CATENA                                                           crosa della Catena

 

   La sua esistenza viene riferita nell’archivio comunale; in particolare nelle carte relative all’erigenda ‘strada ferrata’, dall’anno 1843 e seguenti: per la sua esecuzione la crosa da intersecare compare delimitata dalle terre da espropriare di proprietà degli Spinola.

   Il terreno compreso tra  il torrente di san Bartolomeo e la via Larga, era diviso dagli Spinola,  con i Pallavicini loro confinanti a levante.   La villa degli Spinola fu costruita cinquecento anni fa, a monte della strada principale (via Dottesio oggi, allora senza nome e poi divenuta via De Marini; su essa,  si apriva con un solenne e maestoso portale); la loro proprietà si estendeva oltre che a monte (sino a Promontorio, zona detta Montegalletto) anche a mare della strada fino al lido: fu appunto per impedire che sia pedonalmente sia con i carri essa divenisse un percorso libero a tutti perché inclusa nei terreni di proprietà coltivati a orto di prima qualità, con frutteto e vigna (il Remondini lo definisce  ‘orto vignato’), i proprietari apposero agli estremi di questo sentiero una catena, emblema a quei tempi di “strada privata”.

  Questo particolare, caratteristico per la mentalità della gente, diede nome non solo allo stesso viottolo privato,  ma anche a tutta la zona.

   Infatti, agli inizi del 1800, la zona venne chiamata ‘Regione della Catena’, e  confinava con la ‘Regione della Coscia’ (posta a levante, e da essa separata dal fossato e torrente di san Bartolomeo), ed con la ‘Regione della crosa Larga’ (posta a ponente, e da essa separata dal fossato della Crocetta di N.S.della Vista che scorreva verso il mare poco a ponente dell’attuale via Cassini).

   Nel Gazzettino Tito Tuvo riporta un elenco di cappelle private esistenti nelle ville e in particolare cita l’esistenza di una di esse “in cima all’ex crosa della Catena” di proprietà del “Principe di Monaco (eredi)”.

   Nel 1840, quando da tempo ormai  l’appezzamento non era più degli Spinola, appare venduta la metà a levante della crosa, all’avv. Carlo Cambiaso (poi divenne proprietà della sua vedova Gioannina Geronima Carlotta Pagano  e del figlio Gerolamo); e la metà a ponente ai fratelli Derchi (nel 1847 questa metà compare divenuta del marchese Negrotto GB, fu Lazzaro)

   Negli anni attorno al 1880,  perdute le proprietà padronali perché svilite dal tracciato ferroviario e perché fortemente remunerativa era la richiesta di terreni fabbricabili, furono vendute. Il viottolo divenne strada affiancata da costruzioni popolari; ad essa fu dato dapprima il nome di ‘via Manin’ (vedi qui la descrizione della cappella pubblica di N.S. della Vista), e poi dopo ancora di via G.D.Cassini.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale -. Ferrovie.

-Remondini A.-Parrocchie dell’archidiocesi-pag..102