CONSIGLIO                             via del Gran Consiglio

 

 

Lo stradario del Pagano, la pone alla G.  

Targa posta nel secondo periodo fascista, alla via corrispondente a via F.Avio; perché risulta essere stata posta tra piazza Vittorio Veneto e via A. Pacinotti.

   A ricordare l’organo supremo del regime, che coordinava ed integrava tutte le attività della nazione.

   Nel Pagano/40 va da piazza IV Novembre a via A.Pacinotti e vi colloca tre imprese senza civ.: s.a. Immobiliare Appia, s.a. Centro Immob. Sampierd.; s.a. immobiliare Imperium. Al civ.3 s.a.Immobil. al Mare; civ.22 il Banco di Napoli.

   Successivamente, il 07 apr.1944 il Commissario prefettizio le cambiò nome, dedicandola al 36° battaglione delle CC.NN.; ed ancora poi,  il 19 lug.1945 la giunta comunale ricambiò la titolazione, scegliendo il nome di Federico Avio.

 

DEDICATA :  Organismo dirigente del Partito Nazionale Fascista, nato nell’ottobre (o dicembre) 1922 per volere d B.Mussolini, e regolato con una legge del 1928.  Ne facevano parte tutti i più alti esponenti del partito fascista e del governo. Aveva funzione deliberativa per tutte le questioni interne del partito; e funzione consultiva del capo del governo

   Nel 1943, il 24-25 luglio, nella sua ultima e drammatica seduta, il Gran Consiglio si pronunziò quasi unanimemente contro Mussolini, dandogli sfiducia su mozione promossa da D.Grandi; questa decisione decretò la fine del regime fascista.

   Mussolini venne destituito e quindi arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele III, inviandolo sul Gran Sasso.

   Nei successivi eventi bellici, liberato Mussolini da Hitler e ripristinato il governo fascista con la RSI,  per quella precedente decisione, sei componenti furono catturati, processati a Verona  e cinque di essi condannati a morte ( furono fucilati l’11 genn.1944 alla schiena come traditori il conte Galeazzo Ciano (sposo di Edda Mussolini sorella  del Duce), Giovanni  Marinelli (amministratore del partito), Gottardi (presidente della Confederazione lavoratori dell’indistria), Carlo Pareschi (ministro dell’agricoltura), il maresciallo Emilio DeBono(quadrunviro della marcia su Roma).  Uno solo, Cianetti,  fu condannato a trenta anni di carcere, perché subito dopo il voto, aveva ritrattato l’adesione  inviando una lettera a Mussolini nella quale dichiarava di essere stato ingannato.

   Gli altri, in contumacia, furono condannati a morte: Grandi, Bottai, Alfieri, Bastianini, DeVecchi, Rossoni, DeStefani, Federzoni, Acerbo, Bignardi, Balella, DeMarsico, Albini.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale Toponomastica - .scheda 2220

-Enciclopedia Sonzogno

-Stradario del Comune di Genova edito 1953-pag.57