DERCHI via G.B. Derchi
TARGA: San Pier d’Arena – via - G.B. Derchi – pittore – 1879-1912
targa posta alla sommità della strada
QUARTIERE ANTICO: Promontorio
Da Vinzoni, 1757. In verde, tratto di via Imperiale (v GB Derchi); giallo salita DConte; rosso abbazia SBdFossato; celeste, abbazia di Promontorio
N° IMMATRICOLAZIONE: 2769 CATEGORIA 2
da Pagano 1967-8
CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°: 22160
UNITÀ URBANISTICA: 27 - BELVEDERE
da Google Earth 2007. In celeste, via MFanti; giallo, via BCarrea
CAP: 16149
PARROCCHIA: (civ.2) Promontorio
STORIA: è la strada più diretta per il pedone che - dal levante della marina, della Coscia - voleva ascendere a Promontorio; quindi che questo tracciato sia antico non c’è dubbio, anche se oggi assai poco frequentato. Però non è da sottovalutare che l’abbazia, in via Promontorio si presenta con il retro, essendo la facciata e la porta rivolte verso salita S.Rosa come a testimoniare a quest’ultima una priorità di nascita e di funzione.
Nelle prime mappe ottocentesche il sentiero già appare quale tratto terminale in alto di ‘vico Imperiale’, che in ascendere proseguiva la ‘crosa Larga’ ed arrivava a Promontorio allo stesso incrocio di ora. Questo lungo vicolo fu cambiato di nome in ‘via E.DeAmicis’.
Nel Pagano/1940 compare già la delimitazione: ‘da corso O.Scassi a sal Dante Conte’.
Solo il 7 genn.1955 il tratto in salita da ‘corso O.Scassi’ ebbe il nome di ‘via M.Fanti’ il cui tracciato aveva interrotto la stradina con uno sbalzo da dover costruire delle scale; così in contemporanea venne delimitata anche la ‘via GB. Derchi’.
Assai poco frequentata, è spesso soggetta a deterioramento ed invasione di erbacce; l’ultimo restauro dell’acciottolato risulta del 1995.
STRUTTURA: in discesa, va: dalle via Promontorio-salita D.Conte a via B.Carrea.
Unica in tutto il genovesato, non fu pavimentata a risseau-mattoni ma a lastre di granito tagliate a losanga, ancor ora sufficientemente composte fino alla scalinata. Il motivo forse è dovuto ad una pavimentazione più tardiva e quindi più mirata al lato economico
Dall’alto potrebbe essere doppio senso veicolare, ma in basso finisce con una scalinata che la rende non transitabile se non pedonalmente; comunque è totalmente così stretta da lasciar percorrere un solo veicolo di medio piccola cilindrata.
Pochi metri dopo l’inizio in alto, su un pilastro c’è una nuova edicola della Madonna che pare sia stata posta di recente, essendoci dietro le tracce di una più antica, forse andata perduta. Subito dopo l’edicola, si costeggia la sommità dell’ex villa Scassi, ora proprietà dell’Ospedale.
CIVICI
2007= UU27= solo il civ. 2
===civ.1 : demolito nell’ apr.1959
===civ 2 villa coltiva di modeste proporzioni, ma segnalata nella planimetria del Vinzoni, compresa nella proprietà Imperiale, all’altezza della peschiera del parco di villa Scassi.
Nel Pagano/40 non vi sono segnalati né civici neri né rossi.
DEDICATA al pittore sampierdarenese, nato il 4 giu.1879 da Antonio Martino (a sua volta figlio di GB Derchi e Maria Perasso, fu per 40 anni capo meccanico dell’Ansaldo, decorato con “Stella del Lavoro” e meritevole per serietà professionale di essere personalmente presentato a Mussolini quando come capo del governo venne a visitare Genova. Un suo fratello fu garibaldino) e da Eleonora Palazzo, in via Cristoforo Colombo 85. Ebbe due sorelle, Luigia e Maria. Iniziò a frequentare le elementari e poi l’istituto tecnico a Palazzo del Monastero.
Quattordicenne (nov.1892) lo iscrissero ai corsi serali dell’Accademia Ligustica delle Belle Arti’ divenendo allievo di C.Perosio pittore di paesaggi e miniature. La sua frequenza appare irregolare probabilmente perché doveva lavorare per consentirsi di proseguire gli studi; però conseguendo ogni anno menzioni onorevoli, riuscendo ad esternare la sua vocazione artistica, specie pittorica (nell’anno scolastico 1893-4 ebbe una ‘menzione onorevole’ di terza classe; l’anno dopo –l’ultimo di frequenza- di prima classe nel disegno geometrico e di terza nel disegno a mano libera.
Lavorò per un breve periodo all’Ansaldo come disegnatore meccanico (godendo stima ed apprezzamenti; ma lasciò l’occupazione per motivi di salute, presumibilmente tubercolosi).
Preferì proseguire come autodidatta interpretando a modo suo le crose e la campagna sopra la città; e –per vivere- negli anni 1901-4, accompagnò come aiutante, a pitturare caffè e teatri nonché chiese e ville, i bergamaschi decoratori Fermo Taragli (operoso in chiese e ville del genovesato e bergamasco ove in quel periodo fervevano lavori di decorazione; tra essi la commessa del conte Vimercate Sozzi per il quale il Nostro adornò assieme ad altri artisti alcune stanze della villa posta in santa Lucia Vecchia; e così pure in una chiesa di Bergamo; più importante era poter essere all’aperto, ma d’inverno faceva troppo freddo per lui) ed Achille Filippini Fantoni (sua la volta decoratore dei portici di via XX Settembre, di teatri e chiese. Morì cadendo da impalcatura nel teatro Paganini).
In quegli anni appare un frequentatore del caffè Centro e Roma di piazza Vittorio Veneto, animato dal critico d’arte Lucifero Bagnara; e frequenti i contatti con i ‘grigi’ (sopratutti E.Rayper) e con i ‘macchiaioli’(tramite A.Varni legato all’ambiente fiorentino di N.Barabino): così Eugenio Olivari, Ercole Vallebona, LuigiAdolfo Bertorello e DanteMosè Conte. Invece si sentiva denigrato e non apprezzato dai più quotati Angelo Vernazza e C Orgero.
Nel 1905, risulta abitare in via del Campasso (allora dapprima via nuova del Campasso, poi via Giordano Bruno, al 20).
Nel 1911 gli fu commissionato - dal comune di San Pier d’Arena - il lavoro di restauro di un affresco in villa Lomellini-Boccardo, (in via Cantore 39 (vedi): “il ratto di Elena” di Luca Cambiaso); l’operazione di ‘strappo’, assai complicata e delicata per la posizione e le condizioni del materiale, fu completata alla perfezione con grande soddisfazione degli amministratori comunali e sotto il vigile sguardo di un “garsonetto” d’eccezione, GB Bassano (detto Maestro Ave, scultore e pittore, divenne accademico di merito della Ligustica). L’affresco fu poi restaurato e trasferito -scrivono- dapprima a villa Scassi.
Probabilmente già minato dal male, dovette limitare le uscite alla zona di residenza: iniziò a rifrequentare villa Scassi ed il suo parco con assiduità, divenendo essa un soggetto frequente e dominante sia nei disegni che nelle tele, lasciandoci pertanto una sostanziale testimonianza dei giardini all’epoca. Francesca scrive: «E sulla tela fissa anche l’aristocratica umiltà delle ville vicino casa, dei giardini dalle piante conosciute e comuni, dei volti aspri e fieri della gente di Sampierdarena».
Comunque non mancò di riprendere ampiamente sia ritratti che paesaggi di colline e giardini liguri, nonché -con corretto stile floreale- decorò le pareti del caffè Roma, in piazza Vittorio Veneto.
Suoi dipinti sono riscontrabili nelle varie quadrerie private (alcune arricchite con “prelievi” da collezioni non opportunamente protette come sembrerebbe sia stata quella dell’Ospedale (si legge sui libri che nel nosocomio si trovano “molti suoi dipinti”, qualcuno ne contò una ventina; ma alla risultanza in loco se ne contano molti meno)).
tomba nel cimitero della Castagna
Morì trentatreenne, il 22 feb.1912, dopo una vita breve, ma intensa di produzione artistica ed interesse. Sempre Francesca interpreta il momento «in una fredda sera di febbraio Derchi – stanchi i polmoni di rincorrere faticosamente l’aria – si mise a letto, ad ascoltare la musica che le dita del vento suonavano con le foglie, con le inferriate, con le statue, con gli archi; temi da lui tante volte dipinti, sollecitato da quell’amore che è uno dei segreti dell’arte. Si permise un sorriso un pò sgualcito, e così si addormentò, senza paura o mistero, in un ovattato scalpiccio di ricordi».
La sua valutazione, come spesso accade nei pittori, avvenne postuma e tardiva: una accurata retrospettiva iniziò solo nel 1957, con mostra di 68 opere alla Galleria Genova, quando già la città lo aveva ricordato dedicandogli la strada ed una copertina della rivista ufficiale del Comune.
Altre presenze in esposizioni risultano nel 1958-9, 1961-5. Una mostra fu patrocinata dalla Camera del Commercio di Genova nel 1967 e disposta nel palazzo comunale della delegazione (ordinata da Vitaliano Rocchiero, ed intitolata “ i sampierdarenesi”): questa sancì definitivamente le spiccate qualità artistiche, inserendolo autorevolmente nella storia dell’arte locale (cataloghi, enciclopedie e testi d’arte pittorica). Altre 2 presenze nel 1968, fino alla mostra dell’ambito barabiniano, che avvenne nel 1976 nei locali dell’Universale G.Mazzini.
BIBLIOGRAFIA
-Archivio Storico Comunale Toponomastica
-AA.VV-Ambiti barabiniano e novecentesco-mostra-1976-pag.21
-AA.VV.-Annuario.guida archidiocesi—ed./94-pag.401---ed./02-pag.439
-AA.VV.-Le ville del genovesato-Valenti.1984-pag.124
-Bruno GF.-La pittura in Liguria dal 1850-Stringa.1982-pag.67.442
-Francesca R.-Vite immaginarie-DeFerrari.1997-pag.55
-Galotti F-Pittura e scultura d’oggi in Liguria-EAR.1970-pag 36 +
-Gazzettino Sampierdarenese- 8/85.10 + 3/95.2
-Genova Rivista municipale- 3/38.26 + 5/67.Copertina.48 +
-Pagano/ 1940-pag. 274
-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985.pag.584
-Piastra W&C.-Dizionario biografico dei Liguri-Brigati.1992-vol.V-p.524
-Poleggi E. &C.-Atlante di Genova-Marsilio.1995-tav.23.35
-Praga C.-Andar per creuse a Genova-Sagep.1997-pag.93
-Rocchiero V.-Derchi GB e “villa la Bellezza”-Fassicomo/1987-pag.34.35.