CALATAFIMI                                         via Calatafimi

 

 

   Non più a Sampierdarena, ma in zona  Castelletto.

   Corrisponde all’attuale via C.Orgero.

    Nell’anno 1900 fu proposto alla Giunta municipale questo nome, per il ”vicolo a notte di via Polcevera (via G.Tavani), detto Daste”.

   Nel Pagano/1908  (scritto: vico) compare al civ. 8,  l’officina di costruzione meccanica di precisione ed incisori di metallo, nonché fabbrica di viti a metallo e rubinetteria, di Clavenna Enrico e Genta. Ancora nel Pagano/1911 e 12 tel.4323,  ma dove Genta diventa Genco. Dal 1919 al 1925, c’è solo Clavenna Enrico al civ. 4  sempre come officina e  fabbrica di viti  e di bolloni torniti di ottone, tel. 41-130)

   Nel 1910 è descritto “vico, da via G.Tavani verso nord, a fianco della ferrovia” e già con civv. solo dispari,  fino all’11.

   Per il Novella la strada era ‘da via Umberto I’ (via W.Fillak) ma l’indicazione non appare esatta perché coesistendo nei suoi indici  già via  G.Tavani e via Varese,  era da esse che iniziava e concludeva   (confermato su Pagano/61).

   Il Pagano 1925 segnala in più al civ.10 la fabbrica di cordame di crine di Morando Vittoria

   Nel 1927 era ancora ‘vico’, e risulta fosse di 5° categoria.

   Per l’ufficio toponomastica, il percorso era delimitato: da via G.Tavani a via Bezzecca.

   Nel Pagano/1933 è sempre di 5ª categoria e viene delimitata da via G.Tavani e via Varese, con civici neri solo dispari fino all’11.

Compaiono  al n° 11 l’officina i Vignolo & Boccardo; al 16  una fabbrica di cordami di crine di Morando Vittoria, e non specificato dove, la fabbrica di acque gassate di Bacigalupo Tomaso

   Con decreto del podestà del   19 ago.1935 la titolazione venne soppressa e variata,  dedicandola al pittore.

 

DEDICATA   al ricordo dell’omonima  località di battaglia, vicino a Trapani  del 15 magg.1860. Sbarcati a Marsala, dopo Salemi ove Garibaldi assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II, i garibaldini  ebbero qui la prima grande battaglia e la prima vittoria.

 I Mille si scontrarono violentemente contro il doppio di soldati dell’esercito borbonico:  l’ 8° battaglione guidato dal generale Landi, è asseragliato sulla cima del colle, detto ‘del Pianto dei Romani’,  ove anche è il paese.  La disputa fu inizialmente assai incerta cercando di studiarsi reciprocamente ma contando i borbonici sul numero (famosa la frase di Garibaldi quando l’esito della battaglia sembrava volgere al peggio «qui si vince o si muore»).

 Solo alla sera, i borboni tentarono un attacco in massa; ma, progredendo ravvicinati, furono falcidiati dai Carabinieri e costretti alla fuga. Inseguendoli,  si raggiunse la vittoria finale dei garibaldini lanciati all’assalto con la baionetta  obbligando il nemico a continuare la fuga.

Così conquistata la città e con il morale alle stelle, si posero le basi per  consolidare il successo di tutta la campagna.

   Si coprirono di gloria i 43 Carabinieri genovesi - pressoché tutti sotto i trent’anni -  comandati da Antonio  Mosto, seguito da F.Bartolomeo Savi luogotenente, Antonio Burlando e Stefano Canzio sergenti, Stefano Cervetti e Giuseppe Sartorio caporali – tra essi, possessori di una carabina, anche un veneziano, quattro piemontesi, un palermitano e due lombardi - posti alla testa delle 8 compagnie dei Cacciatori delle Alpi.

Da quel giorno, scrive Abba, essere carabiniere fu titolo d’onore.

  182 furono i garibaldini feriti (10 carabinieri); 31 i morti (tra i quali 5 carabinieri:  l’avv.Luigi Sartorio (un  causidico che aveva lasciato udienze e tribunali, per seguire i garibaldini di Mosto e che fu il primo a cadere nella battaglia); Profumo, Fasce, Casaccia, Belleno Giuseppe (Vigliero dice Bellesio; facoltoso mercante, appartenente ai carabinieri genovesi. E quattro  i liguri della truppa:  Simone Schiaffino (25enne  camogliese che difese con la vita la bandiera donata dagli italiani di Valparaiso ed ora custodita per l’appunto a Camogli); Boggiano, Montaldo, Romanelli.

    Nei pressi della città, fu eretto un ossario, monumento a ricordo della battaglia.

   Abbastanza famosi nella anedottica risorgimentale, sia un raccontino di Abba, di quando giunse al paese accolto dal popolo festante;  e sia la poesia di ASNovaro.

 

BIBLIOGRAFIA

-Aimonetto L.-Il Risorgimento-Lattes 1958-pag. 182.188.

-Archivio Storico Comunale

-Archivio S. Com. Toponomastica . scheda 694  +

-DeLandolina GC – Sampierdarena- Rinascenza. 1922- pag. 34

-Enciclopedia Sonzogno

-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto bibl.Berio-1900-30-pag.17 

-Pagano/1908 – pag. 873-9---/33-pag.245

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Genova-Tolozzi.85-pag.269.

-Pescio A.-Giorni e figure-LEM.1923-pag217

-Pescio A.-I nomi delle strade di Genova-Forni.1986-pag.63