CATTANEO                                                    via Carlo Cattaneo

 

 

   Non più a Sampierdarena, né a  Genova.

   Corrisponde  all’attuale via N.Ardoino, a cui fu trasferita l’intestazione per delibera del podestà del 19 agosto 1935.

   Dove ora il civ.7 di via N.Ardoino, era la “villa Landi”.

Non è facile capire se era nata quale villa di nobili (del marchese Pareto, poi di Moro, come intuibile nelle carte del don Bosco) o se invece era una grossa casa rurale, come tante altre in alto sulle alture.

Le Landi, ancora  negli anni postbellici - dopo il 1945 - erano tre sorelle; Rina la prima, Gina l’unica sposata, e Vittoria Landi le manenti, curatrici delle terre attorno. La villa - appena superato il ponticello della ferrovia - aveva davanti un’aia senza aiuole fiorite, alla quale seguiva la casa; costruzione bassa con tetto a spiovere, di tipo rurale che aveva un piano terra molto alto e vasto dove, nell’atrio e su un bancone le sorelle vendevano le verdure, ed una cucina grande con pavimento di ardesia, mattonelle ai muri ed un grosso lavello; di sopra, dei saloni altrettanto alti, ciascuno con caminetto e con pavimento di tavole di legno. I terreni si allargavano sino a via GBMonti ad est (dopo un terrazzo c’erano un ninfeo, un laghetto con pesci e poi orti); a ovest arrivavano a salita Belvedere (con prima una cappella, poi le stalle con 2 cavalli e qualche capra e poi frutteto -vigna di uva bianca tipo Coronata, ciliegi, peschi e fichi-;  un sentiero ciotolato arrivava sino alla salita Belvedere); ed in alto fino a quota  40.

  dietro ai ragazzi, con l’edera, la villa Landi

  Nell’elenco delle strade del 1910, è aggiunta dopo, a penna, accompagnata dall’indicazione “da via A.Manzoni ai Landi”.

   Il 16.09.1914, l’amministrazione comunale avvallò la titolazione al Cattaneo per la ‘stradella’, “traversa tra via A.Manzoni e Landi”.         Proseguiva infatti via Giovanni Bosco (quando era ancora senza il “san” davanti).


    Una fattura segnala che nel marzo 1924 nella strada al civ.6 c’era la soc.an. Cooperativa Cassai – fabbrica casse da imballaggio, segheria (ha venduto 100 casse da due latte di petrolio).


 

   Nel Pagano/1925 , al civ. 2 c’era l’officina di ramaio di Sommariva Pietro e Figli, tel.41.391 ancora in attività nel ’33;

   Fino al 1933 - era “da via P.Cristofoli, arriva fino ai monti”,”chiusa”; raggiungendo con solo la numerazione nera dispari addirittura il civ. 17 (evidentemente fu dapprima costruito da un solo lato);  era  catalogata (come anche nel 1927) di 5.a categoria. Oltre i Sommariva, compare  al civ. 6  la soc. an. Coop.Cassai.

   Col cambio della nomina, i civv. 7 e 9 di ‘via C.Cattaneo’, divennero eguali ma  di ‘scalinata dei Landi’.

   Del 1935, la suddetta delibera del cambio titolazione.

   Con la lottizzazione dei terreni e l’erezione dei palazzi limitanti  nuove vie, inizialmente venne esteso  il nome anche all’attuale  via F.Anzani, creando non poca confusione

 

 DEDICATA all’economista, storico, filosofo e uomo di governo politico del 1800.   Nato a Milano (DeLandolina dice che nacque a Castagnola presso Lugano, ove invece morì) il 15 giugno 1801. Laureatosi in giurisprudenza, collaborò a varie rivste finché nel 1839 fondò la rivista “il Politecnico” che diresse per 5 anni e sul quale fu ispiratore dell’indispensabilità del progresso scientifico e della libertà (giudicava irraggiungibili le migliorie della vita, senza di essi) e lo stretto legame tra cultura e impegno civile.

   Negli scritti, dimostrò vivace cultura, aperta ad interessi vastissimi (linguistica, diritto, filosofia, economia, critica letteraria con saggi sugli scrittori  classici, politica).

   Presente sulle barricate delle 5 giornate di Milano quale membro del comitato di guerra; quando rientrarono gli austriaci dovette emigrare a Parigi ed in Svizzera. Tornato in Italia  nel 1859, si dedicò prevalentemente alla politica, assumendosi gravi responsabilità e sopportando amarezze e delusioni profonde dall’intrecciarsi degli avvenimenti militari e politici: si schierò decisamente contro gli austriaci - ma anche contro Carlo Alberto sia quando non volle andare a Torino seppur eletto deputato al parlamento dove mai si recò a presenziare  -  preferendo l’insegnamento della filosofia nei licei; e sia in opposizione  l’deologia politica mirata ad un federalismo di repubbliche all’interno dell’unificazione.

   Molto probabilmente era un massone anche lui. Da Garibaldi fu chiamato a Napoli per gestire il governo locale.

   Fu quindi uno degli artefici dell’Italia unita, e della nascita dell’Italia, anche se, come detto sua tesi e convinzione basale era più giusto fosse amministrata a carattere federalista e non sabaudocentrica (ovvero con autorità abbastanza svincolate dal centralismo dello Stato, che tenessero conto delle esigenze-tradizioni-cultura-interessi locali. Ovvero i singoli Comuni valutati come plessi nervosi della vita vicinale, il più intimo asilo della libertà, sufficientemente autonomi  dall’amministrazione centrale). In realtà, Cavour aveva dato a Marco Minghetti – ministro degli interni e massone pure lui - l’incarico di studiare il problema ed esporlo al parlamento: la bozza nel 1861 fu sottoposta ad una commissione – non si sa sino a che punto pilotata, essendo stata composta prevalentemente da garibaldini e mazziniani, massoni e carbonai nei quali prevalsero alcune paure:  ---che il federalismo facesse morire l’ideale dell’unità (idale al lumicino, visto che la borghesia non aveva partecipato a questa battaglia combattuta da eserciti e da élite di volontari, e quindi non sentita dalla massa; corrispondente alla famosa frase del D’Azeglio “fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”. ---che nell’autonomia dell’amministrazione periferica potesse prevalere la Chiesa, idea per loro abominevole; ---che le regioni arretrate culturalmente ed economicamente non si sarebbero portate all’altezza delle più moderne, accentuando lo spacco di diversità; --- che le difformità legislative avrebbero creato gravi problemi, contro i quali era preferibile l’estensione dell’ordinamento giuridico-legislativo del Piemonte, uguale per tutti.

Così bocciata dalla commissione, la bozza rimase in sospeso finché non fu definitivamente  eliminata dal Ricasoli senza neppure averla letta.

   Morì a Castagnola il 6 febbraio 1869. 

   Per le sue teorie su esposte,  che difese con tenacia e responsabile pervicacia, è forse l'unica figura del Risorgimento che si salva dalla 'picconatura' degli anni 2000.

   A lui  si attribuisce la spiritosa battuta relativa al Manzoni, espressa quando dopo quattro anni di vedovanza della prima moglie Henriette Blondel decise di sposare Teresa Borri, vedova del conte Stefano Stampa: “il Manzoni sta attentando alla libertà della Stampa”.

 

    Questo personaggio non si deve confondere con i Cattaneo genovesi, i quali sono stati una grande famiglia, che alla Repubblica hanno dato numerosi illustri servitori. A loro è dedicata una calata in porto ed una piazza a Genova.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Comunale – Toponomastica,  scheda 1015  +

-DeLandolina GC . Sampierdarena   -  Rinascenza .1922 – pag.35

-Enciclopedia Sonzogno 

-Enciclopedia Zanichelli

-Il Giornale, quotidiano 05.12.2008/pag.42

-Novella P.-Strade di Genova-Manoiscritto bibl.Berio.1900-30-pag.17

-Pagano/1933-pag.245