CAIROLI                                     via Adelaide Cairoli

 

TARGA: via - Adelaide Cairoli     ---    strada privata

                                              

                                        

 

  QUARTIERE ANTICO: Mercato

 da MVinzoni, 1757. In fucsia, antico e moderno inizio di salita Belvedere; rosso, ipotetico tracciato di via A.Cantore; celeste corso AMartinetti

 

N° IMMATRICOLAZIONE:   2737

                   

Da Annuario pagano 1961                              Da Google Earth.2007 in rosso, via A.Cantore;

                                                                       giallo corso L. Martinetti; fucsia via N.Ronco.

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°:   09880

UNITÀ URBANIST ICA: 27 BELVEDERE

CAP:   16149

PARROCCHIA: NS del ss.Sacramento (nel ’61 era di S.M.della Cella)

STORIA:  nello stradario comunale del 1910, essa appare già così intestata: ‘da corso dei Colli verso la proprietà Moro’ (non e chiaro chi era questo Moro: se il solito dell’olio o altri; se occupante l’officina che è ospitata nel fondo interposta con corso Martinetti o se proprietario dei terreni ove furono costruiti i palazzi popolari tipici degli anni seconda metà ottocento); il Novella (1900-30) la cita distaccantesi da corso Dante Alighieri.

   Nel 1927 era classificata di 5° categoria, ed eguale nel 1933; nel 1950 era migliorata alla 3.a categoria.

STRUTTURA

   Strada che si apre verso levante,  all’inizio di corso L.Martinetti; ed in fondo è chiusa.

   Lo spazio stradale, delimitato dai palazzi ai due lati, è diviso a metà da un muretto longitudinale. La nostra strada, privata, è la metà a monte che poi curva a 90° per terminare in uno micro-slargo nel retro del grosso palazzo ove si aprono i tre portoni.

La metà a mare, che sfocia in fondo in via N.Ronco, fa parte di corso Martinetti che ha i suoi primi due civici neri dispari in questa rientranza stradale. Il muretto serve a delimitare la proprietà privata da quella comunale; le due procedono verso est  gradatamente sempre più slivellandosi in due diversi piani stradali

   Consentito il traffico veicolare in doppio senso ma, per ristrettezza, è unitransitabile.

CIVICI

2007= NERI   =dal 2 al 6

           ROSSI = dal 6r al 30r (mancano dal 2 e 4)

  Dal Pagano/1921 al civ. 8-10 (rossi), in angolo con corso dei Colli, inizia la presenza della filiale locale delle acciaierie Poldi, diretta dall’ing. Pizzigoni P.; /1925-33 la stessa, ma al civ. 10-12r, diventa ‘soc.an. ing. Pizzigoni P. interessata all’acciaio Poldi’ (la via principale allora si chiamava corso D. Alighieri).

Nell’ultima data c’era anche  la fabbrica di mobili in legno (venduti in via della Cella) di Ambrosini Annibale  

Nel 1940 è citata da corso dei Colli con tre civici rossi, 8r=un falegname (Lombardi GB); e 10r, 20r due maglierie.

 

   Civici neri sino al 6. Sino al 1960 esisteva anche un civ.1 nero (assegnato ad una nuova costruzione nel 1949) che in una sistemazione della numerazione divenne in quella data il civ.35A di via A.Cantore.

    Nel 2002, attualmente, c’è civico rosso solo il 10r: una bottiglieria e deposito di vino piemontese, gestita da Morino Stefano e figli. Gli altri sono box privati.

DEDICATA  :

 Adelaide assieme  a Benedetto, Giovanni ed Enrico.

Milanese,  nata il 5 marzo 1806, figlia del conte Benedetto Bono (ricco avvocato nominato nobile e prefetto a Milano durante l’impero napoleonico, deceduto precocemente). Visse con la sorella e la madre a Belgirate sul lago Maggiore ricevendo una educazione rigida e patriottica, sino all’idea del possibile sacrificio personale per queste idee. Ammiratrice di Napolone e i Eugenio Beauharnais nonché fervente antiaustriaca. Collaborò poi con i carbonari aiuando i latori di missive e propaganda e distyribuendo lei stessa opuscoli pro-liberazione. Appena sedicenne ebbe l’avventura di disarmare con un candeliere un  servitore ubriaco, che minacciava con un’arma da fuoco la madre indifesa, dimostrando fermezza e temperamento; epperò scioccata dal fatto, fu curata dal clinico Carlo Cairoli docente di chirurgia ostetrica a Pavia, proprietario di alcuni poderi in Lomellina, vedovo con due figli. Tra i due nacque una seria passione, malgrado la differenza di età: si sposarono (lei diciottenne, lui quarantasettenne) nell’apr.1824.

Divenne madre di 8 figli (5 maschi: Benedetto (nato 1825), Ernesto (nato 1832 cadde per primo, nel 1859 con i Cacciatori delle Alpi a Varese, colpito al petto da un colpo di fucile, dopo aver ferito a morte con baionetta un tamburino nemico. Malgrado la forza d’animo, la fede cattolica –per lei era una Santa causa- e l’impegno pericoloso ed attivo, l’impatto con questa realtà fu un fortissimo trauma psicologico. Le scrisse Garibaldi direttamente, ponendo le basi per l’ode che poi elaborerà per lei), Luigi (nato1838, morì di tifo a Napoli –Riccardi scrive a Cosenza- mentre nel 1860 risaliva la penisola con i Mille), Enrico (nato 1840, studente di medicina, morì contro i pontifici a villa Glori il 23 ott. 1867), Giovanni (1842, morì a Pavia nel 1869 dopo lunghe sofferenze durate due anni, di ferite riportate a fianco del fratello, a villa Glori); e tre femmine Rachele (morta trentenne di parto prima del 1970), Emilia (deceduta anche lei precocemente a 29 anni, nel 1856)Carolina (quest’ ultima morta in fasce) ai quali riversò l’educazione di grande amore verso la patria (a quei tempi non ancora unita): Garibaldi accettò da lei un proclama alle donne sicule, stilato il 9 ago.1860, chiamandola ‘reincarnazione di una antica matrona romana’. Pastorino scrive che lei stessa portò i figli ad arruolarsi volontari sia nel 1848 (prima guerra di Indipendenza), che nel 1859 (nei Cacciatori delle Alpi)

   In fiorente gioventù, quattro dei figli su cinque seppero morire con comportamento eroico in combattimento nelle battaglie del Risorgimento 

   Il marito (morto poi nel 1849), ed il figlio primogenito, furono ambedue fortemente attivi ed anche loro combattenti nella lotta armata risorgimentale. Occuparono poi, in virtù dell’eroismo, posizioni di alto prestigio e responsabilità nel governo nazionale (Benedetto combatté nella prima guerra di Indipendenza nelle file dei volontari pavesi (1848); poi partecipò ai moti mazziniani del 1853 a Milano dovendo fuggire in Svizzera; con i Mille fu da Marsala, a Palermo dove rimase ferito ad una gamba, fino a Napoli , dove poi il 17 nov.1878 fece scudo al re Umberto I col proprio corpo impedendo all’attentatore Passanante di pugnalare il sovrano, e rimanendo ferito ad una coscia. Divenuto Primo Ministro del regno nel 1878 e dal ’79-81. Morì nel 1889 unico sopravissuto alla madre).

   Adelaide Cairoli si spense a Pavia il 27 mar.1871, nella sua casa ove si era sposata .

   Nell’anno 1952 è stato pubblicato un suo ricco epistolario con i figli; in esso si scopre l’alto ed equivalente valore che ella dava alla famiglia ed alla patria.

Ode scritta da Garibaldi ad Adelaide

« Sei mesta tu! Perché sei mesta, o Donna,

sublime esempio delle madri? A Italia,

pascolo infausto delle arpie, il tuo

astro risplende qual brillante faro

al tempestato navigante. E forse

senza di te, credi che la speranza

santa d’esser redenta, a questa patria

darebber le livree, i corruttori

sacerdoti del ventre? La celeste

alza tua fronte, ed ai tuoi piè contempla

queste turbe ingannate! Esse dal tuo

labbro di miele e di virtude un cenno

speran del Vero, i farisei del tempio

e del seggio a travolger nella melma.

Quattro ti orbaron figli! Oh! Dio che figli

ti fregiavan Madonna E tu perduti

credi di averli? Dello schiavo il pianto

dunque non giunse al santuario santo

ove inchianata ti addolori? E quello

cambio non fu della materia? Quello

che morte chiama la volgar gentaglia?

Chi, se non lor sulla venduta serva

d’estranei servi torreggian, fregiati

dall’aureola del martirio, in fronte

della schiera di prodi, per cui rosse

son l’italiche zolle? Accovacciati

invan nel fango si ravvolgon lordi

questi nuovi giudei, urlando: «manna»!

Ma quando il nome dei Cairoli rombi

tra queste vili turbe, insofferenti

le vedrem di servaggio, e   in un travolti

impostori e tiranni.

                     A lungo schiave

regger non ponno le ingannate genti

su questa terra, ove s’innalza, sacro,

il mausoleo di Groppello e dove

inginocchiati – simulacro eterno

delle italiche glorie – impareranno

da te i venturi a non soffrir predoni».

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale

-Archivio Storico Com. Toponom. scheda 685

-AA.VV.Annuario-guida archidiocesi-ed./94-pag.388---ed./02-pag.425

-DeLandolina GC– Sampierdarena -  Rinascenza.1922- pag. 34

-Enciclopedia Motta

-Enciclopedia Sonzogno 

-‘Genova’  Rivista del Comune  :  4/52.40

-Lamponi M.- Sampierdarena- Libro Più.2002. pag. 174

-Morabito.Costa-Universo della solidarietà-Priamari.1995-pg.476 (Rivarolo)

-Novella P:-Strade di Genova-Manoscr.Bibl.Berio.1900-30-pag. 16

-Pagano annuario/33-pag.245---ed/40-pag.224---ed./61-pag.112

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Genova-Tolozzi.1985-p.265

-Storia Illustrata – Mondadori - n° 165/1971-pag.12 foto