ALFIERI                                      via Vittorio Alfieri

 

TARGHE:

San Pier d’Arena – via – Vittorio Alfieri – drammatiurgo e prosatore – 1748-1803

Via Vittorio Alfieri

  angolo v. A.Cantore

 angolo v. GB Monti

 

QUARTIERE ANTICO: Mercato

Carta di M.Vinzoni del  1757

In verde, ipotetico tracciato della strada; senza colore, via Mercato. Attualamente, in celeste via C. Rolando; in giallo via A. Scaniglia; in viola corso L. Martinetti.

 

 N° IMMATRICOLAZIONE: 2704      CATEGORIA   4

 

CODICE INFORMATICO DELLA STRADA – n°:  01040

 UNITÀ URBANISTICA: 25 – SAN GAETANO

 GoogleEarth 2006. In verde, i limiti stradali

 

CAP:  16151

PARROCCHIA:  NS del ss.Sacramento

STORIA: Con la costruzione delle case, già dal 1927 si formò la strada fatta ad L della quale solo il tratto perpendicolare a via GB Monti prese nome di ‘vico Vittorio Alfieri’ mentre il tratto più lungo –che, prima che nascesse via A.Cantore arrivava sino a via Daste- era  ‘piazza Capitan G.Bove’.

Con delibera comunale, il 18.1.1954, fu ufficialmente cancellata la piazza e l’insieme dei due tratti venne chiamato come ora.

 Tutta questa  zona era stata sostanzialmente rimaneggiata nel 1930-5 quando, per l’apertura di via A.Cantore, fu necessario accorciare il tratto lungo che arrivava a via Daste, demolire l’ Oratorio dell’Orazione e della Morte (vedi a Bove - prete Giordano) ed alcune casupole (Da Valdemi viene ricordato che in una di esse aveva negozio un droghiere chiamato ‘Ballesecche’.

   Nel Pagano 1940  ancora va da via GB. Monti a piazza G.Bove; di 5ª categoria; cn abitanti un pedicure ed una levatrice; e negozi di falegname e parrucchiere.

   Di una casa demolita rimane il segno del tetto di ardesia sopra i cartelli pubblicitari, sulla facciata a levante del palazzo d’angolo con v.A.Cantore; dopo le demolizioni, la facciata pare sia di proprietà comunale ed ancor oggi viene usata per le affissioni pubblicitarie; negli anni del ventennio aveva ospitato un affresco gigante di Mussolini a cavallo, che alzava il braccio destro armato della ‘spada dell’Islam’; dal dopoguerra fino agli anni ‘96 comparivano tra i cartelli dei residui di una scritta con i motti tipici del fascismo, di cui si leggevano con chiarezza la parola ‘guerra’ e sotto di essa ‘vigila’. Ai piedi di questa immagine nel 1945 furono sommariamente fucilati dai ‘partigiani’ alcuni cittadini da loro giudicati collaboratori fascisti, come un panettiere (al quale erano stati tolti i bulbi degli occhi e, abbandonato morto, seduto sotto il Duce, aveva un cartello con scritto “così si trattano le spie”).

Nell’opera di ‘pulizia’ rispetto i collaboratori, i quali nel 1945 furono fucilati nell’angolo della strada, ci rientrò il sarto cav. Lusvardi Edoardo, sarto per uomo/donna, con sartoria in via II Fascio d’Italia al 240r; fabbricava le divise dei gerarchi (aveva avuto come dipendente il giovanissimo Codognotto Natalino, con la mansione di recapito a domicilio degli abiti; nell’atelier già lui cantava per dilettare le cucitrici); e l’ing. Cernuschi, con domestica e figlio, perché aveva partecipato attivamente alle cerimonie fascista e giudicato partecipe o emblema della retata di operai; più altri anonimi; nonché un commissario di polizia – ucciso col cane lupo in via Cantore all’altezza del bar Dogali circa –.

 

STRUTTURA

Breve strada, come via Abba, curvata a L; senso unico viario, di collegamento da via A.Cantore a via G.B.Monti. 

È servita dall’acquedotto DeFerrari Galliera

 

CIVICI: nel 2007=

Neri=  da 1 al 7 (mancano 3 e 5)                  e dal 2 al 4

Rossi=da  1r al 9r (compreso 5a)                 e dal 2r al 20r (compreso 12a)

Da controllo mio, nel ago/2007 vi sono alcune porte precedenti (due dopo il civ.1n) ed una recentissima (di pochi giorni), che ancora non hanno un numero civico rosso

Civici in progressione contraria al senso auto.

===civ. 1 al primo piano un Sampdoria club, le cui finestre si aprono sotto i portici di via Cantore

===civ.2r-8r tutte relative alla farmacia Rolando, descritta in via GBMonti. Ma nel Costa/28, al civ. 8 c’era la fruttivendola Parodi Vittoria

===civ. 6r , nel 1928, il vinaio Forno Domenico

===civ.  r dal 2009 l’ambulatorio del veterinario Mauro Colajacomo, che prima di allora esercitava in via G B Monti all’inizio della rampa che porta all’ingresso dei civici del grattacielo omonimo.

===civ 7  l’Albergo Stella. Presente da vari decenni (è segnato nel Pagano/61), negli anni 2000 al nome è stata aggiunta la lettera t divenendo “Stella t”. Classificato ad una stella di valore, equivalente alla vecchia Locanda-Pensione, ovvero con stanze senza il bagno in camera.

===civ. 10r  negozio di tessuti  e di riparazione sedie imbottite

===civ.12Ar, sino agli anni 70 vi si apriva il deposito del mitico “Grillo sport”, inizialmente gestito da Alfieri il cui negozio era in via ACantore all’angolo con vetrine su questa strada. Oggi è ingresso di HobbySport.

===civ. 14r Il Pagano/1950 segnala la presenza dei f.lli Arado che si interessavano di carta da macero.

DEDICATA  al grande, fiero e nobile poeta astigiano, famoso per il detto “volli, sempre  volli, fortissimamente volli ”, a   testimonianza  della  sua testardaggine e tenacia volitiva, dapprima espressa con giovanili esuberanze; poi, in età più adulta, mirata a imporsi la preferenza dello studio ed a contrastare l’esuberante natura di movimento ed insofferenza alla disciplina. Le agiate condizioni economiche familiari (col titolo di conte)  gli permisero di studiare (poco), viaggiare (molto) e partecipare (fattivamente) al fermento innovativo dell’epoca, aderendo anche alla Carboneria pur di essere parte attiva.

   Nacque in Asti il  16.01.1749,  di antica famiglia patrizia con origini feudali; dal padre conte Antonio (morto quando il Nostro aveva appena un anno) e da Monica Maillard de Tournon (nobile savoiarda, poi risposata).

   Studiò a Torino nel collegio dei nobili. Poi –fino a 17 anni- dal tutore fu “ingabbiato” nella reale Accademia di Torino dove –ambiente pedante, formalista e di cultura retriva, che lui definiva “papaverica”- fece poca carriera fermandosi a portainsegne del reggimento provinciale, essendo insofferente alla disciplina e disordinato.

   Ebbe allora  per 5-6 anni il permesso di viaggiare, allargandosi alla Spagna, Germania, Svezia, Finlandia, Russia, e molto dell’Italia: dall’anno 1765 fu ripetutamente a Genova, ospite di illustri famiglie che lo introdussero nella nobiltà locale.  Ma l’idillio con la nostra città mutò al finire del 1784, sfogando contro essa il suo malumore ed usando acerbe critiche condite di furioso rancore: «..infido Ligure…; ...uso di patire la fame…; e …di comprar bene pagando nulla…;…dove da imparar non v’è…; … e l’ignoranza e mille ch’io non vergo – note anche ai ciechi Liguresche doti – tosto a un tal Giano mi fan dar di tergo».  Infatti, non tornò più.

    Intanto, accortosi in età matura (a 27 anni circa) degli anni scolastici persi e della scarsa cultura assimilata, ricuperò con mirabile tenacia di autodidatta, ristudiando anche i classici e le lingue morte (latino e greco).

   A Firenze conobbe la sua futura moglie (allora sposa (poi separata e poi vedova) del conte inglese Carlo E. Stuart pretendente al trono inglese, più vecchio di lei ed alcoolista), con la quale fu anche a Parigi nell’imminenza della rivoluzione (dove acquisì i fermenti delle nuove idee e dove produsse un’ode antitirannica intitolata ‘Parigi sbastigliata’). Ma dalla capitale riuscirono a fuggire insieme, a tempo, prima dello scatenarsi della folla, scappando tra rischi e drammatiche difficoltà, seppur perdendo tutti i beni di lei. Da solo, ritornò a Firenze. componendo un’altra opera in versi e prosa intitolata “il Misogallo”, edita postuma, scritta in odio ai francesi ed alla loro falsa democrazia; si riuniranno dopo.

   L’amor di patria, la generosità e la sensibilità d’animo, lo aiutarono a produrre forti  e pungenti opere letterarie di alto livello e di buon successo teatrale, spesso mirate contro l’oppressione e la tirannide (cui l’Italia era ancora sottoposta in quei tempi), stimolando ed infuocando negli spettatori la coscienza all’indipendenza. Se è valido il proverbio che dice “punge più la penna della spada “,  è evidente che il suo contributo all’unificazione fu -seppur antesignano- tra i più alti ed utili.

   Compose alcune tragedie che caratterizzeranno il suo operato poetico mirato alla protesta  e dissenso verso ciò che viene imposto (Cleopatra fu la prima nel 1775 in scena con buon esito al Carignano; delle altre citiamo  Saul  il suo capolavoro che descrive il re israelita suicida sul campo di battaglia contro i filistei, Filippo, Bruto I e II, Polinice, La congiura dei Pazzi, don Garzia, Oreste, Virginia, Agamennone, Maria Stuarda, Mirra  ed altreLa forza impressa ai personaggi in queste sue opere, gli hanno conferito il titolo di ‘creatore della tragedia italiana’; e con loro soprattutto scosse gli animi passivi degli italiani e ravvivò il sentimento di libertà e di  nazione); molte commedie di argomenti politici o socio-morali; prose varie (tra cui un trattato Della Tirannide”, 17 satire, le “Rime), e tradusse i classici dal greco (imparato da solo senza maestro) e dal latino (più famosi sono l ‘Eneide di Virgilio e  l’Alceste di Euripide); numerose odi, poemi, satire e rime (nelle quali espresse in maniera libera le sue principali passioni: la patria e l’amore).

    In quanto suddito piemontese anche se nobile, sia per i soggiorni all’estero sia per pubblicare, doveva sempre prima munirsi di autorizzazione reale. Decise ‘spiemontizzarsi’, andando a risiedere a Firenze. La forza impressa ai personaggi delle sue tragedie, gli hanno conferito il titolo di “creatore della tragedia italiana”. Produsse anche commedie di argomenti politici o socio-morali; prose varie, e tradusse i classici dal greco e dal latino (più famosi sono l ‘Eneide di Virgilio e  l’Alceste di Euripide).

   Morì improvvisamente 54enne a Firenze l’ 8 ottobre 1803, e fu sepolto nella famosa chiesa di Santa Croce, ricordato dalla moglie Luisa Maria di Stolberg-Gedera contessa d’Albany con  un solenne monumento, scolpito da A. Canova.

 

A sinistra in basso il portone di via A.Cantore civ. n°. 46  A destra, sullo sfondo, la villa che fu (vedi carta Vinzoni) dell’Abbate Spinola q. Nicolò, poi Boccardo. Tra la villa e la cifr 2, il campanile dell’Oratorio; dove scritto la cifra, la casa il cui tetto rimane come segno sulla facciata

  

due foto degli anni 1935-40                                               le carrozze della ditta Robba di via Buranello

 

 

da internet 2010 Inizio da via ACantore                         sbocco in via GB Monti

 

 

BIBLIOGRAFIA:

-Archivio Storico Comunale - Toponomastica , scheda 079

-AA.VV.-annuario archidiocesi-ed.1994.pag.378—ed.2002.pag.416

-Cecchi.Sapegno-Storia della letterat. it.-Garzanti-vol.VI.pag.907.960ritratto 

-Costa, guida di Genova/1928- da pag. 967

-DeLandolina GC–Sampierdarena-Rinascenza.1922-pag.26

-Enciclopedia Motta 

-Enciclopedia Sonzogno

-Gazzettino Sampierdarenese   :   4/89.10   +  2/94.15  +  4/94.13  +

-Novella P.-le strade di Genova-manoscritto della bibl.Berio-pag. 19 

-Pagano 1950 – pag.514; /1961-pag.56

-Pastorino.Vigliero-Dizionario delle strade di Genova-Tolozzi,1985-pag. 37

-Pescio A.-Settecento genovese-Sandron.1922-pag.190

-Poleggi E. &C.-Atlante di Genova-M