CARDUCCI via Giosuè Carducci
Attualmente questa titolazione non è più a San Pier d’Arena. É a Genova, parallela a via XX Settembre, in Portoria.
Corrisponde al primo nome dell’attuale via Antonio Cantore.
Prima di aprire il tracciato, la zona era pressoché tutta ad orti o giardini. Furono necessari espropri di terreno più o meno coatti, demolizioni di alcuni stabili; ma soprattutto sacrificare con noncurante spregio e lucroso vantaggio di alcuni, tutte le ville della zona che risultano oggi collocate in maniera snaturata (soprattutti villa Scassi di cui si ammira il retro del palazzo, e la villa Spinola soffocata dai palazzi eretti attorno) ed alcune addirittura successivamente abbattute a favore della nuova edilizia con i portici.
Fu ideata come quarta grande arteria longitudinale, e programmata perché divenisse la più ampia, comoda ed importante per la città di San Pier d’Arena.
Il primo piano regolatore, che porta la data del 1899, prevedeva l’apertura di una grossa ‘nuova strada di comunicazione tra Genova e Sampierdarena’. Ma tutto rimase nei progetti. Ed ancor quando poi fu aperta via di Francia, riemerse il bisogno di un’altra grande arteria centrale da porsi parallela a via Vittorio Emanuele (via G.Buranello); ma il progetto rimase fermo perché si doveva o passare sotto la collina di san Benigno, o abbatterla. Comunque, fu tracciato il tragitto e le caratteristiche: doveva avere ‘24 m. di larghezza, e misurare 2070 m da DiNegro al Ponte’. Dal 1910, prima ancora che il piano stesso - rivisto più volte - diventasse definitivo, alcuni imprenditori iniziarono a costruire palazzi (il Pagano 1912 inserisce nuova, la farmacia, di Anselmo) seppur lasciando adeguato spazio per la strada, la quale, con le case prese forma: così nell’elenco delle vie edito dal Comune nel 1910 si legge aggiunto posteriormente a mano “Giosuè Carducci (via) grande arteria tendente al taglio di S.Benigno”.
Queste iniziative corrisposero quindi solo alla prima parte di levante della lunga arteria; infatti, il primo tratto costruito anteguerra (del 1915-18): fu di 125 metri, racchiuso tra la villa Spinola (vedi in foto Carducci1 parte del parco ancora esistente) e vico Imperiale di fianco-est alla villa Scassi (via Malinverni), delimitato a ponente dal campo sportivo (posto retro la villa Scassi); ed a lui fu ufficialmente affidato il nome di ‘via Giosuè Carducci’.
il taglio in prossimità della camionale la villetta, prima al centro, potrebbe essere la
residenza dei DeAndreis
Il campo sportivo Dapprima non esisteva un vero e proprio campo specifico: chi voleva giocare doveva arrangiarsi a cercare spazi nei prati, disponibili ai primi che arrivavano, e contendendoseli con i tamburellisti (allora per la maggiore in quanto lo sport più seguito ed i nostri atleti campioni d’Italia:quindi sportivi seriosi); con gli studenti degli istituti viciniori in cerca di una partitella; con i giocatori della lippa; con i militi della Croce d’Oro in necessità di esercitazioni; ecc.
Di tali campetti restano famosi quelli nella Piazza Galoppini (vedi); nella zona della Fornace (vedi); ed in Piazza d’Armi (vedi) ed alla Marina.
Il primo aperto con velleità specifiche fu nel 1919 il “campo delle monache”, ospitate in palazzo Spinola e quindi posto nei giardini, nel retro della villa, ove oggi scorre via Cantore (il progetto della strada era appena stato varato e si attendeva la messa in opera: cosicché fu vissuto per un solo anno, quando iniziarono a costruire i primi palazzi della via G.Carducci (vedi); tanto bastante però perché fosse anche sede di allenamento per i nove (su venti in totale) atleti della Ginnastica Sampierdarenese facenti parte della Nazionale Italiana prossima a partire per le Olimpiadi di Anversa –1920 -; ebbero anche il tempo di comporre un saggio ginnico dimostrativo).
Più perfezionato, quello aperto nel retro di villa Scassi, spianato nel 1920 dall’impresa Stura e che andò a sostituire il precedente provvisorio campo in considerazione del grosso ‘boom’ che aveva ottenuto la nuova disciplina sportiva nell’attenzione del pubblico. Anche qui lo spazio era assai limitato, tanto da offrire la battuta di essere chiamato ‘scatola da pillole’ (definizione del giornalista Carlo Bergoglio); epperò regolamentare per giocare a 11. Era limitato dalla facciata posteriore della villa, dai rialzi dei giardini, dal muro delle Franzoniane e a levante dai ‘palazzi nuovi’. I giocatori, tutti ‘nostrani’ dilettanti, chiamati quindi per nome, richiamavano folto pubblico divenendo centro di attrazione per le signore civettuole, madri o fidanzate dei giocatori.
Nel Pagano 1920 al civ.2 si era già insediato il demolitore di navi Bertorello G.B. (c’era ancora nel 1925), tel.5584.
già ‘staccata’ la villa Scassi dai suoi giardini da tagliare la proprietà delle Franzoniane
in fondo alla strada il muro di cinta delle Franzoniane
Nell’aprile1925 l’Ufficio Tecnico del comune di San Pier d’Arena diretto dall’ing. Luigi Connio, elaborò un ennesimo Piano in cui si prevedevano tre strade principali (quella a mare; una centrale: via Carducci (per essa, il Pagano1925 segnala al civ.50 Profumo Cesare ha merceria, fabbrica di calze, commercia ingrosso maglierie e chincaglierie;--- senza preciare il civico: la “Farmacia Internazionale”; evidente primo nome della attuale “Cantore”); ed un’altra a monte mai realizzata). Ma con l’annessione del 1926, tutto venne bloccato per essere ridiscusso e riesaminato (l’ing.L.Connio venne trasferito a Genova, mantenendo l’incarico di seguire i lavori). Comunque la “via G.Carducci”, l’anno dopo appare nell’elenco ufficiale del Comune, ma presente sia a S.P.d’Arena che a Rivarolo ed in Centro. Nell’ott. 1928, trasferito il campo sportivo, il giorno 28 fu inaugurato l’allungamento verso ponente di altri 100 metri. In contemporanea furono restaurati i giardini di villa Scassi e concessa l’edificazione di due palazzi con i porticati.
Nell’anno 1930 (VIII dell’era fascista) fu aperto in gran fretta il tronco genovese dalla Chiappella (da via Milano) fino al tratto già fatto nel 1910 (essendo prossima l’inaugurazione della camionale che altrimenti non avrebbe trovato sfogo verso Genova; il Prefetto decretò l’espropriazione urgente delle proprietà, per 420 metri a partire dall’incrocio della via Chiesa delle Grazie, seguendo il progetto dell’ing. Connio e con una spesa di 1,2 milioni di lire; fu appaltata all’impresa Ferdinando Savio, mediante trattativa privata, essendo andata deserta la gara d’appalto per l’aggiudicazione): mediante comoda curva, si risaliva al piazzale della camionale e da lì la strada fu allacciata alla via G.Carducci (a ponente ancora ferma al confine ovest della villa Scassi) a tutto il tratto fu fatto assumere lo stesso nome anche se già era in programma di cambiarlo. Fu con questi lavori quindi, che avvenne il taglio trasversale di ‘via san Bartolomeo’, la cui parte a monte divenne via san Bartolomeo del Fossato; e che il palazzo (che nel 1961 ospitava l’impresa edile Stura & figli ed alcune aziende di autotrasporti, e che invece ora ospita un grosso centro di vernici e tappezzerie) che ha il portone aperto sulla direttrice di quella antica strada (il portone si offre infatti a ponente)- divenne l’8E di via A.Cantore.
Nell’anno 1931, sempre sotto la direzione dell’ing. Luigi Connio, si aggiunsero altri 252 metri, sino alle Franzoniane con i previsti palazzi solo muniti di portici ed alti non sopra i sette piani (furono scavati 11.000 mc di terra; corrette le fognature ed i rivi; costruita la scala per ascendere salita san Barborino; chiusura di parte della proprietà Franzoniane con cancellata (impresa Aldo Casadei in cambio di terreno ceduto dalle suore il 15.XII.29 ed accettato dal Comune in data 6 mar.1930).
“nuovi palazzi” foto Pasteris, 1937
Nell’agosto 1932 fu prevista una spesa di 287mila lire per aggiungere facilmente in 4 mesi e con l’opera di 20 operai, altri 25 metri – espropriati da una proprietà Dellepian e-, per arrivare così presso la salita Salvator Rosa davanti al primo complesso ostacolo costituito da un caseggiato di via G.Masnata che dovette essere svuotato e poi completamente abbattuto. L’operazione appaltata nel febbraio 1933, previde una spesa di 2milioni50mila lire e l’impiego da 70 a 90 operai per 12 mesi.
Non specificato la data, ma di questi anni, la réclame della Fiat, concessionario Ettore Bianco in via Carducci 245-7-9 rosso, uff.tel. 41.369, abit.41.638; propone “automobili, veicoli industriali; vendite rateali; esposizione e Stazione di servizio; ricambi e officina”
Man mano che la nuova strada si allungava, conservava sempre il nome del letterato; infatti il Pagano/33 pone ‘via G.Carducci’:“ da via regio Istituto Tecnico a via N.Daste”, cioè: dalla scalette che scendono alla villa Spinola, al punto di incrocio con via Daste dove si erano già inserite le strade adiacenti (Mameli e Rela) e dove era l’ultimo ostacolo da abbattere, l’Oratorio. Il Pagano-1933 cita al civ. 144 r il tappezziere Caorsi Giovanni.
Vengono descritti al civ. 5 un panificio; la presenza dell’attuale farmacia Cantore, a quel tempo ‘farmacia Chiappori’, ma già del dr. Saglietto Francesco; al civ.47r una sede dell’azienda autonoma Annonaria per la vendita di generi alimentari a prezzo minimo.
Classificata la strada , di 3.a categoria. Contati i civv. a partire dal 10 al 40 e dal 13 al 47 ( se fossero uguali ad oggi, corrisponderebbero da via Pedemonte all’incrocio con corso L.Martinetti ovvero sino all’<ostacolo> Oratorio della Morte ed Orazione, da demolire). In quest’anno furono erette una casa sulla strada progettata dall’ing. R.,Bruno per il sig. Masnata Emilio, ed il fabbricato progettato dall’ing. Stura e ad uso scuola dell’istituto M.Pie Franzoniane
Abbattuto l’Oratorio, nel 1938 si aprì finalmente in forma totale la nuova arteria; fu inaugurata con un nuovo nome: via Antonio Cantore, anche se la nomina era già stata deliberata dal podestà il 19 ago. 1935. Ed allora la titolazione al poeta scomparve.
C’è un però, non chiarito: il Novella negli anni 1900-1930, descrive la strada: “da via Generale Cantore”, la quale, a quei tempi era il tratto dell’attuale via N.Daste compreso tra palazzo Fortezza e via della Cella: quindi come se al tratto iniziale di 125m fosse aggiunta anche la trasversale a scendere. Ipotesi: forse allora via Carducci essendo chiusa ai due lati, comprendeva anche via Malinverni o v.Damiano Chiesa.
DEDICATA Al poeta, critico letterario, mazziniano repubblicano, che unanimamente è stato giudicato ‘grandissimo’. Nel 1940 sulla targa stradale era “poeta della IIIª Italia”
Nato a Valdicastello (Lucca) nel 1836 (E.Zanichelli scrive: 27.7.35).
In polemica con i monarchici, fondò a Firenze la ’Brigata degli amici pedanti’. Ottenne la cattedra di letteratura italiana a Bologna. Gli eventi che miravano all’Unità d’Italia, dopo un incontro con Margherita di Savoia, lo fecero ‘convertire’ alla monarchia, divenendo così poeta ufficiale della nuova nazione per le poesie a carattere sorico-patriottico; e, nel 1890, senatore.
Nel 1886 aveva scritto il sonetto XIV de Le Rime Nuove, nel quel si parla del san Giorgio di Donatello. Nel luglio 1889 intervenne per la conservazione del Palazzo del Banco di SanGiorgio genovese, abbozzando una poesia intitolata “Palazzo di san Giorgio” che non assunse mai completezza né autonomia di poema perché rimase un frammento, pubblicato come “aggiunta” alle “Odi Barbare - Rime e ritmi”:
Palazzo san Giorgio – aggiunta di poesie – XVII – luglio 1889
«Stava su gli archi vigile vindice
«il grifio: sotto l’artiglio ferreo
«la lupa anelava, parea
«l’aquila stridere, franta l’ale.
«tale i nemici di Genova infrangere
«usa: diceva la scritta...
(dove si nota che il Poeta usa volutamente il termine “grifio” spiegato con un appunto di sua mano a lato “simbolo di Genova, preme un’aquila stemma dell’imperatore Federico, ed una lupa stemma di Pisa”, scambiando però la volpe con la lupa)
Nel 1906 fu il primo italiano a ricevere un premio Nobel.
Morì a Bologna il 16.2.1906. Donò in testamento alla regina Margherita la sua grandiosa biblioteca. Ella nel 1922 la rese pubblica.
Scarsi i suoi rapporti con Genova; nulli con San Pier d’Arena se non la scritta sulla facciata del palazzo detto ‘del san Giorgio’(vedi v.Cantore).
Un suo busto è esposto nei giardini di Villetta Di Negro.
BIBLIOGRAFIA
-Archivio Storico Comunale
-Archivio Storico Comunale Toponomastica scheda 870 +
-DeLandolina GC – Sampierdarena - Rinascenza .1922 – pag. 35
-Enciclopedia Zanichelli
-Gazzettino Sampierdarenese.
-Genova Rivista municipale: 10/31.878-9foto..884 + 2/33.127 + 4/33.362.365.367.407 + 2/35.114.117foto +
-Grosso O-Il palazzo san Giorgio-Sagep.1968-pag.52
-Museo s.Agostino-archivio toponomastica:
-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto bibl.Berio.1900-30-pag.19.20
-Pagano/1933-pag.245.1091---/40-pag.234--/1950 – pag.35
-Tuvo T.-SPd’Arena come eravamo-Mondani1983-pag. 79foto