FILANGIERI                                  scalinata GaetanoFilangieri

 

  Dal Pagano/61.  Il nome corretto è con la ‘i’.

Precedente al 1926, si chiamava ‘scalinata Carlo Pisacane’: una crosa che – all’inizio - saliva a tornanti, e poi diritta; univa due tratti sovrapposti di via G.B. Monti. In basso iniziava in corrispondenza dell’attuale civ.16, ma forse,  ed assai  probabile, in continuazione del vico dei Disperati (tagliata trasversalmente da via GBMonti creatasi dopo), oggi corrispondente all’attuale via E.Rayper.

  Solo il 19 ago.1935 fu ufficialmente ribattezzata con delibera del podestà, dedicandola al Filangieri in quanto era già predisposta -dall’atto della formazione della Grande Genova- per essere eliminata in periferia in quanto  doppia perché già esistente in zona Foce.

   Nel 1940 era ancora a Sampierdarena, ‘da via GB Monti’ e con numeri neri 1,3 senza nessun’altra specifica.

  Ciò malgrado, compare ancora sugli stradari del 1953 (chiamata erroneamente Filangeri, con n° di immatricolazione 2774, categoria 3; lo stesso errore  appare alla Toponomastica).

  Ma anche questa nuova denominazione fu soppressa nell’aprile 1961 - e  non appare più in tutta la Grande Genova - a seguito della nuova sistemazione di tutta la zona, ovvero in concomitanza della  demolizione degli edifici che si affacciavano, dal civ.1 al 7 ed il 4 e 6, tra cui una ‘casa Tardito’ oleificio con stamperia-tipografia; in particolare  quando fu concessa l’autorizzazione all’impresario Vicari della costruzione del grattacielo (vedi in via GB Monti).

DEDICATA al giurista ed economista napoletano, nato da nobile famiglia il 18 agosto 1752 a Napoli. Discendente dei principi di Arianello, fu avviato alla carriera militare in marina al serizio di Ferdinando IV, preferì dedicarsi agli studi in diritto ed economia, laureandosi in legge, e rendendosi noto con saggi sull’educazione pubblica e privata e sull’ordine sociale.

  Sposato con la contessa Fremdel di Amburgo, ebbe due figli e si trasferì a Cava dei Tirreni. Riconosciuto intellettualmente illuminista, fu chiamato dal re Ferdinando IV alla corte di Napoli (figlio del Borbone Carlo III; ebbe la corona del regno di Napoli quando -1759- il padre (già duca di Parma) gli lasciò questo trono per divenire re di Spagna. Seguì l’impronta paterna, usando una politica di dispotismo illuminato). Così ricevette importanti cariche alla corte borbonica fino a ritrovarsi a rivestire  mansioni apicali nell’amministrazione comunale.

Nel 1780 iniziò la pubblicazione di “Scienza della Legislazione”, prevista in sette volumi, ma rimasta incompiuta dopo il quinto. Nei volumi scritti, sostenne con lucida analisi che i problemi economici sono risolubili solo prevedendoli con buone legislazioni.

In parallelo con l’evoluzione filosofica mondiale sull’argomento dell’amministrazione della giustizia, partecipò al suo progresso ed alle sue riforme, addentrandosi nel campo specifico dell’istruzione, dell’agricoltura, del campo del diritto e dell’economia, dimostrando l’ottimo livello del pensiero italiano.

   Epperò, causa la non maturità dei tempi e per le idee espresse eccessivamente avanzate ed addirittura precorrenti le idee della rivoluzione francese, dalla Chiesa l’opera fu messa all’Indice nel 1784. Tradotta ciò malgrado in molte lingue, rese celebre l’autore, e rimase punto cardine per la cultura del suo tempo.

  Minato dalla tisi e da un eccesso di lavoro, morì a 36 anni nel castello della sorella a Vico Equense, nei  pressi di Napoli, il 21 giugno 1788.

   Subito dopo il decesso, la famiglia fu costretta a emigrare in Francia (anche il figlio Carlo, cresciuto a Parigi, divenne ufficiale napoleonico e poi appoggiò i moti liberali del napoletano. Divenuto presidente del consiglio con Francesco II si dimise rifiutandosi combattere contro Garibaldi in Sicilia).

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale Toponomastica -scheda 1807

-Enciclopedia Universale Garzanti

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno  

-Pagano edizione 1940-pag. 287---1961- quadro81-pag.205.

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.686