FERRATA                                        via Ferrata

 

   È citata riferendosi ad una strada parallela alla linea ferroviaria Genova Torino, che percorre tutta San Pier d’Arena su un viadotto. Non sarebbe da ascrivere nell’elenco delle strade, se il Gazzettino S. non riferisse che al civico 8 c’era un casello abitato dalla famiglia Cantore, in cui nel 1860 nacque Antonio Cantore, il futuro eroico generale.

L’autore precisa che questa via ferrata raggiungeva la ferrovia  e portava al casello: quindi non tanto un percorso lungo le rotaie ma una vera strada autonoma che, sempre secondo il Gazzettino, poteva essere localizzata da via E.Degola (tra la ferrovia ed il palazzo dei tabacchi, ancor ora c’è un archivolto con cancello, come di inizio strada nel retro, ora inaccessibile).

Alternativa e forse un pochino più logica potrebbe essere in zona della Coscia appena prima della galleria (dove sappiamo c’era la chiesuola di s.Maria del Quartiereto, già dei Cibo, trasformata in abitazioni per ferrovieri nel 1849 – vedi via DeMarini, raggiungibile con stradina propria subito dopo il sottopasso di vico Cibeo).

   Comunque il nome non ebbe ufficialità comunale, ed è quindi ascrivibile a quei nomignoli dati dalla popolazione, per indicare e contradistinguere una zona.

La ferrovia :   Inizialmente, quando ancora non esisteva la stazione di Principe, la linea ferroviaria o come chiamata all’inizio ‘strada ferrata’ proveniva da Caricamento  e passava poi come oggi da noi dopo essere transitata a DiNegro e sotto  san Benigno tramite la galleria di san Lazzaro.

   Già nel 1841 il ‘corpo reale del Genio civile’  aveva stilato un rapporto sulle proprietà da espropriare d’autorità  per aprire la ‘strada ferrata ed una nuova strada reale’  affiancata, istituendo un “assessorato” delle ‘Gen.le Azienda delle Strade Ferrate’ con uffici direzionali in Genova, a cui fare ricorso degli espropri o dirigere le domande di costruzione delle case nei terreni adiacenti.

  E’ ancor oggi oggetto di diatriba ricordare se, quando inaugurato il tragitto (il 18 dicembre 1853) la linea ferrata passasse già sul viadotto, o a piano terra.

   Chi opta per la seconda soluzione, è per ciò sarebbe stata chiamata “ferrovia della morte” , ed è  solo in un secondo tempo che sarebbe stato eretto il viadotto, con una non facile operazione edilizia di costruzione e riempimento, a quei tempi in cui i lavori dovevano essere fatti a braccia e trasportati su carri a trazione animale (Vedi via G.Buranello).  Un documento datato un anno e mezzo prima dell’inaugurazione, il 21 giu. 1852  potrebbe  chiarire   il  quesito:  in esso riferendosi  a  richieste  di  utilizzo  delle ‘arcate sotto la strada ferrata’ conclude che “non sono ancora collaudate, ed una volta che lo siano, diventando proprietà demaniale, spetterà alle regie Finanze il trarne partito nei modi che stimerà più conveniente”.

Ma anche la logica fornisce la soluzione: il traforo di san Benigno è a un livello tale che solo un terrapieno posto a quel livello poteva permettere alle locomotive di attraversarlo.

Quindi, la strada ferrata a piano terra è da riferirsi a quella di via Cristoforo Colombo (oggi via San Pier d’Arena).

 

BIBLIOGRAFIA  

-Alizeri F.-Guida illustrativa per la città di Ge.-Sambolino.1875-pag.641 

-Archivio Storico Comunale

-Gazzettino Sampierdarenese :  1/74.9 

-Remondini A.-Parrocchie dell’arcidiocesi-vol.II-pag.96