CASTELLI                                                 via Agostino Castelli

 

                                                  

 

TARGHE: San Pier d’Arena – via - Agostino Castelli – mazziniano

 

angolo via A.Cantore

 

  angolo via N.Daste

 

angolo via Buranello

 

 

QUARTIERE ANTICO: Castello

 da MVinzoni, 1757. In rosso villa Doria-Franzoniane; giallo villa Crosa; celeste villa Grimaldi-Gerace; fucsia, via NDaste

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2748  CATEGORIA 2

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   14240

UNITÁ URBANISTICA:    26 - SAMPIERDARENA

       

1960                                                          Da Google Earth 2007 fucsia, via .                       .                                                                                       G.Giovanetti; giallo, via N.Daste.

CAP:   16149

PARROCCHIA:   s.Maria della Cella

STORIA:   Prima dell’anno 1850 e della ferrovia, la strada non esisteva ed il terreno era di privati -localizzato nella ‘regione –o rione- del Comune’- e si estendeva dalla via Comunale (via Daste) al mare, coltivato ad orti, vigneti e giardino.

   Non concordo con Lamponi quando afferma che la strada è stata aperta nei giardini di villa Crosa: la strada risulta a spese dei giardini della proprietà a ponente dei Crosa, allora del mag.co Francesco Grimaldi di Geraci (attuale via Daste 24). Questi terreni, dal limite dei Crosa, arrivavano alla facciata occidentale della propria villa ed estesi verso il mare.

Dalla carta vinzoniana (1757) la villa della famiglia dei “mag.ci Crosa” è posta sulla strada Comunale (via Daste) ed il suo giardino era molto stretto -fiancheggiando a ponente vico sant’Antonio ed a levante il limite stesso della costruzione- ed era anche  breve perché neanche sbucava ove è via San Pier d’Arena avendo specularmene lo altrettanto stretto giardino della villa Cambiaso (ex Pretura) affacciata sulla marina. Cento anni dopo, nel 1847 circa -dai rilievi degli ingegneri incaricati dell’esproprio per erigere la ferrovia, la villa Crosa appare di proprietà di Bartolomeo Parodi fu GB (che occupava  in base ai loro rilievi  anche la villa Cambiaso, ed il terreno era usato solo a giardino di confermate dimensioni limitate avendogli sottratto una superficie di m.19x19, quindi 20-30 m. di larghezza circa).

Lo spazio a ponente dei Crosa -in quella data 1847- apparteneva a Pasquale Dellepiane fu Antonio coltivato ad orto e decisamente più vasto vedendosi sottrarre dalle ferrovie ben 1008 mq.; la proprietà era ancora immodificata rispetto quello dei Geraci: era estesa a forma di L speculare (perché proseguendo la strada a ponente, la villa Centurione (aperta sull’attuale via Daste,28) aveva dei giardini assai limitati  che non arrivavano al punto di passaggio della ferrovia). 

Subito dopo eretto il viadotto -appare in uno spaccato di tracciato ad uso ferroviario- che il sottovia che schiude la nostra strada  verso mare, veniva riconosciuto col nome di ‘sottopasso Dellepiane’ perché egli possedeva officine o depositi a levante del sottopasso stesso. Pertanto la strada è interamente a spese del Grimaldi poi Dellepiane (nella parte più vicina alla ferrovia la proprietà di questi due, si allargava verso ponente sino a confinare con quella di  Aretina marchesa Pallavicini del fu Lamba Doria che abitava la Serra-Monticelli (via Daste, 34) che, a sua volta confinava a ponente con la crosa della Cella).

   La strada nacque quindi dopo il 1930 quando proprietario dei terreni non sappiamo chi fosse, forse gli eredi Dellepiane ma presumibilmente era già in mano ai fratelli Galoppini. E seppur nata in territorio privato,  fu conservata ad uso pubblico per la necessità da parte degli operai di raggiungere le fabbriche aperte su un lato (e svagarsi, sui prati di fronte alle officine ove ora i civv. 2 e 4). 

   Ancora nel 1933 era chiamata “via privata san Benigno”, collegante via Vittorio Emanuele  (via G.Buranello) con via generale Cantore (via N. Daste);   ed era di 4.a categoria, con i civv. 2 e 4.

   Nel tratto a nord della strada, fino ancora a questa data  salita Salvator Rosa terminava direttamente in via N.Daste; l’apertura di via A.Cantore, tranciò la parte distale della salita   lasciandone  solo un pezzetto,   a  mare  della stessa grossa arteria;  questo breve tratto fu poi allargato  e  perdendo il nome originale, venne inglobato in via A.Castelli (rimane compreso tra  due palazzi eretti ai lati, il cui portone si apre in via Cantore. Di questi, l’ultimo fu terminato nel 1972; da allora -per due anni sino a fine 1974- questo pezzo di strada (ex-sal.Inf.SRosa, e non ancora via Castelli) rimase chiuso al traffico  veicolare mediante una catena posta dalla soc. edile Sant’Antonio che l’aveva avuta in concesione per edificare, al fine di riconcordare il passaggio di proprietà, al Comune. Tutto fu ottenuto poi, con lo scambio di poter costruire in salita S.Rosa).

   Divenne intestata come oggi nel 1940 (ma nel Pagano di quest’anno, non c’è ed è presente come via privata s.Benigno -vedi) e deliberata definitivamente dal commissario prefettizio il 24 mag.1944.

   Da tanti, è conosciuta come piazza Galoppini, nome risalente agli anni 1930, non ufficiale nella toponomastica cittadina e quindi a solo uso popolare,  legato alla presenza nella strada dell’omonima fabbrica di recipienti di latta per conserve alimentari, e che rilevava (non sappiamo se con altri intermediari) le proprietà Dellepiane. La fabbrica, il cui lungo edificio ancora delimita il lato ad est della strada, appare  ancora funzionante negli anni 1960, i cui titolari erano appunto i fratelli Galoppini                    (fiancheggiava lo stabilimento Diana, posto sia a monte che parallelo ad est fino al vico Stretto sant’Antonio). Ed era ‘piazza’ perchè non esistendo i civv. 4 e 6, era tutto uno spiazzo, dalle ferrovie riconosciuto come ‘piazzale privato Galoppini’ lasciato libero al defluire dei tanti operai verso le vicine  trattorie ed osterie o per giocarci; e per le ferrovie, il sottovia ferroviario divenne anch’esso ‘f.lli Galoppini’.

                     

carta del 1887 – al posto del civ. 1 la fabbrica       anni 80, con catena

di  sapone di Oneto GB. Archivio di Stato                                                                

STRUTTURA: strada comunale carrabile. Collega via G.Buranello con via A.Cantore; con senso unico viario (già dal 1984 si chiedeva l’inserimento del senso unico) favorevole per chi viene dal mare, anche se deve voltare a sinistra in via N.Daste, perché il breve tratto tra via ACantore e via NDaste è senso unico in opposto.

   Appare lunga 157,16 metri e larga 11,87; ha un solo marciapiede largo l,85, ma per un tratto di soli 65 metri.

   Nella parte a levante, è utilizzata a libero posteggio auto.

   È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera

 

 

anno 1979                                                     anno 1975

  

anno 1976 circa, prima dei restauri                                             e dopo; in estauro villa Crosa

 

CIVICI

2007:  NERI   = da 1 a 7 (mancano 3 e 5)   e da 2 a 4 (compreso 2A)

           ROSSI =  da 1r a 23r (compreso 7a)  

                           da 2r a 58r (mancano 14, 42, 44r; compresi 14ABCDE, 16AB, 22A, 26A)

               

===civ.1: vecchia costruzione, di tipo popolare-operaio, senza decorazioni né terrazzi,  della fine dell’800. Nelle scale, tipiche ringhiere in ferro battuto. Al primo piano una palestra.

===civ. 6: costruito dopo il 1935, quindi con decorazioni tardo liberty detto ‘modernistico’; il sottotetto era decorato con affreschi che si stanno cancellando; nel piano terra (anche del civ.4), per anni vi furono ospitati uffici delle PPTT; ed ancora negli anni 1960 ospitava l’Istituto Palazzi tecnico-commerciale per geometri e scuola media (erroneamente nel Pagano/1950 si conferma l’istituto al civ. 6 ma scrive ‘palazzo Grimaldi’).

=== civ. 9-11*** ospitava lo stabilimento Galoppini e parte di quello Diana. Non esistendo i palazzi di fronte, nel largo prato-spiazzo andavano gli operai –nell’intervallo mensa- a giocare e prendere aria.

Ancora nel 1942 i fratelli Diana oltre a produrre lavorati del latte (con sede in via Buranello), qui in via Castelli lavoravano il tonno (cotto a vapore ed inscatolato sott’olio; nella villa di via Daste abitavano. A metà 1974 la ‘Diana spa’ chiuse la produzione perché impossibilitata a far fronte alla concorrenza più moderna). Negli anni 1979 fu progettato utilizzare il terreno per costruirvi un nuovo centro postale (che poi venne realizzato in via U.Rela).

===Dal lato a ponente offre il fianco la villa Grimaldi di Gerace che si apre in via Daste (nel dopoguerra, essa fu ristrutturata ad appartamenti conservando dell’antica villa solo l’aspetto esterno). 

 

la villa Grimaldi di Gerace 

===civ.   lo studio del notaio Morello, uno dei più noti sulla pizza essendo di seconda generazione (lo era anche il padre, molto conosciuto).

=== civv.15r e 17r:  ristrutturati nel 1998-2000 con rifacimento del tetto e pittura della facciata, con tendenza a conservare l’antico aspetto dell’immobile che possiede le caratteristiche del primo 1800 e forse anche antecedente. Da molto prima (tipo 1890) ed ancora ai tempi dell’opificio Diana e Galoppini, Stefano Ercole detto “Steva” gestiva una osteria-trattoria ove andavano a mangiare gli operai

 

DEDICATA Al repubblicano, nato a Sestri Ponente il 13 ott.1822 da Pietro e da Maria Gaggero, di umili origini e lavorante come cocchiere presso i conti Benedetti di Barcola a Lerici.

   A 27 anni, a casa dei suoi di Lerici, partecipa ad una contestazione popolare contro la monarchia, dopo la sconfitta di Novara: viene segnalato come ‘uno dei più esagitati’, facendo aprire un dossier su se stesso..

   Se da questo incontro non ebbe conseguenze, nel 1852 dovette trafserirsi a Genova per sottrarsi ad un mandato di cattura, che fu applicato  nel 1855 quando fu arrestato per sedizione e per aver sobillato dei militari contro la politica del re, contro la spedizione in Crimea e facendo propaganda a Mazzini: trascorse quattordici mesi nella prigione di San Pier d’Arena.

Poi, al processo, fu assolto.

    Divenuto rappresentante della Confederazione operaia genovese, aiutò (1857) ad organizzare sia la spedizione di Carlo Pisacane (alla quale non partecipò per un banale disguido non precisato); sia una insurrezione genovese: ambedue fallite per impreparazione del popolo a simili avvenimenti ed ideologie (1857). Fu condannato –per sedizione- nel febbraio 1858 - in contumacia - a 12 anni di lavori forzati:  così fu costretto a fuggire a Lugano e poi a Londra essendo ricercato in patria.

    Fuori Italia, ebbe diretti contatti con Mazzini, che lo aiutò a trovare un lavoro presso un cubano come domestico, e nel frattempo a volte lo incaricava come collaboratore politico per sue attività. Di probabile temperamento iperattivo, si allontanò dall’amicizia stretta con Mazzini non condividendone la prudenza e la tolleranza dei Savoia mostrandosi sempre intollerante ad appoggiare qualsiasi lotta di indipendenza promossa dai reali torinesi. Le sue idee repubblicane erano esasperatamente ritenute indispensabili per il popolo dal cui ceto sociale proveniva.  Coerentemente, appena rientrato in Italia a seguito di una amnistia (1860), cercò di partire con Rosolino Pilo, ma ne fu impedito per malattia; Partì per la Sicilia inquadrato nella brigata Castel Pucci ma prima di combattere si dimise rifiutando contribuire o collaborare con la spedizione dei Mille ritenendola troppo favorevole ai monarchici. Mazzini si arrabbiò molto per questi suoi fatti, concentrando il proprio pensiero nella frase «pensano più a se stessi che alla cosa da compiersi»

Si fece inviare a Roma con il Giannelli, per informarsi su possibili prestiti e valutare la possibilità di creare un Comitato democratico e malgrado vari pericoli affrontati, riuscì a compiere la missione.

   Comunque, stemperata l’intransigenza garibaldina, fu con lui a Sarnico ove fu arrestato; ma lo ritroviamo a fianco di Garibaldi in Aspromonte, senza rinunciare agli ideali repubblicani che continuò a propagandare sino alla sua morte, avvenuta precocemente in Genova all’ospedale di Pamattone il 31 dic.1864.

Qualche testo lo segnala come Castello: anche il Dizionario Biografico degli Italiani scrive Castello.

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale Toponomastica -  scheda 990

-AA.VV.annuario-guida archidiocesi- ed./1994-pag.392—ed./02-pag.430

-AA.VV.-Enciclopedia dei liguri illustri-Erga.1970-III-93

-AA.VV.-Dizionario biografico italiani-Istit.Encicloped.Italiano

-Gazzettino S.  :  4/72.7  +  5/74.3  +  1/75.5  +  9/79.1   +  8/84.5

-Lamponi M.-Sampierdarena- LibroPiù.2002- pag.56

-Pagano/1933-pag.244--/40-pag.241--/50-pag. 215--/61-pag.443-579

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Ge.-Tolozzi.1985-II-pag.398

-Poleggi E. &C-Atlante di Genova-Marsilio 1995-tav.34

-Stradario del Comune di Genova, edito 1953-pag.45

 

non citato Enciclopedia Motta e Sonzogno né TuvoCampagnol