CAVALLOTTI                                                   piazza Felice Cavallotti

 

Non è più a Sampierdarena, ma in Albaro .

Corrisponde all’attuale piazza Luigi Settembrini.

Nell’anno 1906, il Comune decise la dedica al Cavallotti morto recentemente, per la piazza, allora: ‘spiazzo creatosi tra via UmbertoI, via U.Rela, e via Prato. Fino ancora nel 1933, aveva quanto nome ed  univa via Nino Bixio con via U.Rela.

   Prima ancora - ma solo popolarmente - veniva chiamata “ piazza della Posta” perché all’inizio secolo 1900, nel palazzo d’angolo avevano sede le poste (il palazzo fu abbattuto e ricostruito con stile dell’epoca ma con struttura interna e nella zona a levante più moderna).

   Nel 1907 l’ing. Pfaltz Carlo presentò un progetto di metropolitana con origine proprio nella piazzetta, in prossimità della stazione e percorso pressoché tutto sotterraneo in galleria sotto la collina di Belvedere fino a DiNegro; il progetto non fu scelto dal Consiglio Superiore dei LL.PP.

 

  Nel Pagano/1908-12-20-25 vi è segnalata la presenza di: un albergo, di Beccio Luigi che si chiama ‘Italia’; presente dal 1908-1933;---  della legatoria di Brugora Roberto scritta dal 1908 al 20;--- del libraio-fabbrica registri Roncallo Attilio, 1908-33, tel 998, anche agenzia giornalistica, cartoleria e cancelleria per uffici;---nel ’08-‘33  della Compagnia Singer ( civ. 6, tel 49-02; poi  tel 41-1340);--- la ‘Trattoria Bolognese’ dal 1908 al 1933).

 

         

 

              

 

==il civ.2, eretto nel 1908 su disegni dell’arch. Giovanni Crier (?-impossibile leggere il nome sulla carta) e quale proprietà di Rina Ravina ved.Castello. Ha una decorazione inizio Liberty assai elegante (sia nei riquadri che incorniciano le finestre, sia nelle inferiate dei poggioli)  anche se semplificati rispetto al progetto iniziale.

   Nell’elenco delle strade e piazze di San Pier d’Arena del 1910, è compresa tra le vie Umberto I ed U.Rela, con civv. sino al 6.

   Ed erano di quell’epoca, trapiantate piccolissime, le prime palme  che la adornano; e sempre a quel tempo l’area era più vasta, comprendendo l’attuale piazza Montano sino davanti alla villa Carpaneto (allora ancora senza i portici, aggiunti dopo il 1936).   Per questo, sempre nei primi del 1900, era chiamata “il salotto” , essendo un luogo di passeggiata e di ritrovo per sfoggiare eleganza, non a caso classificata di 2a categoria nel 1927.

   Divenne di 3.a categoria nel 1933, quando vi lavoravano la libreria-agenzia giornalistica (di Attilio Roncallo,  anche giornalaio e rappresentante di case editrici e legatore); l’albergo Italia di Beccio Luigi; al 6 il negozio della Compagnia Singer, macchine per cucire; al 6-1 il fotografo Carlo Sacchetti(già presente nel 1925; non c’era nel 1921);  al 20r una delle 5 macellerie sampierdarenesi, di Bocca Giovanna; la trattoria Bolognese.

   Con delibera del podestà del 19 ago.1935, divenne “piazza Sabaudia”, in onore indiretto alla casata reale (indiretto perché in realtà è il nome di una città – oggi Latina. Infatti con l’avventi della RSI nel 1943 furono eliminati dalle strade tutti i nomi dei Savoia, eccetto questo perché... era il nome di una città;  alla quale però ben presto poi cambiarono nome)  -  

   Con nuova delibera del commissario prefettizio del 23 apr.1944, fu rinominata diversamente, dedicandola al Settembrini, come attuale.

   Negli anni dopo l’ultima guerra, esisteva sotto le arcate della ferrovia un diurno: questo favorì la presenza assidua in piazza di vecchi pensionati, al punto da popolarmente creare un nomignolo affibbiando il nome (in genovese) della piazza in rapporto ai loro organi genitali non più vivaci ma...flacidi (ciassa dî belin molli).

  A fine secolo, negli anni 1990, il traffico intenso e la fretta, hanno generato un graduale abbandono, facendola divenitre addirittura ritrovo abituale per tossicodipendenti; il  che frenò non poco tutte le iniziative atte a tentare di  rianimarla tramite mostre d’arte, mercatini ed altre promozioni;  anche un rivenditore di libri e riviste usate, cedette la sede per trasferirsi altrove.

La fontana, è l’unica in una piazza  di Sampierdarena (e in città, fa coppia solo con quella di villa Scassi); non si conosce l’origine né la provenienza, né l’autore.

Dai fregi post liberty segnati sul basamento, presenti in altre parti della città, compresi al Campasso, si desume che esso fu fatto nuovo nelle prime decadi del 1900, sappiamo offerto dai dipendenti dell’Ansaldo. Il putto ed il suo supporto appaiono più antichi; si presume facessero parte di una fontata inclusa nell’arredamento dei giardini della villa Carpaneto, ma non se ne trae conforto da nessun testo.

 

datata 1910-12 – senza alberi. Cartello bianco?      con alberi appena trapiantati... 1915? circa

 

con alberi potati; 1918? Ciminiera in ?via Stennio 

DEDICATA   al milanese Felice Carlo Emanuele Cavallotti nato 1842, poeta, pubblicista, patriota e politico deputato  radicale e dell’estrema sinistra Da giovanissimo durante il liceo, scrissepoesie e mosse i primi passi nel giornalismo scrivendo articoli patriottici sul giornale “Il Momento”.

   Garibaldino  dei Mille (al comando del gen.Medici partì in secondo tempo nel 1860, come rincalzo), combatté da Milazzo al Volturno. Nel 1866 partecipò sempre con i volontari garibaldini, alla battaglia di Vezza d’Oglio, sempre svolgendo il ruolo del giornalista corrispondente di guerra (per il giornale lombardo “La Gazzetta del Popolo”).

    Chiamato a Napoli dal direttore Alessandro Dumas, entrò nella redazione del giornale “L’Indipendente” dando il via al professionismo quale giornalista, commentatore ed acuto polemista. Si dedicò prima al “Secolo” e poi fondò –1867- e diresse il “Gazzettino Rosa” di Milano.     Produsse una vasta mole  letteraria, tra cui  alcuni  drammi per teatro (“I Pezzenti” nel 1872, e “Alcibiade” nel 1874), altri volumi di poesie tra cui “Il cantico dei cantici” nel 1881 con cui entrò in conflitto con la censura ecclesiastica usando il testo religioso per una dichiarazione d’amore.

   Fu eletto –1873- deputato al parlamento inviatovi dal Collegio di Corteolona (PV), primeggiando nell’estrema sinistra; e riconfermato per dieci legislature sino alla sua morte divenendo un capo carismatico di quell’ala del Parlamento, speso condiviso dai neonascenti socialisti anche se all’inizio irruentemente accusati di essersi staccati dagli anarchici per  sottrarre dei voti ai radicali.   Famosa era divenuta la veemenza della sua vena, costantemente polemica: sia contro le corruzioni bancarie, sociali e politiche (massime contro l’autoritarismo del Crispi ed il trasformismo del DePretis), e sia quelle – a suo vedere - delle ingiustizie governative. Questo  comportamento rigido, associato a libelli e discorsi violenti era -nell’usanza di allora - rivoluzionario; e seppur supportato da un concetto dell’onore esasperato, era – sempre nell’usanza di allora - salvabile solo con il  duello: ben 33 ne aveva già misurati con avversari diversi: un male sociale quello del duello ancorato a lontane origini medievali e ritenuto necessario per salvare dignità e status. Queste sfide,  in quegli anni fine secolo, seppur assai contrastate e proibite,erano ancora di moda nelle classi aristocratiche e militari per motivi di orgoglio, e tali rimasero circa fino alla prima guerra mondiale quando ‘il grande duello’ pose fine a quello piccolo soggettivo.  L’ultimo avversario, fu un suo ex amico e stimato collega, conte Ferruccio Màcola (nato a Castelfranco veneto, frequentò un collegio militare di marina ove si distinse per ingegno ed indisciplina. Divenne ispettore del porto di Genova, ma preferì abbandonare questa carriera  per dedicarsi al giornalismo, sempre anche lui con stile polemico e pungente:  fu  fondatore e per due anni collaboratore e direttore  del nostro Il Secolo XIX da cui passò alla Gazzetta di Venezia; fu per due legislature eletto deputato per l’estrema destra). Lo spunto fu la morte di un operaio romano, Romeo Frizzi accusato di complicità in un attentato fallito contro Umberto I, e trovato morto in cella; le gravi contusioni riscontrate sul cadavere suscitarono l’indignazione del Cavallotti contro le sospettate torture e violenze che evidentemente aveva subito, cosicché dal Macula fu accusato di connivenza con i sovversivi.   Lo scontro avvenne il 6 marzo 1898 in una villa romana, nel rispetto delle regole dei duelli; il Màcola riuscì a colpirlo alla bocca-gola uccidendolo all’istante. La polemica politica superò di gran lunga il singolo dissidio tra i due:  seppur tutti sapessero che il duello era stato provocato dal Cavallotti, la ‘sinistra’ fomentò polemica, ingigantì dolore ed accuse, generando sul sopravvissuto  odio e disprezzo;  dal tribunale questi fu poi condannato a 13 mesi di detenzione per ‘omicidio in duello’ (pochi per un omicidio, ma sufficienti per dichiararlo colpevole);  finì suicida a 50 anni, distrutto dalle accuse alla sua lealtà che non riuscì mai a dimostrare appieno.

  Il suo busto è esposto nei giardini dell’Acquasola di villetta DiNegro.

 

BIBLIOGRAFIA  

-Archivio Storico Comunale

-Archivio S. Com.  Toponomastica - . scheda 1036

-AA.VV.-1886-1996 oltre un secolo di Liguria.Il SecoloXIX-pag.2.3.77 

-AA.VV.-La storia d’Italia-biblioteca di Repubblica.2004-vol.18-pag.621

-DeLandolina GC – Sampierdarena-   Rinascenza .1922-  pag.35

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno

-Giornale dell’anno 1897-Italsider-pag.10

-Il Secolo XIX   :  21.10.1998  + 11/9/01

-Merello&Polastri-La Metropolitana di Genova-Sagep.1990-pag.21

-Millefiore&Sborgi-Un’idea di città-CentroCivico SPdA-1986-pag.41

-Museo s.Agostino-archivio toponomastica

-Novella P.-strade di Genova-manoscritto bibl.Berio.1900-30-pag.8.17

-Pagano/1933-pag.245---/50-pag.35---/

-Tuvo T.-S.Pier d’Arena come eravamo-Mondani.1983.-pag. 26.50.64.95