CORNIGLIANO Ponte di Cornigliano
TARGA: Ponte di Cornigliano
verso Ponente
dalla carta di M.Vinzoni
da Pagano/1967-8
UNITÁ URBANISTICA : 26 – SAMPIERDARENA
CODICE INFORMATICO DELLA STRADA – n°: 18900
STRUTTURA Non ha un nome titolato ufficialmente ad una persona; è quindi chiamato così genericamente, da sempre.
Non ha civici (classificato come i giardini: 0, X).
Teoricamente sarebbe per metà sampierdarenese, continuazione di via R.Pieragostini, e metà a Cornigliano - come via G.Ansaldo, in quanto i naturali confini territoriali tra le due delegazioni, corrono a metà del torrente. Ma fu sempre riconosciuto col nome della città vicina, perché sempre e solo da loro voluto, eretto e gestito.
Per erigerlo, si stabilì un consorzio, prevalentemente composto da patrizi quasi tutti villeggianti e commercianti corniglianesi, chiamato “Opera del Ponte” (poi “Masseria del Ponte”, e poi ancora alla fine del 1550, “Camperia”); questi provvide nelle prime decadi del 1200 alla erezione di un ponte in legno, che resistette negli anni. Questa istituzione ebbe lo scopo di far pagare un pedaggio e gestirlo assieme ai lasciti, sia per l’ammodernamento del ponte stesso che per altre opere di pubblica utilità (si legge all’art.2 dello statuto: “i redditi del patrimonio dell’Opera…saranno erogati sia in lavori pubblici a beneficio del Comune di Cornigliano Ligure sia a scopo di beneficenza ossia in soccorso dei poveri e degli infermi, ed a vantaggio dell’istruzione dei fanciulli poveri dello stesso Comune).
STORIA Negli anni attorno al mille, per i viandanti o le merci che provenivano dal nord (non ultimo il legname necessario per i cantieri navali), dopo aver superato la Bocchetta e scesi a Pontedecimo, il percorso verso il mare era preferenziale sulla riva di levante del torrente: giunti a Rivarolo potevano scegliere se attraverso il ponte - detto quindi “soprano” - per raggiungere Borzoli e proseguire verso la riviera usando il percorso della antica via romana Aurelia; oppure salire via Pietra e - dal Belvedere raggiungere Genova attraverso quello che poi diverrà colle degli Angeli. Oppure, meno frequenti se non per imbarchi, proseguire diritti ed arrivare alla marina in zona del Canto.
Già dagli anni attorno al 1100 si sentì il bisogno di costruire un nuovo ponte – detto per questo “sottano” - che permettesse un migliore collegamento delle due rive e le due marine, specie per i mesi invernali quando il torrente - non incanalato come ora, si riempiva di mille tortuosi rami più o meno impetuosi a seconda delle piogge. Si hanno documenti notarili di lasciti (uno e forse il primo, è del 1160, voluto da tal Fredenzone di Soziglia) a favore sia di un primo ponte che della chiesa-ospizio-ospedale dedicata a santa Maria, eretta sulla riva Corniglianese del torrente, con lo scopo di proteggere e risanare viandanti e pellegrini prima del loro ingresso sulla costa o in città. Dipendeva nel 1228 da san Siro; nel secolo dopo fu tutelata dai monaci Umiliati che ebbero in custodia anche il ponte; perdette i diritti ospedalieri nell’anno 1471 quando Papa Sisto IV chiuse tutti i similari ricoveri sparsi nei sobborghi per concentrarli-comprese le rendite- in Pammatone. Nel 1372 22 agosto, fa testamento in casa sua in SPd’Arena Franceschina q. Leone Ihacaria. Vuole...lasciare all’ospedale del ponte di Cornigliano un letto fornito, cioè col suo materasso, il suo cuscino di piume, due lenzuola e la coperta.
Si stabilì un consorzio, prevalentemente composto da patrizi quasi tutti villeggianti e commercianti corniglianesi, chiamato “Opera del Ponte” (poi “Masseria del Ponte”, e poi ancora alla fine del 1550, “Camperia”); questi provvide nelle prime decadi del 1200 alla erezione di un ponte in legno, che resistette negli anni. Questa istituzione ebbe lo scopo di far pagare un pedaggio e gestirlo assieme ai lasciti, sia per l’ammodernamento del ponte stesso che per opere di pubblica utilità (si legge all’art.2 dello statuto: “i redditi del patrimonio dell’Opera…saranno erogati sia in lavori pubblici a beneficio del Comune di Cornigliano Ligure sia a scopo di beneficenza ossia in soccorso dei poveri e degli infermi, ed a vantaggio dell’istruzione dei fanciulli poveri dello stesso Comune).
Da notarili si leggono: 1227, 20 settembre. Testamento di Oberto Bonizzo q. Ansaldo. Fra le disposizioni a favore di chiese ed ospedali ”...pro opere pontis de pulcifera s. (soldi) XX; ...”. Testimoni i suoi figli tutti D’Oria: “Obertus Aurie, Petrus Aurie et Nicolaus Aurie eius filii”.
Ed altrettanto 1227, 7 ottobre Disposizione finale di Giovanna q Michele Dondei .Vuole...Ponti pulcifere s.XX...
È del 1384, e continua relativo al 1385, un mastro di entrate ed uscite in partita doppia,con la registrazione del movimento di denaro che fu necessario per la costruzione del ponte (spese per le materie prime necessarie e per le giornate di lavoro. I massari furono Magnani Baruffi, Samuele Gentile, ed altri) e – in ottobre - cinque atti notarili riguardanti forniture di legname (da Perrinus de bochardo de langascho boscayrorius) ed altre - dal latino - incomprensibili incombenze (Cipollina-Regesti-pag.211).
Nel 1518 una piena del torrente, lo rese inservibile: i Padri del Comune di Genova ed alcuni nobili possessori di ville rivierasche, parteciparono con donazioni alla sua ricostruzione, in muratura (tra esse spiccano quelle di Orietta e Stefano Spinola, dei Pallavicino, dei Negrone; ma chi decise il futuro del nuovo ponte fu l’offerta del nobile Benedetto Gentile di Giovanni (il suo antico casato si chiamava Pevere, molto facoltosi ed arricchiti commercianti di spezie, specie quella da cui il nome. Essendo non numerosi, dovettero aggregarsi ad altre famiglie assumendo un nome comune, appunto Gentile. Lui in particolare, nato nel 1490 c.a era un uomo mite e religioso, tanto che tentò dapprima la via sacerdotale esercitando come chierico di camera al servizio della s.Sede; ma non sentendosi chiamato, tornò da Roma e decise abbandonare la tonaca per sposare Benedettina Fieschi, figlia del magn.co Paride (ricordata con grossa lapide nell’abbazia di Coronata), con la quale ebbe un figlio e divenne villeggiante nel borgo a noi limitrofo).
Il 2 gennaio 1547 iniziò la congiura dei Fieschi contro A.Doria, troncatasi sul nascere causa l’improvviso annegamento di GianLuigi Fieschi anima della rivolta. Il giorno 4 successivo, nel subbuglio generale, tutti i 400 nobili riuniti a palazzo ducale dovettero nominare il nuovo doge: fu lo stesso Doria a manovrare perché risultasse eletto il 57enne Benedetto Gentile in quanto uomo prudente, di pace e distaccato dall’ambizione di carriere sia religiose che politiche o militari, come occorreva in quei giorni di tensione estrema; e ciò anche se imparentato coi Fieschi, e con la duplice speranza di calmare gli avversari ed avere a capo una persona da poter guidare. Con soli 35 voti di scarto, vinse. Appena al governo, dovette superare due roventi problemi: uno fu l’arrivo di Filippo d’Austria (che poi diverrà Filippo II re di Spagna) ed anche, con lui ospite presente, una rivolta armata contro il seguito di Filippo perché alquanto tracotante e prepotente, con alcuni morti tra gli spagnoli. La pace fu fatta, recandosi insieme i due governanti alla s.Messa in s.Lorenzo. L’altro, erano i parenti trincerati nel castello di Montoggio ed assediati. Quando i Fieschi si arresero dopo 5 mesi, ordinò che 170 mine delle ingenti scorte di grano contenute in esso fossero distribuite ai poveri tramite i forni pubblici e 25 mine all’ospedale di Pammatone. Nel frattempo il Doria riuscì a far proporre ed accettare la legge del Garibetto, per la quale il potere si concentrava nelle mani della vecchia nobiltà. Rimase doge di Genova per un biennio fino al 3 gennaio1549).
Prima della fine del servizio di doge, ebbe a perdere l’unico figlio, annegato nel giovanile tentativo di attraversare a cavallo il Polcevera in piena. In memoria, e per risparmiare agli altri l’atroce sofferenza, corrispose il 25 gen.1550 in testamento una enorme donazione (20mila lire genovesi di allora) perché si erigesse a sue spese un ponte più largo, con una cappella votiva centrale dedicata alla Madonna nella quale celebrare una messa ad ogni festività della Madonna in suffragio di sé e del figlio, e sulla quale fosse posto il suo stemma e quello della moglie. Non poté vederlo finire, morendo il 3 febbraio 1555 a 68 anni e fu sepolto nella chiesa di san Benigno. Lasciò sua moglie, affiancata da due fiduciari, ad eseguire questa sua volontà
Così il ponte, già rifatto più volte in legno dal XII secolo, fu per la prima volta eretto in muratura: lungo 260 m, con 12 arcate. La sua presenza incentivò decisamente il passaggio verso la Provenza su questa strada, abbandonando la via alta della Pietra (salita V.Bersezio) ed il ponte di Rivarolo al Boschetto.
Nel 1579 una nuova piena, provocò nuovi gravi danni da limitarne la funzione.
G.B. Centurione fu incaricato dal Senato – non solo di lastricare le strade - ma soprattutto di rifare il ponte “che si era rovesciato”. Con un ingente concorso economico personale, fu pronto per il 15 ottobre 1581 al passaggio - proveniente da Voltaggio ed ospitata (“spesata dal Pubblico”) prima a Campi (palazzo Spinola Giovanni, cognato del principe GioAndrea Doria) poi a Fassolo - dell’imperatrice Maria (da 12 anni vedova di Massimiliano II d’Asburgo), ed il suo nutrito seguito.
Nel 1797 la nuova ventata liberatoria francese, creò le municipalità locali: nacquero così i comuni di Cornigliano e di San Pier d’Arena: il primo - tra le sue primissime delibere - si affrettò a precisare la proprietà della gestione del ponte, chiudendo provvisoriamente la Camperia.
Fanno data all’anno 1800 le vicende dell’assedio di Genova con Massena intrappolato dalle armate tedesche da terra, e dalla flotta inglese dal mare.
San Pier d’Arena ed il Polcevera erano idealmente il tracciato della ‘prima linea’ tra i tedeschi asseragliati in Cornigliano, Coronata e Rivarolo; ed i francesi entro le mura. Con SPdArena zona intermedia di scorreria. Così da Corsi e da Thiebault si narrano le battaglie: il giorno di Pasqua che fu alli 13 Aprile, (Corsi:) «...le navi inglesi erano di quà da Noli, é la più vicina verso Sestri; dal nostro porto sono usciti sei bastimenti armati, cioè una Fregata, un Pinco, la Bombarda, un grosso Felucone del capitano Lavezolo, due Feluche e si sono portate verso Sampierdarena, sono questi armati»...«in Polcevera, parimenti l’insorgenti fanno delle scaramucce cò Francesi ...queste scaramucce fanno argomentare, che li Francesi sono circondati da tutte le parti...».
23 aprile (3 floreale)...per Corsi: «si sente che li Tedeschi sono avanzati di qua da Cornigliano (quantunque da Francesi fusse stato rotto il detto Ponte di Cornigliano) avendolo o con tavole o con altro rimesso, oppure come è più probabile passati per la Fiumara, essendo quasi asciutta, avendoli preso quei pezzi di canone che, ivi avevano; dalla batteria della Lanterna, li tiravano delle cannonate verso Sampierdarena ove erano li Tedeschi, essendo dalla batteria della Lanterna gli Francesi; si dice che in quest’attacco abbino fatto da 600 Francesi compreso quella poca Truppa Genovese che ivi era, e che de Tedeschi possano essere rimasti 570. Ghe poi il partito Francese, il quale vuole, che gli prigionieri Tedeschi siano 1000 e li Francesi 200 questo è di certo, che sono più li Francesi, e per la paura che non entrino in Città, hanno alsato il ponte levattojo all’avanzata della Lanterna. L’insorgenti parimenti si avanzavano da Teglia, per venire anch’essi in Sampierdarena, ma il forte delle Tenaglie, li fgacevano fuoco sopra. Le navi inglesi erano vicine al detto borgo di Sampierdarena, ed hanno mandato un battello, a parlamento, che subito avuta la risposta (non si sà di cosa abbi parlato) si è veduto partire d’importo tutti li Corsari genovesi e Francesi, e andare al passo nuovo della Lanterna». Per Thiebault «Ai 3 floreale il nemico tentò di sorprendere le truppe che doveano difendere Sampierdarena. Il suo piano, ingegnosamente ideato, fu con ardore eseguito, ma il valore francese e la presenza di spirito fecero riuscir questa impresa a gloria delle nostre armi. Alle 8 del mattino, una gross’ora avanti giorno, il nemico fece passar la Polcevera a tutto il reggimento Nadasti, che sfilò tra Sampierdarena e Rivarolo; tagliò con questo movimento dalla 3. e 25.leggiere, postate a Sampierdarena, la 5.leggiera che guardava Rivarolo; sorprese il primo battaglione della 3. e il 1. e 3. della 25 leggiera, e li rigettò sulle alture e sulla lanterna, e profittò di questo momento di vantaggio per prendere a rovescio il 2. battaglione della 25 leggiera postata sulla marina. Il colonnello Nadasti ed un aiutante di campo di Melas aveano già fatti prigionieri tre ufficiali di questo battaglione, quando Cassagne col 1. e 3. battaglione della 25. leggiera caricò il nemico (con questa manovra gli Austriaci erano pressoché arrivati al ponte levatoio dell’avanzata della Lanterna, e stavano per tagliarne le catene quando furono caricati dai francesi obbligati a ritirata. Tra le fila francesi si distinse il cittadino Giuseppe Spinola, tenente dei cannonieri Liguri, che rimase ferito ad una coscia). Nadasti sconcertato da questo movimento dimandò al comandante Chodron della 25. leggiera la strada più corta per riguadagnare il ponte di Cornigliano (Chodron era stato catturato e spogliato dagli Austriaci dei suoi preziosi. Gli ufficiali di Nadasti quando si furono visti catturati lo pregarono di non riservare loro lo stesso trattamento ed alcuni offersero spontaneamente il proprio orologio. Ma il capitano Chodron rifiutò l’offerta e, ad uno che esclamo le scuse afferando di aver perso la testa, rispose fiero”chi può perdere la testa per altro che per una palla di cannone, non è fatto per essere ufficiale”). Questi con un artifizio suggeritogli dalla sua presenza di spirito, gli mostrò un sentiero a traverso di un giardino. Il colonnello vi si gettò; ve lo seguirono 450. uomini, e appena vi furono entrati, li Cittadini Mougenot capitano e, Henrion tenente, Gautheret sottotenente, e Boulogne cacciatore della medesima mezza brigata, s’impadronirono della porta e gridarono: abbasso le armi! Chodron cambiando di personaggio disse tantosto: signor, ora siete voi, che siete miei prigionieri. Il nemico lasciò in Sampierdarena 60. morti; noi perdemmo 40. uomini presi e 35. tra morti e feriti. Il capo brigata Goudinot, che comandava la 25., essendosi troppo avanzato per riconoscere il nemico fu preso al principio dell’azione; ma al dimani fu cambiato col colonnello del reggimento Nadasti».
Altri ‘passaggi’ di truppa avvennero il 7 fiorile (27 aprile) quando Massena inviò 2 battaglioni in ricognizione verso Cornigliano passando il Polcevera verso Rivarolo, adottando un falso attacco dalla foce del torrente. La manovra riuscì e fornì a Massena importanti informazioni sullo schieramento nemico.
L’inverso successe il 10 fiorile, sotto pioggia battente, con gli Austriaci che attaccarono la città da più parti (conquistando i Due Fratelli); in particolare passarono il Polcevera e respinsero sulle alture il 1. battaglione a difesa (attaccato anche dal mare, nella vana speranza che il popolo si ribellasse); ma il capitano Godinot riorganizzati i fuggitivi ed unendoli al 3.battaglione, contrattaccò, rigettando le forze austriache oltre il torrente dopo aver fatto perdere loro molti uomini in morti, feriti e 20 prigionieri.
Altri analoghi tentativi nei giorni successivi, non ebbero eguale risultato positivo; quella dell’12 fiorile (2 maggio) fu poi tra le peggiori per diserzioni, per l’uccisone di vari ufficiali tra i quali il gen. Fantuzzi, e ferimento del Foscolo, ecc. Questo favorì gli austriaci che fortificarono vieppiù la zona di Coronata.
Le notizie si accavallavano: scoraggianti quando dicevano che i nemici avevano ricevuto rinforzi; incoraggianti quando segnalavano la partenza della cavalleria, sinonimo dell’arrivo dei soccorsi.
Ai 18 fiorile (8 maggio), verso le dieci del mattino, la flottiglia Napoletana, arrivata il giorno 17, cannoneggiò e bombardò Sampierdarena.
Più famosa, la pace avvenuta a metà ponte, seguente la resa francese del gen. Massena (duca di Rivoli e principe di Essling nonché maresciallo di Francia; da Napoleone definito “il figlio prediletto della vittoria”) all’austriaco (viene descritta sotto, alla cappella).
Le vicende storiche della restaurazione del ponte, portarono al ripristino dell’antica istituzione nel 1828, dopo una breve amministrazione di Marcello Francesco Durazzo.
È normale intendere che la larghezza del ponte fino a quest’epoca fosse di poco superiore ad una corsia, transitata solo da carriaggi, generalmente a senso alternato come vale per quasi tutti i ponti antichi.
Solo nel 1842 si provvide ad allargarlo e ad allungarlo con la costruzione di nuove arcate agli estremi, essendo entrato a far parte delle competenze della Provincia. Le cose precipitarono verso la fine del 1800 (statuto del 1881), quando la Provincia - a cui competeva tutta la struttura viaria della zona - si trovò con il ponte che strozzava e rendeva insufficiente la viabilità, in un momento di massima espansione commerciale ed industriale verso l’estremo ponente e la Francia. Iniziò una lunga lotta per diritti di proprietà della Camperia e del comune di Cornigliano (amministratore fu Gustavo Dufour, il quale scrisse: «è la fine di una gloriosa istituzione che datava dal 1180 ed aveva una storia interessante! Non era solo di beneficenza,… ma anche di edilizia, sussidiava l’asilo infantile…, la chiesa in costruzione, la filarmonica») contrapposti alla Provincia (Ente municipale di Assistenza), e relativi progetti con prospettive future diverse.
1906 ponte in legno, provvisorio dal ponte, nel 2013
Solo nell’aprile 1901 fu raggiunto un accordo definitivo: la Camperìa finì di esistere come proprietaria del ponte, ma continuò la sua azione assistenziale (un regio decreto del 22 sett.1903 confermò il riconoscimento giuridico che ha avuto l’Opera Camperia del Ponte di Cornigliano in tutti i passati governi della Liguria; nel 1930 era ancora registrata nel censimento delle istituzioni di beneficenza genovesi) la Provincia ebbe l’incarico del progetto che venne affidato al suo un tecnico l’ing. Camillo Pampuri che previde miglioramento della viabilità con demolizione del vecchio ponte, ricostruzione in muratura del terzo nuovo - allargato a 20 m. ed allungato a 713 m., con 5 luci -, ristrutturazione delle strade di accesso da ambedue i lati (dalla nostra parte, rifacimento ed allargamento della strada dal Ponte alla Crociera (incrocio tra via san Cristoforo (via Degola) e via Garibaldi (via Pacinotti)), e costruzione di una palazzina daziaria ovviamente al di qua del ponte - per ragioni di antichi, forse superati ma ancora in atto diritti di proprietà e quindi priorità, che danno ragione a Cornigliano anche di appropriarsi del nome
Nel 1904 (alcuni dicono nel 1903), come da progetto, il vecchio ponte fu dapprima affiancato da un nuovo provvisorio in legno (a doppia corsia, su cui passava il tram e che poi venne eliminato nel 1910), e poi demolito a colpi di mine e di picconi. L’anno dopo la società anonima Cementi Armati, iniziò i lavori di ricostruzione (i terzi, che memoria ricordi). Per successivi scontri e defezioni della società costruttrice, i lavori vennero ultimati dalle imprese Cozzani e Cooperativa Scalpellini: il 12 nov.1907 si eseguirono le prove funzionali a cui seguì una parziale apertura della carreggiata; solo il 28 mag.1908 con grandi festeggiamenti e benedizione dell’arcivescovo di Genova, il ponte fu aperto completamente.
Il Pagano 1912 segnala nei pressi quattro imprese trasporti (in riferimento alla vicina stazione ferroviaria di PV=piccola velocità): Boccardo Giacomo; f.lli Meirana; Grosso Luigi; Grosso Andrea (tutti e 4 presenti nel Pagano/1920 ed assenti nel /21).
1918
1977
Nel maggio 1999, ulteriore rifacimento, durato un anno e mezzo: costruita ai due fianchi un’ulteriore corsia di allargamento, prima quella a monte e poi (inizi maggio 1999) quella a mare (sia per garantire la continuità del traffico, che poi per il collegamento con le neonate vie lungo il torrente e dentro la Fiumara), il ponte è stato nuovamente demolito e ricostruito (a nov.1999) più alto di circa un metro. La staticità del nuovo ed ultimo ponte, fu collaudata a fine gennaio 2000 con sofisticati misuratori facendovi sopra un carosello di due squadre di otto camion carichi; ed infine inaugurato il 26 febbraio 2000 alla presenza del vicesindaco C.Montaldo, A.Merella ass. traffico, L.Tagliatti presidente della Circoscrizione di Cornigliano (Medio Ponente) (non è citata quella del nostro rappresentante Minniti: c’era ?). I parapetti del nuovo ponte propongono lo stesso disegno a rettangoli floreali che esisteva prima.
1998 – allargamento lato nord
anno 2000
Una modesta CAPPELLETTA posta sul lato nord alla metà del ponte, quadrata, dedicata alla Vergine, come già scritto sopra fu edificata per volere del doge Benedetto Gentile (1480-1555): fu iniziata nel 1592 e completata solo nel 1602, da Paolo Batista Interiano che donò anche la statua Madonna genuflessa posta nella cappella (col Gazzettino S. non concordano le date: pone la statua del 1505 e la cappella del 1538).
Il 4 giu. (15 pratile) 1800, alle ore 9, dopo 60 giorni di blocco e 45 di assedioil gen. Massena (duca di Rivoli, principe di Essling e maresciallo di Francia, accompagnato dal segretario cittadino Morin, dall’aiutante gen. Andrieux e Reille, e dai rappresentanti genovesi del governo (i cittadini Durazzo, Grecco e Corvetto: di essi poi, solo l’ultimo fu ammesso alla trattativa)) scese a patteggiare con i vincitori dell’assedio, il gen.Ott (austriaco, comandante le truppe terrestri), milord Keith (comandante della flotta inglese nel Mediterraneo) il commissario De Best (a nome dell’imperatore austriaco ed inglese), il gen. San Giuliano (incaricato della parte politica). Ciascuno, con solo due aiutanti, massimo tre.
Attorno ad un tavolo con sei sedie (tre rimasero così in piedi) posto davanti alla cappella, si stabilì sulla resa (non fu accettata la parola “capitolazione”); sulle modalità dello sgombro degli 8.110 soldati, compresi feriti e convalescenti, sull’onore delle armi compresi i cannoni trasferiti dalle navi inglesi in terra francese di Antibo (accettato); sulle clausole punitive poste nei confronti di Genova e del Popolo Ligure, (annullate. Ritenuti neutrali, sarà rispettata l’indipendenza e nessuno potrà fare cambiamento di governo in essa; nessun ligure che eserciti funzioni pubbliche potrà essere inquisito né molestato; gli abitanti potranno comunicare e commerciare con le due riviere); sulle mire degli inglesi di appropriarsi di tutta la flotta ospitata nel porto (parzialmente salvata). Clausola aggiunta prima della firma: la porta della Lanterna, ‘ov’é il ponte levatojo, e l’entrata del porto’ saranno consegnati ad un distaccamento della truppa Austriaca ed a due vascelli Inglesi, oggi 4 giugno a 2 ore dopo mezzo giorno.
Da troppo tempo Massena non aveva notizie dalla Francia; aveva promesso resistere fino ad aprile e si era a giugno, al limite della resistenza e senza più scorte; ma ancora rosicchiò le ore del giorno sperando di riceverne per poter mandare all’aria la trattativa: così solo alle 19 (Thiebault scrive alle ore 14) firmò l’atto di resa, ponendo il nome sotto quello degli assedianti, il barone austriaco ed il lord inglese; ed a notte si imbarcò verso Nizza mentre i soldati uscivano dalle mura e sfilavano serrati lungo la via di San Pier d’Arena, dopo quattro mesi di lotta: erano morti oltre 5 mila soldati e circa 13 alti ufficiali e circa quindicimila civili (per guerra, fame, tifo, suicidi e congiure). Sul lato della cappella fu posta una lapide con uno scritto dettato dal prof. Rebuffo, ricordante che “qui il generale Massena - IV giugno MDCCC - più da vincitor che vinto - capitolò col tedesco“. La vittoria di Massena consistette nell’esser riuscito a trattenere in Liguria un’ingente forza nemica, impedendone l’impiego dove poi Napoleone colpì vittorioso. Con l’ingresso in città dell’imperiale Reale Reggenza provvisoria austriaca, e con l’apertura ai rifornimenti di viveri, la vita nel borgo presto tornò alla normalità, anche se alcuni esponenti filo-francesi furono arrestati e qualcuno anche fucilato: a San Pier d’Arena fu passato per le armi l’anziano cittadino Trucco, in quanto Presidente di una commissione francese; ma solo dieci giorni dopo, Napoleone vincendo la battaglia di Marengo, costrinse gli austriaci sconfitti a riuscire dalle mura, attraversare il nostro borgo e rientrare addirittura oltre il Mincio. Comunque, nel 2012, la lapide non c’è più.
Nel 1815, seguito da numerosi fedeli, si raccolse in preghiera papa Pio VII.
Martellucci pone un restauro del ponte -con demolizione della cappelletta- nel 1825, ad opera del governo sabaudo che in quell’anno restaurò ed ingrandì il ponte; penso si sbagli e che l’evento sia riferito a quanto è qui subito dopo descritto, però ben 75 anni dopo.
Nella demolizione del ponte del 1903-4, questa cappella andò ovviamente distrutta (l’effige della Madonna venne custodita a Cornigliano, mentre gli interni della cappella, una statua del doge committente ed una lapide scritta in latino, furono portati a palazzo Bombrini). Ricostruito il ponte, iniziò un’aspra contesa nei confronti della Provincia che non aveva previsto la riedificazione della cappella: la contesa andò per le lunghe, anche per tribunali, finché nel 1918 si dovettero modificare alcune strutture portanti per sopportare il peso - non previsto sul bordo a monte - della nuova cappella che pur tuttavia fu riedificata diversa dalla precedente, in stile del primo novecento, con la porticina in ferro battuto e la scritta in alto “Ave Maria”.
A quei tempi si insegnava segnarsi e per gli uomini anche scappellarsi, passando davanti all’edicola; rappresentava un attimo di riflessione per gente sempre più frettolosa e distratta.
Nuovamente nel marzo 1998 fu abbattuta: la sera di sabato 31 magg.97 sotto un cielo stellato che rese suggestiva la cerimonia organizzata dalla parrocchia ‘Dei santi Andrea ed Ambrogio’ di via Bellini; dopo il rosario, in processione la statua fu ritirata dalla sua nicchia e portata nella chiesa; nella notte piovve a dirotto da quasi allagare la città: le “lacrime della Madonna”, è stato detto.
Esemplare è stato il grido di protesta di Vito Elio Petrucci “Emmo scorrïo a Madonna ch’a l’ha sarvòu Zena! …Pe fa passâ quattro macchine… cancellâ quella pagina de stoja, quella firma de Massena, quella paxe pagâ co-e lacrime, quella Madonna a-a quae e sposae portâvan o loro masso de fiori! Quella Madonna (che ho imparòu da mae mammà a salutâ, magari a forsa de pattoin, quand’ëa figgieu, e che ho salutòu de longo, anche quande mae mammà a no ghëa ciù ) l’ha cancellâ un impiegòu co-e mëze maneghe, nasciùo chissà dove, pe fâ spassio a de macchine, e neuve Madonne da gente d’ancheu…”.
A fine febbraio 2000 era però di nuovo al suo posto, eguale a prima anche se ‘ricostruita’, pare con un marmo rifatto perché marcito ed altri due nuovi a memoria degli ultimi avvenimenti (erezione e restauro).Dopo quest’ultimo rifacimento, un altro geniale dipendente comunale - dando precedenza alla regolarità dello spazio da un lampione all’altro iniziato dalla sponda destra, anziché centrare la cappella nello spazio d’apice del ponte ne ha posto uno asimmetricamente proprio quasi di fronte alla cappella: lo spazio tra i lampioni è così conservato, ma quello nel cervello di quell’architetto rimane miseramente vuoto, comunque si chiami.
A lei si attribuisce aver protetto il ponte dai bombardamenti dell’ultima guerra: mirato più volte, non furono mai capaci di distruggerlo. Da prima dell’ultima guerra avevano cura di essa alcuni parrocchiani volontari (vengono ricordati i sigg. Pasquale Buzzone detto Pasquin, la moglie Pace ed i sigg. Verdiani e Solari - quest’ultimo soprannominato ‘o garsonin’-); dopo loro le chiavi passarono in consegna a Carli Adriano.
Sul davanti ai due lati, due lapidi: «ERETTA – NELL’ANNO 1550 - DA – BENEDETTO GENTILE – DOGE – DELLA REPUBBLICA – DI – GENOVA»; « A MARIA – MADRE DI MISERICORDIA – DA – POPOLAZIONE DI CORNIGLIANO – CON AMORE FILIALE – RICONOSCENTE – RESTAURÒ – GIUGNO 1978».
BIBLIOGRAFIA
-A Compagna-Bollettino soci- 2/98.4
-Archivio Storico Comunale
-A.Sconosciuto –Il Ponte di Cornigliano-opuscolo
-A.Sconosciuto-Vecchia Sampierdarena e Cornigliano-Valenti-foto 35 e 36
-Bargellini M-storia popolare di Genova-Monni.1870-II vol.-pag622
-Bonzano U.-l’osteria della Meliana-NEG.2002- pag.40
-Casoni F.-Annali della Repubblica di Genova-Casamara.1800-v.IV-p.129
-Costa B.-I Dufour-Erga.1999-pag.129foto del 1903
-Dolcino M- I misteri di Genova-Pirella.1976- pag.52
-Gazzettino S . 9/77.5 + 5/78.1 + 6/78.3 + 8/81.7foto dazio + 7/94.3 + 6/97.13foto + 7/98.7foto + 7/90.3
-Genova, rivista municipale : 1/31.46
-Levati PL.-Dogi biennali-Marchese&Campora.1930-vol.I-pag.52
-Martellucci V.-Evviva Sampdoria- n°6/1988-pag.4
-Novella P.-Strade di Genova-Manoscritto bibl.Berio.1900-pag.33
-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-pag.492
-Polonio V.-l’amministrazione della res publica-SLSP.n.91-v.I-pag.315
-Ronco A.-Genova tra Massena e Bonaparte-Carige. -pag.188-193
-Ronco A.-L’assedio di genova del 1800-Sagep.1976-pag.200.207
-Ronco A.-Genova tra Massena e Napoleone-Sagep.1988-pag. 80foto40
-Thiebault P.-Giornale delle operazioni militari
dell’assedio...-CdLibrai.07