COSCIA                                                 via della Coscia

 

 

 

TARGA:- San Pier d’Arena - via - della – Coscia

                 Via – della – Coscia – già vico Magenta

 

  

angolo piazza N.Barabino                                                             

                                        angolo con via P.Chiesa   

 particolare                                                          

 

QUARTIERE ANTICO: Coscia

Non posizionabile nella cata del Vinzoni 1757.

 

N° IMMATRICOLAZIONE:  2761   CATEGORIA 3

 da Pagano 1967-8

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   19240

UNITÀ URBANISTICA:  26 – SAMPIERDARENA

 

in giallo via San Pier d’Arena; in celeste via P.Chiesa. Da Google Earth 2007.

 

CAP:   16149

PARROCCHIA:   s.Maria delle Grazie

STORIA  della strada:   La denominazione apparve dopo la delibera del podestà del 19 ago.1935, andando a sostituire la precedente titolazione di ‘ vico Magenta’.

   Aver dedicato alla Coscia, in tempi recenti (nel 1933 non esisteva) questo brevissimo tratto stradale, è stato un micro-gesto di memorizzazione dell’esistenza di questo storico quartiere.

   Però sia chiaro che la strada è posta all’estremo ponente di quel quartiere, nella zona che dal tardo 1800 era detta ‘dei carrùbê’ (legato ai depositi e rivendita del frutto della carrùba (ceratonia siliqua), pianta sempreverde spontanea nelle terre mediterranee, alta anche 12 metri, assai longeva; il bacello, o lomento, lungo oltre 10cm, schiacciato, marrone, se seccato era molto usato come foraggio dei cavalli ma gustoso perché dolcino anche per l’uomo ed primitivo naturale cewing-gum dei bambini); e che il vero centro della Coscia era più a levante e sul mare di oltre 200 metri.

   Nel Pagano 1940 è appena accennata la sua esistenza: ‘vico della –‘ da piazza N.Barabino a via P.Chiesa.

   Raffrontato e riferito ad immagini di oggi: a levante, cento metri a levante oltre l’inizio della salita per l’autostrada; a ponente, cento metri  dopo il grattacielo della Finanza: un territorio a ponente occupato dal centro direzionale ed a levante dove ancor ora (2004) è stato praticamente tutto raso al suolo e nel 2010 si sta costruendo un altro grattacielo. 

   E se non si sta attenti, si distrugge anche il ricordo del nome, sostituito da quello di  ‘san Benigno’, nome dato al centro direzionale del complesso di grattacieli e che nella dizione attuale sta erroneamente usurpando il nome: il vero san Benigno è la zona una volta occupata dal colle, decisamente al di là ed a  levante della Coscia.

 

 

2009 - la “via della Coscia” attuale. A diritto, in fondo, via GD Cassini

 

Per chi gode di nostalgia, nulla è meglio di rileggersi gli articoletti di Renzo Fravega (descrisse la Coscia in più articoli, dove c’erano le trattorie storiche e la  palestra di nuoto dei sampierdarenesi campioni di water polo, con Agostino Frassinetti e Giglio Bisagno olimpionici, seguiti da Costa, Magnasco, Cocchetto, Sommariva, Bonadeo il portiere, Lungavia, fratelli Caorsi, Baldini, Frassinetti, Marchisotti e Gualco), o la poesia di Roberto Baldini (già presidente della Croce d’Oro, anche se con una grafia genovese non del tutto ortodossa), intitolata   «MAE VEGIA CHEUSCIA    

 

cos’ha guiddòu i mae passi   –   l’ätra seja verso a Cheuscia? 

I ricordi? A nostalgia? no savieiva.   – So solo che me son trovòu là

in mëzo a quelle quattro cäse...   -   e ho sentio ‘na grande streita a-o chêu

Éan lì e due ostaje   -   do Nesto e do Bistecca,

dove a-o sabbo seja   -   i stanchi minaotoì s’andavan a’mbriegà.    

 Cantavan finn-a a tardi   -   però a pensäghe ben

èan sempre canzoin tristi.   -   E lì gh’ea o Grittin

ch’o aggiustava e barche:   -   ûn colpo de martello,

‘na ciunà a ‘na tòa   -   e ûnn-a goà da-o piron.

Riveddo, comme alloa,   -   o Santin con a sò doppietta,

o Bonetto con a sò bansa   -   e a Genia da-o carcon.

E lì, ä Cappelletta,   -   in-scia porta dell’ostaja,

gh’ea l’Ettore do Tôu.   -   Parlavimo da sò forza,

e noiatri pivelletti, passandoghe davanti,   -   sbirciavimo i sò pescetti.

Eccolo lì o caroggio   -   dove ho baxiou,pe-a primma votta, ‘na pischerla.

Ecco lì i schaen da Cangascinn-a   -   con assettâe e donne a ciattezzâ.

Comme te vêuggio ben   -   mae vëgia Cheuscia!

Pe mi ti raesi sempre quella là,   -   quella di anni belli da zuventù.

E anche se le passou tanti anni armai,   -   o tò ricordo o no me lascia mai».

 

   Rimane solo la nostalgia: da centro di vita del borgo (di pescatori, minolli e cantieri navali) e da turistico-balneare, con la ferrovia, le sue gallerie di collegamento col porto, le imprese private ed i dock vari, vide il progressivo degrado dapprima ancora sopportabile in quanto piccole aziende tante artigianali e tutte compensate dal lavoro di tanti operai che mantenevano la zona ancora vitale e caratteristica. Ma lo sventramento del colle, l’apertura di via di Francia, l’industria, sempre più avida che ingoiò sempre più spazi (con l’oleificio Costa in testa), per finire col progetto san Benigno (la chiesina, la villa De Franchi, la trattoria del Toro, il Tre Corone) in concomitanza con quei poveri disgraziati ma anche sciocchi rumeni (se non avessero invaso di ‘rumenta’ largo Lanterna e dintorni, forse avrebbero destato meno paura ed igiene a zero), determinarono la lenta e progressiva snaturalizzazione del luogo, rubandoci molto di più di quello che ci diede, lasciandoci come contentino solo qualche simbolo sparso come la villa Gardino ed il Labirinto. Dal 1960 in poi, tutto è venuto stravolto: la gente sfrattata, le vie abbandonate dall’incuria, le vecchie case abbattute. I simboli distrutti.

Con i grattacieli, via libera al progressismo ed a vita nuova…rimane solo la nostalgia, come si diceva all’inizio e la domanda: questi pinnacoli saranno abitati o saranno solo uffici che alle 18 si vuotano e la zona rimane alla mercé della malavita?

   Nella strada attuale, nell’aprile 2004 un locale notturno con le caratteristiche del circolo culturale riservato a soci, chiamato ‘Night & day’, fu dato alle fiamme nel periodo di chiusura, distruggendolo. Sospettate vendetta o intimidazione. La polizia è a conoscenza della funzione di copertura per traffici illegali, per altri locali nel circuito di p.zza Barabino, via P.Chiesa. L’inchiesta portò alla fine di luglio 2005 alla chiusura di altri tre locali (il Lanterna, Europe Club, Vogue) ed all’arresto di nove persone tutte implicate in un racket finalizzato a sfruttare la prostituzione usando ragazze dell’est europeo e fornendo loro documenti perfettamente falsificati. In particolare il proprietario riceveva ed ospitava le ragazze, fornendo loro rifugio e ‘protezione’. Tutta roba al di là del vivere normale, e squallore del nome glorioso.

   Nel 2010, la zona bonificata e ristrutturata vede ai veicoli l’impossibilità di sfociare il via Pietro Chiesa: il marciapide di quest’ultima è stato allo scopo allargato e messo a chiudere il transito in questa direzione: rimane quindi strada con sosta veicoli unidirezionale, e basta.

 

       

1                                                        2

foto 1= anonimo metà XIX – olio su tela 33x46 – coll.privata

foto 2= PasqualeDomenico Cambiaso – 1811-1894 – olio su carta 36x48 –coll. Privata.

 

STRUTTURA  breve tratto stradale che pedonalmente da via P.Chiesa porta a piazza N.Barabino.

Appare servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera.

 

CIVICI

2007 :  NERI   =   1

            ROSSI =  da 3r a 7r    (manca 1)

                             Da 2r a 18r

 

BIBLIOGRAFIA

-AA.VV.-Annuario-guida archidiocesi---ed./94-pag.398---ed./02-pag.436

-Archivio Storico Com. Toponomastica -  scheda 1387  

-Gazzettino S.: 5/78.6foto + 5/81.11 + 2/94.8 + 3/94.9 + 8/94.8 + 08/02.11

-Il Secolo XIX:  21.11.99foto trattoria   + 7.1.00 + 11.3.01  +  19.10.02 + 21.4.04 + 6.8.05 + 17.06.06 +

-Lamponi M.-Sampierdarena- LibroPiù.2002- pag.26

-Pagano 1940- pag.262