DASTE                                                 via Nicolò Daste

 

 

 

TARGHE:  (in verde, gli errori)

S.Pier d’Arena – 2764 – via – Nicoló  Daste – sacerdote-filantropo – 1820-1899

Via - Nicolò Daste – sacerdote filantropo – 1821-1884 – già via sant’Antonio                                          

 

                                                               

da stabilire dove è

  sommità di via Gioberti

 

via Giovanetti

 

Angolo con via della Cella

 

angolo con via Carzino (contenente quattro errori: ó, 1821, 1884, sant’Antonio)

 

QUARTIERE ANTICO:  da Mercato a Coscia                                         

da Vinzoni, 1757 – in rosso creusa dei Buoi; fucsia, via della Cella-sal.Belvedere; ocra, vico Stretto; blu, via Larga

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2764,    Categoria 2

      

Codice INFORMATICO della strada - n°:   21420

UNITÀ URBANISTICA:  26 - SAMPIERDARENA

                                            28 – s. BARTOLOMEO

 da Google Earth, 2007. Da rossa, via S.Canzio a fucsia via Palazzo della Fortezza.

 

CAP:   16149

PARROCCHIA:  NS della Cella

STORIA  DELLA STRADA:         ai tempi dell’impero romano (come già detto per la strada ‘via Aurelia’ (vedi), con Genova racchiusa nelle sue mura dove ora è Santa Maria di Castello, che solo nell’anno 1155 arriveranno a porta dei Vacca; e solo dopo il 1320 alla porta san Tomaso di piazza del Principe) i militari o i carovanieri diretti al nord o all’ovest,  arrivati  nella zona dell’attuale piazza Di Negro, trovavano più semplice salire agli Angeli, allora collina senza nome specifico, piuttosto che raggirare la scogliera di san Benigno; da lassù poi, costeggiare in alto  per scendere a Rivarolo tramite via Pietra l’attuale salita V.Bersezio. La sottostante spiaggia, lunga e bella, era praticamente ignorata, deserta o abitata solo da qualche sprovveduto e singolare pastore amante della solitudine, ma a rischio di assai brutti imprevisti (difficoltà di scambi, ma anche pirati, saraceni, sbandati, ecc.).

   Dall’alto dei colli, allora la via più frequentata, potevano scendere alla spiaggia, solo tramite le attuali salita Belvedere o salita S.Rosa, abbastanza scomode e ripide da non favorire, anzi scoraggiare, l’afflusso sia dei pellegrini che dei carovanieri di passaggio.  Molto lento fu quindi l’aumentare di questi contadini-pastori stanziali, in virtù dei quali nacque l’embrione e poi l’espandersi del nostro borgo.

   Si presume lentissima quindi l’evoluzione residenziale se, solo vicino all’anno mille,  iniziò a dirsi popolato da sette-ottocento anime, agglomerate più o meno vicine, e facendo assumere all’abitato una forma allungata parallela al mare e fiancheggiante l’unica via spontaneamente creatasi che la percorreva parallela al mare: la via centrale; nella sostanza una strada non tanto in alto da dover salire e scendere, non troppo vicino alla spiaggia soggetta ai marosi. Così si strutturò spontaneamente questo primo tracciato nell’antico borgo, il quale però, quando arrivava ai tre estremi si fermava drasticamente (a est, alla Coscia con l’aspra scogliera di san Benigno; a san Martino dalla parrocchia; al Torrente, nel punto più largo e non sempre in secca). Le comunicazioni col mondo esterno erano tutte con difficoltà: o traversare torrente e acquitrini, o salire, o scavalcare la roccia, o remare.

   Quando  aumentò per la Repubblica la necessità di navigli: la spiaggia divenne comodo centro di cantieri navali, fino ad essere scelta quale cantiere principale e posto di esercitazioni  navali e terrestri  (per Genova, la costa di ponente ‘fuori mura’ – da porta dei Vacca a san Benigno - era anch’essa piuttosto rocciosa e con scogliera frastagliata; non come la nostra piatta, sabbiosa e rapidamente profonda; inoltre la nostra era posta alla confluenza con il nord ed il ponente, ambedue  punti di arrivo via mare e via terra del legname).

   La necessità di erigere nuove case e la scelta di aprire chiese ed abbazie, Cella, s.Sepolcro (Monastero), s.Bartolomeo e Belvedere con Promontorio e quella parrocchiale in zona  san Martino, comportò allargare la strada, trasformandola da mulattiera a carrettiera.

1100 – Sul tema dell’insediamento, le crociate diedero  un impulso decisivo: il trasporto ed il ritorno di numerosi volontari, pellegrini-soldati, provenienti o diretti verso l’Europa centrale, sollecitò la produzione di centri di accoglienza (vedi la chiesa in piazza del Monastero), e di centinaia di navi. La prima forse, delle numerose immigrazioni e mescolanza di razze a cui questa delegazione è stata soggetta, per lavoro. Permise ai sampierdarenesi di crescere e divenire i migliori costruttori e calafati conosciuti a quei tempi: a loro -già organizzati in famiglie come i Coronata, i De Marini, i Vento, i Piccamigli, i Lercari, i Da Pelo, i Sambuceti, i Casale,  i B...cacci,-   si rivolsero anche i sovrani stranieri  (in particolare viene ricordato re Luigi IX di Francia, che scelse i Lercari).

1200 -   In pochi secoli  avvenne il primo intenso aumento di popolazione residente, portando il borgo ad avere un migliaio di persone. Misura  tale da permettere, dopo poche decine d’anni (ed è da allora che iniziano le testimonianze scritte) di essere già organizzato con una ben precisa struttura di comando, similare a quella esistente nella città vicina, di cui inevitabilmente seguirà le vicende tutte  (sono descritti al comando del borgo dei consoli: ricordiamo, probabile nobiluono locale, Alberto di Bozzolo; coadiuvati dal cintraco e con discreta autonomia dirigenziale. Già ben organizzati i servizi di guardia costiera, le gabelle, e la suddivisione in  quartieri: la nostra strada, posta al centro, era  compresa nella cosiddetta zona del Mercato o della Cella, confinante a ponente con la zona san Martino ed a levante con la zona Coscia). Fu forse allora che la strada divenne ’strada Comunale.

1400 -  E tale era ancora quando i ricchi nobili genovesi  iniziarono ad interessarsi della zona e del ponente in genere, per costruirvi comode e sontuose ville di vacanza  e villeggiatura che ancor oggi  ci arricchiscono in modo sommerso e sconosciuto ai più (in Liguria, solo noi e Sestri Levante, possiamo vantare l’onore di possedere il numero più elevato di ville patrizie dopo la città; col vantaggio per noi di averne di più che eccellono per ricchezza d’arte e di prestigio);  le principali di esse, si affacciano su questa arteria, piccola ma unica, e di enorme importanza per il borgo. Nel frattempo, si era lentamente formata anche una nuova parallela lungo la spiaggia, la ‘strada della Marina’. In questi anni, i signori genovesi, per arrivare qui o usavano il mare, o risalivano gli Angeli e scendevano da Belvedere o alla Pietra, con disagi non da poco.

Solo nel 1633, con l’erezione delle ultime mura di Genova, e con una strada spianata sulla scogliera raggirante la punta del promontorio di  san Benigno, fu progettata l’apertura della “porta della Lanterna” e, da essa, della ovvia discesa (questo tratto di strada, pur Genova vantandone il possesso, fu chiamata ‘salita alla Lanterna’ e non ‘discesa dalla-‘...) che sfociava da noi in uno slargo poi chiamato Largo Lanterna. Fu meglio strutturata anche una nuova strada a mare che probabilmente era già tracciata dall’uso quotidiano dei frequentatori della marina. Per chi arrivava proveniente da Genova quindi, dopo poche centinaia di metri dalla Lanterna, si proponeva un bivio: poteva scegliere se proseguire diritto  usando la nostra strada, attraversante l’interno  borgo, o usufruire dell’altra neoformata strada a mare, parallela alla nostra, necessaria per condividere lo sparuto e poco intenso  traffico stradale e commerciale.

   Sotto i Savoia, un loro regio decreto del 1857, ovviamente riconobbe la via - da san Benigno a san Martino - chiamandola genericamente “strada Superiore”.

   Ma ben preso a seguire, dopo solo pochi decenni, alle vie più importanti si iniziò a dare un nome personalizzato anche se non ufficializzato, in genere caratterizzato dall’evento che vi risiedeva di maggior significato popolare: infatti leggiamo che già poche decadi dopo - la nostra lunga strada era spezzata in più tratti ciascuno con nomi diversi: dalla Lanterna sino a via Larga (via Palazzo della Fortezza) il primo tratto era via DeMarini; seguiva ad esso il pezzo stradale denominato via sant’Antonio che arrivava sino all’incrocio con la crosa della Cella; continuato a sua volta  da via Mercato (sino all’inizio dell’attuale via C.Rolando; ovviamente via Cantore non esisteva. Alcuni testi la scrivono con ‘del’, altri senza: le prime targhe in genere non mettevano articoli o preposizioni); da questo punto  iniziava come terzo pezzo, o la via san Martino (verso il nord e la ex parrocchia) o verso il ponte, la via san Cristoforo.

La cultura di allora, per delimitare i vari tratti, più che  i nomi stessi delle strade tramandava il nome di proprietari di case d’angolo;  così via sant’Antonio era compresa tra villa Grimaldi (la Fortezza) e casa dei fratelli Monticelli (la villa Serra, all’angolo con via della Cella); e, da qui, la via Mercato era sino a casa Ferrando (molto probabilmente un palazzo ora demolito che faceva angolo dell’attuale via Dattilo in terreno che nella carta del Vinzoni era degli Spinola).

Popolarmente è stata anche chiamata “via delle ville artistiche”.

   Con la morte del venerato don Daste (1899), il Municipio (e, in esso, per primo l’assessore Giacomardo Pietro - sull’onda della vastissima emozione, dimostrata con l’alta affluenza di folla e nobiltà alle esequie - tutto proteso a commemorarne il nome ed il ricordo, decise di  eliminare il nome antichissimo di via Mercato  (che poi scomparirà ufficialmente con delibera del podestà nel 19 ago.1935) ed affidare il corrispondente tratto di strada – da via della Cella a via Nino Bixio (tratto interno della crosa dei Buoi, oggi scomparso in quanto inglobato in piazza N.Montano) -  al nome del sacerdote, ma con l’errore di scriverlo con l’apostropofo ‘via Nicolò D’Aste’ (così come però era da sempre scritto negli atti comunali e che - dopo il 1915 - sostituirà definitivamente anche il tratto a levante chiamato  via sant’Antonio,  dedicandolo al “generale A.Cantore”, e facendo scomparire definitivamente anche la dedicata al santo. Sappiamo che il Comune nostro è sempre stato laico e platealmente di sinistra, anche estrema - visto  la miscela politica con gli anarchici prima della scissione: i santi, quando poteva, li eliminava dalle vie, che erano state così denominate per scelta popolare e per l’esistenza di corrispettive abbazie o chiese: s.Antonio, s.Antonino, s.Martino, s.Cristoforo, ecc.; vedere anche la protesta del parroco di Promontorio).

   Immutata la situazione ancora nel 1910, quando la strada, già delimitata completamente da palazzi i cui civici raggiungevano il 34 ed il 23, si legge essere riconosciuta per il tratto confinato tra “via  Cella e via san Cristoforo”.

   Ancora nel 1925 è scritta “D’Aste”; ricordando che allora era da via della Cella a ponente. 

   Nel 1927 il Comune di Genova la include nelle sue strade, scrivendo ancora scorrettamente  ‘via D’Aste Nicolò’, di 4a categoria.

   Subito dopo il 1935, con l’apertura della attuale via A.Cantore, la targa dedicata al generale alpino venne trasferita in questa nuova grande arteria, e il nome giusto  Nicolò Daste  ne prese il posto, prolungando quindi la dedica sino all’altezza del  Palazzo della Fortezza:  come è oggi.

   Paradossalmente, nel Pagano/1940 la strada non compare nello stadario, né con l’accento né senza; e tutto il percorso da via L.Dottesio a via A.Cantore è chiamato ‘via del Mercato(vedi); con civici da 1 (scuole) a 33 (privati); e da 2 a 28 (con civ.4 pastificio Rebora, e 14 abitaz.  del comm. M.Diana (villa Crosa)). Ritenendo errata questa informazione, metterò ai civici sottoscritti la descrizione di quanto rilevato.

    Nel 1987, da una commissione di esperti facenti parte di un fantomatico ‘club dei Pignoli’, ricevette l’Oscar del degrado stradale - specie il tratto tra via Carzino e via G.Giovannetti -.

   Nel 2002 il Comune concesse la titolazione al medico Pietro Gozzano al piazzale antistante villa Imperiale; pertanto la nostra strada è stata privata dei primi tre civici dispari comprendenti la villa Scassi e le due scuole ai suoi lati (civv. 1, 3, 5).

   Nel 2004  otto milioni di euro legati ad un “contratto di quartiere” dovevano cambiare volto alla strada, ricupero dei palazzi, pavimentazione, marciapiedi, ed infine, pedonalizzarla. Nel 2010 è ancora un progetto.

 

STRUTTURA === è strada comunale. I civici iniziano - proseguendo verso ponente la via L.Dottesio - dal punto di incrocio con via Palazzo della Fortezza ed arrivano allo sfociare della strada in via A.Cantore e via Carzino.

È lunga  553,29 m.; larga da m. 2,15 a 8,45; con 1 e 2 marciapiedi

La numerazione civica va da levante a ponente.

Il transito veicolare è spezzato in vari segmenti diversi: senso unico  verso ponente, dall’inizio sino alla via V.Gioberti;  da qui, a via  A.Castelli è solo pedonale; da questo incrocio alla via G.Giovanetti  è ancora senso unico verso ponente; da questa a via A.Cantore, è senso unico verso levante.

È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera.

 

CIVICI

2007= UU26- NERI   = da 7 a 15 (mancano 1→5;   aggiungi 13A)

                                            2 a 36 (mancano 4, 6, 18→22; aggiungi 8A)

                       ROSSI da13Ar a 109r (mancano 1r→13r, 77r, 89r, 91r;

                                                                                aggiungi 41Ar, 59ABCDEFGr)

                                                da  2r a 126r  (mancano 4r, 6r, 20r, 98r; aggiungi  16A→Dr,             .                                                                      18A→Dr, 22ABCr, 24ABCr, 48Ar, 52Ar, 56Ar, 58Ar, .                                                                        60A,r 64ABr, 68Ar, 70ABCr, 94Ar, 106Br)

        =UU28-ROSSI da 1r a 13r 

 

Dai Pagano, occorre prestare attenzione alle successive e non concomitanti variazioni, sia del tratto stradale che dei civici:

Il Pagano 1912 vi descrive: al 1r il forno di Barabino Agostino;--- 10 la levatrice DellaCasa Teresa;--- all’11-11  Pisani geom Ezio (fino al 1912 interessato sia ai materiali da costruzione, sia come marmi greggi e lavorati; rappresent. delle principali case marmiste della regione Apuana);--- ed anche al 21r, Massa Carolina commestibili;--- al 27r un forno per pane di Dellacasa Giovanni –attivo anche nel 1925;--- al 30r commestibili di Soldaini Dionisio;--- 41r il forno per la produzione del pane dell’Unione Consumo L.L. acora attivo nel 1925;--- 46r commestibili della Coop. Ligure Lombarda. Non specificato il civico: ristorante ‘Unione’ di Cocito Attilio posto ‘angolo via Nicolò d’Aste’.

Nel Pagano 1925  compaiono in più il droghiere Gaggero Giuseppe al 38r;--- 24r Toma Regolo fu GB, tappeziere in carta e stoffe (nel § era ‘di GB’ ed al civ. 6);--- 37 rivendita di sale e tabacchi di Corazza Roberto;--- 62r l’ufficio dell’industria Penna & Galliano di saponi-negozianti candele e affini-materie prime-olii e grassi;--- non specificato il civ.: (8r) il verniciatore Galimberti Gius.;---

Nel Pagano/33 appaiono essere aperte sulla strada (scritta d’Aste) le imprese: al 2r negozio di merceria e di filati all’ingrosso di Valle A.G.; al 4 il floricoltore Bertorello Luigia; all’8r negozio di biacca-colori-vernici di Galimberti G¨; 38r droghiere Gaggero Giuseppe; 41-43 cartoleria-legatoria di Berardi Giovanni. Non specificato dove: il fruttivendolo e negozio di articoli casalinghi  di Casale Davide.

   Nel Pagano /40 abbiano parlato sopra, non essendoci la strada con questa titolazione, ma ancora quella vecchia di via del Mercato.

In esso compaiono: -civici neri= al civ. 1 Scuola M.Mazzini; al civ. 2 r.scuola second. d’avv. prof . Principe di Napoli + scuola serale comm. O.Scassi; civ. 4 Rebora A & figli, pastificio; civ. 5 scuola el. Maria Mazzini (invece è G.Mazzini ndr); al civ. 7, la 110ª   Leg. Duca del Mare; civ. 9, collegio madri pie Franzoniane. Scuole elem. medie.; civ 14 ‘abitaz comm. M.Diana’ e ‘s.a. f.lli Diana cons. alim ‘; ai civv. 11, 13, 15, 33 privati; civ. 26 Liberti A., metalli.   Invece, civici rossi=  62 negozi, dall’1r e dal 10r a 107r e 116r; con  una trattoria (al 114r di Mancini Zaira), un bazar (Trieste, di Chianese Nicolò al 101r); una farmacia (Italiani Dom. al 74r); mobili usati (di Frambati G. al 62r);  e – onde stabilire anche la qualità delle richieste= 6 osterie; 5 commestibili; 4 salumerie; 3 fruttivendoli e mercerie; 2 macellai, parrucchieri, carbonai, pasticcerie, drogherie; 1 di tante qualità, da cartoleria, tabacchino, latteria, bar, ombrelli, colori, tessuti, calzoleria, giornalaio, pollivendolo, pescivendolo, rigattiere, modista, tintoria, terraglie, friggitoria, caffè,  .. perfino un ‘fumista’ (Piacenza G. al 57r (riscaldamento ndr)).

 

1) CASEGGIATI POSTI A MONTE DELLA STRADA (civici dispari).

 

 

2)  CASEGGIATI POSTI A MARE DELLA STRADA (civici pari).

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Gli autori in verde=già trasferita la bibliogr. a Largo Gozzano (x villa Imperiale-Scassi).

In rosso restano qui a Daste.I  bianchi, da controllare.

 

 

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-Genova Rivista municipale :   6/34.474  +  12/37.XXVI  +  2/38.50  +  1/39.6  +  2/41.79  +  7/67.20  + 12/67.50pag.verdi  +

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