DONDERO                                          via Stefano Dondero

 

TARGA: via – Stefano Dondero – caduto per la Libertà – 1924-8/4/1944

                via - Stefano Dondero – caduto per la Libertà – 1924-8.4.1944

 

 angolo via A.Pacinotti

 

  fare panoramica e dire dov’è

 

QUARTIERE  ANTICO: Coscia

da Vinzoni, 1757. In giallo la creusa dei Buoi; in celeste ipotetica via Pacinotti; fucsia via s.Cristoforo (Scaniglia-Degola). In verde ipotetico tracciato di via SDondero

 

 

 

 

 

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2771

 

da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:    22920

 

UNITÀ URBANISTICA: 26 – SAMPIERDARENA 

 da Google Eatrh, 2007. In giallo, piazza VVeneto; celeste via APacinotti.

CAP:   16151

 

PARROCCHIA:  NS sM. della Cella

 

STRUTTURA:  senso unico veicolare, da piazza Vittorio Veneto  a via A.Pacinotti. Prima della ristrutturazione della zona, del 1935, a mare era fiancheggiata da vecchi edifici (civv. 2,4,6) dei quali il primo era il palazzo dell’orologio seguito dalle vie Imbriani e Balduino che delimitavano la piazza Tubino.

 

STORIA: non ha storia particolare se non il riconoscimento di essere nata, come via G.Buranello, costeggiando il muraglione della ferrovia, e di portarsi da piazza V.Veneto in zona Crociera.

   Nell’ott.1895, l’UITE acquisendo i beni della Compagnia Generale Francese, si impegnò di collocare i binari anche nella “nuova strada”  (quindi allora senza un nome preciso ancora).

   Ma in quegli anni di tardo 1800 era già popolarmente intestata allo statista piemontese: infatti quando all’inizio del secolo 1900 fu ufficializzato il nome di  via Cavour, si precisò confermare la ‘strada cosiddetta Cavour’, da piazza Omnibus a via Garibaldi. Questo avvenne senza dubbio nell’ondata di manifestazioni inneggianti al Risorgimento ed in ringraziamento della politica dello statista favorevole agli impianti industriali (che il buon Dio lo crogioli nelle fiamme dell’inferno: sicuramente a lui poco importava di Genova e nulla di San Pier d’Arena; quanto piuttosto cosa e quanto avrebbero  potuto fornire -dalle locomotive,  alle navi , alle armi- al Piemonte impegnato si nella strada verso l’Unità d’ Italia, ma anche ricco di ambizioni espansionistiche e contenti di aver finalmente –dopo secoli di inutili tentativi- ‘conquistato il mare’ in spregio a ‘quella vil razza dannata’ dei genovesi).

   Il nome, essendo già presente a Genova nel centro, fu cambiato il 19 ago.1935 con via dell’Industria; stigmatizzando il pieno accordo e volontà di tutti, di continuare a sfruttare la zona ovest del borgo, a fabbriche (si scrive che Genova ha sempre goduto e ritenuto privilegio  possedere l’industria pesante. Nel conservare, ampliare e sostenere con i denti queste, fino alla loro consumazione determinata a livello internazionale, lasciandoci alla fine con un pugno di mosche in mano (pensionati a 50 anni, disoccupati, non peso politico ‘a Roma’ troppo spesso unico committente del prodotto, declassamento culturale per emarginazione dei piccoli imprenditori, ecc.)non si può non leggervi un ben deciso disegno di pochi ma potenti imprenditori (spesso neanche genovesi) e  politico mirato alla primaria fornitura di voti, e quindi di potere, anziché preoccuparsi del territorio e della sua produttività.  Troppo spesso l’Ansaldo trovava ossigeno solo nelle produzioni belliche ordinate dal Ministero della ’difesa militare’ (dalla Crimea al Risorgimento, da Tripoli alle colonie, dalle 2 guerre mondiali…alla chiusura). Sull’altro piatto, in tutto il secolo del 1900, troppe le grandi e piccole società emarginate e costrette a fuggire da Genova, soprattutto per ragioni di spazio, servizi e tasse soffocanti e non promozionali.

   Questo titolo, rimase fin dopo l’ultimo evento bellico, quando l’amministrazione comunale decise il 14 mar.1946 di cambiarlo a favore del partigiano, e passare la strada  dalla 3ª categoria, alla 2ª.

   Pochi gli insediamenti comm-artigianali: sul marciapiede a mare, sotto i portici c’è Buffetti ed ex saloni di aste e di auto ora dimessi ed abbandonati; altri pochi negozi si aprono vicini al mercato (un macellaio, un caffè).

Nella strada sono state girate alcune scene del film “Il giorno dello sciacallo”.

 

CIVICI

2007- neri   =  da 2 a 8  (manca 6)

          rossi  =  da 1 a 65 (aggiungi 41B);   e da 2 a 34 (aggiungi 34ABC) 

===civv. dispari rosso: sul marciapiede della ferrovia, inizia e -finisce dove era il giornalaio (dal 2007 trasferito di fronte)- una serie di baracchette di micronegozi per lo più di abbigliamento, bijotteria, cartoleria e similari; appoggiate al muraglione: nacquero in attesa di collocare il mercato, e da provvisorie divennero definitive quando dentro l’area del mercato non c’era posto per inserirle al coperto e forse anche per diversa destinazione d’uso del mercato stesso (alimentari). Per fare questo, tutte le piante che decoravano il marciapiede furono nottetempo segate per permettere erigere la struttura in cemento.

Nel tratto finale dentro i fornici ferroviari netta prevalenza di officine meccaniche.

===C’erano una trattoria all’11r Nel Pagano/1950 la trattoria era di Ghio E.;--- una autorimessa ‘Vittoria’ al civ.12; ---la sede locale dell’ACI al civ.18r; ---la banca di Sicilia al 24r; ---un droghiere al 30r; ---seguito da un pizzicagnolo al 34r. (Lamponi ne cita altri, ma non dice di quale epoca; essendo tutte figure ed attività tendenzialmente fugaci).

   Negli  anni del 1970, sfruttando vani preesistenti aperti sotto la stazione  ferrovia, fu aperto l’accesso al sottopasso che conduce direttamente ai binari e sbucare anche in piazza N.Montano.

===civv. 2 e 4  fu costruito nel 1936-7, presumo riferendomi alla descritta sulla rivista Genova “casa tra le vie dell’Industria e Nicolò Barbino, progetto della SA Immobiliare Aedes Sampierdarenese, ing. Carlo Montano”. Negli anni 1960 al 2/12 abitava il pittore Canepa Mario Antonio (nato a SPd’Arena il 22 agosto 1895, si spense il 6 marzo 1967; per le sue innate doti artistiche ebbe da giovane il primo premio di viaggio di istruzione rilasciato dalle Belle Arti; partecipò alla 1° guerra mondiale nel genio; amico del Derchi, dipinse solo quello che lo commuoveva, fuori dalla speculazione. Le sue opere (ritratti, paesaggi, marine) furono, coronate da successi, premi nazionali ed internazionali, onori accademici. Anche decorò grandi navi (Conte Grande, Michelangelo, Angelina Lauro) e locali (il Giunsella)).

Viene anche detta casa Lo Faro***(credo fosse questo nome riferito al vecchio palazzo dell’orologio)

===civ. 8 (’casa, e sottostante mercato al minuto’) approvato nel 1951, fu assegnato alla nuova costruzione il 17 sett.1953.

Interessante e tutt’ora presente il grosso mercato rionale a cui furono destinati i fondi del pianoterra. Comprende numerosi ‘banchetti’ di generi alimentari (polli, verdure, dolciumi)

===Il civ.10 nasce e fu costruito contemporaneo al civ. 8; fu però poi trasferito a via D.Salucci , nel 1959.

===Dall’altezza del  voltino che reca in stazione fino a via Pacinotti: a mare non vi sono entrate; sotto la ferrovia  ci sono i civv. rossi dal 43 al 65, praticamente adibiti a garage auto (civ.55); officine (civv.45-63 della Piaggio per riparazione e tagliando di motocicli); box (57-59-61.65); o chiusi da tempo (con vecchie insegne scritte di ‘auto’(47), ‘carrozzeria’ (49), o saracinesche sconnesse e raffazzonate (51-53)).

 

DEDICATA:  al giovane partigiano sampierdarenese chiamato Stea, nato nel Fossato il 4 giu.1924 da Gigin pescatore e da Giulia. Ebbe tre sorelle.

Avviato al lavoro senza neanche finire le elementari, divenne ansaldino.

   Arruolato (o al fine di sfuggire all’arruolamento forzato messo in atto dalle forze repubblichine di Salò), disertò e decise di fuggire in montagna aggregandosi con i partigiani della 3.a brigata Liguria accettando il nomignolo di Mea.

   Combatté con valore nella zona delle Capanne di Marcarolo.

   Il parroco di Voltaggio, don Pietro Zuccarino, lasciò un tragico diario di quello che successe nel paese in quei giorni: arrivati in forze nel paese, i tedeschi occuparono il seminario installando -in una palazzina- un Tribunale Speciale: nel pomeriggio (7 aprile 1944) già avevano dei prigionieri tra i quali Stefano; furono interrogati e tenuti nella prigione dei Carabinieri a Voltaggio, sino a sabato 8; senza un approfondito o particolare processo.

   Il giovane Dondero fu fucilato lo stesso giorno 8, era Sabato Santo,  assieme ad altri sette compagni, contro il muro del cimitero del paese: a due a due, dopo essere stati comunicati dal sacerdote, caddero gridando “morte ai tedeschi” oppure “viva l’Italia”.

   I soldati rimasero a Voltaggio sino all’ 11 aprile, fucilando in quella mattina altri otto rastrellati; poi, dopo aver incendiato delle cascine, rubato tutti gli apparecchi radio, cibi e vestiti, se ne andarono.

   I familiari seppero della sua sorte, ben quindici giorni dopo.

   A lui era dedicato un circolo ricreativo posto dietro l’abbazia in via s.B.d.Fossato

 

BIBLIOGRAFIA

 

-Archivio Storico Comunale Toponomastica

-A.sconosciuto-Storia del trasporto pubblico a Genova-Sagep.1980-p.157

-AA.VV.-Annuario.guida archidiocesi—ed./94-pag.402—ed./02-pag.440

-Ferrero V.-Viturin, un ragazzo del Fossato-SES.2006-pag. 3

-Gazzettino Sampierdarenese :  1/73.10 

-Gazzo E.-I 100 anni dell’Ansaldo-Ansaldo.1953-pag.38

-Genova, rivista del Comune-  3/37.62  +  10/51.31 +  11/51/48 + 1/56.38

-Gimelli G.-Cronache militari della resistenza-Carige.1985-vol.III-pag.71

-Pagano/1961-pag.190.444

-Poleggi E. &C.-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.33