FASCIO                              via Secondo Fascio d’Italia

 

 

LA STRADA  

   Corrisponde all’attuale via G.Buranello (dal maggio 1945).

   Fu così chiamata durante il ventennio fascista, cambiando (per delibera del Podestà del 19 agosto 1935) con questo nome un tratto dell’antica intestazione già via Vittorio Emanuele (II).

   Difatti nel Pagano 1940 compare, da piazza N.Barabino a p.za V.Veneto. In quest’anno, al civ.94 aveva negozio succursale (oltre a Genova e Savona) il dott. Silvio A. Sessarego, con anche rappresentanza esclusiva per la Liguria della soc. Ceramica Richard ginori di Milano – piastrelle smaltate, articoli d’igiene.

  Con la Liberazione, avvenne l’ultimo cambio di titolazione a favore del partigiano.

civ. 210 un negozio che non c’è più, aperto nella strada

 

DEDICATA  A

   PremesseIl nome deriva dal fascio romano, ovvero mazzo di rami d’olmo o di betulla, legato con nastri rossi (simbolo dell’imperium dei magiastrati) attorno al manico di una scure emergente con la lama (simbolo dell’unione ed eventuale pena della morte; ovvero di potere e di giustizia).

Adottato dagli etruschi,  fu introdotto con solennità nei costumi dell’antica Roma da Tarquinio Prisco o comunque nel periodo regio: 12 portatori detti littori costituivano il corteo ufficile del re romano. L’uso continuò nel periodo repubblicano e imperiale, con numero di littori relativo all’importanza della cerimonia.  L’idea ei fasci fu ricuperata nella Rivoluzione francese, sostituendo l’ascia con una alabarda; e fu copiata da società segrete nel periodo risogimentale.

Già dal 1915 fervevano gli ammiratori e seguaci del ‘verbo di Mussolini’, sia aderendo all’Unione Italiana dal lavoro, sia leggendo il ‘Popolo d’Italia’, sia riunendosi e contandosi. Allo scopo, erano nati (gennaio 1915) da idea di Mussolini i “Fasci di azione rivoluzionaria”  favorevoli all’intervento militare contro l’Austria. Questi  fervorosi, nella nostra città avevano una prima sede - ove  potersi riunire - in qualche sala dell’Universale, perché i simpatizzanti esprimevano idee repubblicane ed avevano aderito alle Unioni Sindacali. Nell’organizzazione, divennero l’emblema dei “Fasci dei lavoratori” (riprendendo quelli siciliani nati nel 1891 di ispirazione socialista, con proposito di migliorare le condizioni di vita e di lavoro – specie agricolo - nell’isola; repressi poi da Giolitti e Crispi); e poi “di Combattimento” quale movimento politico nato a Milano il 23 marzo 1919.

  Gli eventiI fasci – e con essi il fascismo - nacquero il 23 mar.1919  quando Benito Mussolini -usando la retorica storica per cercare di far leva nella sofferta e confusa valutazione dei valori ideali nel grave disaccordo politico creatosi nel dopo guerra - annunciò  ai suoi seguaci, riuniti a Milano in una sala di piazza san Sepolcro, la costituzione dei “Fasci italiani di combattimento” il cui programma appariva vagamente repubblicano perché conteneva anche alcune affermazioni antimonarchiche; esso fu pubblicato sul giornale del giorno dopo (essi poi si presentarono a novembre alle elezioni ma non ottennero neanche un seggio).

   Inizialmente non fu un partito (lo sarà dal 7 nov.1921),  ma un movimento mirante a valorizzare il contributo italiano alla vittoria nella guerra del 1915-18. Esso raccolse ex militari  abituati a ‘menare le mani’; esaltati della forza fisica quale strumento di primato; ambiziosi di comandare ad ogni costo e disposti a “chiarire” le incertezze ed aspirazioni  dei cittadini,-anche usando una certa persuasione sconfinante nella violenza psicologica e fisica. 

   Come ovvio, dietro a questa nascita, c’era una più vasta ideologia politica,  dapprima indirizzata sia in senso anti-socialist-comunistaa e sia a favore di forze emergenti –economiche e sociali- che miravano ad un forte nazionalismo (basandosi soprattutto sull’industria pesante, molto cresciuta e consolidata durante il conflitto e che poneva l’Italia in condizioni di favore in Europa). Progressivamente ed infine indirizzata al potere totale (anche a costo –in alternativa- di una guerra civile; come poi sarà nel 1943).

   Nella gerarchia, si distinsero i “Principi” dai “Triari”; suddivisi per formare le “Squadre” (dall’azione delle quali i soggetti vennero chiamati ‘squadristi’, caratterizzati da episodi di intransigenza e violenza, crescente con il crescere del consenso popolare al partito.

   L’iniziale sparuto gruppetto che nel 1919 si era formato al seguito della nuova ideologia, divenne una delle maggiori formazioni nere (in Italia 88 fasci con 20mila iscritti alla fine del 1920; 834 con 250mila iscritti alla fine del 1921; 2124 fasci con 322.310 iscritti a metà 1922. Quando il Partito Socialista contava 4300 sezioni con 216mila iscritti).

  La strategia dei fascisti acquistò ben precisa connotazione con l’azione aggressiva e violenta. Essa diviene la caratteristica di questi soggetti Dopo un breve periodo di scazzottate e bastonate stradali, ben presto si passò sia all’azione in squadre (tanti contro uno), e sia all’ uso delle armi. Ovvi, i morti. Non più ideologia di confronto, ma -dall’iniziale sopraffazione fisica (ad ampio raggio, dall’intimidazione, alle botte, all’olio di ricino, ai controlli, inquadramenti, spie, ecc. mirata a fiaccare e svilire la resistenza dell’avversario), alla ‘linea Farinacci e di Balbo’ che trionfarono con l’uso della sopraffazione di massa: occupazione a decine di migliaia di intere città, al fine di destituire i vertici (comunali, con sindaco e giunta, le camere del lavoro, i circoli operai, la stampa avversaria; il CAP (vedi N.Ronco); i  prefetti; ed infine statale, con dimissioni del governo Facta). Come cavallette, oltre a deporre i vertici, fecero trasferire, incendiarono, devastarono. Unico risultato popolare, la paura. Il famoso loro detto ‘me ne frego’, aveva lo basi e rendeva tutto questo possibile, in virtù della complicità o imbellità dell’apparato legale statale –sia della corona, che dei politici, della magistratura e dei militari.

  Ottonello riporta un fatto coinvolgente un sampierdarenese, tale Casanova Giuseppe che a metà settembre 1921 fu bloccato dall’Arma mentre a mezzanotte conduceva un camion verso Masone e che avrebbe dovuto trasportare una squadra d’assalto fascista, radunata a Voltri per una ‘spediziomne punitiva’. Però, riportando la relazione del maggiore dei Carabinieri, si  precisa che il Casanova abitava in “via Temporini – stabilimento latta-“,  che non è mai esistita.

A San Pier d’Arena Come detto, il 23 marzo 1919 a Milano nacque il primo gruppo che si autodefinì “primo Fascio Italiano di Combattimento”

A San Pier d’Arena, avvertiti per telegrafo dell’evento, i 19 iscritti presenti immediatamente fondarono il “secondo Fascio“ e ne fecero testimonianza telegrafica (erano presenti e firmarono gli operai: Ballerini G., Bartolomai, Buttafava Amedeo, Campora, Casali Celso, Costa, Fagotti Giovanni, LoRusso, Mariani A., Mozzi,  Pinali, Poggio C., Rollo Ettore, Sinieri, Semplici A., Storace, Tagliaferri Gaetano, Tagliaferri Pietro, Trupia) primi fra tutti gli altri in Italia (Antonimi, su indicazioni di un Giampaoli, lo pone terzo dopo Genova; e su indicazioni del giornalista Stefano Sciaccaluga addirittura quinti, dopo Genova, SestriP. e Savona; ma è improbabile perché non avrebbero potuto vantarsi di chiamarsi come fu); la loro iscrizione precedette di poche ore l’omonima di Recco, che ‘giunse’ terza al traguardo nazionale.

   Al Politeama nel maggio di quell’anno inaugurarono il primo gagliardetto ed il battesimo della prima squadra chiamata ‘L’indiavolata’ (avente il motto ‘a nessuno secondi’ ed uno stemma col diavolo in campo rosso che corrispondeva al nome della squadra, dei Divoli Rossi. Un’altra squadra scelse il nome di “la velenosa”;  e similari). Più squadre formavano i Triari. Furono loro a contrastare vittoriosamente le antagoniste squadre ‘dei rossi’ comunisti). Nel settembre avevano già 200 iscritti.  

   Man mano che maturava una identità propria, si modificarono adattandosi ad un ben diverso intendere; ovviamente in contemporanea affievoliva l’ideologia primaria repubblicana, fino ad arrivare così al totale allontanamento dei repubblicani dal partito. Questo fatto a sua volta determinò uno sfratto dalla sede, che dovettero subire perché in pochi e ancora rispettosi del concetto della maggioranza e proprietà.       Così, fu necessità incontrarsi in più sedi provvisorie compreso la spiaggia, alcuni locali pubblici e per ultimo in casa di un camerata Carlo Posenato di via Currò ove addivennero alla decisione di affittare una sede fissa.

   Nel 1921 decisero di aprire la sede nell’ex-stalla dei RR.CC. in via generale Cantore (oggi via NDaste) in locali di fronte alla villa Monticelli, per accedere ai quali dopo il cancello sulla strada, esisteva  un piccolo atrio aperto, che dava alla nuova sede nei locali a levante; viene detto a voce che essa corrispondeva all’attuale civ. 95; quando poco davanti, al 34 nero c’era la Pretura locale.

   Da allora il movimento fascista fu in continuo e tumultuoso crescendo, e  con l’audacia e l’ insofferenza tipica dei più fervorosi e facinorosi, furono loro a dar vita, violenza a violenza, alle ‘azioni disciplinari’ contro gli avversari politici.   La squadra locale assunse lo scopo precipuo di contrastare prima la sinistra, dei socialisti,  dei ‘filobolscevici’ (non inerti né passivi avversari; ma non sufficientemente organizzati -ed impreparati anche mentalmente- contro simile attacco di massa) e degli anarchici (i quali ultimi, il 22 agosto 1920 avevano tenuto un comizio qui in città conclusosi con denuncia di tutti gli oratori per istigazione a delinquere).   Arriveranno –per finire- anche alle organizzazioni cattoliche.

   Nel 1922, uniti a Partito Nazionalista, seppur esiguo ma –a Genova- col chiaro intento di rimuovere i responsabili del Porto constatando la completa anarchia in cui …naviga la Marina, ed auspicando l’avvento dell’”uomo forte e deciso a cui affidare poteri dittatoriali”. La recessione economica e i licenziamenti non furono da meno nel favorirne l’ascesa.

Al punto che il 1 agosto quando dalle sinistre venne proclamato uno sciopero generale antifascista, a contrastarlo nacquero incidenti da guerra civile in tutta la provincia, incrementati da rinforzi fascisti provenienti dal basso Piemonte in particolare dal casalese la squadra di combattimento (con E. Mazzucco (vedi). A mezzanotte del 2 i fascisti disarmarono il presidio che era a guardia della Camera del Lavoro locale, la occuparono devastando ed incendiando tutto; nella mattina toccò al Circolo Carbonai, generando paura e sconcerto.

  Sui giornali, divenne quotidiana relazione di altri innumerevoli aneddoti di reciproca violenza cittadina, progressiva sino all’evento della Marcia su Roma.

   Il 1 maggio 1925 i fascisti crearono – con regio decreto-legge n.582 -  l’Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.) con sede in Roma e con uno statuto di 14 articoli, ‘con riserva’ perché doveva ancora essere presentato al Parlamento per essre convertito in legge;  aveva l’intento di organizzare il tempo libero dei lavoratori: gli ideali statutari si prefiggevano all’art.1  “promuovere il sano e proficuo impego delle ore libere dei lavoratori con istituzioni dirette a sviluppare le loro capacità fisiche, intellettual e morali” , ovvero curare il fisico e la morale  di tutta la popolazione, attraverso un uso di massa dello sport. Come tipico di tutti i regimi totalitari, la preoccupazione principale era bloccare fin dall’inizio la ‘forma mentis’ dei giovani, creando un tesuto sociale rigido ed impenentrabile a qualsiasi altra ideologia  (quelle comunista e socialista in particolare) ed agli oppositori: la capillarità dei servizi, pretesi con puntiglosa severità specialmente negli enti statali – ferrovia, fabbriche, poste - anche se poi invece usati troppo spesso per  favoritismi, raccomandazioni, esercizio del potere a tutti i livelli – impediva, e ci riusciva in buona parte, che la popolazione si accorgesse di qualsiasi criticità del sistema e mantenesse in se stessa le prospettive di vita ‘radiose’ offerte dal sistema (il famoso ‘mal comune’). Allo scopo obbligarono alla chiusura tutte le strutture sportive e le fecero convergere nell’OND  comprendendo in essa tutte le forme attive, compreso escursionismo, bocciofile, corali, turismo, scoutismo, cultura popolare, educazione artistica, filodrammatiche (che erano numerosissime); il tutto compreso sotto la massiva assistenza sociale, igienica, sanitaria. L’ideale era creare una massimizzazione dei costumi, abitudini, stili di vita ed ideali: insomma creare “gli italiani” come popolo unito da valori comuni  nazionali.

 anno 1930 con stemmi – a sinistra della OND – e –a destra, delle attività sportive in generale -

   Finché a fine novembre 1926 decisero installarsi nella ribattezzata “casa Littorio” di via Carzino 2 (vedi a via Carzino).

 Allo scopo esautorarono l’antica società Operaia da buona parte dei locali (definitivamente nel 1939) ed esposero sulla facciata il mitico scritto “credere-obbedire-combattere”, divenuto famoso imput mussoliniano.

In città, anche la dirigenza industriale partecipò con finanziamenti e partecipazione: citato fra i primi, è Bagnara figlio.

Nel 1936, al civ. 34 Silvio Masnata era fornitore industriale e fatturava tra l’altro cinghie di cuoio extra, al metro.

Nel Pagano 1940 vengono ovviamente segnalate numerose presenze di professionisti e, addirittura sette sartorie (delle 33 esistenti in città+ 8 solo per signore).

Tra i nn. neri= Gancia cav. Dr Mario al 2/3; Pittaluga Francesco demolitore al 2/5; Bertorello GB demolitore al 6/6; all’8/6, Cavo Giuseppe metalli; 11, s.s. UVAL latta; 14, sc.dx Ist. Scol. A. Manzoni; 14/13, Pearson G disinfett.; 18, prof. Skultecki Ernesto; 20/1, dr Rasia DalPolo  Remo odont.; 30, Svicher cav. A fotografo;  34/2, Lusvardi cav. E. sartoria uomo/donna  vendeva anche tessuti, vestiti impermeabilizzati per marinai e confezioni- tel.42-177. Il titolare morì fucilato senza processo, quale collaboratore dei fascisti perché uno dei principali incaricati nel cucire le divise dei gerarchi (ma allo scopo si faceva reclame anche la sartoria Ogliari U. (divise fasciste) di via dei Triari 14r..

Tra i nn. rossi dispari = civ. 1r, Nasturzio Silv. bande stagn. + Pearson G creolina + ‘La Ligure Emiliana’ soc. + soc. Ligure, lav.latta;  mode, orefice, calzolaio, incisore, serv.n.14 Nett.Urb al civ.33r; cappelli, calzolaio, colorif., mobili in ferro, falegname, calzolaio al 73r,  ag. giornali Castello al 75r; bar; Diana R.D.& C. s.a.litograf su latta al 85r+ Diana f.lli s.a. conserve; tintoria, osteria, tessuti, porcellane, bar tabacchi al 101r; fiorista, fotografo, orefice Marson A al 107r;  bar, mobili, vetri e cornici, olio e sapone, tappezziere, mercerie, ag. giornalistica,  orologiaio, parrucchiere, salumif., Masè f.lli ferram. al 129r; radio el., camiceria, panificio, telerie, orefice, orologiaio, bar, calzol., Parodi&Parodi al149r; tintoria, cappelli- ultimo: fabbr.tur(accioli?) di Beccuti Angelo al 155r.

Tra i nn. Rossi parial 2r bar Manin, tabacchi al 4r, bar al 6r, forno, parrucch. salumeria, commestibili, vino, pasticceria, calzaturificio, sartoria, ruote, fioristi, biancheria, tintoria, latteria, parrucchiere, commest., frutta, tessuti, BancaComm.It. al 78r, mode, tessuti, cinena Odeon al 90r, idraul., maglierie, SALCA anon.calzat., -barezzi mobili al 126r, commest., ristorante ‘Vico’ di Galuppi L al 140r, parrucch., busti, salum, ferram., inpermeab.,  al 152 canc.: Dop.Int. Arnaldo Mussolini +  ass.naz,. Fante + ass.naz. Gdenio + ass.naz.Bersaglieri; modista, drogheria, farmacia Popolare al 160r, biancheria, commest, panif., macell., ag.affari, Robba s.a. al 182r canc.; tessuti, biancheria, mode, macch. per cucire, sartor., arrotino, pasticceria, tessuti, latteria, panif., cappelleria Bagnara al 214r; pelletteria, drogh., Gaia O.  bottiglieri,  Singer macch. Per cucire, profumi, sartoria, tessuti, ombrelli, fotografo, tessuti, sartoria Lusvardi al 240r; pasticc., pellicceria, posto telef. pubblico della soc. telef. Tirr., drogh.

 

BIBLIOGRAFIA

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-AA.VV.-La storia d’Italia-La bibliot.di Repubblica.2005-vol.20-pag.148

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-Ottonello P.-Vent’anni color seppia-Lang.2007-pag.26

-Pagano 1940-pag. 282

-Pastorino P.-Viaggio sentimentale nella G.Genova-DeFerrari2007-p.78

-Pastorino Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi 1985-pag.165

-Tuvo T.-Sampierdarena come eravamo-Mondani 1983-pag.102