CORPORAZIONI                                     via delle Corporazioni

 

 

Corrisponde all’attuale via W.Fillak .

   Qualche carta del milleottocento la chiama  “strada Reale di Torino” , a dimostrazione che non esisteva ancora   una ben precisa terminologia , ed i nomi erano in quell’epoca  tendenzialmente legati alla funzione. 

   Nel tardo 1800, faceva parte della “strada Nuova Provinciale” che attraversava la città dalla Porta Lanterna  sino al confine di Rivarolo; è con questo nome infatti che venne legalmente riconosciuta dal regio decreto torinese che  nel 1857 formalizzava i nomi delle principali strade di San Pier d’Arena .

   Dopo la morte di re UmbertoI  (1900), la strada fu intestata a lui, e tale rimase finchè in  epoca fascista (delibera del podestà datata 19 ago.1935), fecero assumere alla strada il nome di ‘via delle Corporazioni’ (il tratto in territorio di Rivarolo fu deliberato con lo stesso nome il 1 dic.1935).

   Infatti, nel Pagano 1940 è inserita con questo nome “da via M.Fascisti a via A.Ferrero della Marmora” (strada che poi non c’è nello stesso stradario, né alla F né alla M);  e con lunga serie di civici:.

Ha civici neri fino a 39 e 60 con al 40 il s.a. Linificio e Canapif.; Nei civici rossi  spiccano al 7r la farmacia Croce d’Oro; al 16r la farmacia Mauro già Sibelli;  al 45r e 109r Coop Consumo Carlo Rota;  al 59r cinema Verdi; 68r farmacia s.Martino; al 138r fotografo Barone cav. Carmine; 162r (all’altezza della ex piazza d’Armi) l’officina Amelotti & C. che commecia materiali metallici nuovi e d’occasione / tubi, ferri, lamiere, rotaie, binarietti, putrelle / compra e vende rottami ferro e metalli186r dopolavoro ‘Armando Giachi’. In tutto oltre 110 civici rossi, sino al 258r e 263r, tutti commercianti di tutte le qualità.

   Solo dopo la guerra, il nome fu ancora modificato, dedicando il lungo viale al partigiano Walter Fillak, per delibera del sindaco firmata il 19 giugno 1945.

 

               

della farmacia Mauro                la via, nel 1937

 

DEDICATA ad una istituzione creata già dai romani e molto sviluppata poi nel medioevo, che univa  come in associazione tutte le persone esercitanti uno stesso mestiere o professione, con lo scopo di unificare le regole di esercizio prefiggendo  obblighi, diritti e privilegi.

   Tale nome e concetto furono ricuperati durante il ventennio fascista e furono riferiti all’ordinamento instaurato nella nazione e mirante ad un inquadramento del lavoro in forma simil sindacale, capace di regolarizzare sia i lavoratori che i datori di lavoro. Lo scopo finale era dare ordine alle due forze perennemente in contrasto tra loro. Si cercava quindi di prevenire lo scontro diretto, favorendo una conciliazione preventiva delle controversie, per armonizzare l’economia ed incentivare i tre rami principali della produzione (agricoltura, industria, commercio), regolando tutto il ciclo di un prodotto, dalla nascita al consumo .

  Nell’idea, questa dottrina corporativa  mirava – seppur salvaguardando la proprietà privata e l’integrità nazionale (cose che – a loro avviso - il socialismo minava alla base) - a togliere il cittadino da quell’ isolamento e dal rimanere indifferente ai problemi sociali, restando avulso dai programmi dello stato che desiderava creare una collaborazione con i cittadini usando il lavoro e la collaboraziobne come tramiti sociali e giuridici. Lo slogan recitava : “si produce per se stessi, si dona alla famiglia ed allo stato, per il vantaggio della collettività”.

   Il ministero, istituito nel lug.1926, costituiva il vertice della gerarchia sindacale fascista: tante belle idee ed ottimi propositi, avrebbero forse potuto maturare in qualcosa di utile , se nel  febb.1934  la legge Bottai  volendo esprimere il massimo dell’ideologia fascista con la “soluzione corporativa”, non varò un programma con una visione settorialmente totalitaria del sindacalismo,  imponendo la scelta autocratica dall’alto, concedendo una falsa apparenza di rappresentatività e di libertà agli organi periferici .

L’istituzione morì,  col violento cadere dell’ideologia madre.

 

BIBLIOGRAFIA                                 

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - scheda 1375 A 

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno  

-‘Genova’  Rivista municipale:    8/33.697  +  10.37.66  +

-Pagano 1940- pag.260

-Stradario del Comune, edizione 1953-pag.59