vico così detto del Cé

 

   Citato su un documento comunale anche come ‘Cei’ prima dell’anno 1900 quando distrutti gli orti delle ville patrizie, si iniziò a costruire case ovunque ci fossero pochi metri quadri disponibili, e  le vie che si formavano non avevano ancora un nome ufficiale:  popolarmente ci si affidava a richiamare una località sulla base di una presenza più conosciuta e significativa.

   Alla Giunta comunale si propose nell’anno 1900 di modificare questo nome sostituendolo - sull’onda entusiasta del Risorgimento - con vico Magenta. E tale fu accettato.

   Il nome è di significato di non facile intuizione; presumo sia semplicemente l’abbreviazione amichevole di Cesare  (è noto il brano di L. Anselmi letto da Marzari, intitolato «Cé ö guappö…la nona meraviglia del mondo», in cui declama:”…chi gh’accrescei tutti, òu sei chi son mi?…mi son o Cè...anaèlo in pò a dì in guardinn-a chi son mì!…dighe in po’ chi l’è che ha inventôu o lerfon areversa!..cose ghè?…voì dave?…m’e ciù cao dame che andà âo cine…”) .  

   Ma  potrebbe essere stato ‘çej’, da çeja, per una fabbrica di ceri e candele (ma contrasterebbe con la dizione ‘ cosiddetto del’ , e non dei); e così lo stesso per una abbreviazione di ‘çeìxai’ (ovvero i ceci, se vi fosse stato un deposito o rivendita).

 

BIBLIOGRAFIA

-Archivio Storico Comunale 

-Anselmi L.-Zena vista così-successi incisi da Marzari-pag.34