FERMO                                               vico san Fermo

 

 

Corrisponde a quel tratto di strada, attualmente anonimo , che unisce via W.Fillak a via Bezzecca, ove è d’angolo l’ antico negozio di mobili Caselli.

   Prima dell’anno 1900, l’area corrispondente, veniva popolarmente conosciuta come “vicolo detto della Pista”,  legato alla presenza nei prati a ponente, di una pista per biciclette, sulla quale risulta abbia gareggiato il mitico Girardengo .Il Gazzettino definisce ‘in ta fragica da pista’, ma non è chiaro cosa significhi la parola ‘fragica’.

   In quell’ anno fu titolata al santo, quando al posto degli edifici attuali di via Orgiero e Bezzecca (e quindi appena tracciate anche le vie), c’era nel luogo al civ.2  che la  chiudeva, un secondo stabilimento di Torriani a cui si accedeva da via Vittorio Emanuele (vedi)-Umberto I (cioè da via W.Fillak), tramite la stradina (l’ing.Davide Torriani era un industriale metalmeccanico genovese, definito ‘di  prim’ordine’ presente quale finanziatore anche di altre società (però anche di una ‘Monte Valerio’ di estrazione di minerali da miniera in zona Campiglia Marittima che vide il capitale esaurirsi in sondaggi prima ancora di entrare in funzione).

  

         

esempi di lavorazione delle officine Torriani: scarica carbone; batticuoio, passerelle, ponti

 

Questa seconda fonderia sampierdarenese nacque nel 1906 con un capitale di 400mila lire, ufficialmente chiamata “Fonderie Liguri e Costruzioni Meccaniche” (in altri testi “Acciaierie e Fonderie Liguri”, o “soc.an. Fonderia Ligure”; sul Pagano 1902 e 1912 è “Società Ligure Metallurgica telef. 898”, intendendo così che era nata prima del 1906) finanziata dai profitti ottenuti da stabilimento similare -di proprietà sempre Torriani- ubicato al civ 33 di via Vittorio Emanuele (oggi v.P.Reti) ove ora è il deposito dell’AMT ed  aveva anche un cantiere “stabilimento meccanico navale e fonderia”  alla Marina.

Ebbe - assieme ad un gruppo di altre 13 imprese del settore esistenti allora - un certo impulso negli anni fino alla prima guerra mondiale (nel 1897 aveva 232 dipendenti; nel 1906 sommati i due stabilimenti: 316) grazie a commesse da parte dello Stato anche di natura navalmeccanica.

   Le “Fonderie Liguri”, tel. 36-84, nel Pagano 1911 non ci sono. In quello 1919 sono collocate nella strada (è una delle 10 fonderie locali; una delle 2 “in metallo”, distinguendo altre 5 in bronzo ed altre 3 in ghisa). Ancora eguale nel Pagano 1925, con 4 fonderie concorrenti rimaste ed unificate come produzione (Parda in v.Garibaldi; Pittaluga: Produzione v Saffi; Torriani v.M.Ignoto)   tel. 41211.

Cessò totalmente la sua presenza negli anni 1960 (nel 1961 esistevano ancora le  “Fonderie Acciaierie Liguri”, che si aprivano  in via Bezzecca al civ.9, produttrici di” getti e lingotti in acciaio comune, speciale e legato”; dopo infuocati tentativi di rianimazione e movimentati tentativi da parte delle maestranze di mantenere viva questa fonte di lavoro).   Sul suo sedime fu costruito il nuovo quartiere di via Bezzecca-Orgiero, lasciando nella parte a nord, a confine di proprietà a livello dello sbocco di via C. Orgiero in via W.Fillak  parte dei muri rinforzati dell’officina stessa. 

   Nel 1910, ha un solo civico, ed è compresa ‘da via Umberto I verso il Polcevera’.

   All’atto del passaggio della nostra città nella Grande Genova, era di 5a categoria; per evitare il doppione con la omonima del Centro, ne fu programmata l’eliminazione della titolazione; questo avvenne però solo il 19 ago.1935, quando per delibera del podestà la strada ebbe  il nome di ‘via Filippo Santacroce’ .

   Le attuali case sono state erette negli anni subito posteriori al 1961 .

  Attualmente l’omonima strada genovese è nella zona di san Teodoro, presso salita degli Angeli .

 

DEDICATA alla località in provincia di Como, ove – durante la seconda guerra di indipendenza - avvenne la vittoria dei garibaldini Cacciatori delle Alpi sugli austriaci guidati dal generale Urban; nella battaglia del 27 maggio 1859, combattuta nella zona del paese Vergosa,  gli austriaci battuti furono costretti ad abbandonare le terre e ritirarsi a Rondineto, permettendo a Garibaldi di occupare Como e proclamarvi il governo di Vittorio Emanuele II.  La vittoria fu clamorosa, ma non  facile: il nemico lottò strenuamente; il capitano DeCristoforis vi trovò la morte da eroe, assieme a molti valorosi volontari.

Il paese con 4mila abitanmti circa, posto a pochi km da Como,  dal 1911 assunse il nuovo ed attuale nome di “San Fermo della Battaglia”.

   Di santi religiosi, ‘san Fermo’, ve ne sono più d’uno: uno venerato a Scillian (Austria-passo di s.Candido; forse, martorizzato a Roma e poi le sue spoglie trafugate per salvarle).

Ma più probabile è quello  martirizzato nel 304, è venerato a Verona (nella chiesa di s.Fermo Maggiore. Si narra che fu un nobile bergamasco vissuto durante l’impero di Massimiano il quale in virtù del suo titolo nobiliare prima lo fece solo arrestare perché abiurasse, poi torturare flagellandolo, e poi ancora torturato fino alla finale decapitazione in un prato fuori le mura sulle rive dell’Adige, e con proibizione di sepoltura. Normalmente lo si accompagna a san Rustico, un suo parente- che lo accompagnò nel martirio.I resti dei due martiri scomparvero: o furono prelevati da barcaioli e via nave portati a Cartagine. Un’altra versione dei fatti, li vede entrambi fuggire a Cartagine prima della cattura e che fu là che subirono il martirio: Fermo fu lasciato morire di fame; Rustico fu ucciso con altri loro compagni. Le loro reliquie furono traslate negli anni 757-774 dal re longobardo Desiderio dall’Africa a Capo d’Istria e poi a Trieste ed infine a Verona che le ospitò in una delle più belle chiese della città, portate nella chiesa di san  Fermo Maggiore di Verona). Lo stesso, è venerato anche in val Vobbia, a Vallenzona (località a 723 m.slm tra Crocefieschi ed Isola del Cantone dove è stata restaurata nel 2008 una antica cappella. Nessuno sa spiegare come, da Verona, il culto sia arrivato nella nostra valle; qualcuno ha cercato spiegazione nell’evento storico coinvolgente l’imperatrice Angeliberga (sconosciuta alle mie enciclopedie), la quale ebbe in dono una altrettanto sconosciuta “corte di Dova” nell’anno 869 (Dova, è parrocchia di Vallenzona), dall’imperatore -e re d’Italia-  romano Ludovico II detto il giovane, incoronato re di Lombardia nell’844 da papa Sergio II). 

 

BIBLIOGRAFIA

 -Archivio Storico Comunale

-Archivio St. Comunale Toponomastica - scheda 1763  

-DeLandolina GC.- Sampierdarena Rinascenza.1922-pag.41

-Doria G.-Investim e sviluppo econom. a Ge.-Giuffrè.1973.vol.II-pag.774

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno

-Gazzettino***Busallese

-Gazzettino Sampierdarenese:  5/82.10 

-Il Secolo XIX del 6.8.08 p.29 +

-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto b.Berio.1900-pag.19

-Pagano/1908--/’12-pag. 1039--/’33-pag. 1909--/’61-quadro72-pag.1477

-Pescio A.-I nomi delle strade di Genova-Forni.1986-pag.132

-T.C.I. -Annuario