 4 e 6 si aprono nella stessa facciata, il secondo posto nell’angolo con il 18r; assieme ai rossi dal 6r al 16r.

===civ.8r nel 1950 c’era l’osteria di Serpero G.

La facciata seguente ha un solo portone: con i rossi dal 18r al 24r

===civ. 20r: è la falegnameria del negozio di fronte (di tipo “fai da te”) creata nel 1963 dai fratelli Antonio e Raffaele Fazio (falegnami per tre volte vincitore di un premio nazionale e due internazionali). Caratteristico nel 20r il salone più interno, nel retro del magazzino una volta deposito doganale, il pavimento settecentesco conservato lastricato con piastre quadrate di ardesia (ora giustamente consunta dal tempo e dall’uso), di circa 40cm di lato ciascuna; coesistono sei-sette botole di legno lievemente più grandi, che davano adito a cisterne sotterranee adatte a conservare l’olio  di antichi commercianti.

===civ.8: in questo palazzo posto a ponente, come per il civico 5 posto a levante, il portone si apre su questa strada e non su via Buranello più importante, perché il palazzo fu eretto dall’imprenditore Arnaldi, prima che si aprisse la strada parallela al mare, inizialmente chiamata “via Reale a Torino”. Vicino all’angolo con via Buranello una piccola targa, prima del 2004, ricordava il punto ove “qui cadde - Germano Jori – partigiano - falciato da una raffica di mitra - mentre tentava la fuga dall’arresto - il 13.7.44” (allo Jori fu dedicata una via a Rivarolo). Essendo sbagliata la data, evidentemente la targa è stata cambiata perché dal 2004 essa dice “ (stella) = qui cadde = per la libertà della patria = il partigiano = Jori Germano = fu Erminio = 7-10-1904   15-7-1944  = a cura del Comune di Genova”.

---via Giacomo Buranello e voltino della  Ferrovia

===civ, 26r è un cancello che chiude una proprietà privata nello spazio tra ferrovia e palazzo che ha civici rossi dal 28r al 30r.

===civ. 10 è descritto sopra; seppur  costruito in contemporanea con quello di fronte, sono evidenti i mezzi trasfusi dagli imprenditori nelle decorazioni: probabilmente, visto che presentarono la domanda di costruzione assieme, con unico foglio, essi andarono ad abitare in uno e costruirono questo, speculando sulle case per operai.


  Vi aveva sede –prima del suo trasferimento a Cornigliano nel 1996 , la primitiva sede della ditta ‘Amaro S.Maria al Monte’ un fernet tonico digestivo ancor ora in commercio: appare nel 1899, di proprietà con soci sconosciuti, di Vincenzo Castrovillari. Nel 1910 –ed ancora nel 1925-50, di “Nicola Vignale di Giov. succ. ai F.lli Conte fu GB (Fabbrica di Vermouth - liquori - sciroppi – specialità: Amaro S.Maria al Monte)” in via Gioberti 10 e 30rosso. Nel 1961 l’azienda appare sempre titolata a Nicola Vignale ma di proprietà A. & R. e sede  al civ. 28r.


===civ. 30r dal 2000 ha sede la Vetreria Sampierdarenese, qui traslocata in quell’anno da via della Cella.

===civ. 32r è una porticina posta sotto un terrazzo, teso al primo piano nello spazio tra il palazzo precedente e quello successivo con il civ. 12 e rossi dal 34r al 40r.

===civ. 14 il portone è sormontato da un piccolo stemma con incisa una L, probabile sigla dell’imprenditore che lo eresse. Il palazzo ha civic8i rossi dal 42r al 50r. Segue un cancello che chiude lo stacco

===civ. 16 ha sopra il portone una losanga decorativa.Il palazzo ha civici rossi dal 54r al 60r. Segue un cancello che ha il 62r

===civ. 54.56r nel 1950 l’osteria era di Poggi Rosa

===civ 18 è l’ultimo palazzo che fa angolo con via Daste. Con civv. rossi dal 64r al 68r. Si intravede che fu decorato, con colori vivaci tendenti al rosso ed ormai slavati dal tempo. Rispetto a via delle Franzoniane, il palazzo (e, con lui, poi, tutta la strada) non è in linea diritta, ma avanzato in modo detto ‘a baionetta’; il motivo era determinato dallo spezzare la corrente di vento di tramontana che scendeva dalla crosa corrispondente.

 

DEDICATA al sacerdote, filosofo, politico, torinese, nato il 5 aprile 1801 a Torino, da ricca famiglia caduta in miseria.

   Studiò con i Padri Filippini, si laureò a 22 anni e fu ordinato prete nel 1825, venendo nominato cappellano di corte da Carlo Alberto. Forse perché privo di una forte vocazione sacerdotale, o acceso di giovanile ardore dagli scritti dell’Alfieri, fu ben presto distratto dai movimenti politici, che lo entusiasmarono e lo indussero a partecipare attivamente iscrivendosi ad una società segreta chiamata ‘dei Circoli’: per le sue idee troppo vicine al Mazzini ed alla Giovane Italia, avendo scritto una lettera sul tema ‘della repubblica e del cristianesimo’, fu arrestato nel 1833 e costretto ad esiliare a Parigi ed a Bruxelles, ove rimase 11 anni, forse abbandonando l’abito talare. 

   Durante questo soggiorno, scrisse dei trattati religioso-filosofico-politici: i Prolegomeni al Primato (1845);  Il gesuita moderno (1846 ove polemizza con loro auspicando un cattolicesimo più aperto alle esigenze del neonascente pensiero liberale);  ma il più famoso è del 1848, nell’anno di rientro a Torino, intitolato “del Primato morale e civile degli Italiani”, composto nel tentativo di convincere i concittadini all’idea di una confederazione di stati, tra cui il regno dei Savoia, (convertito rispetto le idee giovanili repubblicane, avendo constatato che il re sabaudo era l’unico ad avere i mezzi per arrivare alla méta),  posti sotto l’autorità superiore del Papa (nella coscienza di moltissimi grande era allora il contrasto tra la necessità di lottare per l’unità del paese, e la conseguente necessità di lottare contro il potere temporale papale: solo gruppi di “rivoluzionari e ribelli” -quindi non graditi alla massa- avevano tentato nello stesso anno dei moti nelle città, ma furono deplorati dai più; i vari preti erano decisamente contrari a qualsiasi provvedimento che attaccasse il potere romano, ed avevano facile presa sulle masse incolte, disinformate e suggestionabili). Il libro creò enorme impressione, vivaci polemiche, grandi entusiasmi, comunque grande fama all’autore e maggiore coscienza del problema nella gente (l’idea di unità e nazionalità,  prima del 1840 era discussa solo in luoghi segreti e i pochi propugnatori erano avversati come pericolosi sovversivi. A Genova stessa, in cui si sperava ancora nel ripristino della Repubblica, le idee ristrette al proprio piccolo interesse e municipalismo, erano quelle che prevalevano su tutte le altre).

    Infatti, nel 1848 stesso, graziato dalle riforme di Pio IX, poté rientrare in Italia, e fu prima ospite a Genova in un hotel  Feder, posto vicino a Ponte Reale, sempre contornato da enorme folla entusiasta di averlo tra loro; gli organizzatori delle celebrazioni in suo onore, all’atto della partenza via mare gli offrirono un inno “l’Italia risorta” cantato dal coro del Carlo Felice e la soprano Adele Rebusini; e lo accompagnarono festosamente fino alla banchina (era stato concesso proprio allora lo Statuto).

   Seppur avesse tentato di conciliare le necessità politiche con quelle religiose, la Chiesa romana rimase tendenzialmente severa e riprovante  dei suoi scritti, giudicandolo attraverso le sue opere un apostata, settario e calunniatore dei Gesuiti.

   A Torino invece ricevette subito cariche politiche nella mentalità da prima di neoguelfista, ad alto livello di responsabilità: nel governo Casati, fu ministro degli esteri (a Parigi, dopo la disfatta di Novara) ed anche presidente del Consiglio dei Ministri.

   Però, divergendo sempre nell’attuazione pratica della politica, preferì dimettersi e ritirarsi a vita privata, riscrivendo (1851) un terzo programma di unificazione dal titolo “del Rinnovamento civile d’Italia”, non più repubblicano, né papista, ma decisamente basato sulla guida della casa Savoia.

   Morì a Parigi in condizioni assai modeste, a 51 anni il 26 ottobre 1852.

 

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